antonio spagnuolo
A TU PER TU – Brina Maurer
A TU PER TU
UNA RETE DI VOCI
A TU PER TU ospita oggi Claudia Manuela Turco alias Brina Maurer, poeta, romanziere e diarista, biografa e critico letterario.
Al di là delle qualifiche, sarà interessante, anche in questo caso, cogliere le peculiarità, le specifiche caratteristiche, le passioni, le lotte, le battaglie, le prese di posizioni, coraggiose, sincere, non solo in ambito letterario.
Quindi anche stavolta invito volentieri i “dedalonauti” alla lettura integrale dell’intervista da cui, in modo esplicito e tra le righe, emergono alcuni tratti intensamente rivelatori degli autori e delle loro opere, che poi sono un tutt’uno.
Buona lettura, IM
L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio. Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine. Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira. Saranno volta per volta le stesse domande. Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica.
5 domande
a
Brina Maurer
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
- Ti ringrazio per l’invito e per l’ospitalità.
Mi chiamo Claudia Manuela Turco, ma da diversi anni ormai mi sono impossessata del nome di un personaggio da me inventato per un romanzo – Brina Maurer -, dopo aver riflettuto a lungo su nomi di poeti, scrittori, attori, artisti e protagonisti di libri o film che mi piacevano. Adottando un nome d’arte, volevo prendere distacco dalla mia vita reale, o meglio, crearmi una seconda vita. C’erano pure problemi di omonimia, tra l’altro.
Il nome “Manuela” (senza la E iniziale) mi piaceva, ma non ero certa che fosse davvero mio. Infatti, da un certo momento in avanti sembrò che mio padre se ne fosse scordato al momento dell’iscrizione all’anagrafe. Il mio secondo nome ricomparve soltanto quando mi trasferii nel 2000 a Torino. “Claudia”, invece, non mi piaceva. Forse perché era stato scelto il nome “Claudio” nel caso fossi stata un maschio, e “Manuela”, se femmina. Alla fine, però, fu deciso che fossi “Manuela” ma soprattutto “Claudia”: nomen omen. Un nome importante nella nostra tradizione, penso alla gens Claudia, ma soprattutto alla parola “claudicante”. Scherzando, amo dire di essere “un autore Rizzoli”… essendo ortopedia una delle mie “passioni”!
La scelta del nome “Brina” è stata del tutto istintiva, soprattutto mi pareva sposarsi bene con
“Maurer”, un cognome abbastanza famigliare nella mia terra, il Friuli, e avendo sempre gradito come suona il cognome “Marler”, a un certo punto per me fu naturale ideare questo personaggio e, in un secondo momento, adottare questo pseudonimo. Inoltre, adoro la lettera erre (morde, mi ricorda il vetro che si infrange e taglia, è una lettera particolare, penso al rotacismo, alla sua importanza, per esempio, nella lingua latina… e un altro cerchio si chiude con Appio Claudio Cieco…) e “Brina Maurer” ne contiene ben tre.
Solo di recente ho scoperto che “Maurer” significa “muratore” in tedesco (proprio grazie a un tuo articolo, pubblicato sulla rivista “Il sarto di Ulm”). L’avevo sostituito al cognome “Turco” anche a causa del rapporto piuttosto conflittuale con mio padre. Ma alla fine mi sono ritrovata con un “cognome d’arte” che significa proprio quello che mio padre faceva per vivere!
Ho cercato a lungo di tenere separata la sfera creativa da quella privata e dal mio essere donna. Volevo scrivere opere che potessero far pensare a una voce maschile, come nel caso di Architetture Poesie Tridimensionali. E volevo una parola pura, pulita, che mi proteggesse dalla realtà. Per un certo periodo provai a destinare la poesia alla “bella parola” e la prosa allo squallore del mondo. Ma non funzionò a lungo.
Tra me e gli altri ho sempre avvertito la presenza di uno iato, come di una invisibile e sottile lastra di vetro. Per descrivermi brevemente, potrei usare parole di Luce d’Eramo: Io sono un’aliena.
