romanzo
Editi ed inediti
Se avete scritto delle poesie, oppure un romanzo, o dei racconti, inviatemi i file in lettura a:
IN-CHIOSTRO Giovedì di autori e di libri
Un luogo bellissimo e molti libri di autori che spaziano tra vari generi e tematiche ma sono tutti accomunati dalla verve espressiva e dalla voglia di raccontare il mondo che osservano e immaginano.
Segnalo volentieri l’iniziativa a cura di Elisir, ideata e curata da Manuela Minelli e Vanna Alvaro.
Buona estate e buoni giovedì all’insegna della lettura e del dialogo. IM
IN-CHIOSTRO Giovedì di autori e di libri
Incontri letterari con autori e libri a Borgo Ripa, Lungotevere Ripa, 3 – Roma
Si terranno tutti i giovedì a partire da dopodomani 4 agosto e fino al 29 settembre, con due diversi appuntamenti (18.45 e 20.00) gli incontri con i libri e gli autori chiamati a raccolta da Elisir, in collaborazione con Mondrian Suite, all’interno della suggestiva location che è il chiostro di S. Francesca Romana, ex convento del 1400 sito in Trastevere, nel cuore di Roma.
Otto serate per un totale di venti incontri e trenta autori (l’ultima sera verrà presentato un libro corale realizzato da undici autori italiani), una rassegna culturale che vedrà in scena autori di diversi generi, proprio per offrire al pubblico un panorama letterario diversificato: fiabe e favole, narrativa sociale, romanzi di formazione, saggi, romanzi storici, racconti, poesie, romance, thriller e tanto altro.
Siamo arrivate emozionatissime e assai cariche ai blocchi di partenza – affermano le signore di Elisir, Manuela Minelli e Vanna Alvaro – Lavorando ormai da tanti anni nell’editoria, siamo spinte dalla profonda convinzione che ogni forma d’arte possa e debba essere portata al di fuori dai contesti istituzionali e accademici, per coinvolgere il più ampio pubblico e mettersi al servizio dello sviluppo culturale e della crescita individuale e collettiva della città. E questo luogo magico, nel cuore di Roma, nella Trastevere più genuina e più vera, è sicuramente il luogo migliore che mai potessimo desiderare per la nostra Rassegna In-Chiostro, giovedì di autori e di libri per la quale abbiamo lavorato molto intensamente, proprio per presentare una Rassegna Letteraria capace di dare espressione e visibilità ad autori provenienti da tutta Italia.
Sono molto soddisfatto della collaborazione avviata con Elisir, l’agenzia di Servizi letterari di coloro che, dopo tanto lavorare insieme, sono diventate amiche preziose, Manuela e Vanna, e del programma della maratona editoriale presentato da Elisir – afferma Klaus Mondrian – E saranno serate dense di cultura, in cui tanta bella gente arriverà a Borgo Ripa, e potrà fermarsi a sorseggiare cocktail o anche gustare le nostre specialità gastronomiche, ascoltando poesia e letteratura – gli fanno eco i gestori della location.
Immersa in un vastissimo giardino del cuore di Roma, oggi Borgo Ripa è considerata la location più elegante della zona Trastevere. Ma facciamo qualche passo indietro…Nel 1640 proprio nel cuore di Trastevere, alle spalle di piazza S. Cecilia, sorge un borgo appartenente all’antica dinastia romana dei Doria Pamphilj, che vanta anche un Pontefice, Innocenzo X, conosciuto come gran benefattore. Il magnifico giardino che lambisce le sponde del Tevere, il famoso “Giardino delle delizie”, apparteneva a Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj, già cognata del Papa, conosciuta anche per la sua sagacia e furbizia, e soprannominata la Pimpaccia e anche la Papessa, per il suo forte potere e la condotta di vita sopra le righe. Si narra che in quel giardino storico, proprio dove si terrà “In Chiostro, giovedì di autori e di libri”, Donna Olimpia coltivasse ciliegie, prugne e albicocche. Ancora oggi rigogliosi alberi di fico, di limoni, aranci e cespugli di lavanda riparano dal sole e profumano l’aria. Una vera “delizia”, immortalata anche nelle tele del Vanvitelli.
Le attrici Giorgia Locuratolo e Roberta Frascati, in più serate, daranno voce e volto ai personaggi dei libri degli autori, per offrire al pubblico un mini spettacolo teatrale nello … spettacolo letterario.
Tutte le serate saranno riprese da HTO.tv web.
Chiostro dell’ex convento S. Francesca Romana – Lungotevere Ripa, 3 – Roma – Ingresso gratuito
Info: elisirletterario@gmail.com
inizio corso II livello di Scrittura Creativa Emozionale
Ricevo e volentieri condivido da Manuela Minelli e Vanna Alvaro la notizia riguardante questo corso di scrittura creativa emozionale.
E l’aggettivo “emozionale” è sempre bello da leggere. Porta sempre buoni frutti.
Qui sotto la notizia che ho ricevuto da Manuela Minelli.
Chi fosse interessato a ricevere informazioni più dettagliate può contattare Manuela Minelli e Vanna Alvaro tramite Facebook oppure attraverso il sito Elisir Letterario: https://elisirletterario.com/ oppure ai numeri riportati nella locandina qui sotto pubblicata.
Buone letture e buone scritture, IM
Cari tutti/e condivido con voi la notizia dell’ inizio corso II livello di Scrittura Creativa Emozionale, delle cui classi precedenti io e l’ altra insegnante, Vanna Alvaro, andiamo super fiere ed orgogliose in quanto gli allievi hanno tirato fuori racconti appassionanti, fantasiosi e ben congegnati e ben 4 di loro hanno vinto premi letterari. Tanto che di tutto questo materiale letterario ne abbiamo fatto un libro di cui sono andare a ruba in un mese quasi 200 copie ( infatti il libro è in ristampa).
Chi volesse info su programmi, modalità di partecipazione, costi (irrisori, euro 400 pagabili in due tranche x circa 30 ore di lezioni totali) può telefonare ai numeri in locandina o scrivere alla mail che trovate sempre lì.
PS: lezioni vengono tutte registrate e inviate in automatico al gruppo Whatsapp-classe, per sopperire in caso di perdita lezione oppure per approfondire argomenti trattati.
Abbiamo ancora 5 posti, le classi infatti sono a numero chiuso per permettere un più efficace svolgimento delle lezioni.
