Mese: settembre 2015

Festival della Letteratura di Viaggio 2015

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La prima esplorazione sulla Roma di Moravia che ha inaugurato la rubrica “Viaggi al centro dell’autore” è risultata vincitrice del premio ‪#‎InWebWeTravel‬  2015 sezione Lazio nell’ambito del Festival della Letteratura di viaggio.‪#‎LetteraturadiViaggio‬ .

moravia Trastevere

Grazie alla giuria e a chi in questo progetto ha creduto fin dall’inizio.

Scusandomi per l’indicazione erronea fornita nel precedente post, specifico che l’articolo si può leggere al seguente link:

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A SPASSO CON CALVINO

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Molti articoli, con diversi approcci e angoli visuali, sono stati scritti per ricordare Italo Calvino in occasione del trentennale della morte avvenuta a Siena il 19 settembre 1985.

Il mio omaggio a Calvino è in forma di “diario di viaggio”. Ho riesplorato varie tappe del suo percorso di uomo e artista, soffermandomi nelle città che ha amato e temuto e di cui ha colto il discrimine sottile e magico tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile, se non nella magia di una “leggerezza” che unisce mito e realtà, sempre in un’ottica fertile e viva, profondamente umana.

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A spasso con Calvino: nei luoghi, oltre i luoghi fino dentro la realtà

Se una notte d’autunno un lettore….

Se una notte d’autunno un lettore si trovasse a pensare a Calvino, alla sua fama, alla sua controversa ma innegabile attualità, alle polemiche a tratti aspre e in altri casi leziose che ne fanno comunque oggetto di dibattito come se avesse pubblicato oggi stesso un nuovo libro… ebbene, il suddetto lettore si troverebbe, alla fine, a riflettere su delle nuove o vecchie cosmicomiche.

Calvino è stato un “pianista” della parola. Ha saputo adattarsi con elasticità alle esigenze, ai temi, alle corde e agli accordi del suo essere e a quelli del mondo. Ecco, probabilmente è questa una delle possibili parole chiave: mondo. In primis per l’internazionalità autentica, genetica, che gli era propria. Non solo per la nascita nella caraibica Cuba, ma soprattutto per la capacità di esplorare continenti, lingue e mentalità diverse e farle proprie. Estremamente ligure in questo, con un piede sulla terraferma e uno proteso verso il mare, calmo o in tempesta, limpido o denso e scuro. Ma Calvino è stato e ha scritto del mondo soprattutto perché ha rifiutato di collocarsi nella proverbiale torre d’avorio. Ha percorso e abitato città reali, estremamente visibili, con quello sguardo attento e astuto da marinaio, tra sorriso ironico e amaro. Leggi il seguito di questo post »

MANGANESE – il racconto di un ratto

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MANGANESE

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di Ivano Mugnaini

Non esistono i presagi: il destino non manda araldi.
È troppo saggio o troppo crudele per farlo.
Oscar Wilde

 

È ora che si sappia: l’orgoglio della Reale Marina Britannica, il Titanic, è stato sabotato. Allegramente, disperatamente, inesorabilmente sabotato. Così come gli Egizi facevano erigere le loro Piramidi, il geometrico progetto di apparentare l’umano al divino, alle maestranze indigenti, sinonimo elegante di schiavi, allo stesso modo i civilissimi inglesi all’inizio del secolo scorso hanno avuto la brillante idea di far costruire la più imponente delle loro navi a Belfast. Belfast, Irlanda del Nord. Nel giro di due anni duemilacinquecento operai irlandesi hanno completato la meraviglia galleggiante. Tra sputi, sorsate di birra di quarta categoria, bestemmie, imprecazioni metà in inglese e metà in gaelico, e, ovunque, tra polvere, fango e morchia, sopra, sotto, dentro, un pensiero. Un’ideuzza vispa, viscida e inafferrabile come un sorcio.

