A TU PER TU – Milica Lilic
La quarta intervista di A TU PER TU mette in pratica l’intento di estendere anche oltreconfine la rete delle voci e dei dialoghi.
La destinataria delle domande è Milica Lilic, poetessa e scrittrice serba che nel corso della sua vita e della sua carriera letteraria ha intessuto rapporti di collaborazione e amicizia con persone e con artisti di diverse nazioni e latitudini. Un dialogo privilegiato è quello con l’Italia. Ne forniscono la prova sia le testimonianze di stima che anche da noi ha ricevuto da parte di critici, letterati e lettori, e lo confermano anche le interessanti risposte a questa intervista che Milica ha fornito direttamente in italiano.
Come ho già detto in altre occasioni (sta diventando un “mantra”, mi rendo conto, ma è ciò che penso), molto meglio di queste mie note introduttive potrà essere utile a chi vuole approfondire la conoscenza con Milica Lilic la lettura delle sue risposte e dei suoi scritti, sia lirici che narrativi.
Buona lettura, IM
L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio.
Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine.
Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira.
Saranno volta per volta le stesse domande.
Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica.

5 domande
a
Milica Lilic
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
Grazie per l’invito a presentarmi ai tuoi lettori. Il mio nome è Milica Jeftimijevic Lilic. Sono una scrittrice serba. Sono madre di due figlie e una persona che ama tutte le persone del mondo. Credo che la vita possa essere bella e significativa se facciamo il lavoro che amiamo. La letteratura è stata il mio amore fin dall’infanzia.
Ho letto molto e ho assorbito contenuti artistici prima ancora di rendermi conto di avere un dono per la creazione artistica. La mia vita è stata completamente orientata e ispirata da quell’inclinazione. Ho studiato letteratura e per un po’ ho lavorato come professore all’Università di Pristina, poi sono passata alla Televisione di Pristina con il ruolo di editore e critico televisivo. Ho un master in filologia. Tuttavia, al di là di questi impegni lavorativi, la scrittura, soprattutto di poesie, era, come lo è tuttora, il mio richiamo più forte, il bisogno dominante. Da questa possente attrazione sono nati i miei libri. Mi sono dedicata anche alla critica letteraria e alla narrazione. Ho trascorso tanto tempo in campagna e all’estero quando il mio lavoro me lo consentiva. Dopo aver terminato il mio tirocinio ho avuto più tempo a disposizione e ho potuto viaggiare più spesso. I frutti migliori di questa possibilità di viaggiare sono stati i numerosi contatti con persone di tutto il mondo e lo sviluppo della mia carriera internazionale con premi e riconoscimenti, nonché traduzioni delle mie poesie. Ho pubblicato 26 libri di poesia, prosa e critica.
2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?
Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.
Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).
Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.
Ovviamente, come accade con tutto ciò a cui diamo vita, abbiamo delle predilezioni nei confronti di certe opere. Vorrei citare la raccolta di poesie “Diario di viaggio della pelle”, pubblicata nel 2003. È in parte legata agli eventi di guerra e alla mia patria abbandonata, il Kosovo e Metohija, ma è anche significativa in senso poetico perché le mie poesie di maggior successo sono state pubblicate lì. Poi c’è la raccolta di poesie d’amore “Un mistero dall’amore”, che è stata pubblicata nel 2012 e in riferimento alla quale il famoso critico Dušan Stojković ha scritto che è il mio miglior libro. È stato tradotto in tedesco. Il famoso traduttore tedesco Johan Lavundi lo tradusse e ne scrisse una prefazione, sottolineandone il valore. Contiene anche una selezione delle mie canzoni ispirate dall’amore. Voglio anche menzionare le epistole ad Ulisse, pubblicate due anni fa. Ci sono liriche che manifestano il mio atteggiamento verso la vita, l’amore e la creazione. Penso che sia il mio libro più maturo ed è per questo che mi è particolarmente caro.
Cito qui uno stralcio della nota critica
della
Dott.ssa Dragana Todoreskov:
“Qui potremmo piuttosto parlare di una poetessa di forte entusiasmo, di acuta percezione e di esplicita fede poetica, che a volte parla il linguaggio collettivo di un popolo, del suo destino e del suo esilio, a volte invece esprime una voce individuale, del tutto femminile, con sottile ed acuta immediatezza.