Manuela Minelli e Vanna Alvaro
“La creta indocile” e “Limbo minore” – letture e commenti
Ringrazio Giulia Sonnante, scrittrice e traduttrice, per la lettura attenta e per il commento, anche in questo caso assolutamente empatico e originale, sia di alcune poesie tratte da “La creta indocile” sia del romanzo “Limbo minore”.
Riporto qui di seguito le note critiche e le “variazioni sul tema” di Giulia, con un nuovo grazie. IM
L’Aria del Lungarno e Altre Liriche: tra vita e poesia
Non è una madeleine, inzuppata nel tè, a riportare alla memoria un ricordo e non siamo a Combray ma, a Pisa. Al centro della lirica: “L’aria del Lungarno”, di Ivano Mugnaini, in “La creta indocile” (Oèdipus, Salerno, 2018) è l’Arno, placido, forse ignaro di quella vitalità un po’ insensata che si respira tutt’intorno. Anzi, è, esso stesso, parte integrante della Poesia, la determina, e ad essa dà nome.
Uno sciame di ragazzi sgorga dalle stanze di studio come un ampio delta: è il tramonto che strizza l’occhio all’ora violetta di eliotiana memoria: “At the violet hour, when the eyes and back Turn upward from the desk, when the human engine waits Like a taxi throbbing waiting”. (Eliot, The Waste Land, 1922) Gli occhi e le schiene si levano dagli scrittoi e, come taxi, frementi, aspettano. Ed è proprio il palpitare, il pulsare della vita che “L’Aria di Lungarno” riesce efficacemente a cogliere. Così, l’autore, studente d’un tempo, s’incammina lungo la strada che costeggia il fiume; il passo, svelto, da principio, rallenta per divenire nostalgico man mano che il ricordo prende la mano. Non si lascia soffocare, l’aria del Lungarno, il traffico non la sfiora, da essa è fagocitato: “L’aria del Lungarno scorre tra tempo e memoria. / Il traffico non la soffoca, è un cappio di lamiere / che scorre e non la sfiora.”
Scorre, sornione, l’Arno, e quasi percepiamo le urla allegre dei ragazzi che finiscono in piccoli mulinelli d’acqua. Scorre l’Arno, quasi superando gli argini, i limiti stessi del verso. Sì, perché l’Aria del Lungarno è lirica che si fa racconto. L’urgenza dell’autore è quella di cogliere la realtà e poco importa se la poesia, poi, s’incarni in un verso o in una frase.
Cucendo i fili della vita – rec. a “La sarta”, di Marilena La Rosa
La sarta, o meglio la sua ideatrice ed autrice, Marilena La Rosa, cuce con i fili della letteratura la vita. O forse la ricama e rammenda con la fantasia, nella terra di nessuno tra verità e immaginazione.
Ho letto con piacere questo libro e altrettanto volentieri ne ho scritto.
Ci conduce lungo un sentiero poco battuto, una favola per adulti disillusi ma non abbastanza da non sapere sorridere quando si ci immagina “con una M gigante sulla maglia” o con la voglia di ascoltare ancora, nei recessi della mente, “versi che si baciano”.
Buona lettura, IM
5 domande
a
Marilena La Rosa
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
Questa è senz’altro la domanda più difficile. Provo a rispondere.
Sono nata e vissuta ad Acireale, che non è un fatto da poco, perché la mia è una città colta, elegante, di una bellezza struggente ma è anche la patria del cavolo trunzo la cui caratteristica principale pare sia legata indissolubilmente al dna degli abitanti (e quindi anche al mio): è duro come è dura la loro e la mia testa. Quindi, sono testarda e ho modo frequentemente di mostrare questa “dote” – che misteriosamente non tutti sembrano apprezzare – , nelle scelte, nelle relazioni familiari e sociali, nel raggiungere gli obiettivi. Nel bene e nel male, insomma. Mi sono poi trasferita a Palermo e qui ho incontrato un altro tipo di bellezza, quella sfrontata, maestosa, abbagliante del barocco o cupa, possente e austera del gotico-normanno. E nelle contraddizioni di Palermo mi sono persa e poi ritrovata e Palermo è riuscita così a diventare metafora piena della mia vita. Posso giurare, quindi, che l’ambiente condiziona l’esistenza. Anche quello familiare, ovviamente. Sono cresciuta con una mamma che mi raccontava i miti e le tragedie greche, ho conosciuto Dafne, Polifemo e Medea prima di Cappuccetto Rosso o Cenerentola. E quindi ho sempre letto e sono cresciuta fra i libri e le conversazioni a tavola avevano il sentore di un’interrogazione agli Esami di Stato: “Chi ha scritto le poesie a Casarsa?”, chiedeva mia madre mentre faceva scivolare una cucchiaiata di purè nel piatto.
A TU PER TU – Michela Farabella
Il libro di cui parla Michela Farabella in questa intervista è incentrato su una tematica dolorosa e purtroppo sempre attuale, la malattia, nello specifico l’Alzheimer.
Il titolo del libro è Italo con te partirò ed è di impronta autobiografica.
“Ho scritto questo libro perché la storia di Italo, mio padre, appartiene un po’ a tutti. Il mio è stato vero amore incondizionato. Al di là del coinvolgimento emotivo, posso dire che sono stati per me quattro lunghi anni difficili, di grandi battaglie. Mio padre era condannato a morire, non per la sua malattia neuro degenerativa, ma perché il sistema aveva deciso così. Gli anziani malati rappresentano un costo elevato per la Sanità. Lo so, la mia è una denuncia forte. Il libro si presta a due livelli di lettura diversi. Da un lato la mia denuncia cruda di una situazione gravissima che ci viene raccontata spesso dai giornali e il secondo livello di lettura è quello di una malattia sconvolgente, l’Alzheimer, che solo chi la vive può realmente capire cos’è”.
Cito testualmente le parole di Michela perché evidenziano bene il suo stato d’animo e il suo atteggiamento. La tematica è scottante, come lei stessa evidenzia. Lo spazio del blog è aperto a questa sua testimonianza e anche, eventualmente, alle repliche, a pareri contrari, a testimonianze divergenti.
Possiamo fare da cassa di risonanza per tutte le voci espresse con partecipazione e civiltà.
Si può inoltre esprimere un parere personale sul libro, sulle caratteristiche letterarie del testo, che, come possiamo intuire, non sono separabili dal contenuto, dalla vicenda da cui traggono origine.
