Mese: gennaio 2014
DEDALUS: Quaderni di Narrativa
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Dedalus
Quaderni di narrativa
Direzione: Ivano Mugnaini
Comitato Scientifico: Mauro Ferrari, Ivano Mugnaini, Luca Ragagnin.
n. 2 (aprile 2014)
puntoacapo prosegue con la pubblicazione di una serie di Quaderni di Narrativa, che hanno cadenza indicativa di 18 mesi e presentano un’attenta scelta di voci nuove accanto ad altre già affermate, invitate o selezionate dal Comitato Scientifico di cui fanno parte Mauro Ferrari, Ivano Mugnaini e Luca Ragagnin. Il primo volume è stato pubblicato nel 2012, con ottimi riscontri da parte del pubblico e della critica, ed è prevista a breve l’uscita del secondo volume.
Il progetto editoriale mira a fornire un quadro ampio e fedele dei fermenti e delle tendenze più rilevanti della narrativa attuale, senza proporre sterili e ingessate catalogazioni, ma fornendo ai lettori spunti per ulteriori ricerche di testi e libri degli Autori volta per volta proposti, e, soprattutto, offrendo racconti che rinsaldano e alimentano il piacere della lettura.
Autori nel n. 2
TIZIANA BOCCACCIO, ANTONELLA BRIGHI, CATERINA DAVINIO, LAURA FICCO, BIANCA GARAVELLI, ROBERTO MORPURGO, ANDREA SALVINI, VALERIA SEROFILLI.
Anche questa selezione di racconti, come già è accaduto con il primo volume, è ricca di spunti e suggestioni. Le storie sono state scritte da Autrici e Autori che in alcuni casi sono anche poeti, in altri narratori puri. Varia la lunghezza dei brani, il taglio, l’approccio, il tono e i meccanismi con cui viene messa in atto l’affabulazione, il richiamo atavico di una vicenda da condividere, a metà tra realtà e immaginazione, verità e creazione di intricati e fascinosi mondi possibili. Il background dai cui provengono gli autori dona ad ogni storia una coloritura differente, un sapore diverso, un canto composto su corde specifiche, individuali, riconoscibili. Ma ogni Autrice e ogni Autore ha voluto esprimere in questo volume il meglio della sua produzione, un sunto significativo e rappresentativo di un modo di vedere, di percepire e di narrare ciò che occupa mente e cuore, pensiero e immaginazione.
(Ivano Mugnaini)
SIAM FATTI DI STELLE
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Libreria del Mondo Offeso
con caffetteria
milano, via cesare cesariano n.7 cap. 20154 tel. 02. 36 52 07 97 – 02. 36 52 18 21
GIOVEDI’ 23 h. 18.45
SIAMO FATTI DI STELLE.
Dialogo sui minimi sistemi.
di Margherita Hack e Marco Morelli
Giulio Einaudi editore
con Marco Morelli presenta Marco Bocciarelli
I ricordi, i pensieri, i sogni, le riflessioni sulla vita e sulla scienza della piú famosa astrofisica italiana.
http://www.einaudi.it/libri/libro/margherita-hack-marco-morelli/siamo-fatti-di-stelle/978880621515
Trent’anni di Testuale
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Biblioteca Comunale Centrale
Sala del Grechetto, Palazzo Sormani – Via Francesco Sforza 7
e Milanocosa
invitano alla serata
Trent’anni di TESTUALE
critica della poesia contemporanea
24 gennaio 2014 – ore 17,30
coordina
Adam Vaccaro
con contributi e testimonianze di:
Gilberto Finzi, Cesare Viviani, Flavio Ermini, Milli Graffi,
Adam Vaccaro, Vincenzo Guarracino, Gio Ferri
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TESTUALE, rivista fondata nel 1983 da Giuliano Gramigna, Gilberto Finzi e Gio Ferri,
è un corpus ineguagliato di ricerca critica sulla poesia contemporanea,
cui vogliamo dedicare una serata di festa e di memoria.