Arte e Scienza – Antologia de “La Recherche”
Una bella copertina e una bella iniziativa de LaRecherche a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani.
Un modo per ritrovarsi in un volume assieme a cari amici e per riproporre un mio racconto (che trascrivo qui in calce), un po’ scientifico e molto folle.
Per fortuna, per ora, di pura fantasia.IM
ARTE E SCIENZA: QUALE RAPPORTO?
[ L’arte della scienza, la scienza dell’arte ]
(disegno di copertina realizzato da Alessandra Magoga)
Al suo interno troverete l’arte e la scienza in 72 autori, a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani.
Canzoniere dell’assenza, di Antonio Spagnuolo. Una recensione di Enzo Rega
Un recensione di Enzo Rega a “Canzoniere dell’assenza” di Antonio Spagnuolo. Si parla di amore, memoria, sogno, mani, erotismo, treni, viaggi e mille altri luoghi fuori e dentro di noi.
Si parla del tempo, di un’assenza che è presenza ancora vivissima e di un velo di dolci malizie che avvolge il ricordo nel segreto.
ANTONIO SPAGNUOLO: “ CANZONIERE DELL’ASSENZA” – Ed. Kairos – 2018 – pagg. 87
“Non immaginavo che l’amore / avesse il potere di sopravvivere anche dopo, / dopo che il suo profilo abbandona le forme / nella nebbia ormai grigia dell’ignoto” (p. 49). Questi versi, posti poco oltre la metà del libro (per cui il libro stesso si richiude come uno scrigno intorno a queste righe), probabilmente ci danno il senso stesso di questo dolente Canzoniere dell’assenza (Kairós, Napoli 2018, pp. 87, euro 12,00). Un amore che dunque fa assonanza con memoria, e verso la conclusione dello stesso testo quest’altra parola chiave compare con un altro termine topico dell’intera poesia di Spagnuolo, attinente alla dimensione onirica: “Non immaginavo che l’amore / avesse il potere di vertigini nel morso di memorie, / stregato dall’eterno sussurro, / inciso nel cristallo del sogno” (ivi). Amore/memoria/sogno. Dunque, come in un sogno, come nella dimensione atemporale del sogno, la memoria – anch’essa eternatrice – recupera l’amore, l’amore non perduto, ma sempre presente. È questo infatti un canzoniere dell’assenza/presenza, quella presenza che la poesia, freudianamente (e la psicoanalisi come nella premessa l’autore stesso sottolinea è fondamentale per Spagnuolo), recupera come in un sogno a occhi aperti, in un estremo appagamento di desiderio, il desiderio di avere ancora e sempre accanto la persona amata.
Amore, memoria, sogno una triade che si aggiunge all’altra che costantemente ha accompagnato la poesia di Spagnuolo, e cioè: seno/segno/sogno. Termini che ritroviamo anche qui ricorrenti. Il seno è la sensualità, l’erotismo che ricompaiono anche in questo libro in riferimento alla moglie ricordata anche nella sua corporeità: e ciò che manca è – al di là della stessa sensualità – il corpo come segno tangibile della presenza, e portatore accanto a noi dell’essenza stessa della persona Per fare un solo riferimento: “Ricordo le tue mani delicate, / diafane nel tocco della gioventù, / una carezza che sfugge nel sussurro / che mi opprime la mente ogni giorno / e rimbalza segreti inconfessati” (Mani, p. 33). E Spagnuolo, che negli ultimi anni è andato cantando il senso della vecchiaia ritorna qui invece delicatamente alla gioventù, anche se poi in un altro testo la tenerezza rima con la vecchiezza (“Tenerezza dicesti al tremore / degli anni che volgono a vecchiezza”; Tenerezza, p. 70). E il termine rughe che ha solcato recenti raccolte di Spagnuolo compare anche in questa più volte.