Il libro è scritto conservando, pur nel dolore, nella pena, nella rabbia, una lucidità che consente chiarezza e fluidità, seguendo passo passo l’evolversi della trama, con nitidezza descrittiva. L’approccio è variegato e multiforme: accanto alla ricchezza di particolari quasi giornalistica o documentaristica si colloca la dimensione emotiva, psicologica, espressa sempre con forza. Il libro parla di una vicenda individuale, di un percorso del destino, ma, tra le righe, in modo spontaneo, ne emergono i valori simbolici, perfino allegorici, tra i contorni dell’eterno conflitto tra il destino e le aspirazioni, i progetti e gli affetti umani.
La storia che Michela narra con passione e dignità, riguarda, in qualche misura, tutti noi.
Spero che questa sua intervista, questa suo accorato invito all’ascolto, possa contribuire a generare un civile dibattito e a far conoscere meglio a tutti noi una malattia particolarmente invasiva per chi la vive in prima persona e per le persone coinvolte per legami familiari o affettivi con i pazienti.
Soltanto attraverso la conoscenza si può tentare di contenere il male, generando, ovunque sia possibile, spazi di maggiore vivibilità.
IM
A TU PER TU
UNA RETE DI VOCI
5 domande
a
Michela Farabella
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
Grazie! Buongiorno a tutti. Sono nata a Torino nel 1973, e ho iniziato la mia carriera come assistente di volo per la compagnia di bandiera “Alitalia”, professione che mi ha permesso di visitare molti paesi del mondo e vivere in un contesto multiculturale.
Dal 2002, al 2006 ho lavorato presso il Comitato Olimpico Invernale Organizzazione dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, e mi sono di progetti speciali a valore sociale in collaborazione con istituzioni internazionali.
Mi sono avvicinata al mondo dell’editoria grazie alla tipografia dei miei genitori; da sempre appassionata di scrittura, sono autotrice e blogger, e collaboro dal 2010 con il quotidiano Cinquew News, diretto da Giuseppe Rapuano, si occupa di attualità, cultura e società.
Attiva in ambito sociale, sostengo numerose associazioni di volontariato, a persone e famiglia, mettendo a servizio delle strutture la mia esperienza sul territorio e assistendo e sostenendo i pazienti con malattie neurodegenerative e le loro famiglie.
A TU PER TU – Lucia Gaddo Zanovello
“Ha avuto un’impennata o è una buona penna, ha la penna facile, o della nomea del corvo, di quella del tordo, del merlo, del pappagallo, del pavone.
Ma in fondo la verità è che siamo tutti creature, se pure di diversa specie, da penna, da pelo o da pelle. Secondo me ogni creatura è in qualche modo persona, perché ciascun individuo manifesta un suo proprio carattere originario, mite e benigno o scontroso e perfino dispettoso; chiunque abbia percorso parte della sua vita in compagnia di un cane, di un gatto, ma anche con un uccellino, sa bene di cosa parlo. Delle persone che non amano gli altri esseri viventi diffido, esattamente come diffido delle persone che non amano e non rispettano le persone”.
Molto originale, schietta, diretta e nitidamente simbolica, è questa dichiarazione di Lucia Gaddo Zanovello.
È una specie di autoritratto fatto con uno specchio, con il vetro fragile e prezioso delle esistenze altrui, nello specifico con la vita degli animali.
“Secondo me ogni creatura è in qualche modo persona”, osserva. Non è una frase ad effetto, un mero orpello estetizzante. Il contesto e il modo con cui è scritta ne confermano l’autenticità. A qualcuno potrà sembrare fuori luogo, esagerata, eccessiva. Ma è proprio questo il bello: è un modo per generare un nitido posizionamento, una sorta di documento di identità che manifesti l’essenza reale, inequivocabile, di ciascuno.
Nella zona di confine che separa e unisce ipotesi e verità, si colloca il libro che l’autrice presenta nell’ambito di questa intervista, dedicato alla figura di Attilio Mlatsch. Scrive Lucia Gaddo: “Ho dovuto studiare e ristudiare i contesti storici delle notizie che avevo e degli eventi attraversati e in ultima analisi, ritrovando infine la figura di questo mio nonno”. Il valore aggiunto che si affianca all’attenta opera di ricostruzione è la conquista di una consapevolezza che deriva dalla conoscenza unita all’affetto, dalla “cognizione del dolore” e dalla vera condivisione. In questo contesto, il dialogo supera le barriere della Storia, del tempo e dello spazio.
“Devo riconoscere di avere fatto maggior luce in me stessa”, ci rivela l’autrice. Questa frase in apparenza lineare racchiude vasti orizzonti di senso, il valore della ricerca della verità e quell’istante di visione ulteriore in cui l’oggettività dei fatti viene sublimata dalla partecipazione emotiva. L’attimo in cui si smette di guardare e si inizia a vedere, ossia a percepire non solo con i sensi ma con qualcosa di indefinito, misterioso e salvifico che rappresenta il nucleo della verità e della natura umana in se stessa.
“L’analogia delle vicissitudini storiche forgia in qualche modo le personalità, restituendo alcune similitudini empatiche”, annota Lucia Gaddo Zanovello. Questa considerazione si adatta bene al suo romanzo, alla ricerca di una figura familiare che il tempo e la violenza non hanno cancellato dalla memoria. Si adatta tuttavia anche al contesto più ampio di quell’insieme di “persone” (includendo nella definizione tutti gli esseri viventi) che indagano con partecipazione e affetto sul senso del loro passaggio su questo esile e mirabile pianeta sospeso nel mistero delle galassie.
IM
A TU PER TU
UNA RETE DI VOCI
5 domande
a
Lucia Gaddo Zanovello
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
Grazie mille a te per il gentile invito!
Sono contenta e ti sono grata di questa occasione di fermarmi un poco a riflettere sul mio più recente lavoro, sono opportunità che finiscono sempre per rimettere a fuoco un qualcosa di mai veramente compiuto.
Beh, per quanto riguarda il mio autoritratto, esso si fonda necessariamente sul mio vissuto in campagna per molta parte della primissima infanzia. In quel luogo ho sperimentato la solitudine più assoluta, essendo l’unica piccola in mezzo a tanti adulti, tutti costantemente indaffarati in diverse occupazioni, avevano difficoltà a trascorrere del tempo con una bambina.
Spesso in lacrime osservavo intorno a me e, incantandomi, smettevo di piangere. Devo riconoscere che la natura mi è stata Madre nel senso più vero del termine.
