Il diavolo veste Gaga
Chiara Zanetti, poliedrica autrice e redattrice, mi ha segnalato uno dei libri di cui cura la promozione tramite l’Agenzia Aletheia. Si tratta di Il diavolo veste Gaga di Andrea Biscaro. Chiara sintetizza l’essenza del volume osservando che l’autore ha colto “la sfrontata ambiguità di intenti dell’Arte di questa diva mondiale, vista nella sua infinita purezza come nella sua totale trasgressione”.
Sulla base di questa accattivante premessa, e conoscendo la passione autentica di Chiara per Lady Gaga di cui ha tradotto tra l’altro l’intera discografia, ho accettato volentieri di porre ad Andrea Biscaro alcune domande sul suo “innamoramento” per Lady Gaga e sul libro che è frutto dell’intenso “colpo di fulmine”.
IM
5 domande a
Andrea Biscaro:
autore del libro
Il diavolo veste Gaga.
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” ai lettori di Dedalus?
Un giornalista qualche anno fa mi ha definito “scrittore multitasking”. Credo sia vero. La scrittura è la mia vita e mi muovo su decine di binari paralleli: narrativa, canzoni, fumetti, libri per bambini, sceneggiature. Ma non solo. Sono anche un ghostwriter. Mi piace immedesimarmi nella vita degli altri.
2 ) Ci puoi parlare del tuo rapporto più intimo con questo tuo recente lavoro, indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?
È stata la visione di “A star is born” a innescare in me il desiderio di approfondire la conoscenza di Gaga. Dopo il film mi sono inabissato nella sua opera. Un’opera, anche in questo caso, “multitasking”. Adoro chi sa muoversi su più piani. Gaga è un vulcano, un genio. Qualunque medium tocchi, questo diventa oro. Ho deciso di scrivere un libro su di lei, perché era l’unico modo per incanalare l’esplosione di sensazioni che mi scatenava la sua opera, per darle un ordine. Mi è sembrato assurdo, anzi, che non esistessero libri, saggi, studi su di lei. Manca una bibliografia su Gaga. Forse ho colmato una lacuna.
3 ) Il titolo del tuo libro richiama in modo immediato un noto film. Ma è anche una sintesi efficace dei contrasti e delle tensioni tra gli estremi opposti di cui si nutre (e ci nutre) l’artista di cui parli.
A tuo avviso quanto è concesso alla scrittura di esplorare la realtà e quanto invece si muove essa stessa nell’ambito dell’immaginazione? Per dirla con Amleto, in che misura siamo all’interno di un sogno e quanto invece ci è dato di cogliere della “verità”, fosse pure la verità della trasgressione?
Scrivere è un giano bifronte: da una parte dà forma e senso al reale, dall’altra quella stessa realtà la destruttura, fino a distruggerla, fino a trasformarla in un sogno, in una visione. D’altronde parliamo di arte. Nulla è più reale di ciò che è irreale. Scrivere di Gaga, poi, è un doppio sogno: onirica e psichedelica, pur con radici antichissime conficcate al suolo, Lady G. racconta di verità terrene e arcane. “Il Diavolo veste Gaga” cerca di far luce nel suo buio, e di far buio nella sua luce.
4 ) Hai rivelato in un’intervista che il libro nasce da un innamoramento, o meglio da un colpo di fulmine.
In che modo hai conciliato la passione irrazionale con il necessario rigore logico della scrittura?
La scrittura dà forma all’amore. Scrivo per dare ordine al caos dell’amore. E forse anche per allungarne l’effetto inebriante. Per capirlo, anche.
5 ) Quali sono stati i momenti più esaltanti durante la realizzazione del libro, e, qualora ci siano stati, quelli più frustranti e duri da affrontare?