Dunque l’assenza, lo stare al di fuori dell’essere. Ma è invece dell’essenza, dello stare nell’essere che la poesia va alla ricerca. Anzi, è questa assenza che si fa presenza nelle parole stesse che la vogliono esorcizzare. Una precedente raccolta di Spagnuolo si intitolava non a caso Rapinando alfabeti (2001): cioè una intenzionale, insistita operazione di scavo nella lingua alla ricerca di ciò che in qualche modo dicesse l’indicibile. Ebbene, in questo Canzoniere compare invece l’espressione “germogliando alfabeti”, come in ascolto della voce della moglie: “Ascolta! Ascolta! Ascolta! / Il rintocco delle campane ha sempre l’eco / delle tue parole, / delle tue parole sussurrate in penombre vespertine, / delle tue parole incise nel mio ricordo / per incendiare convulsioni improvvise” (A sera, p. 72).
Questa assenza, questo silenzio producono dunque spontaneamente, naturalmente, naturalisticamente (germogliare, appunto), il bisogno di produrre un canto, un threnos. E la parola treno compare nel componimento Un treno in ombra (p. 19), sì, come simbolo del viaggio – della vita come “viaggio in sospeso” –; ma questo “treno senza meta” sembra rievocare anche il genere letterario, la trenodia, il canto per la perdita di un caro; in Specchio (p. 75) possiamo leggere, seppure declinato come impossibilità: “Non so piangere! Non so trasformarle lacrime in versi / e versi in lacrime”.
Il riferimento al treno e al viaggio ci permette qui di recuperare il tema del tempo, di cui sempre è tramato ogni riferimento alla vita, alla memoria che tenta di sottrarre all’oblio e all’ombra ciò che si è perduto scivolando dal piano del tempo finito a quello dell’infinità e dell’eternità dell’ombra. E c’è nel libro tutta un’insistenza lessicale, e dunque concettuale e sentimentale, sulle gradazioni – buio, ombra, penombra, luce, bagliore, oltre che un richiamo continuo ai colori che nella luce prendono vita, o anche e soprattutto alla “dissoluzione di colori” (p. 70). Ma non c’è un netto contrasto dialettico tra ombra e luce, nell’incertezza complessiva, nel dubbio che grava su tutto. Il riflesso della luce si fa riverbero, abbaglio, parvenza e quindi illusione (a cui corrisponde anche il “tranello” che è la vita).
Illusione, altro termine fondamentale in questo libro. Altro sentimento che, anche ontologicamente pervade l’esistenza. L’illusione dell’eternità dell’amore, perché la morte ha strappato l’oggetto-soggetto d’amore. Illusione perché l’attesa del ritorno rimane insoddisfatta: Non ritorni è il titolo di un libro precedente del 2016, un altro capitolo di questo perenne canzoniere dell’assenza. E in questo recente libro leggiamo: “La tua assenza scivola, e affogo l’ultima illusione” (p. 80).
Eppure in questo abbandono, in questo gioco tra illusione-disillusione-delusione c’è un momento nel quale sembra di avvertire una fugace composizione, o almeno la traccia di questo bisogno. Emblematico è in questo senso il testo Insieme (pp. 46-47). Leggiamo, anche se il senso delle espressioni andrebbe ulteriormente indagato nella complessità del testo: “alterna fortuna aggrega persone”; “aggrega figure”; “bene comune”; “aggregare lingue”; “legami di sangue”; “la proiezione della comunità”. Tutto ciò “all’incrocio del golfo” – Napoli, la città, la comunità – e “ancorati alla Croce”, in una “convergenza del credo”, e compare anche il termine “vangelo”. In un libro tutto incentrato nell’immanenza di un sentimento terreno, pur fortemente spirituale oltre che fisico, si affaccia, per scorci, un elemento religioso: la Croce è scritta con la maiuscola. Sappiamo che pur nella sua ricerca laica Spagnuolo ha pubblicato ormai molti anni fa «Io ti inseguirò». Venticinque poesie intorno alla Croce. Qui l’inseguita è la donna amata, ma si rivede, in uno scorcio, la Croce, come in una momentanea pausa nel dolore dell’assenza: “dove tutto è sospeso nel luogo che accoglie”.