Chi è dunque la donna nella poesia di M. Jeftimijević Lilić? È “un campo infinito / Una scogliera sporgente, / Un’erba in un luogo roccioso – / Un ospite non invitato”. Su questo percorso della “strana barca” attraverso cui si fa strada il canto di Milica, la donna è un essere complesso, creatrice e donatrice, domatrice e la costola dell’eccesso che la allontana, si svincola dal dominio maschile tramite un urlo di ribellione che può attirare l’attenzione di forti soggetti maschili sulla propria esistenza. È questo grido, questa ribellione, che esprime la diversità, il divario che separa una donna da un uomo. Ecco perché il mosaico dell’autrice nell’omonima poesia è un’opportunità per descrivere la femminilità e l’energia creativa, rinnovabile e fluttuante, come magia antica:
Ciò che è apparentemente scomparso sta apparendo in forme completamente nuove. Naturalmente, non si tratta solo del principio femminile, ma anche di un processo di creazione che ha elementi di sovversività, come nei confronti dell’ordine dominante, la stessa menzogna contro cui si ribella Matera Čovekova (Madre di uomo), Dušan Vasiljev (“Vedere non è un vantaggio / Devi dire che minacci / Non importa come corri e taci”), perché la volontà, è chiaro, “è scritta dagli amanti del denaro”. Tuttavia, ciò che mantiene stabile questa età patologica, l’attuale ordine basato sulla menzogna, è il letargo di massa, una condizione che contribuisce a “vedere nulla in un profondo letargo”. Milica Lilic penetra l’essere poetico con una tecnica meticolosa, definendo con precisione tutte le anomalie alle quali si può rispondere solo con lo scetticismo.
Lo stesso contenuto attraversa il percorso che dovrebbe includere la migrazione, perché, come si legge in Entering the Legend, “ho sbattuto il mio senso della vista – cuore / e sono partito con le figlie in lacrime / in uno nuovo, forse l’ultima migrazione dal Sud.” Tale sottile immaginazione cerca e spesso trova quella parola tanto agognata da leggere come il manifestarsi di un’anima lirica, femminile, come un tesoro di esseri. Ecco perché la fuga da tutto, “disordine generale e luoghi generali, / denominazione e ricreazione / storia non necessarie, immaginazione, collage di nausea” è esattamente la via verso la spiritualità pura e genuina, verso quella divinizzazione che spesso è sinonimo di canto come comunione con un principio superiore. La riflessività della poesia di M. Jeftimijević Lilić si basa su questo e quel contatto, dono e incoraggiamento. Questa correlazione è il garante, ma anche il punto di partenza del suo sospiro poetico, l’essenza di una donna che canta dopo le esperienze strazianti della guerra, del pogrom e della migrazione. La particolarità delle metafore e delle immagini della poetessa sta proprio in quel riferimento alla fonte originaria, al Principio Creativo, a quella costola che ricorda il punto di partenza originario.”
3 ) Fai parte degli autori cosiddetti “puristi”, coloro che scrivono solo poesia o solo prosa, o ti dedichi a entrambe?
In caso affermativo, come interagiscono in te queste due differenti forme espressive?
No, sono una persona che in un certo senso copre tutti e tre i generi, poesia, prosa e critica letteraria. Ho diversi libri pubblicati in tutte queste aree. In un certo senso, la mia poesia dimostra che, poiché in alcune liriche ho un certo dialogo con la tradizione poetica, ne nascono alcune narrazioni, e la possibilità di esprimersi in generi diversi è molto stimolante. Mentre mi prendo una pausa dalla poesia, scrivo saggi, e quando lo faccio, ho il desiderio di scrivere storie, come accade in questo periodo: la poesia è a riposo e in attesa che l’occasione del suo ritorno venga annunciata.
4 ) Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività artistica personale?
Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei?
Sono un incorreggibile individualista, ma sono anche una persona molto socievole.
Ho molti amici e colleghi meravigliosi con cui discuto di arte, scambio idee e punti di vista. I miei amici vengono da diverse parti del mondo, anche dall’Italia. In effetti, voglio incontrare uomini di tutti i climi e approfondire assieme a loro le mie opinioni sulla vita e sull’arte.
Per quanto riguarda la letteratura classica, posso dire che costituisce le fondamenta della mia scrittura creativa. Conoscevo a memoria i versi di Petrarca e Dante e mi piaceva leggere tra gli altri Giacomo Scotti, Moravia, Benedetto Croce e il professor Antonio Orazio Bologna.