Un sorcio dal nome semplice, quasi domestico, Manganese. Il manganese è un metallo povero. Un materiale inferiore, fragile e dotato di bassissima tenuta. Privo di pregio, facilmente reperibile e di scarso costo. Usato in quantità modica avrebbe consentito all’armatore di risparmiare sul bilancio complessivo dei lavori. Avrebbe potuto sostituire, in parte, l’utilizzo del ben più costoso acciaio. Tutto ciò, è fondamentale ribadirlo, in modica quantità.

Solo che agli operai irlandesi le modiche quantità non sono mai piaciute. Né quando di tratta di boccali di birra scura, né quando è il momento di urlare e cantare, né, soprattutto, quando si presenta l’occasione per essere generosi. Furono molto generosi con i loro padroni londinesi: decisero di farli risparmiare un bel po’. Fecero scorrazzare il loro amato sorcetto a destra e a manca, cosparsero l’intera nave di escrementi di Manganese. Nelle scanalature, nelle colate, nelle assi portanti, nelle fessure, dappertutto. Il metallo povero finì per diffondersi e proliferare in ogni luogo.

 

Accadde così che qualche mese dopo, a molte miglia di distanza, il Titanic affondò in due sole ore, con un gracchiare cupo di migliaia di piatti di porcellana di buona china frantumati e inghiottiti dalle acque. Il simbolo massimo della finanza e della tecnologia della trionfante Età Moderna era stato sconfitto da una punta di ghiaccio, una lama sottile dispersa nell’immensità. Una piramide rovesciata, un’isoletta beffarda a testa in giù. Luogo e spazio non colonizzabile, terra vergine e aspra della sorte.

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Dire che l’unica parte veritiera di questa specie di racconto è il finale servirebbe a poco. È scontato. Non c’è mai stato un sorcio di nome Manganese. Forse. O forse sì. Bisognerebbe chiedere ai bicchieri, ai vasi di spezie, zucchero e marmelade, ai cappelli, ai vestiti e alle scarpe che ancora oggi riposano sul fondo dell’Oceano. Loro forse lo hanno visto passare. Magari è ancora riflessa la sua sagoma scura sulla statuina d’argento e d’avorio del capitano biondo che sognava l’ingresso solenne nel porto d’arrivo.

C’è, il sorcio. C’è stato. Nella mente di chi ha assemblato con le mani e con i muscoli il metallo e il legname della nave. C’è stato e c’è ancora, il buon Manganese. Ha realtà e sostanza nei pensieri di chi immagina una nave in cui ci sia un solo immenso ponte di coperta da cui ciascuno possa vedere il proprio spicchio di America, sognarla, puntarvi lo sguardo o girarle le spalle. Una nave senza stiva e con infinite scialuppe di salvataggio.

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Forse è lo stesso sogno degli oggetti posati da molti decenni sulla sabbia degli abissi oceanici. Legno, ferro e vetro che ancora difendono dalla stretta soffocante delle alghe la loro verità. Diversa, distante dalla realtà patinata dei film hollywoodiani. La verità, Manganese lo sa bene, è sempre un po’ più sporca e un po’ più profonda. Laggiù, nel fango.

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ADDIO AL POETA DELLA MEDICINA: OLIVER SACKS

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La scienza perde il suo miglior poeta … O viceversa !

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La scienza perde il suo miglior poeta … O viceversa !
Forse aveva capito che la vita non è un copione già scritto e che la malattia non ha niente di sacro e di immutabile. Di sicuro ha provato a dare all’uomo il coraggio di rialzarsi dalle cadute ogni volta che è possibile risvegliandosi anche dal sonno più cupo e annichilente. Sasks è stato una mente brillante, un uomo dai molteplici interessi e talenti. Un neorologo-psichiatra-scrittore e tanto altro. Fin qui un dono prezioso ma condiviso con molti altri. Il valore aggiunto Leggi il seguito di questo post »