Ma, nonostante le violenze che ho praticato al testo estrapolandone lacerti che, a partire dal titolo, Insieme appunto, testimoniano pure una via d’uscita, prevale ancora e sempre il sentimento dell’assenza: “Le mie mani ti vorrebbero ancora, / ma stringo inutilmente le mie dita / tra il cuscino e il silenzio, / e rivivo riflessi nei rintocchi / di un orologio indiscreto” (Ironie, p. 77). E proprio in conclusione c’è un velo, seppure un “velo di malizie”, che, scrive il poeta, “avvolge il mio ricordo nel segreto”.
Enzo Rega
Antonio Spagnuolo è nato nel 1931 a Napoli, dove vive. Poeta e saggista, è specialista in chirurgia vascolare presso l’Università Federico II di Napoli. Redattore negli anni 1957-1959 della rivista “Realtà”, diretta da Lionello Fiumi e Aldo Capasso, ha fondato e diretto negli anni 1959-1961 il mensile di lettere e arti “Prospettive letterarie”. Condirettore della rivista “Iride”, fondatore e condirettore della rassegna “Prospettive Culturali”, ha fatto parte della redazione del periodico “Oltranza”. Ha pubblicato i volumi di poesia: Ore del tempo perduto (Intelisano, 1953), Rintocchi nel cielo (Ofiria, 1954),Erba sul muro (Iride, 1965, prefazione G. Salvati), Poesie 74 (SEN, 1974, prefazione D. Rea), Affinità imperfette (SEN, 1978, prefazione M. Stefanile), I diritti senza nome (SEN, 1978, prefazione M. Grillandi), Angolo artificiale (SEN, 1979), Graffito controluce (SEN, 1980, prefazione G. Raboni), Ingresso bianco (Glaux, 1983) Le stanze (Glaux, 1983, prefazione C. Ruggiero), Fogli dal calendario (Tam-Tam, 1984, prefazione G.B. Nazzaro), Candida (Guida, 1985, prefazione M. Pomicio, Premio Adelfia 85 e Stefanile 86), Dieci poesie d’amore e una prova d’autore (Altri Termini, 1987, Premio Venezia 87),Infibul/azione (Hetea, 1988), Il tempo scalzato (All’antico mercato saraceno, 1989), L’intimo piacere di svestirsi (L’Assedio della poesia, 1992), Il gesto – le camelie (All’antico mercato Saraceno, 1992, Premio Spallicci 91), Dietro il restauro (Ripostes, 1993, Premio Minturnae 93), Attese (Porto Franco, 1994, illustrazioni di Aligi Sassu), Inedito 95 (nell’antologia di G. Manacorda Disordinate convivenze, L’assedio della poesia, 1996), Io ti inseguirò (venticinque poesie intorno alla Croce, Luciano Editore, 1999), Rapinando alfabeti (L’assedio della poesia, 2001, prefazione P. Perilli), Corruptions (Gradiva Pubblications, 2004, trad. L. Bonaffini), Per lembi (Manni, 2004, Premio speciale della Giuria Astrolabio 2005, Premio Saturo d’argento 2006), Fugacità del tempo (Lietocolle, 2007, prefazione G. Finzi), Ultime chimere (L’arcafelice, 2008), Fratture da comporre (Kairòs, 2009), Frammenti imprevisti (Antologia della poesia contemporanea, Kairòs, 2011), Misure del timore (dai volumi 1985/2010, Kairòs, 2011), L’evoluzione delle forme poetiche (Antologia di poesia contemporanea, Kairòs, 2013), Il senso della possibilità (Kairòs, 2013); i volumi di prosa: Monica ed altri (racconti, SEN, 1980), Pausa di sghembo (romanzo, Ripostes, 1994), Un sogno nel bagaglio (romanzo, Manni, 2006), La mia amica Morèl (racconti, Kairòs, 2008); il volume di teatro Il cofanetto – due atti (L’assedio della poesia, 1995). Nel 2007 ha realizzato la Antologia di poeti contemporanei “Da Napoli/verso” (Editore Kairòs), presentando giovani autori al fianco di una scelta schiera di storicizzati. Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, collabora a periodici e riviste di varia cultura. Attualmente dirige la collana “le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna ”poetrydream” in internet. Tradotto in francese, inglese, greco moderno, iugoslavo, spagnolo. Della sua poesia hanno scritto numerosi autori fra i quali A. Asor Rosa nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” (Einaudi).