Dei poeti italiani contemporanei, amo la poesia di Anna Santoliquido, Zaccaria Gallo, Angela de Leo, Claudia Piccinno, Fiorella Giovanelli, Dina Ferorelli, Iolanda Roberta Positano ed altri.
5 ) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale.
Quali effetti ha avuto sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare?
Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive?
Per quanto mi riguarda, in sostanza non è cambiato nulla nella mia vita, solo che passo ancora più tempo al computer e tra i libri. Non posso viaggiare né fare letture pubbliche o conferenze, il che è davvero un grande cambiamento, ma il mio pensiero viaggia. Sui social sono in costante contatto con il pubblico e gli amici di tutto il mondo. Mi mancano gli aeroporti, l’emozione di incontrare nuovi paesaggi e volti. I primi giorni in cui tutto è iniziato, non scrivevo, poi sono tornata in me stessa e creo come se non accadesse niente intorno a me, perché davvero, come la maggior parte di noi, non possiamo influenzare nulla. La mia giornata è piena della bellezza dell’arte e questo mi rende più facile sopportare tutte quelle immagini tristi e gli eventi tragici che opprimono l’umanità moderna. Non perdo la speranza, credo in un esito favorevole. Auguro a tutte le persone del mondo una pronta guarigione e un ritorno a uno stile di vita e di lavoro normali.
Saluto tutti i miei amici! Grazie ancora una volta.
Poesie
Di
Milica Lilic
LA PRESENZA DELL’ASSENZA
Sei la Luna nera che tira su
ed io adescata salgo,
troppo assente nella presenza
mi fai con il logos.
Sono Lilith, sempre esigente.
Puoi penetrarmi solo con la mente
e tu lo sai e aspetti il comando.
In alto stanno le porte del mio ventre.
Puoi scendere solo con una torcia di parole
nel centro della lucidità
che mi fa bollire il sangue,
che mi incorpora in un fiume
per lavare il nostro carme,
inseparabili nell’eternità della poesia
per nascondere il sole di mezzanotte
che irradia meravigliosamente,
ripugnante.
Come una colomba nera
volo sopra di te instancabile.
Il dolore ignoro,
tubo dolcemente
per chiamarti
al convito della luna
dove vestita di bianco ballerò
come un derviscio la mia vertiginosa danza.
Quando pronto a tutto
ti girerai,
sparirò.
RITORNO A ME STESSA
Sono uscita finalmente
Dalla zona pericolosa
Dal tuo campo gravitazionale
Che mi aspirava
Dove avevo annullato me stessa
E mi ero trasformata in Te,
Piena di Te
Ho respirato con il Tuo respiro,
E sia la mattina che la notte erano colorate di Te.
Ora che sono tornata a me stessa
Assaporo la libertà,
Il mio secondo io,
La bellezza del ritorno al mio essere,
Tu sei ancora lì,
Distante come la Luna
Che seduce la fantasia
Ma non sei più il Sole
Che con la sua forza
Mi brucia la pelle,
Come una musica spenta
Che risuona ancora dentro,
Non spacca più il cuore con il suo potente suono,
Come l’impronta nel bronzo
di un volto che sta già affogando.
Sarei potuta
Cadere come un pilota spaventato
Quando si trova dal lato sbagliato
Per essere catapultato senza via d’uscita
Sarei potuta precipitare dalle Tue altezze
Schiacciata dal Tuo peso,
Nobilitata da Te invece
Ho voluto nelle altezze
Fare due passi
Fino all’apertura dell’infinito
Su una stella non ancora scoperta
Per donarle il Tuo nome
Se Tu m’avessi solo teso le mani
Quando mi sono inginocchiata davanti a Te
Incorporea.
Milica Jeftimijević Lilić
Traduzione di Dragan Mraović
UNA DONNA DESIDEROSA DI RINASCERE
Sarei stata la statua nella piazza
Che attraversi mentre pensi
A quella che la morte ti ha strappato.
Se soltanto mi toccassi
Quando passi fiaccato dalla sofferenza,
Svuotato dall’attesa vana
Che il passato si riaccenda
Come nel bronzo della statua
il volto della verità.