Credo nel potere rivelatorio della scrittura. L’atto stesso dello scrivere fa affiorare verità nascoste. Gaga scrive e canta attraverso codici e simboli, soprattutto nei primi album e nei primi video. È stato esaltante capire i suoi messaggi in filigrana. Penso a “Paparazzi”, “Alejandro”, “Bad Romance”, “Telephone” in particolare.
Devo dire che non ci sono stati momenti frustranti da affrontare.
6 ) Dopo questo libro, dopo questa ampia e documentata dichiarazione d’amore, il tuo rapporto di passione e attrazione per Lady Gaga è rimasto lo stesso o si è in qualche misura modificato?
Scrivere un libro è come vivere intensamente un rapporto d’amore. Quando finisci di scriverlo, in qualche modo si esaurisce quella carica erotica iniziale. Si esaurisce perché tutta quella passione, tutto quel sentimento galvanizzante, l’hai travasato nel libro. Diciamo che adesso il mio “rapporto” con Gaga è più sereno, meno psichedelico. Più quieto e razionale, ecco.
7 ) Quali sono le vie, non solo artistiche ma anche esistenziali, che a tuo avviso Lady Gaga indica, senza volerlo magari, con il suo percorso biografico di persona, di essere umano dotato di grande fragilità e altrettanto grande forza, prima ancora che di cantante?
Rispondo a questa domanda citandoti un brano del mio libro:
Quante cicatrici ci stanno sulla superficie di un cuore?
Quanto ha sopportato per arrivare dov’è adesso?
Nel brano “Free Woman”, dall’ultimo splendido album “Chromatica”, canta:
Questo è il mio dancefloor
ho combattuto per conquistarlo
Su quante macerie di se stessi sorgono le fondamenta di un successo come il suo?
Quanta forza serve per conservare, vivere e sviluppare una fama come la sua?
Lady Gaga ha detto che la sua forza è la sua capacità di amare.
Crede che avere una voce forte sia essenziale per amare il mondo.
«Io amo tantissimo il mondo, ecco perché la mia voce è così forte» ha detto in un’intervista. Alla domanda: «Ti ricordi il momento in cui hai scoperto per la prima volta la tua voce?» ha risposto: «Credo che una persona scopra la sua voce quando scopre se stessa».
8 ) Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività artistica personale?
Hai dei punti di riferimento, sia tra gli autori classici che tra i contemporanei?
Sono un lettore onnivoro, da sempre. E come tutti gli autori, ho avuto i miei maestri. Te ne cito alcuni, in ordine sparso: Bret Easton Ellis, Bukowski, Lovecraft, Poe, Tiziano Sclavi, Dino Buzzati, Pasolini, Thoreau, Cioran.
Non amo confrontarmi con i miei colleghi. Gli scrittori sono noiosi, parlano solo di se stessi. Gli autori contemporanei? In Italia l’unica vera grande scrittrice è Isabella Santacroce, una sublime outsider, un genio che ha scardinato le “buone” regole della narrazione. Adoro gli artisti fuori dal coro, quelli che sanno giocare e smontare i giochi.
9 ) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale.
Quali effetti ha avuto sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare?
Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive?
Vivo su un’isola da 15 anni, in una sorta di lockdown volontario. Per me non è cambiato molto, devo dire. Artisticamente, forse, sono cambiate le richieste, i temi. Meno thriller, ad esempio. La gente ha meno voglia di brividi. Editori e committenti in questi ultimi anni hanno più voglia di storie d’amore. Meglio se vere, autentiche. Il mondo ha bisogno di conforto, anche dall’arte.
10 ) Concludo con un’ipotesi, uno scenario immaginario più che una domanda: se avessi modo di incontrare di persona Lady Gaga, quale sarebbe la prima cosa che le diresti, e, quale sarebbe invece, eventualmente, la frase che non le diresti mai, pur sentendola o pensandola?
Credo che non le direi niente, se non: “Grazie, Stefani!”.
Mi piacerebbe abbracciarla e basta.
E penserei per lei il migliore dei miei sorrisi.
COMUNICATO STAMPA