Enzo Rega, nato a Genova nel 1958, risiede in provincia di Napoli, nella cui Università si è laureato in Filosofia con una tesi su “Heidegger interprete di Nietzsche”. Insegna in un liceo, collabora con l’Università di Salerno ed è stato Docente supervisore SISS all’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Si interessa di filosofia, letteratura e cinema. Redattore di “Gradiva” (State University of New York) e “Levania”, scrive (o ha scritto) per le riviste “L’Indice dei libri del mese”, “Poesia”, “Italian Poetry Review” (Columbia University), “Poeti e Poesia”, “La clessidra”, “Capoverso”, “Sinestesie”, “Poesia Meridiana”, “Cinemasud”, “Secondo Tempo”, “Iride” (Il Mulino), “Segni e Comprensione” (Università del Salento), “Osservatorio critico della germanistica”, (Università di Trento), “America Oggi”, “Le Fate. Arte cultura identità siciliana”, “Quaderni Radicali”, “Confini”, “Nuova Prosa” . Ha pubblicato alcuni volumi di saggi: Berlino e dintorni. Arte cultura e vita nel Novecento (Edizioni “Il Grappolo”, S. Severino, Salerno, 2001); La poesia a scuola. A colloquio con i poeti: Milo De Angelis, Luigi Fontanella, Giampiero Neri (con Carlangelo Mauro, Stango Editore, Roma 2003), Il cinema come fenomeno sociale (con Pasquale Gerardo Santella, Loffredo Editore, Napoli, 2005), La coscienza dell’utopia. Vincenzio Russo, giacobino napoletano (l’arca e l’arco edizioni, Nola 2011). Ha pubblicato di poesia Acroniche angolazioni (Forum, Forlì 1982) e Indice dei luoghi. Poesie da viaggio (e d’amore)(Laceno-Mephite, Atripalda (AV) 2011); di narrativa: Le albe inutili (C.E. Menna, Avellino 1980) e Due volte futuro (Michelangelo 1915 Editore, Palma Campania (NA) 2010). Dieci poesie tratte da Indice dei luoghi sono state tradotte in romeno da Geo Vasile in “Hyperion. Revista de cultura”, anul 30, Numarul 1-2-3/2012 (213-214-215). Nel novembre 2012 ha presentato una comunicazione (Tracce del Quijote nel cinema italiano) all’Università Autonoma di Madrid nell’ambito del III Congreso Internacional “Cervantes y el Quijote en la musica – Mito y representaciòn en la cultura europea”.
Ha elaborato il materiale didattico multimediale accluso al volume integrato di Scienze umane di Einaudi Scuola (2012) e ha pubblicato (con firma: Vincenzo Rega) una serie di manuali per le scuola: EducataMENTE. Corso di psicologia e pedagogia (per il primo biennio), Zanichelli, Bologna 2014; Panorami di scienze umane. Antropologia, Sociologia, Psicologia, Pedagogia (per il secondo biennio), con Maria Nasti, Zanichelli, Bologna 2015; Panorami di scienze umane. Antropologia, Sociologia, Pedagogia (per il quinto anno), con Maria Nasti, Zanichelli, Bologna 2016; Panorami di scienze umane. Antropologia, Sociologia, Metodologia della ricerca (opzione economico-sociale), Zanichelli, Bologna 2016.
