Il principio della scorta – Valeria Serofilli
Il materiale che mi è stato inviato da Valeria Serofilli (e che pubblico integralmente in questo post) è così ampio e variegato che già rappresenta un valido biglietto di visita per questo suo libro di recente uscita pubblicato da Leonida Edizioni.
Mi riferisco alle circostanziate note introduttive di Floriano Romboli e Armando Saveriano in cui i due critici esprimono con dovizia di dettagli e di riferimenti testuali e intertestuali il loro punto di vista sul volume. Ma faccio riferimento anche alla nota dell’autrice stessa in cui la Serofilli spiega l’articolazione, la suddivisione interna delle varie parti del libro e altre caratteristiche “tecniche” del testo che ne determinano l’essenza e ne orientano i contenuti.
Da parte mia, aggiungo alcune piccole osservazioni personali, annotando sinteticamente che il titolo, così distante dalla tendenza dominante nella maggioranza dei libri di poesia, conduce su strade originali e accattivanti. Ai lettori il compito e il gusto di verificare la coerenza del titolo con i contenuti e con gli intenti espressivi che annuncia ed evoca. Non ultimo, trovo interessante l’accostamento in uno stesso volume di due modi e mondi espressivi in apparenza distanti come la poesia e il teatro. Anche in questo caso ai lettori l’onere e il piacere di verificare la fluidità di questo alchemico amalgama.
IM
Prefazione
di
Floriano Romboli
“Il senso della vita, la forza dell’amore,
il fascino della poesia”
Valeria Serofilli ha fin dagli esordî inteso il proprio lavoro poetico quale occasione di vivo impegno conoscitivo, momento privilegiato di reiterata, metodica riflessione intorno al significato dell’esistenza, ai valori primarî di essa, ai suoi fondamenti etico-sentimentali. La ricerca artistico-letteraria non nasconde la profondità dell’intento esplorativo, il desiderio intenso di verità che l’ispira, eppure rifiuta ogni posa cattedratica, ogni supponenza definitoria, esprimendo idee attenuandone però nel contempo la rigidità con una saggezza antidogmatica, che consegue il suo equilibrio attraverso l’elaborazione formale.
È un atteggiamento complessivo, che rimanda tra l’altro all’importante precedente del Fedro rivisitato (2004) – una brillante silloge prefata dal compianto amico e maestro Dino Carlesi (1919-2010), ove l’acume gnomico si stempera grazie allo stile brioso e faceto – e che in questa ultima raccolta conosce esiti maturi e persuasivi, a partire dai tre testi collocati all’inizio della prima parte del libro con finalità non banalmente introduttiva, bensì allo scopo di un’attenta puntualizzazione tematica e critico-intellettuale, di una meditata prolessi ideale e problematica. Significativo mi sembra in particolare il terzo componimento, Dietro l’angolo:
in quel momento saremo soli
al cospetto/ del nostro essere stati
perché vita morte/ figlio, è tutto un pacchetto
Altro non so/ non so che altro
Certo è/ che sarò dietro l’angolo
a calpestare ben altro pavimento
e questo con non poco risentimento e forse, spero
con assai poco tormento
e tutto solo/ per comprenderne il pieno senso
in quel momento/ devi solo pensare
che si tratta di risposta cortese ad un invito gentile
di lasciare tutto e partire
in quel momento/ soli saremo
del nostro essere stati/ al cospetto
perché vita morte/ figlio, è tutto un pacchetto.
In questa lirica, nell’àmbito di una generale scioltezza versoliberistica, la sequenza anaforica (“in quel momento”) prospetta con concettosità essenziale la relazione insopprimibile della vita e della morte, e quindi la situazione, allarmante, ma inevitabile nell’esistenza di ognuno, del concludersi della prima nell’esperienza dell’universo altro, misterioso e sfuggente della seconda, il cui effetto doloroso e lacerante risulta smorzato anche dal sistema di ripetizioni, inversioni sintattiche, di rime “interne” (“risentimento/tormento”) o di rime “accennate”(“cospetto/pacchetto”) predisposto con suggestiva perizia dall’autrice.
A conclusione della suddetta prima parte, la medesima riprende, con interessante circolarità compositiva, il motivo della morte, evidenziandone efficacemente la densità polisemica:
Si dice – alla morte non c’è soluzione –
ma che essa stessa sia la soluzione?
infatti in base al significato etimologico.