Sono cresciuta forse in un quadro di povertà affettiva, ma mescolando tuttavia a fragilità e sfiducia, caparbietà e tenacia, innamorata della terra, delle piante e degli animali. Osservavo l’attività dei topolini nel granaio, stupivo all’uscita dei pulcini dall’uovo, ma se dovessi specchiarmi in un autoritratto, vedrei un uccellino, forse un pettirosso.
Il volo, il nido, la muta (tutto ciò che si trasforma mi attrae, forse frutto anche questo delle mie osservazioni infantili pure sulle rane e sul baco da seta), il mondo dell’aria mi ispira da sempre, perché vedere le cose dall’alto aiuta a ridimensionarle, a farle rientrare nella loro misura reale, invogliano a credere in Dio e anche se le cadute, l’essere predati e le gabbie misurano le sventure, rigenerazioni e rinascite permangono fidenti dietro l’angolo.
La varietà delle specie alate, dei loro linguaggi, del loro affaccendarsi intorno ai nidi, alle migrazioni, seguendo l’istinto, e senza lasciare tracce, la loro filosofia di vita insomma è gaia e promettente. Anche per questa specie, nella quale si va dall’aquila al colibrì, è un po’ come per i cani, per i quali si va dal molosso al chiwawa. Straordinario. Come sono unici la potenza del cigno, la leggerezza della rondine, la domesticità della gallina e la fedeltà dei piccioni.
Per non parlare delle espressioni idiomatiche legate ai pennuti, si dice spesso ha avuto un’impennata o è una buona penna, ha la penna facile, o della nomea del corvo, di quella del tordo, del merlo, del pappagallo, del pavone.
Ma in fondo la verità è che siamo tutti creature, se pure di diversa specie, da penna, da pelo o da pelle. Secondo me ogni creatura è in qualche modo persona, perché ciascun individuo manifesta un suo proprio carattere originario, mite e benigno o scontroso e perfino dispettoso; chiunque abbia percorso parte della sua vita in compagnia di un cane, di un gatto, ma anche con un uccellino, sa bene di cosa parlo.
Delle persone che non amano gli altri esseri viventi diffido, esattamente come diffido delle persone che non amano e non rispettano le persone.
2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?
Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.
Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).
Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.
La vicenda umana di Attilio Mlatsch. Una ricostruzione possibile fra ipotesi e verità, Nuova luce, 6, Macabor, 2018, è la mia ultima pubblicazione. Mi ero dedicata alla stesura di molti appunti su questo argomento nel corso di un paio di anni, a cominciare dal 2016, per fare luce su di una persona a me tanto vicina, ma fino ad allora troppo e troppo a lungo rimasta misteriosa, mio nonno materno. Adoperandomi per fare luce, ho dovuto studiare e ristudiare i contesti storici delle notizie che avevo e degli eventi attraversati e in ultima analisi, ritrovando infine la figura di questo mio nonno, devo riconoscere di avere fatto maggior luce in me stessa. Leggi il seguito di questo post »
A TU PER TU: Sabrina Tanfi
Nel cerchio rotto è il primo romanzo di Sabrina Tanfi. “Ambientato tra Argentina e Italia, nasce in seguito ad un viaggio fatto in Argentina anni fa, dal quale sono tornata perdutamente innamorata del Sud America. Il contesto storico è in parte quello dell’Argentina dei desaparecidos, tema che ho avuto modo di approfondire dopo aver partecipato ad una conferenza indetta dal console Enrico Calamai, considerato lo Schindler di Buenos Aires. Mi piaceva l’idea di raccontare una storia con una forte connotazione storica e geografica, benché frutto della mia fantasia”, ci indica l’autrice. Come risulta anche dalle altre risposte all’intervista, la collocazione esatta della vicenda sul piano geografico e cronologico si interseca alla dimensione creativa individuale. Ciò le consente di evitare riferimenti troppo precisi ma le permette comunque di chiamare in causa ricordi, sensazioni ed emozioni intense, generando una trama adeguatamente compatta e credibile e permettendo altresì di manifestare, seppure con i necessari filtri narrativi, le idee, i principi, la reazione emotiva e morale di fronte alle violenze e alle ferite del tempo e della Storia.
Marquez, Allende, Sepulveda, sono alcuni dei punti di riferimento citati nelle risposte. “Con stili e prospettive diverse sanno tratteggiare la magia senza uguali di una terra ricca di contrasti. Sepulveda ha avuto il pregio di farlo con una semplicità disarmante. Mi ha insegnato che si può essere un grande scrittore senza roboanti frasi ad effetto. Lo adoro. Sono affascinata anche dal genio di Saramago, col suo stile sopra le righe pronto a sovvertire ogni canone letterario. La passione per la psicologia mi porta a leggere anche autori come Sacks. Le sue digressioni cliniche mi affascinano molto”, dichiara l’autrice, rivelando dettagli significativi: la magia della fantasia che concilia e racchiude in sé aspetti contrastanti, la descrizione e lo scavo psicologico, la complessità e la semplicità. E, come punto di partenza e meta, la volontà di parlare di una vicenda di pura fantasia che tuttavia richiama la realtà della Storia, la verità della violenza ma anche il tenace desiderio di bellezza e di riscatto.
IM
A TU PER TU
UNA RETE DI VOCI
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
Sabrina, 45 anni, mi occupo di logistica in una multinazionale per necessità, ma la scrittura è la mia fissazione fin dalle elementari! Scrivo nei ritagli di tempo, quel poco che rimane da un lavoro full time e una famiglia con un figlio piccolo. Lettura, psicologia, viaggi e scrittura sono le mie passioni, ben correlate le une alle altre.
2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?
Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.
Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).
Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.
Nel cerchio rotto è il mio primo romanzo. Ambientato tra Argentina e Italia, nasce in seguito ad un viaggio fatto in Argentina anni fa, dal quale sono tornata perdutamente innamorata del Sud America. Il contesto storico è in parte quello dell’Argentina dei desaparecidos, tema che ho avuto modo di approfondire dopo aver partecipato ad una conferenza indetta dal console Enrico Calamai, considerato lo Schindler di Buenos Aires. Mi piaceva l’idea di raccontare una storia con una forte connotazione storica e geografica, benché frutto della mia fantasia. Riporto dalle recensioni: “… Nel cerchio rotto trascina il lettore attraverso un mistero che è allo stesso tempo una storia personale, un viaggio, una scoperta e un pugno allo stomaco”; “non sembra un romanzo di esordio. Scrittura certa, robusta e matura…”; “… un romanzo che merita lettura e diffusione… ogni personaggio e ogni momento del personaggio hanno il registro di scrittura che necessitano, senza che questo diventi mai un gioco barocco stucchevole o sovraesponga l’autrice. Quel modo di scrivere che ti coinvolge in tante storie, in tante vite, e solo dopo aver chiuso il libro ti spieghi perché. Brava.”