Esiti del Premio Nazionale di Poesia “Astrolabio” 2014
PREMIO NAZIONALE DI POESIA
“ASTROLABIO 2014”
In memoria di Renata Giambene
6° edizione del Terzo Millennio
Presieduto e diretto da Valeria Serofilli
Verbale di Giuria
PRIMA SEZIONE: VOLUME EDITO DI POESIA (34 partecipanti)
In Giuria, presieduta da Valeria Serofilli, Presidente del premio,
Ivano Mugnaini, Andrea Salvini, Antonio Spagnuolo
1° Classificato
Dieter Schlesak e Vivetta Valacca, La luce dell’anima, Edizioni ETS, Pisa 2011
2° Classificato
Grazia Di Lisio, Un asciugar di tempo, Edizioni Noubs, Chieti 2014
3° Classificato
Paolo Pistoletti, Legni, Giuliano Ladolfi Editore, Borgomanero (No) 2014
Sezione specifica a tema
Omaggio a Mario Luzi
Cristiana Vettori, Agenda 2014 – Arte e Pensiero, Edizioni Helicon, Fano (PU) 2013
Premio Speciale per l’originalità del testo
Evaristo Seghetta Andreoli, I semi del poeta, Edizioni Polistampa, Firenze 2013
Premio Speciale
Per la forza espressiva del volume
Brina Maurer (pseudonimo di Claudia Manuela Turco), Architectures (three-dimensional poems), Gradiva Publications, Stony Brook, New York 2013
Premio Speciale del Presidente della Giuria
Lella De Marchi, Stati d’amnesia, LietoColle Edizioni, Faloppio (Co), 2013
Premio della Giuria
Luana Fabiano, Respiri violati, puntoacapo Editrice, Pasturana (AL) 2014
Finalisti in ordine di graduatoria
1° Evaristo Seghetta Andreoli, I semi del poeta, Edizioni Polistampa, Firenze 2013
2° Luigi Cannillo, Galleria del vento (poesie), La Vita Felice Editrice, Milano 2014
3° Sandro Pecchiari, Le svelte radici, Samuele Editore, Fanna (PN), 2013
4° Carla Spinella, Il canto dell’assenza, Leonida Edizioni, Rende (CS), 2013
5° Anna Magnavacca, Oltre la siepe di sambuco e altre poesie, Guerra Edizioni, 2012
Menzione Speciale in ordine di graduatoria
1° Giancarlo Remorini, Il canto dei cigni, Editorial Nazari, 2014
2° Matteo Casale, Studi Op. 3, Campanotto Editore, Pasian di Prato (Udine) 2014
3° Giuliana Piroso, Trasparenze, Libroitaliano, Ragusa 2007
4° Emidio Montini, Non un grido fra le palme, L’Arcolaio Editore, Segrate (Mi) 2013
5° Veronica Manghesi, Il mio mare all’improvviso, MdS Editore, Gorgonzola (MI) 2014
SECONDA SEZIONE: SILLOGE INEDITA
In Giuria, presieduta da Valeria Serofilli, Mauro Ferrari, Ivano Mugnaini, Andrea Salvini
1° Paolo Sangiovanni, Una voce ci chiama
2° Dante Goffetti, Unghie e altre storie di donne
3° Lorenzo Piccirillo, (Niente) Da ridere
Sezione specifica a tema
Maria Adelaide Petrillo, Sotto l’ombrello di foglie intrecciate
Premio Speciale del Presidente della Giuria
Franco Casadei, I luoghi dell’anima
Premio Speciale per l’originalità del tema
Giulio Maffii, Pater Fanghiglia
Premio Speciale della Giuria
Lella De Marchi, Bambina che conta
Finalisti in ordine di graduatoria
1° Donato Loscalzo, In ogni caso
2° Nicola Curzi, Scale anti-incendio
3° Maristella Bonomo, Senso di blu
4° Fabia Ghenzovich, Totem
5° Serenella Menichetti, La geometria dei frattali
6° Michele Paoletti, Come se fosse giovedì
TERZA SEZIONE: POESIA SINGOLA
In Giuria, presieduta da Valeria Serofilli, Giulio Panzani