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Vedi e commenta anche su:
http://www.milanocosa.it/eventi-milanocosa/trentanni-di-testuale
E sulla pagina Facebook: http://facebook.com/milanocosa
Info:
Associazione Culturale Milanocosa – http://www.milanocosa.it – c/o A. Vaccaro, Via Lambro 1 – 20090 Trezzano S/N
T. +39 02 93889474; +39 347 7104584 – E-mail: info@milanocosa.it; adam.vaccaro@tiscali.it
Ufficio Conservazione e Promozione Biblioteca Comunale Centrale – C.BiblioPromozione@comune.milano.it
Daniela Raimondi al Circolo Arci Turro
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MERCOLEDÌ 15 GENNAIO 2014 – ORE 21:30
DANIELA RAIMONDI
Evento più unico che raro! Una delle grandi poetesse italiane, cantrice del senso di appartenenza e della condivisione dell’universo femminile che si traduce in una poesia impregnata di una letterarietà vivissima sarà a Turro MERCOLEDÌ 15 GENNAIO.
Il pathos che caratterizza le sue liriche sarà suggellato dalla sua intensa interpretazione dal vivo.
ma ero
viva.
Sapevo che oltre quelle mura
esisteva una terra nera e semplice:
il profumo del basilico, le lenzuola stese al sole,
una fila di formichine nel silenzio della selva
Sono questi alcuni versi della sua ultima pubblicazione La regina di Ica, il frutto maturo della sua poetica che ci porta nella sacralità della parola cruda e di forte impatto emotivo delle donne.
Daniela Raimondi è nata in provincia di Mantova e vive in Inghilterra dove si è laureata in Lingue e Letterarature Moderne e dove ha conseguito un Master in letteratura ispano-americana presso il King’s College dell’Università di Londra. Insegna italiano come lingua straniera. Ha ottenuto Il Premio Montale per Inediti e numerosi premi e riconoscimenti a concorsi letterari nazionali sia per la poesia sia per la narrativa. Suoi testi sono stati tradotti e pubblicati in inglese, spagnolo, ungherese, sloveno e serbo croato. È stata selezionata per rappresentare l’Italia all’ European Poetic Tournment in Slovenia, dove ha ottenuto il Premio Del Pubblico (2012). Fa parte di diverse giurie di premi letterari e suoi testi sono presenti in vari blog di poesia. Ha pubblicato racconti e poesie su quotidiani e varie riviste letterarie, fra queste: Poeti e Poesia di Roma, La Luna di Traverso, Origini, Il Foglio Letterario, Le Voci della Luna, Zeta, Tam Tam, L’Osservatorio Letterario, Palazzo San Vitale, Tratti, Fermenti, la rivista inglese Fire e la rivista americana Gradiva di New York.
Ha pubblicato: Inanna, ed. Mobydick; Mitologie private, ed. Clandestine; Entierro, ed. Mobydick; Diario della luce, ed. Mobydick; La regina di Ica, ed. Il Ponte del Sale.
Per l’occasione prima della presentazione ci sarà un happy hour al prezzo speciale di 9 euro.
I CURATORI: MARIA ZIMOTTI E LUCIANO MONDINI
Mercoledì 15 gennaio – ore 21:30
Circolo Arci Martiri di Turro
via Rovetta, 14 – Milano
(M1 Turro)
Gli occhi del cane
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Ci sono romanzi che richiamano l’attenzione tramite generosi sfoggi di cinismo e violenza, sbraitando. Ce se sono altri che sfidano il lettore in modo opposto: con la consapevolezza della persistenza dell’umanità. Quella sensazione indefinita percepita in certi istanti di commozione, coesistenza di fragilità e forza. Quell’umanità che ci fa comodo scordare, preferendo perfezioni da spot pubblicitario o algidi menefreghismi cotonati che ci fanno anche da casco protettivo integrale nei confronti dei sentimenti, quelli veri, quelli ingombranti, imbarazzanti, non liquidabili con uno slogan o una battuta in romanesco stile Sordi riproposto da Bonolis. Il rischio di chi scrive di amore vero, profondo, per uomini o animali o per qualsiasi altro essere, pensiero, ideale, è quello di essere relegati nel settore mentale delle favolette o di essere archiviati con un sorriso di disprezzo, come a dire, ti rispetto, ma il libro Cuore è dell’800 e per quel poco che mi ricordo mi ha schifato. Viste tali premesse, si salva solamente, e ci salva, il cuore che sa mostrarsi nudo , vero da fare schifo, poi paura, poi riflessione, poi scoperta, poi sfida, gioco serissimo, a nascondino, con la speranza di perdere.