Una mia nota personale? In tutte le presentazioni che ho fatto per promuovere il libro ho sempre avvertito una reticenza viscerale a parlarne con lucidità, quasi dovessi mettere a nudo una parte troppo intima della mia vita. Mi piace siano gli altri a parlare del mio scritto. Quello che posso dire in maniera oggettiva è che ogni dettaglio del contesto è frutto di ricerca e studio. La storia delle protagoniste è invece storia di emozione e crescita personale, con l’intento di non creare cliché ma personaggi verosimili, non personaggi in verità ma “persone”. E il rapporto con queste “persone” ha la vividezza di un ricordo neanche troppo remoto, albergano nella mia testa anche dopo la trasposizione scritta. Non potrei concepire altrimenti la scrittura, è una parte imprescindibile di me.
3 ) Fai parte degli autori cosiddetti “puristi”, coloro che scrivono solo poesia o solo prosa, o ti dedichi a entrambe?
In caso affermativo, come interagiscono in te queste due differenti forme espressive?
Scrivo soltanto prosa non per presa di posizione ma perché completamente incapace di pensare in poesia. Pur amando molti poeti è una forma espressiva in cui non mi riconosco, mi è sempre parsa fuori dalla mia portata. Tutta la mia ammirazione per chi invece riesce a cimentarvisi!
4 ) Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività artistica personale?
Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei?
Non ho contatti diretti con qualche autore in particolare, ma se ho occasione trovo utile leggere brani di sconosciuti come me, devo dire che navigando in vari gruppi di lettura su Facebook mi sono imbattuta talvolta in piccole perle! Gli spunti sono sempre ben accetti.
I punti di riferimento sono molteplici sia tra gli autori classici che tra quelli contemporanei. Amo moltissimo Pirandello, Svevo, Orwell, Camus, Calvino, Wilde e molti altri. La passione per i viaggi e per l’America Latina mi porta comunque sempre verso Marquez, Allende, Sepulveda… con stili e prospettive diverse sanno tratteggiare la magia senza uguali di una terra ricca di contrasti. Sepulveda ha avuto il pregio di farlo con una semplicità disarmante. Mi ha insegnato che si può essere un grande scrittore senza roboanti frasi ad effetto. Lo adoro. Sono affascinata anche dal genio di Saramago, col suo stile sopra le righe pronto a sovvertire ogni canone letterario. La passione per la psicologia mi porta a leggere anche autori come Sacks. Le sue digressioni cliniche mi affascinano molto.
5 ) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale.
Quali effetti ha avuto sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare?
Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive?
La situazione nella quale ci troviamo ha reso ancora più marcate le mie passioni. Non potendo viaggiare lettura e scrittura sono il mio rifugio. Emotivamente la situazione di precarietà nella quale ci troviamo non può non avere effetti sulla produzione letteraria. Anche se una parte di me rifugge dalla tentazione di inserire un capitolo “pandemia” nel prossimo romanzo, non posso fare a meno di pensare (e di sottoscrivere) che il senso di smarrimento salterà fuori dalle righe contro la mia volontà. Scrivere è parlare di sé, sempre e comunque. Che lo si voglia o no.
Sabrina Tanfi è nata a Livorno nel 1975, dove vive con il marito e il figlio. Laureata in Scienze Politiche, appassionata di viaggi (America Latina in primis), appassionata di psicologia e lettura, lavora in una multinazionale nel settore della logistica, ma scrivere è il suo vero interesse. Nel cerchio rotto è il suo primo romanzo.
A TU PER TU – Serenella Menichetti
Credo proprio che Serenella Menichetti, da abile cuoca – che non disdegna neppure, poi, di gustare lei stessa i manicaretti – abbia trovato i giusti ingredienti. Il giusto atteggiamento per preparare tutto con estrema cura ma senza l’ossessione di sbagliare, magari mettendo un pizzico di sale o di pepe in più. Cucina con occhio e mana attenta, ma intanto si gusta le risate dei nipoti, il passaggio dei vicini, magari anche di quella pettegola e di quello vanesio, e un’occhiata la dà anche al di là dei vetri, ai colori del tramonto, al sole, alla neve, alla vita che scorre.
Fuor di metafora, e abbandonando seppure a malincuore l’odorosa cucina, si può dire che la Menichetti, nei racconti e nelle poesie, nei versi e nella narrativa, si diverta a descrivere il mondo che vede. Credo che la parola chiave sia proprio “divertimento”. Che non significa affatto scarsa cura, o espressioni sciatte e approssimative. Anzi, è il contrario. Come in ogni gioco che si rispetti, l’impegno, la volontà, la determinazione a fare sempre meglio, sono parte integrante del meccanismo e del progetto, del senso innato dell’attività. La Menichetti ci tiene a ribadire che ciò che scrive è frutto di pura fantasia. Ed è sicuramente vero. Ma è interessante e suggestivo rilevare quanto l’invenzione somigli alla realtà, quanto possa servire a scorgere, attraverso uno specchio, le meraviglie (come Alice) ma anche le miserie di questo nostro tempo e di una tempo che non c’è, e quindi assume valore universale.
Si diverte, la Menichetti a mettere un po’ di sana cattiveria in ciò che scrive. Tornando agli amati fornelli, potremmo dire che a volte getta nella pietanza, con un sorriso, un grammo in più di peperoncino. Ma solo perché sa che non può fare male più di tanto. Anzi, a volte fa bene. Favorisce la circolazione, del cervello e di altri organi fondamentali. Ama le salse agrodolci, l’autrice. Mette un po’ di cattiveria nella bontà e viceversa. L’effetto è favorevole: rende le pietanze, letterarie s’intende, meno prevedibili, spesso stuzzicanti. In versi e in prosa racconta la vita, senza pretendere di offrire risposte né verità. Gioca, con serietà, a parlare di ciò che non è ma potrebbe essere e di ciò che è ma potrebbe non apparire per quello che è. La Menichetti ama la libertà, senza scordarsi i diritti degli altri, degli ultimi soprattutto, dei perdenti, degli sconfitti; e ama i sapori speziati che tuttavia non bruciano e non rovinano le papille gustative. Le sue Trame sono bucate ma solo per lasciare cogliere, nei profili, tra gli spazi, sprazzi di mondi possibili: “Osservavo, chiedevo, immaginavo. Soprattutto immaginavo. Tutto questo mi ha permesso di interiorizzare i vari comportamenti delle persone. Ed in seguito di cucirli addosso ai miei personaggi. Le mie storie non sono mai storie vere. Mi annoierei a morte a scriverle. Mi diverto a creare storie inedite, fantastiche, a volte pure surreali”.