1° Michele Paoletti, Accidentale lo sparo nella nebbia
2° Stefano Zangheri, Fuori contesto
3° Valentina Sanmartino, Sussurri
3° ex aequo Isabella Horn, Raggi e gironi
Premio Speciale per la forza espressiva
Maria Cristina Coppini, Varco
Premio Speciale per l’originalità del tema
Luciana Vasile, Non penso mai all’aldilà
Premio Speciale alla Memoria
Rosario Battaglia, Gela che ridi
Sezione Specifica a tema
Omaggio a Mario Luzi
Egizia Venturi, Torna, se puoi
Omaggio a Pisa e alla posa della prima pietra della Cattedrale
1° Afra Marangoni, Omaggio alla Cattedrale
2 Sara Costanzo, L’attesa
3° Maria D’Ippolito, Primavera a Pisa
Premio Speciale per la Sezione specifica a tema Lorenza Corsini Cattedrale
QUARTA SEZIONE: FIABA INEDITA E STORIE PER RAGAZZI INEDITE
1° Achille Concerto, Sogno nel regno di Oz
2° Paolo Stefanini, Nerino e le cose vere
3° Giorgia Spurio, C’era una volta Sami
Sezione Specifica: Omaggio Galileiano
Pietro Rainero, La caduta dell’orso, del gatto e del topo
Premio Speciale per l’originalità del tema
Giampietro Filippi, La lunga, lunga storia di Carbo, Ossi e Geno
Premio Speciale per la forza espressiva
Maria Adelaide Petrillo, Sono nata in un castello
La Cerimonia di Premiazione si svolgerà il 17 gennaio 2015 presso la Sala del Palazzo del Consiglio dei Dodici in Piazza dei Cavalieri a Pisa.
Il senso della possibilità
Il percorso letterario di Antonio Spagnuolo prosegue da anni con nitida coerenza e con la forza di un linguaggio del tutto individuale ed individuabile. Pubblico qui di seguito la recensione inedita di Francesco Politano riguardante il recente libro di Spagnuolo “Il senso della possibilità”.
Buona estate, ricca di belle ispirazioni, a tutte e a tutti.
IM
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ANTONIO SPAGNUOLO, Il senso della possibilità,
Kairós, ed.,Napoli, 2013.
Con la recente opera, Il senso della possibilità ( bello e significativo il titolo), Antonio Spagnuolo continua il suo nuovo cammino poetico, muovendosi tra cielo e terra, ombre e luci, io e altro da sé, inconscio e subconscio, realtà e finzione, giovinezza e “ vecchiezza”, vita e morte.
Nella prima sezione, che dà il titolo al libro ( emblematica, in copertina , la tela di Rousseau), pur impregnata dei”richiami” e della policromia dell’eros ( col suo”fulgore” e le sue “vertigini”), si rilevano i limiti della passione amorosa che da sola non riesce a sorreggere il mondo.
Consapevole di ciò, il poeta cerca di trovare un significato alla condizione umana, intravedendo un punto luminoso all’orizzonte, nella sua risalita dall’abisso del vuoto, del nulla, tendendo quindi al di là delle apparenze, oltre il visibile . In questo suo tentativo, egli parte da una realtà che presenta colori dai “profili ormai grigi” e incerti, pieni di una malinconia “ che graffia, che morde, che inasprisce/ le braccia” ( cfr.”Briciola”, a p.84) e di nostalgia per la perdita della bellezza, “ dei bagliori” dell’esistenza, in un periodo mutato rispetto alla fase precedente, mentre “riaffiora / l’antica solitudine” assieme all’angoscia.