Questo libro di Claudia Manuela Turco alias Brina Maurer fa parte della categoria dei romanzi scritti in punta di penna, sussurrati con una dolcezza penetrante, come per farti il dono, ingombrante, di quell’umanità che si era certi di avere archiviato con cura. L’intento dell’autrice, ed è questo uno dei punti di forza del libro, non è quello di mostrare la sua bontà o quella del cane protagonista della vicenda narrata, non pretende di essere canonizzata o di osservare occhi spalancati e vedere inserite le gesta del cane nel Guinness dei Primati. Pretende solo di condividere l’emozione di una vicenda realmente vissuta, percorsa passo dopo passo, con tenacia, cercando di danzare con lievità sul filo che unisce e separa il dolore e la speranza, il pianto e il riso.
La trama del romanzo, ricca di dettagli e di riferimenti precisi, racconta, in estrema sintesi, l’incontro tra un essere umano e un cane. Narra il modo in cui ciascuno salva la vita all’altro. L’ambientazione iniziale viene riassunta in modo sintetico e possente: “Ci sono luoghi ove una bestemmia vale una preghiera e una preghiera equivale a una bestemmia”. Un luogo circoscritto ma in realtà ampio, esteso fuori e dentro i domini del tempo e dell’uomo. La scintilla iniziale, determinante, è l’incontro tra la protagonista e il cane. La condivisione profonda è fatta di malattia, ma anche di volontà di vita. Il testo si muove in modo fluido tra favola e realtà. Ma è la seconda che prevale, con la forza di inglobare e di rendere affine a sé tutto quell’insieme di esplorazioni di mondi possibili che l’autrice propone con verve. Si passa dal diario al romanzo di avventura, al reportage dettagliato di ambienti e momenti del nostro tempo, per poi tornare sempre a quella che, in fondo, è una storia d’amore tra due esseri “predestinati dalla notte dei tempi”. Si finisce per crederci davvero, ci si concede la pena e il lusso di crederci. Utile, in questo contesto, è il riferimento a dettagli concreti, la nuda verità, nuda e cruda come i resoconti medici e le cartelle cliniche della protagonista, proposte sovente come brani di prosa che assume la nitidezza tagliente e ritmata di una poesia verista, anzi vera: “osteotomia con callo, antiversione annullata, elettroterapia, deambulazione ancora incerta”.
Se il silenzio rende il mondo irreale, la parola ha il potere di rendere reale la speranza. La voce narrante propone un accurato romanzo di formazione, la famiglia, gli studi, le ferite fisiche e morali ma anche lo sguardo diretto oltre, verso un altrove, un altro luogo possibile. L’adozione del cane che genererà gradualmente la salvezza della protagonista ha toni dickensiani. Come David Copperfield o Oliver Twist si passa dalla sofferenza che appare priva di sbocco al recupero della serenità. La lingua di terra su cui si muove l’autrice è stretta, sottile: da un lato c’è l’abisso della retorica dall’altro il vuoto inconsistente di una storia priva di sostanza e di un valore che vada al di là della singola vicenda descritta. Brina Maurer riesce a procedere diritta e a passo costante, grazie alla sincerità dell’ispirazione. Non pretende facili consensi e non aspira ad applausi di maniera. Si percepisce che ciò che racconta le sta realmente a cuore e di conseguenza quando scrive che ogni organo del corpo del suo amato cane si era spento tranne il cuore, le si può credere, si può ricevere la sua emozione senza erigere barriere di distacco protettivo.
Il libro mostra, senza pretendere di dimostrare, che alcuni riescono a salvarsi la vita ripartendo dalle piccole cose. Il dolore fa precipitare al grado zero, all’annientamento di ogni prospettiva. Da quel momento, l’alternativa è tra un crollo definitivo e una risalita, lenta, graduale. Con un linguaggio nitido e ben ritmato, ricco anche di una forma tenace di ironia, l’autrice ci indica in modo concreto il valore di ogni gesto, il riso e il pianto, la rinascita a dispetto del destino.