Surreali. Come la vita, in fondo.
IM
A TU PER TU
UNA RETE DI VOCI
5 domande
a
Serenella Menichetti
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
Grazie dell’ospitalità
Sinceramente non mi è mai piaciuto parlare di me. Ci sono delle volte che mi odio moltissimo. Ma dal momento che questa domanda mi viene spesso formulata risponderò con una specie di biografia da me preparata per simili occasioni.
Mi chiamarono Serenella. Significato Lillà . Era un freddo 17 Febbraio del 1950 Ci volle un bel collante per appiccicarmi addosso quel nome.
Spinosa come ero assomigliavo più ad un cactus. Mi scrollai dalle spine e mi adeguai. Mai raggiunsi la bellezza del fiore di Lillà.
Cercai la serenità nella circonferenza del cerchio. Girai in lungo ed in largo ogni sillaba. indossai la muta da sub e mi immersi.
-Dove?-– Ma nel mio nome.-
-Perché?- -Per cercarmi.-
Rimasi sul fondo finché non mi trovai.
Riemersi dopo lunghi giorni.
Presi carta e penna e mi raccontai.
2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?
Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.
Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).
Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.
La mia opera letteraria è una raccolta di 21 racconti scritti in tempi diversi. I personaggi, molti di cui figure femminili, sono uomini e donne tormentate, sofferte. Essi nascono dall’impatto con la vita, dalla conoscenza e consapevolezza di un mondo sofferente. Diversi sono costretti nel dramma di una scelta, di una decisione improcrastinabile.
In questi miei scritti il messaggio è la denuncia dell’ingiustizia e della discriminazione verso le figure più deboli. Ognuno di noi è unico e va accettato per quello che è, senza pregiudizi né stereotipi. Per eliminare qualsiasi pregiudizio, dovremmo cercare di conoscere l’altro. Provare a mettersi nei suoi panni. Un altro messaggio riguarda l’accettazione del sé che troppo spesso è carente, perché la società ci offre dei modelli comportamentali al di la dei quali, ci sentiamo diversi, sbagliati. Credo che dovremmo accettarsi per quello che siamo e farsi accettare, perché questo è l’unico motore capace di dare quella spinta che ci aiuta ad uscire da certi tipi di situazione.
Il titolo Trame bucate, in questo caso, assume una connotazione positiva.
La trama è bucata perché è fatta di nodi di maglie, che lasciano fori, interstizi quasi impercettibili nel ritmo della tessitura. Il buco è per sua stessa natura mancante e, come ogni vuoto, anziché elemento difettante può essere letto nei termini di un invito alla libertà, all’unicità. Alla possibilità di aggiungere maglie. Di cambiare filato, di tessere nuovamente. Ogni racconto ha una trama. Ognuno ha la trama che la vita ha tessuto per lei; Ogni persona può attuare cambiamenti alla propria trama. Trama viene da trans-meare: passare di là. Solo attraversando con i filati i buchi della nostra esistenza potremmo salvarci. Leggi il seguito di questo post »
A TU PER TU – Laura Words
L’intento di questa rubrica dedicata alle interviste è stato ed è quello di fornire qualche tessera del vasto e multiforme mosaico del mondo della scrittura. Abbiamo finora incontrato autori di diversa provenienza, età, approccio. Oggi, grazie a Laura Caroni Laura Words ci addentriamo, con sguardo curioso, nel mondo del romance contemporaneo. Di riflesso, percorriamo un tratto del mondo della rete e della scrittura in rete, incrociando lungo il cammino il fantasy (dark e non), You Tube e la promozione ad esso correlata, le serie di culto, gli spin-off e mille altri esseri che ai meno giovani e meno esperti potranno apparire strane creature aliene o comunque oggetti ignoti, ma, per moltissimi, per le nuove generazioni e non solo, sono punti di riferimento e appassionanti fonti di ispirazione, per la sfera della scrittura e dei sogni, ma anche della realtà tout court.
Partendo da questo “humus”, Laura ha scritto un romanzo a cui è legatissima, Direzione la vita, ambientato a New York, che parla di una vicenda di rinascita dopo un grave evento. Non anticipo niente della trama, analizzata più in dettaglio dall’autrice nelle risposte. Osservo solo che, al di là dei modelli, dei tempi e degli stili, la letteratura resta sempre un microcosmo che in fondo parla di quell’universo imperfetto ma tenace che è l’uomo. IM
L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio. Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine. Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira. Saranno volta per volta le stesse domande. Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica. IM
5 domande
A
Laura Words
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
Sono sempre stata un amante dell’arte e dei viaggi: aggiungo sempre una componente artistica alla mia persona; possono essere ciocche colorate, un particolare tipo di trucco/abito oppure tatuaggi di farfalle e scritte che parlano al posto mio. Da piccola emergevo sempre per le mie stranezze ma con il passare del tempo le ho rese un mio punto di forza: non bisogna mai vergognarsi di come siamo perché ognuno di noi è unico e irripetibile.
2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni? Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).
Direzione la vita è il mio libro d’esordio, oltre ad essere il primo volume di una trilogia con annesso uno spin –off. Lo pseudonimo che ho scelto per pubblicarlo è L. L: Words perché ha un tocco internazionale, oltre che richiamare il mio nome (Laura Love Words) In progetto c’è la sua traduzione prima in inglese, poi in spagnolo ed infine in tedesco; è un romance contemporaneo, con sede a New York, con sfumature medical e paranormali che tratta di tematiche delicate e sociali tra cui il recupero post incidente sia fisico che emotivo di A.C. King.