Vano è il suo aggrapparsi alla natura e ai suoi doni ( fiori, paesaggi ecc.), perché irrompono i ricordi che bruciano “fra le dita” e sulla pelle, “mentre un disco dei Platters /punteggia il vecchio alfabeto a capogiro” ( cfr. la chiusa di “Quiete”, a p.44). Tuttavia,egli non si arrende, non si rassegna. Lo confermano, nel suo linguaggio, i verbi adoperati, che sono dinamici e flagranti: penetrare, scavare, cercare, inseguire, attanagliare, distruggere, fremere, impazzire, sgusciare, rincorrere, sfidare, strappare, spaccare, pulsare, mordere ecc.
Il suo sforzo di aprirsi un varco verso il trascendente e gli altri, per disvelare il mistero, si rivolge, dunque, a Dio ma pure all’Uomo, ben mixando un lessico normale,spesso asciutto, e varie espressioni scientifiche. Dal ricordo riemergono altresì le preghiere della sua prima giovinezza( specialmente l’Ave e l’Angelus), mentre il Nostro, con il suo bisogno di Dio, sembra muovere i suoi passi verso la fede, sebbene manchi ancora il passaggio da Dio quale dovere o bisogno, a Dio come desiderio, l’anello a cui si salda la sua duplice passione per l’Assoluto e per l’Uomo.
Razionalista convinto, Spagnuolo sa che la ragione non può andare oltre per riempire la sua ( come la nostra) esistenza terrena, per cui egli lancia il suo “grido” verso Dio, pur con passi inquieti e nell’assenza del trascendente, che lacera la nostra presunta sicurezza.
Un discorso a parte merita l’altra sezione, “ In memoria “, dedicata ad Elena, l’indimenticabile consorte, la cui perdita provoca nel poeta uno stato di smarrimento, fatto soprattutto di solitudine e di paura. Si tratta di un cambiamento drammatico e improvviso, dove i lessemi “ canto” e “memoria”/ricordo” esprimono incisivamente la tristezza di Spagnuolo, stretto nel dilemma vivere o ”inceppare nel vuoto”.
In questi tredici componimenti, il cuore del poeta appare dunque rabbuiato dal dubbio e dal dolore per l’assenza della donna amata, come evidenziano efficacemente le dicotomie buio/ luce e voce/ silenzio. Il Nostro si sente quasi dimezzato, lacerato, desolato. Tuttavia, egli cerca di elaborare il suo lutto, vacilla ma non si abbatte, aggrappandosi alle parole( e al cuore) per risollevarsi.
Sembra proprio che , lasciandosi attraversare dal dolore e riconoscendo i suoi limiti con sincera tensione conoscitiva, senza quindi arroccarsi egoicamente, Antonio Spagnuolo voglia continuare a progettare la vita, uscendo da se stesso ed aprendosi agli altri. I temi della fine e del vuoto provocano, pertanto, in lui un senso di amarezza e di incertezza. E, ricordando la sua cara compagna, che è ormai “ nel soffio dell’eternità”, per un momento vorrebbe morire ” per sparire nel nulla / o per scoprire dove si cela la tua sembianza”. Ma la fine dell’amata, lo spinge, d’improvviso, a piangere, a riconoscere che qualcosa di prezioso si è perso, quasi superando la frattura tra la sfera fisica e quella spirituale. Gli stessi verbi usati risultano inoltre adeguati alla sofferenza del poeta: gelare, perdere, piangere, lacerare, corrodere, inaridire, inceppare, finire, fissare, raggelare, affondare ecc.
Ma, pur sembrando assente, Dio è comunque presente quale “ eterno” o “ eternità” e “ incanto di preghiere”, avallando l’impressione, che il Nostro sia un non credente che crede di non credere in “ un percorso che si svolge …sotto il cielo di Dio” quale anelito alla ricerca, “ nell’orizzonte del mistero, della trascendenza” (cfr. G. Ravasi, “ Alla frontiera del credere e non credere” ne IL DIO IGNOTO, Corriere della sera, 2013). Emerge perciò, da questi versi, una sorta di” rimprovero”-amore ( mai di astio)verso Dio.
Francesco Politano