Imparare dagli occhi e dai gesti di un animale, nello specifico di un cane, il valore di ogni oggetto, ogni sapore percepito, ogni istante vissuto, è il succo, il senso profondo di questo libro. L’argomento è stato trattato molte volte, in ambito letterario e cinematografico, vengono in mente tra gli altri i lavori di lavori di Kipling, Jack London, Virginia Woolf. Per riuscire a esprimersi in modo originale lasciando un’impronta autonoma era necessario assimilare questi modelli per poi metabolizzarli lasciando emergere l’esperienza personale, l’emozione individuale. La straordinarietà di una vicenda è resa credibile dal fondamentale ampio e accurato resoconto della normalità dei giorni, delle azioni. Una incontro che cambia una vita si concretizza nell’istante in cui la cognizione del dolore confluisce nell’alveo di un amore altrettanto costante e possente.
La sfida per il lettore è quella di venire a patti con una vicenda fatta di sentimenti che impongono un coinvolgimento non di maniera. Il beneficio è quello di poter accogliere in sé una storia non patetica, senza pesanti tirate moralistiche, senza la certezza della ragione, ma con il gusto del racconto, l’evoluzione di una vicenda biografica, il passaggio da uno stato di crisi ad una soluzione, o almeno, alla capacità di non smettere di cercare uno spiraglio, una via, una forma di resistenza e di esistenza degne di tale nome. Come indicano le parole conclusive del romanzo: “La pura luce era salva. La donnacane e il canedonna avevano trovato la loro dimensione”. Il dono, di non poco conto, consiste nella possibilità di non considerare fuori luogo l’aggettivo “pura”. Accoglierlo, magari per un istante, osservando la copertina del libro, gli occhi del cane e quella specie di sorriso che genera una domanda e un’ipotesi di risposta.
Qui di seguito il link del Premio Letterario Lord Glenn:
http://concorsiletterari.it/concorso,3092,Premio%20Letterario%20Lord%20Glenn
L’acquisto di Glenn amatissimo dà diritto a partecipare gratuitamente al Premio Letterario “Lord Glenn” (in giuria anche Lucia Gaddo Zanovello (http://it.wikipedia.org/wiki/Lucia_Gaddo_Zanovello).
Giacomo Cerrai su “Terra bruciata di mezzo”
Una recensione di Giacomo Cerrai su “Terra bruciata di mezzo” di Mirko Servetti.
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Giacomo Cerrai su “Terra bruciata di mezzo(fra Vespero e Lucifero)”di Mirko Servetti
Sebbene il titolo stia curiosamente tra Tolkien e Eliot, la terra a cui allude Servetti risiede invece, come recita il sottotitolo, “fra Vespero e Lucifero” ovvero nel segno di Venere, nella sua doppia veste – nell’arco dell’anno – di stella del mattino portatrice di luce e di astro anticipatore del tramonto e della notte. Ma anche come emblema di un eros duplice, in costante dialettica tra epifanie e dubbi, tra luci e ombre, tra cadute e resurrezioni, così come per fortuna si conviene. Qui “eros” va inteso in senso ampio, ovviamente. Non solo cioè come valore primario, come interazione e libido tra corpi e menti (“simposio”, dice Servetti), ma anche come impulso vitalistico connaturato, modo di sentirsi qui e ora presente, fosse anche come uomo solitario davanti a un orizzonte. Questo porta Servetti a poetizzare una certa varietà di esperienze, anche frammentarie o fugaci o immanenti, dando loro un notevole smalto o colore. Diciamo che se l’occasione non basta, se non giocata sul suono e sullo stupore (e non dico certo che sia un male), con un pò di piglio attoriale. Il risultato, a dover sintetizzare, è un lirismo fantastico, popolato di creature linguistiche rare o culte o forse inventate, vai a sapere, sempre interessante e anche divertente. I cui prodotti migliori, al di là del gusto personale con cui ho scelto i testi qui presenti (ma avrebbero potuto essere di più), sono quelli che secondo me realizzano un equilibrio tra spinte diverse, diciamo tra febbre della parola e riconoscimento del fatto che quella stessa parola e la poesia che esprime hanno un côté “sentimentale” e affettivo insopprimibile a cui a volte fa bene lasciarsi andare, ma senza tuttavia rinunciare alla voglia di sperimentare, costante in tutta la raccolta.