Alexander C. King è un ragazzo di 27 anni che ha sempre vissuto la sua vita in bianco e nero, alla costante ricerca dell’attenzione dei genitori che gli è stata sempre negata. Figlio di una famosa attrice del cinema e di un archeologo di fama internazionale ha sempre vissuto nel lusso ma anche nell’indifferenza. L’incidente che lo vedrà protagonista stravolgerà tutta la sua esistenza ma, oltre a fargli passare le pene dell’Inferno, gli farà capire che forse c’è davvero una possibilità anche per lui. Possibilità che porta il nome di Tyler Jones, un fisioterapista specializzato nella risoluzione di casi impossibili che si scontrerà contro il muro di rabbia e disperazione dietro il quale A.C. si nasconde. Il dottor Tyler Jones che per A.C. è l’ultima spiaggia.
Con un dono che per lui è una maledizione, Ty è un fisioterapista diverso dagli altri, anticonformista ed imprevedibile: il migliore nel suo campo. Ma basteranno la passione per il suo lavoro, l’amore per la musica anni ’80 e la costante presenza di Stone, il bastardino che ha adottato, per strappare A.C. dall’inferno in cui è precipitato?
Quando ho iniziato a scrivere la prima bozza del mio libro non stavo passando un bel periodo: facevo un lavoro che non mi corrispondeva (per ragioni che credevo giuste ma che non lo erano) e scrivere era la mia unica valvola di sfogo. Come molte altre autrici sono nata su Wattpad ma solo quando ho visto che la mia storia aveva raggiunto incredibilmente 50,000 K di letture mi sono decisa a toglierla dal portale per affidarla alle mani competenti di Claudia Bellana, la mia editor. Il messaggio che ho voluto mettere in ogni riga è questo: non importa quanto la tua situazione sia buia o disperata perché se guardi bene, proprio in fondo al tunnel della tua disperazione, vedrai una luce: seguila perché ha le vesti della Speranza, che Marika Palomba ha perfettamente reso creando la mia bellissima copertina.
Volevo che il mio romance fosse qualcosa di diverso dalle solite storie leggere che trovavo on-line; che i miei personaggi avessero carattere e spessore in modo da sembrare reali. Per questo ho intervistato una fisioterapista che si chiama Catia Colomeo per capire le varie fasi della riabilitazione di un paziente paralizzato; per avere ulteriori informazioni ho chiesto approfondimenti anche al mio medico che a sua volta ha chiesto ad altri… Come vedete è una catena d’informazione molto simile al giornalismo: chiedere è sempre la chiave del sapere perché per scrivere cose veritiere serve indagare e non lasciare nulla al caso; con questo non voglio dire di essere perfetta ma appassionata di quello che racconto sì. I miei personaggi mi parlano in mente 24h su 24h e non capisco chi dice di avere il blocco dello scrittore: basta delineare uno scheletro del libro – punto per punto – seguire i suggerimenti che ci danno i nostri protagonisti e lasciarsi sorprendere. Più volte sono rimasta a bocca aperta per quello che mi hanno fatto scrivere; è difficile da spiegare ma chi ci è passato sa di cosa parlo. Per quanto riguarda le aspettative, beh, ci sono e sono anche alte ma credo che non possa, né debba esserci nulla di meno se si crede nel proprio progetto. Per me scrivere è un vero e proprio secondo lavoro, con tanto di scadenze; chi mi conosce sa che a volte mi alzo alle sette per buttare giù una scena e anche che faccio continuamente ricerche sui vari “set” dove ambiento le mie scene. Le cose o si fanno con passione o è meglio lasciar stare.
Il 18/12/20 sarà il compleanno di “Direzione la vita” e gli dedicherò tutta la giornata organizzando un party on line su Instagram; se volete seguirlo segnatevi questa data perché ci saranno tantissime sorprese on line, il mio profilo Instagram è lauracaroni77.
Questi 365 giorni sono stati incredibili e inspiegabili; essendo un’autrice Self non ho una CE alle spalle ma ho svolto con folle piacere tutto il lavoro di promozione che mi ero imposta di fare e i risultati ci sono stati; eccome. Sono entrata a far parte del “Collettivo Scrittori Uniti”, una bellissima realtà capitanata da Claudio Secci che ha l’unico scopo di sostenere gli scrittori facendoli partecipare a diverse fiere ed iniziative, e questo mi ha cambiato la prospettiva perché sono entrata in contatto con veri professionisti. Grazie a loro avevo potuto scrivere Direzione la vita al “Salone Internazionale del Libro” di Torino e anche al “Pisa Book Festival”; entrambe saltate per l’emergenza sanitaria in corso. Ma, nonostante tutto, questo meraviglioso gruppo non ha mai mollato stravolgendo le fiere tradizionali per crearne altre totalmente on-line che hanno avuto un clamoroso riscontro. Il collettivo oltre che da Claudio è composto anche da Jessica Maccario, Manuela Chiarottino, Massimo Procopio e Manuela Siciliani a cui andrà sempre il mio grazie.
Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.
Qui sotto metto in copia una recensione di Serena che mi ha toccato e che potete leggere su Amazon:
“Ci sono storie capaci di emozioni, altre di riflessioni, altre ancora di risate o timore. In questo libro dalla narrazione profonda in prima persona al passato, con doppio punto di vista maschile non alternato, è possibile incontrare un mix di sensazioni che trascinano il lettore sin dalle prime pagine, in un percorso fatto di paure, speranze e piccoli flashback ben presentati nei capitoli di media lunghezza. Il tempo diventa attento spettatore di un ragazzo che controvoglia osserva la vita scorrere davanti ai suoi occhi, convinto, si, di non poter più camminare ma anche di non aver mai avuto niente per cui valeva la pena lottare. Già essere e/o sentirsi soli ti porta a fare di tutto, provare di tutto pur di vivere anche per un solo istante quell’amore, quell’affetto che sembra riservato a persone ricche non di soldi ma di altro. Persone che sorridono grazie al benessere altrui, che vivono di piccoli attimi spensierati con i propri cari. Persone come quel dottore diventato la “spina nel fianco” per A.C. Ty è un combattente perché sa cosa vuol dire affrontare la vita e scegliere di camminare con il sorriso sulle labbra. Sa cosa vuol dire affrontare i propri demoni, conviverci e cercare di essere un sostegno per gli altri. Per questo e per piccoli dettagli che non posso svelarvi, accetta il caso di A. C. sopportando le sfuriate, pianti e mille prove da superare. Prova, attende e poco per volta si innamora di quegli occhi pieni di dolore ma anche tanta paura. Occhi negli occhi contro il passato doloroso, contro le allucinazioni uditive in grado di distruggere sicurezze che solo la vicinanza e l’amore di medici in gamba riescono a costruire, fortificare e fissare nel cuore dei nostri meravigliosi protagonisti descritti in modo delicato, attento, mai forzato e soprattutto vero!!! Vi sono importanti accenni al paranormale presentati in modo elegante, mai reso pesante o finto e ben fusi con aspetti deliranti. Ecco uno degli argomenti base di questo romanzo: un trauma importante, se poggiato sopra una situazione già di suo compromessa, può mutare in varie forme di delirio purtroppo in grado di compromettere la quiete di una persona fino a spingerla ad atti spiacevoli.