Sarei stata la fontana ciarliera
Che seduce e sussurra nella piazza
E mai mi dà noia il rumore delle onde
Che senza sosta in cerchi si dilatano
Se soltanto mi toccassi quando passi
Mentre assetato del mio antico amore
Vai in cerca di un’assenza.
Sarei stata l’immobile selciato
Che tutti calpestano in fretta
Per sentire su di me i tuoi passi
Solo per un momento
Mentre guardi sperduto davanti a te
Immaginando Lei che è morta
Piena di Te e di null’altro.
Sarei stata il lampione che brilla giorno e notte
Per incontrare solo per un attimo i tuoi occhi
E illuminare con tutte le mie forze
Le ansie profonde che dentro di te si accendono
Fino a quando non ti fossi presentato a me
Pronto a dirmi:
Di nuovo il mondo è stato generato.
UN ATTIMO DI VERITÀ
Finché sfiorato da una luna spenta
Sogni una riva lontana che non esiste
Raggiunta durante la mia assenza,
Io molto poco ti posseggo,
Ma più di quanto lui possiede me
Lui che trema di desiderio,
Per la gelosia che lo trasforma in belva,
Lui che avverte il senso della minaccia
E per questo da belva annusa il pericolo e sa:
Tu sei diventato il centro –
Mi hai messa al riparo,
Mi hai aspirato in te.
Come Zeus sull’Olimpo Tu
Sei diventato potente e mi hai nascosta.
Lui vuol farmi rinascere invano come Afrodite,
Ma io non sto lì dove mi aveva lasciata
Ad attendere il promesso risveglio.
E tu sei piombato così all’improvviso
Come pallottola dispersa ti sei infilato in me,
Ancorato all’anima deflagri distruggendomi
Ma pure estrarre la pallottola sarebbe mortale.
Tutta la mia esistenza si è capovolta,
Quanto quella pallottola ha colpito è cambiato.
Il circuito sanguigno si coagula avvelenato
Mentre stordita cammino verso me stessa
Per ritrovarmi ancora sulla stessa strada.
E mentre tu vaghi sotto le antiche mura
Seguendo le tracce di nuove altitudini
Non girarti
Perché la vista dell’insopportabile vuoto,
Gli abissi della mia assenza
Ti farebbero inorridire.
Presi dal fulgore dell’attimo
Che né tu né io
abbiamo voluto.
UNA COPPIA IRREALIZZATA
Se almeno avessimo cercato la bellezza
In paesaggi sconosciuti
Come Cortázar e Carol Dunlop
Le parole con le quali forgiarono l’amore
Che vince il tempo e la morte.
Come Sartre e Simone de Beauvoir
Che bisticciando creavano l’eternità
E grossi volumi lo confermano ancora oggi.
Se avessimo almeno annotato un desiderio
Nella nostra corrispondenza perché diventasse un
nuovo verso,
Come Rilke e Cvetajeva,
Ci saremmo già realizzati come coppia.
Cercando le sponde invece
Affrontavamo invano le onde
Con i nostri deboli corpi
E senz’arrivare a noi stessi
Spegnevamo le braci.

Nota biografica Milica Jeftimijević Lilić è nata il 28 agosto 1953 a Lovac, presso Banjska, nel Kosovo e Metohija, in Serbia. Si è laureata presso la Facoltà di filosofia di Pristina. È stata docente all’Università di Pristina, caporedattore della Televisione di Belgrado e critico televisivo.
Ha pubblicato le sillogi di poesia: Buio, liberazione (1995), Ibernazione (1998), Le note di viaggio della pelle (2003), Incantesimo (2007), Il rotolamento del rotolo (2009), il volume di narrativa Il contenuto del caso (2002), tre libri di critica letteraria La poetica del presagio (2004), L’illuminazione epistemologica (2007), Le portate e le fondamenta della critica (2011). Tatuaggio della mente (poesie),” Mondo dei libri”, Belgrado, 2012., Il gorgoglio della mente, (poesie in serbo- italiano), Smederevo, 2012…Scrive anche per l’infanzia. Presente in numerose antologie, è vincitrice di molti premi nazionali e del premio “Orfeo di bronzo” di Francoforte. È stata tradotta in russo, inglese, francese, italiano, arabo, ungherese, macedone, turco, tedesco. È vicepresidente dell’Associazione degli Scrittori della Serbia. Vive a Belgrado.