Fratture
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FRATTURE
La differenza tra la narrativa giovane e quella “giovanilistica” consiste forse soprattutto nel rispetto per il mezzo, la lingua, e la meta, la comunicazione, ossia la ricerca di un’emozione che duri di più di un emoticon, una faccia gialla ottenuta tramite la pressione di un dito. Massimiliano Nuzzolo in questo suo romanzo ha dimostrato di essere a conoscenza di questa distinzione e soprattutto di volersi e sapersi schierare dalla parte di una comunicazione scorrevole ma non inconsistente, non pedante ma neppure impalpabile. E forse non è un caso che il tema, la materia del romanzo sia proprio il dialogo, la necessità, la follia e il bisogno di mettersi in contatto con l’altro da sé, con il rischio della sconfitta ma anche con la gioia della condivisione, trovata, a tratti, cercata sempre, con viva tenacia.
Un libro che si legge con gusto, per le invenzioni, verbali e perfino visive, le foto della posizione geografica, ad esempio, paradigma visivo della posizione dei corpi e dei pensieri, fratturati ma ancora pulsanti.
Qui di seguito alcune indicazioni biobibliografiche e alcune note di lettura sul romanzo.
Con l’invito a misurarsi con la lettura, confrontando le proprie fratture e immaginando ciò che potrebbe fare rinsaldare le ossa ed il cuore. IM
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“FRATTURE“ nuovo romanzo di Massimiliano Nuzzolo (Italic/PeQuod). Tra realtà e sogno, una strana storia d’amore: un ragazzo, una ragazza e un telefono. Diversi ma pronti a comprenetrarsi in una ricerca inesausta, per un’analisi dolorosa, profonda e divertente del Mondo. Un testo letterario e “filosofico”, in cui ironia, drammaticità degli eventi e personaggi si susseguono in una parade evidenziando l’assurdo di ciò che chiamiamo vivere, ma pure uno spirito combattivo, la forza e la volontà di rinascere ogni giorno, superando le Crisi. Prendendo spunto dai grandi romanzi epistolari del XVIII secolo, con l’utilizzo di un mezzo “diverso”, il telefono, Nuzzolo come un nuovo Fitzgerald analizza in modo profondo, divertente, doloroso, un’intera generazione, i suoi sogni, le sue paure e le sue domande in questi tempi di “crisi”. Con un occhio di riguardo ad Albert Camus e alla filosofia esistenzialista e un’apertura neoumanista, indirizzando la lezione postmoderna verso nuovi lidi, nasce questo romanzo di Voci.
Massimiliano Nuzzolo ha esordito nel 2004 con il romanzo “L’ultimo disco dei Cure” vincitore del premio Greppi. Nel 2007 ha pubblicato la raccolta di poesie “Tre metri sotto terra” (Coniglio editore). Numerose antologie e partecipazioni tra cui “I Nuovi Sentimenti” per Marsilio e “Dizionario affettivo della lingua italiana” per Fandango. Ha collaborato con i Servizi Sociali del Comune di Venezia. Esperto di musica, cinema e di culture giovanili ha curato la raccolta di racconti “La musica è il mio radar” (Mursia ). E’ produttore del disco “L’esperienza segna” dei Soluzione su cui appaiono Mao, Garbo e Federico Fiumani dei Diaframma.
Il romanzo è pubblicizzato da Jost Multimedia
http://www.jostmultimedia.wordpress.com
D di Repubblica Una storia d’amore che mostra tante verità sul mondo che ci circonda. Katia Brega
GenerAzione Rivista Un racconto davvero eccellente, di matrice sì letteraria ma allo stesso tempo filosofica, in cui la drammaticità degli eventi e la risposta dei personaggi a tali vicende ci conducono in un’atmosfera quasi simile al sogno. Una trama che rapisce il lettore e che è capace di analizzare l’assurdità in cui siamo ogni giorno e che chiamiamo “VITA”. Claudia Gallo
I Think Magazine Nuzzolo ci racconta una storia per ricordarci che ogni frattura determinatasi nell’illogico viver quotidiano può ricomporsi e costituire un punto di partenza per qualcosa di nuovo e diverso. Annarita Zezza
Rockerilla Opera agile e contundente che si lascia godere tutta d’un fiato ma che poi beneficia di una rilettura immediata per soppesare gli indizi seminati lungo il cammino. Enrico Ramunni
Rumore I personaggi fatti vivere da Nuzzolo sono specchio di una generazione che vive la crisi ma non si da per vinta. Fratture è un romanzo originale, anticonvenzionale, per molti versi onirico, ricco di rimandi e riferimenti d’essai. Domenico Mungo