Grazie a questo primo romanzo della trilogia ho affrontato il dolore, l’amore, l’amicizia e la forza di non arrendersi. Ho amato l’interazione tra personaggi secondari e principali, le storie d’amore solo accennate con una delicatezza indescrivibile e l’emozione… Viva in ogni singola parola.”
Penso che non ci sia altro da aggiungere.
3 ) Fai parte degli autori cosiddetti “puristi”, coloro che scrivono solo poesia o solo prosa, o ti dedichi a entrambe? In caso affermativo, come interagiscono in te queste due differenti forme espressive?
Non scrivo poesie ma solo romance.
4 ) Quale rapporto hai con gli altri autori? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività artistica personale? Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei?
Fin dall’inizio ho ricevuto tantissimo appoggio e voglio ringraziare tutte le Book Blogger e colleghe scrittrici che hanno dedicato un post, una segnalazione o un’intervista a “Direzione la vita”: sono sempre stata convinta che l’unione possa fare la forza e oggi posso affermarlo con assoluta certezza. Grazie al sostegno delle colleghe ho conosciuto Giulia Segreti – una persona splendida nonché doppiatrice professionista – che insieme al suo fidanzato Barone Mark Khell hanno dato voce a diversi testi del mio libro che potete trovare su Youtube. Adoro collaborare e do la mia totale disponibilità a chi vuole propormi progetti di scrittura collettivi: se le tematiche trattate corrispondono alle mie linee guida sarà un piacere partecipare. Inoltre voglio spezzare una lancia in favore dei social: smettiamola con la voglia di primeggiare sugli altri! Se usati bene sono davvero un portale potentissimo; sosteniamoci a vicenda e uniamo i nostri sogni per crearne altri più grandi e luminosi! Come autori di riferimento posso citarne alcuni che mi seguono da anni nelle mie giornate: Gena Showalter che mi ha fatto conoscere il genere Dark Fantasy attraverso la serie “Demons”, T.J. Klune che adoro grazie a Bear Otter e Kid, Laura Gallego García che con “Due Candele per il Diavolo” (un plauso le è dovuto per la creazione di Cat e Angel) mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta e Charlie Cochet che con la sua serie Thirds mi ha fatto follemente innamorare di Dex. Se non sapete di chi sto parlando fate una veloce ricerca su Google; non ve ne pentirete.
5 ) L’epidemia di Covid19 ha modificato abitudini, comportamenti e interazioni a livello globale. Quali effetti ha avuto sul tuo modo di vivere, di pensare e di creare? Ha limitato la tua produzione artistica o ha generato nuove forme espressive?
Durante questo periodo così strano ho scritto e scrivo tantissimo; sono così piena di gratitudine per i miei personaggi! Mi hanno letteralmente salvato la vita e forse nemmeno lo sanno; ma è questo che fanno di solito i libri: ti salvano senza che tu glielo chieda. Ecco perché scrivo.
Mi chiamo Laura e ho sempre amato scrivere ma, più precisamente, tutto ciò che riguarda l’arte: musica, scrittura, pittura, canto… Ogni cosa che può far sognare. Il mio debutto nel mondo dei libri inizia con “Direzione la vita” che ho pubblicato in self il 18/12/19 su Amazon – sotto lo pseudonimo di L.L. Words – dove si può trovare in offerta fino a Gennaio sia in formato e-book che cartaceo. Le emozioni che mi hanno accompagnato in questo anno di auto promozione sono state bellissime e difficili da descrivere: la prima persona a cui mi sento di dire grazie è Claudia Bellana, una famosa sceneggiatrice televisiva, che ha creduto fin dall’inizio in Tyler, Alexander e Stone; è stata la prima ad ascoltare la storia che da troppo tempo abitava solo nel mio cuore; un racconto nato su Wattpad che ha visto la luce solo grazie alle 50 K di letture che ha avuto e che mi hanno spinto a fare il salto e ad affidarle la cura del testo. Non avrei potuto fare una scelta migliore! Nei ringraziamenti segue subito Marika Palomba, la ragazza che ha creato la cover di “Direzione la vita”: faccio parte di quella schiera di lettori che vengono colpiti dalla copertina quindi, insieme a Marika, ho cercato qualcosa che potesse essere d’effetto e incuriosire il possibile lettore. L’immagine scelta ritrae New York, dove è ambientata la storia, durante una notte tempestosa che richiama esattamente le dinamiche l’incidente che vedrà coinvolto A.C. King, il protagonista principale. L’ennesimo grazie va a Alessia Minardi, amica insostituibile nonché beta reader, che mi ha aiutato con l’impaginazione del cartaceo: solo grazie a lei potete tenerlo tra le mani oggi. Sono originaria di Viareggio, in Toscana, ma ho viaggiato ovunque per molti anni, unendo la passione dei viaggi alla pittura che, per molti anni, mi ha portato a creare a livello professionale. La scrittura, però, è sempre stata il mio punto di partenza e inizio di ogni cosa; per molti anni sono stata una lettrice compulsiva del genere romance-dark-fantasy e i miei scrittori preferiti sono Charlie Cochet e T.J. Klune. Adesso che scrivo, paradossalmente, leggo molto meno per piacere; le mie letture infatti sono più ricerche per dare corpo ai miei personaggi e alla mia storia: ad esempio, per il personaggio di Alexander, ho letto testi medici e intervistato fisioterapisti, tra cui Catia Colomeo, che mi aiutato per descrivere al meglio la riabilitazione di A.C. Il tutto senza nessuna presunzione, ma solo con la voglia di far uscire i miei personaggi dalle pagine e farli entrare nel cuore di chi legge. Il mio sogno è quello di scrivere abitando nella location dei miei racconti – così da poter rubare profumi, suoni e odori del luogo – e anche quello di tradurre “Direzione la vita” in ogni lingua possibile. Perché, come dice Walt Disney, “Se puoi sognarlo puoi farlo.”