Postfazione
di
Armando Saveriano
Nella molteplice, polimorfa, variegata cartografia della Poesia italiana attuale, nei pertinenti, intimi ancoraggi, nelle sfere d’azione analitica che essa tenta e profonde per ‘accadere’, per dar significazione all’ente umano percepiente e quindi storicità all’incompiuto percorso di continuità e frattura che caratterizza l’Ulisside evolvente ch’è in noi, utcumque res erit, quid-quid est, la sigla griffata di Valeria Serofilli rivendica la quiddità che ci si attende nella substantia cronospaziale di un poetare che,
parafrasando Hofmannsthal – e per certi versi auden –, guarda il mondo con l’estro della pittura. Anche in questa nuova raccolta, sotto l’épée de jugement, l’autrice dell’archetipico, polifunzionale Taranta d’inchiostro, si assume compito e responsabilità di far emergere itinerari di ricerca, temi, visioni, nuclei di possibili relazioni/connessioni fra mediazione ideologica, senso del narrato originale e carismatico, spaccato gradevole e vivace del musicale e del teatrabile, con un “io” che, sottraendosi a ogni indugio narcisistico, si sdoppia dialogicamente in siparietti agili, nello stesso tempo allegoricamente ‘istruttivi’, sulla scorta di una “Unheimliche Weisheit und Hoffnung”, dove quell’Unheimliche, nell’accezione di ‘inquieto/inquietante’, bilancia la controparte rassicurante dell’Hoffnung.
La saggezza del poeta è sempre guardinga, soprattutto nelle prospettive della spes in relazione all’essente che ‘pecca’ in brama di consapevolezza e in arte d’autoinganno protettivo, ossimoro primario in quella ‘macchina’ passionale e desiderante che l’uomo. Serofilli è esteticamente accattivante nei suoi affreschi socio-esistenziali, che tuttavia nella quiddità delle sue strumentazioni non concedono sconti, dilazioni, accomodamenti a un Hebbeliano pantragismo, ‘menschlichen Zustand | existenzielle Bedingung’. La poesia è compito morale d’intelletto che per forza di cose tiene conto di pulsioni e di ‘cuore’, con sobbalzi e mai sbiadimenti o intiepidimenti fiaccanti: lo esige una parola che si spinge al limite di quanto ad essa potrebbe sottrarsi. E qui Serofilli è soavemente rigorosa quanto Valery, Char, Gottfried Benn o anche Gongora. Natura e potenzialità del logos poematico e personalità étincelante della poeta si vengono incontro, si attraversano, si danno simmetria equiparandosi un po’ come in Kant e Spinoza. Anzi, a me sembra che l’aspetto germinale del fare poesia della scrittrice pisana – di natali parmensi, ma di fatto impiantata fin dalla tenera età nel pisano –, nelle componenti psicologiche e nelle vocazioni esistenziali non solo non disattenda le aspettative, dopo l’épreuve di Taranta, ma superi la fenomenologia dell’intenzione in un felice esito all’accesso del Sé più intimo e predestinato, mediante un climax che Il principio della scorta sancisce in un luogo reale e mitico, dove la parola-pensiero emotivo è via via pharmakon e tossina, ludus e palestra coscienziale. Stroke of genius, il titolo, direbbero in albione. Perché colpisce, arriva diretto come una rivelazione para-esoterica, piace e convince.
*
Nota dell’ autrice
“Il Principio della scorta”, fresco di stampa per le edizioni Leonida di Reggio Calabria, si compone di due parti specifiche ma complementari, Poesia e Teatro.
La prima parte, POESIA, si articola nelle tre sezioni:
- Come su Rosa che comprende sette poesie,(Come su rosa, La sottile differenza, Dietro l’angolo, Taci, Su Marte, Lettera al figlio, Madre).
“Come su rosa”
(Omaggio a Trilussa)
C’è un’Ape che se posa
su un bottone di rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa
Perché non sfioriscano le rose
ne va colta la fragranza
che invade la stanza
accarezzata appieno l’essenza,
senza aver mai timore delle spine
senza guanti/ anche se di seta
senza mai chiedersi/ fino a quando la rugiada
delle foglie e stelo, il fresco verde
e il rosso acceso/ dei petali d’amore
Tutto questo penso
mentre mi poso sul tuo petto
come su rosa/ perché la felicità
in fondo, non è altra cosa!
*
“Lettera al figlio”
Vorrei vedere nel film dei tuoi occhi
scorrere le favole di una volta
riccioli d’oro/ nel bosco del tuo disincanto
risuscitare elfi/ vorrei, per guardia a castelli
e draghi per assalti fuori porta
raccogliere gocce per farne stagno
e ogni filo d’erba intrecciarlo a parco
perché non siano stanche le fate
mentre mi scuso per il dolore che ti darò
il destino/ figlio è così:
siam tutti condannati ad essere estratti a sorte
ma tu e non io/ mi hai dato la vita.
- Poesia vincitrice della XXXVI edizione (2020) del Premio lettera-
tura per la i sezione (poesia singola inedita) dell’istituto italiano di
Cultura di Napoli e della rivista internazionale di poesia e letteratura Nuove Lettere. –
- La mia vacanza è stata sul tuo petto, che comprende sei poesie (La mia vacanza è stata sul tuo petto, Uovo, Il senso della scia, La luna raddoppia, Sei colpevole, contrappasso)
“La mia vacanza è stata sul tuo petto”
La mia vacanza è stata sul tuo petto:
la tua pelle adorata/ la sabbia dorata
il vento/ il moto ondoso del tuo sospiro
brezza marina/ quando sorridi e mi respiri
il guizzo dei pesci nella luce dei tuoi occhi
e nel tuo respiro caldo/ il più sapido alito di vento
e rivedo cartoline di mille viaggi
che il tuo fascino non ha
nessun monumento:
al Colosseo manca la tua grandezza
alla Tour eiffel la tua vetta
il tuo panorama al Golfo di Sorrento
Mentre penso/ che
neanche il vino più speziato
ha il tuo fermento
e che il più irto parapendio non mi dà
la stessa spossatezza
di quando ti telefono e non ti trovo
la tua pelle adorata/ la sabbia dorata
il vento/ il moto ondoso del tuo petto
la brezza marina/ il tuo respiro
la luce dei tuoi occhi/ il guizzo dei pesci
il tuo respiro caldo/ il più sapido alito di vento.
III. Inno all’Italia della guarigione, che comprende otto poesie, (Ingiustificata sana euforia, Guardate a noi con indulgenza, Andrà tutto bene, Non vuote le piazze, Il nido, Siam fiori della terra, Resilienza (o Assenza), Lode al silenzio, Ogni carezza)
“Ingiustificata sana euforia”
Ancora qui
a camminare sotto un cielo distratto
un po’ matto, carico di virus
a contare i buchi alla crostata, i merli alle torri
per una salvezza pleonastica
a togliere capelli di plastica/ in pettini da bambola
ancora qui
a scrivere a quattro mani
una nuova sana poesia
a otto, a sedici, a mille/ perché infinite sono
le mani dei poeti.
La seconda parte, TEATRO, comprende invece un’unica sezione “Dialoghi d’eclisse in SMS (con occhio rivolto a Shakespeare)”
Come già sottolineato da Gian Mario Lucini (in Amalgama, op.cit.) io non sono una poetessa tematica ossia non costruisco una raccolta intorno ad un unico tema. Ogni poesia è un momento autonomo, legato a volte più strettamente ad altri momenti simili. Da qui poi nasce l’esigenza di dividere ogni raccolta in numerose sezioni per contro ben costruite: Nel senso del verso ne comprende otto, Chiedo i cerchi sette, cinque Taranta d’Inchiostro e quattro quest’ultima pubblicazione nello specifico le tre sezioni in cui si articola la prima parte e l’unica sezione della seconda parte costituita da” Dialoghi d’eclisse in SMS” (con occhio rivolto a Shakespeare).
Presentazione dei Dialoghi d’Eclisse in SMS (omaggio a Shakespeare)
“Non voglio pene che non sian d’amore”: questo l’esergo dei Dialoghi d’eclisse in sms (con occhio rivolto a Shakespeare), lavoro ancora inedito ora confluito in questa mia nuova pubblicazione “Il principio della Scorta” di cui è andato a costituire l’unica sezione della seconda parte “Teatro”.
Il periodo che stiamo vivendo rende questi dialoghi particolarmente attuali in quanto a causa delle restrizioni in molti sono stati costretti ad essere separati e a comunicare pertanto solo attraverso i social. I protagonisti sono infatti lei Sole, lui Luna e i loro rispettivi cellulari che si potranno incontrare solo in un momento in cui non sarà né giorno né notte, come nel film Lady Hawke, vale a dire in un momento di eclisse.
I dialoghi possono essere suddivisi per raggruppamenti tematici quali la buonanotte, il bacio, il sogno e intervallati da liriche d’amore già edite in altre raccolte quali Eclisse, Plenilunio, Ebbra, Il tempo dell’amore, Impensabile, Dedicata, Primovere, Solo con te, Soliloquio.
Il titolo
Il concetto di scorta, richiamato nel titolo del libro, può essere esplicato in modo sintetico in questi termini:
la scorta deve essere utilizzata solo quando il rifornimento ordinario non è più disponibile e una volta utilizzata va subito reintegrata così come lo stesso rifornimento ordinario.
In quest’ ottica e con tale titolo intendo fare riferimento alla scorta di abbracci, ricordi, felicità a cui in tempo di COVID abbiamo dovuto attingere per sopravvivere e continuare a sperare.
Valeria Serofilli è nata a Parma e vive a Pisa nella villa paterna.
Docente di lettere, come operatrice culturale è Presidente del Premio Nazionale di Poesia “Astrolabio” e degli Incontri Letterari presso il Caffè storico dell’Ussero di Pisa nonché presso la libreria Blu Book di Palazzo Blu e il Relais dell’Ussero di Villa di Corliano (www.corliano.it).
Ha diretto dal 2004 al 2014 le collane “Passi – Poesia, I libri dell’Astrolabio” per puntoacapo Editrice di Novi Ligure, annessa all’omonimo premio letterario e “I Quaderni dell’Ussero” (Collezione di puntoacapo) nonché dal 2015 “Le PetitUssero”, Quaderni collettivi per l’editrice Ibiskos Ulivieri di Empoli (Pisa) e dal 2019 “I Blu Book – Quaderni collettivi” per Felici editore di Pisa.
È Vicepresidente del Comitato per i 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda.
E’ autrice di poesia, saggistica,critica letteraria e testi di prosa.
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Trailer
realizzato da Francesca Stangoni per la lirica “Lettera al figlio”, contenuta nel libro: