arte
“Crisalidi”, di Giuliana Donzello
“Il vero viaggio della scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. La frase è di Proust, ma ben si addice al senso e alla direzione del percorso letterario di Giuliana Donzello. Lei stessa la cita, appropriatamente, nel sincero e dettagliato resoconto che mi ha inviato per descrivere le tappe che l’hanno condotta a scrivere il libro di poesie Crisalidi.
Segnalo volentieri il libro di Giuliana, e consiglio a chi leggerà questo post di dare un’attenta occhiata anche alla nota in cui l’autrice parla del suo volume. Per le informazioni che contiene, utili ad una comprensione partecipata delle tematiche e delle simbologie, ma anche per il rispetto sincero nei confronti della poesia che l’ha condotta ad avvicinarsi gradualmente al mondo dei versi, senza fretta, senza approssimazioni ed improvvisazioni.
“La crisalide è uno stato di quiescenza, in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il bruco in farfalla. Il ricorso metaforico alle crisalidi del titolo doveva indicare il mio stato iniziale di poetessa. Mi sono sentita bruco, ma doveva essere benaugurante della mia metamorfosi in farfalla”, scrive la Donzello.
In un mondo caratterizzato da frettolose prosopopee, è bello osservare la solenne e progressiva sacralità di questo passaggio compiuto con la cura e l’eleganza di un rito orientale.
Il risultato è un libro maturo e consapevole, ma, per fortuna dell’autrice e dei lettori, i versi sono pervasi anche dall’immediatezza di uno stupore sincero (torna con frequenza questo aggettivo chiave perché costante è l’impressione di genuinità non forzata e non di maniera che traspare dalle pagine).
Come sempre accade in questo spazio riservato alla segnalazioni di libri, mi limito volutamente ad accennare ad alcuni punti cardine.
È giusto ed è bello che sia il lettore a scoprire i momenti in cui la crisalide muta il suo aspetto in farfalla. E il modo in cui accade, nel mondo della scrittura, è sia forma che sostanza.
Il consiglio è quello di sempre: cercare il libro, magari anche contattando l’autrice o l’editore, e leggendolo confrontare le proprie impressioni con le coordinate fornite qui succintamente, ma anche in maniera più diffusa nella prefazione che pubblico integralmente in questo stesso post.
Da parte mia, confermando il mio consiglio di lettura, e, auspicando per tutti i “dedalonauti” un favorevole ritorno alle attività dopo la pausa vacanziera, aggiungo solo un altro breve ma luminoso dettaglio tratto anche in questo caso dalla nota dell’autrice:
“Dalla memoria affiora il ricordo che consente un viaggio dalle diverse connotazioni e fedeli al dualismo di Henri Bergson sono le liriche affidate a due diverse sezioni: “presenze e desideri”, affidate ad un linguaggio volutamente più lirico; “mancanze e assenze” dove il linguaggio si fa introspettivo della realtà”.
Nel momento in cui “de-sidera” e percepisce il senso del pieno e del vuoto il bruco è già farfalla.
IM
Crisalidi – Nota dell’autrice
Il libro nasce da un atto di consapevolezza. Per molti anni ho fatto della prosa poetica il mio stile, perché consideravo la poesia così alta e destinata ad essere privilegio di pochi eletti, da considerare ancora immaturo e maldestro il mio approccio. Eppure in tutto ciò che scrivevo la poesia si rivelava. Determinante per me è stato il percepire imminente e necessario un mutamento.
La crisalide è uno stato di quiescenza, in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il “bruco” in farfalla. Il ricorso metaforico alle “crisalidi” del titolo doveva indicare il mio stato “iniziale” di poetessa. Mi sono sentita “bruco”, ma doveva essere benaugurante della mia metamorfosi in “farfalla”.
Per scelta i testi sono brevi ed essenziali, risultato di un lavoro di limatura condotto soprattutto sul ritmo, le sonorità delle parole e le immagini a cui esse aprono attraverso l’uso delle metafore, lasciando al lettore libertà di lettura e di immedesimazione. Sullo sfondo della ricerca c’è sempre il rapporto tra la realtà dello spirito e la realtà della materia, come insegna Bergson.
Dalla memoria affiora il ricordo che consente un viaggio dalle diverse connotazioni e fedeli al dualismo di Henri Bergson sono le liriche affidate a due diverse sezioni: “presenze e desideri”, affidate ad un linguaggio volutamente più lirico; “mancanze e assenze” dove il linguaggio si fa introspettivo della realtà.
Accanto all’amore in tutte le sue accezioni vivono da protagonisti luoghi e città. Venezia ricorre sovente, anche in una semplice foto, il più come emblema di solitudine e sinonimo di separazione forzata dagli eventi, e soprattutto luogo di partenza ed eterno ritorno della mia scrittura, con Santa Croce, il sestiere che mi ha vista bambina e adolescente e al quale ritorna l’anima della donna adulta.
Tema antico, il tempo segna ogni cambiamento, disegna altri volti, scandisce le azioni del quotidiano, è spesso affidato a descrizioni liriche, dove la struttura lineare del verso comporta attraverso un traslato un rovesciamento del discorso che permette di comprendere l’assunto secondo il quale la poesia si caratterizza per la sua funzionalità estetica delle sue figure retoriche.
Arte e Scienza – Antologia de “La Recherche”
Una bella copertina e una bella iniziativa de LaRecherche a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani.
Un modo per ritrovarsi in un volume assieme a cari amici e per riproporre un mio racconto (che trascrivo qui in calce), un po’ scientifico e molto folle.
Per fortuna, per ora, di pura fantasia.IM
ARTE E SCIENZA: QUALE RAPPORTO?
[ L’arte della scienza, la scienza dell’arte ]
(disegno di copertina realizzato da Alessandra Magoga)
Al suo interno troverete l’arte e la scienza in 72 autori, a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani.
La memoria dell’acqua
Qui di seguito pubblico una mia nota di lettura inserita nel volume “La memoria dell’acqua” di Giovanna Iorio pubblicato da Davide Ghaleb editore.
Le poesie del libro di Giovanna Iorio sono ispirate alle opere pittoriche di Carlo Vincenti.
La postfazione è di Miriam Castelnuovo.
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“Mi vedo in quei lacerti”. Queste parole dirette, lineari, scritte a Carlo Vincenti dal fratello minore Fabio nella lettera riportata nella parte finale di questo libro, testimoniano la vittoria dell’artista. Tardiva, paradossale, aspra, tagliente, ma pur sempre di vittoria si tratta. E parte di questa vittoria, di questo dialogo, di questa presenza ancora viva, sono anche i versi ispirati alle opere di Carlo Vincenti scritti da Giovanna Iorio. La memoria dell’acqua è un libro sincero, lontano dagli stereotipi, distante anni luce dai volumi scritti per sfruttare l’onda propulsiva che deriva dall’accostamento di parole e immagini. Qui siamo di fronte a versi autentici, consci della difficoltà dello sguardo ma altrettanto tenacemente determinati ad abbattere barriere e ostacoli. Per far sì che la parola scritta cerchi davvero di esprimere quella scommessa ineluttabile che è l’emozione, quel codice sotterraneo che unisce persona a persona, segno a segno.
Il titolo del libro risulta adeguato, in quest’ottica: l’accostamento tra memoria e acqua, oltre a fare riferimento ad un fenomeno fisico realmente esistente e rilevabile ha anche una significativa valenza metaforica. La permanenza, la costanza, si unisce all’atto e alla percezione del fluire. In tal modo la fragilità della comunicazione umana, la sua stessa essenza, acquisisce consistenza, una forma di materialità, una corporeità (parola chiave sia per la parte iconografica che verbale di questo libro). Il corpo dell’arte, tuttavia, cresce, si sviluppa, si trasforma, ingloba mondi e ne viene inglobato. Sfuggendo, in tal modo, alla morte. Alla sola fine che davvero teme: il silenzio, l’oblio. “Chi non parla è dimenticato”, recita l’epigrafe del libro, tratta dalle parole di Pasolini. L’espressione, di qualunque genere essa sia, di qualsiasi natura e forma, strappa l’uomo al nulla. Anche il dolore assume una misura, non meno cruda, ma dotata di un significante (anche in assenza di un significato), una voce resa immagine e grafema decodificabile.
Carlo Vincenti è stato, ed è, attraverso i segni e i segnali che ha lasciato, artista e poeta. Ha unito parola e immagine. Attraverso una fusione che, ancora una volta, richiama materiali concreti, metalli, liquidi, corpi plasmati che mutano aspetto. Tramite il potere di modificare, in tal modo, lo spazio e il tempo. Rendendoli tattili, percepibili attraverso i sensi, quindi umani, anche nella consapevolezza del fuoco e della lama, la cognizione del dolore. Parlando dell’opera di Vincenti, Mirella Bentivoglio ha osservato che il suo lavoro fu “celebrazione lapidaria del segno in tutte le sue forme”.
Giovanna Iorio ha percepito in questa poliedrica, addolorata e vitalissima espressione artistica, una profonda sintonia. Per quei percorsi indecifrabili, misteriosi e maliosi che mettono in connessione due percorsi e due persone. Ma anche per ragioni che, per quanto impalpabili ed astratte, sono anch’esse in un certo senso tattili, concrete. Per la compresenza di poesia ed immagini, sia nei lavori di Vincenti che nei suoi testi. Anche Giovanna ha una visione del mondo amara ma aliena alla sconfitta. Anche lei cerca la meraviglia nella consistenza della natura, degli oggetti, delle azioni umane piuttosto che in algide riflessioni.
Nei primi due versi della lirica “Donna fontana” il binomio è espresso con esplicita capacità suggestiva: “A goccia a goccia/ ripeteva una storia”. Gli elementi materiali e mentali a cui si è fatto cenno si incontrano, si schierano fianco a fianco, preparano il tragitto condiviso. La goccia richiama la pioggia, gli agenti atmosferici, oppure il componente essenziale della vita. Il passo successivo, gesto spontaneo, connaturato, è tramutare il fluido in pittura, come i minuscoli grumi di colore degli Impressionisti, o come nei quadri del pointillisme. Il passo successivo, o meglio, simultaneo, conduce alla parola, la voce, la storia. La natura, la sua espressione, si fa, in modo immediato e necessario, narrazione, racconto. Il soggetto e l’oggetto si sovrappongono, giocano a mutare ruolo e posizione.
Ci sono echi montaliani nei versi successivi della lirica: “sotto il muretto torto/ sotto il sole corto/ sotto il mio sguardo assorto”. Ma la poesia di Giovanna Iorio è personale ed autonoma. Quel “sole corto” è quadro visivo e verbale del tutto individuale, denso di ironie e malinconie vissute in prima persona. Così come i versi finali di questa lirica: “senza capire bevevo/ senza dissetarmi vivevo”. Resta un’autentica sete, una curiosità mai spenta.
Alimento privilegiato di questa urgenza di esplorazione, sono le opere di Carlo Vincenti. Giovanna Iorio ha assorbito avidamente i segni espressivi dell’artista. Con delicatezza, con rispetto, ma anche con quella forza sincera, quella foga che rende giustizia all’arte, che, come l’amore, per essere autentica non richiede né consente atteggiamenti neutri. Le parole allora devono rendersi libere e randagie, citando il titolo di una delle liriche del libro. Devono acquisire “rosse papille/ trapuntate d’occhi” che “esplorano lutti/ pupille cieche”. La ragione deve abdicare a se stessa per ritrovarsi, nel livello successivo, ulteriore. Il quadro di Vincenti grida con i suoi colori tale conflitto, il desiderio e la necessità di andare al di là della superficie. Giovanna Iorio raccoglie l’invito e la sfida esplorando con la sete la sua stessa sete, il gusto e il disgusto, i sensi che si confondono per potenziarsi a vicenda: gli occhi percepiscono odori e sapori e vanno oltre, verso il mistero dei misteri: “non s’arrendono davanti ai cancelli ròsi”. I versi, spesso privi della punteggiatura, corrono da immagine a immagine, da sensazione a sensazione. Non sono mai puramente descrittivi, cercano “sotto le ortiche”.
Magari per scoprire, come nella poesia successiva, “Le spose vergini”, che “non resta che il guscio/ la bava”. Oltre i colori, oltre le immagini del mare, evapora l’alba. Ma nella riflessione c’è tutto l’insieme, il prima e il dopo. L’alba evapora al primo rossore, ma resta la sua memoria, la permanenza del suo fluire. Così come resta, dalla lettura di questo libro, il senso di un’incontro letterario ed umano tra due forme espressive, la pittura e la poesia, il cui dialogo, quando sussiste l’onestà dell’emozione, è profondo e immediato. Con la possibilità di specchiarsi l’una nell’altra, riflettendo immagini e voci che diventano reali e sincere nell’attimo in cui si riesce a dire “qualcosa di strano/ una storia simile a un nastro/ di seta liscia liscia” che scorre. Come acqua, tempera, inchiostro, memoria.
Ivano Mugnaini
La Mosca di Milano , numero 24
Con il patrocinio dell’ l.C.
“Casa del Sole” di Milano
vi invita
Lunedì, 28 maggio 2012 – h. 18.00
Auditorium ex Chiesetta del Parco Trotter
con ingresso gratuito
Presentazione del
n. 24 della Rivista
la Mosca di Milano Intrecci di Poesia, Arte e Filosofia
Sguardo e Visione
con la partecipazione di
Corrado Bagnoli, Giusi Busceti, Luigi Cannillo,
Gabriela Fantato, Angelo Lumelli, Ottavio Rossani
leggeranno i propri testi inediti
Zefferina Castoldi e Angela Passarello
L’ingresso principale del parco è in Via Giacosa, 46 – Milano – M1 Rovereto. Con una passeggiata di due minuti tra gli alberi sul viale di sinistra,
si avvista il campanile della Ex-Chiesetta. Sarà sempre aperto l’accesso diretto dal cancellino di Via A. Mosso, 7 (Angolo Via Padova).
versincanto@gmail.com – tel. 02/26822533
Milo De Angelis all’Accademia di Brera
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BRERA
DIPARTIMENTO ARTI VISIVE
SCUOLA DI GRAFICA D’ARTE
transizioni arte__poesia
Milo De Angelis
reading, immagini di Viviana Nicodemo
lunedì 21 maggio 2012 ore 16.30
Accademia di Brera, sala napoleonica
Il laboratorio transizioni arte__poesia ospita lunedì 21 maggio alle 16.30 un reading di Milo De Angelis, presentato dal poeta Italo Testa. Nell’occasione sarà presente l’artista Viviana Nicodemo, e saranno proiettate immagini dal suo libro fotografico Necessità dell’anatomia, e dal video Cantica, realizzati in collaborazione con l’autore.
Tra le voci più significative della poesia italiana contemporanea, Milo De Angelis vive a Milano. Ha pubblicato le raccolte Somiglianze (Guanda, 1976), Millimetri (Einaudi, 1983), Terra del viso (Mondadori, 1985), Distante un padre (Mondadori, 1989), L’océan autour de Milan et autres poèmes, traduit de l’italien par J.-B. PARA, M.E.E.T., Saint-Nazaire, 1993, edizione bilingue comprendente la prima versione del poemetto L’oceano intorno a Milano, inedita sia in francese che in italiano), Biografia sommaria (Mondadori, 1999), Tema dell’addio (Mondadori, 2005), Quell’andarsene nel buio dei cortili (Mondadori, 2010). Con
Tema dell’addio ha vinto il Premio Viareggio 2005. Le sue poesie sono raccolte nelle antologie Non solo creato (Crocetti, 1990), Dove eravamo già stati. Poesie 1970-1999 (Donzelli, 2001), Poesie (Oscar Mondadori, 2008, introduzione di Eraldo Affinati). Sue poesie sono state tradotte in volume in lingua inglese e francese. Scrittore di racconti e saggi, è stato anche traduttore dal francese di Racine, Baudelaire, Maeterlinck, Blanchot, Drieu La Rochelle, e dal greco e dal latino di Eschilo, Virgilio, Lucrezio, dell’Antologia Palatina e di Claudiano. Ha scritto il romanzo La corsa dei mantelli (Guanda, 1979). è autore del saggio Poesia e destino (Cappelli, 1982), dell’Introduzione a Gli epistolari (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1995), e Introduzione e scelta di Ogni parola ha un suono che inventa mondi: poesie e racconti (Arpanet, 2002). Ha diretto la rivista di poesia “Niebo” e la collana omonima delle edizioni La Vita Felice, per la quale ha presentato numerosi poeti contemporanei, fra cui Marco Molinari, Angelo Lumelli, Dario Capello, Michelangelo Coviello, Maria Attanasio, Andrea Leone, ed altri. Suoi interventi e saggi si trovano anche in riviste, fra cui Altri Termini, Vel, Nuova Corrente, Schema, Poesia, I Quaderni del battello ebbro, Nuovi Argomenti, Gradiva.
Alcuni artisti, fra cui Giovanna Caimmi e Paolo Cervi Kervischer, hanno dedicato loro opere alle sue poesie. Nel 2010 Viviana Nicodemo ha esposto presso la Galleria Civica di Palazzo Ducale a Pavullo nel Frignano (Modena)
Via dell’inizio, mostra di opere fotografiche e video in dialogo con 27 liriche inedite dell’autore (successivamente
pubblicate in Quell’andarsene nel buio dei cortili).
transizioni arte__poesia
a cura del poeta Italo Testa e dei docenti Paolo Di Vita, Chiara Giorgetti,
Rosanna Guida, Margherita Labbe, e Anna Mariani
Ingresso libero
info:
daverso.brera@gmail.com
Fabbrica e repubblica di poesia
ADRIANO SPATOLA GUARDA UN TESTO
martedì 8 maggio 2012 ore 11
Accademia di Brera, sala napoleonica
Il laboratorio transizioni arte__poesia, ospita l’importante contributo storico-critico
di Eugenio Gazzola sulla vicenda sviluppatasi a partire dal 1970 nella casa-redazione
abitata da Adriano Spatola e Giulia Niccolai, ”luogo di formazione e iniziazione, per
alcune tra le figure di artisti più delocalizzate e nomadi che sia dato conoscere”.
L’incontro sarà presentato dalla prof.ssa Rosanna Guida.
“Di repubblica della poesiaparla Eugenio Gazzola nella sua attenta, documentatissima
indagine sulla nascita, lo sviluppo, la fine di quell’esperienza di autogestione, in certa
misura artigianale, di poesia e di plurime iniziative editoriali: ed è la geografia dei
luoghi, a catturare in primo luogo l’attenzione, non separabile dalle iniziative editoriali,
dagli incontri, dalla vitalità stessa di quella fabbrica letteraria. Colpisce la coincidenza,
e insieme l’evidente discrepanza, tra una realtà topograficamente, geograficamente
perimetrata, periferica, locale e il carattere delocalizzato, a più livelli, sprovincializzato,
cosmopolita, multimediale, internazionale, delle esperienze che vi trovarono un ancoraggio.
” (dalla recensione di Niva Lorenzini, Punto Critico, 07-07-2011)
Eugenio Gazzola Critico d’arte e saggista, è autore dei volumi Nervosismi (Berti, 2009), Al miglior mugnaio.
Adriano Spatola e i poeti del mulino di Bazzano (Diabasis, 2008); Parole sui muri. L’estate
delle avanguardie a Fiumalbo (Diabasis, 2003); Breviario d’arte contemporanea (Sicheledizioni,
2000).Ha curato Malebolge. L’altra rivista delle avanguardie (Diabasis, 2011); The complete films,
raccolta delle opere di Corrado Costa (Le Lettere, 2008); Gloria dell’assente. La Madonna per San
Sisto (con F. Milana, Vicolo del pavone, 2004).
Ingresso libero info: daverso.brera@gmail.com daverso.wordpress.it
Antonia Pozzi – settimana di studio
LA CASA DELLA POESIA
Milano
Perché la poesia ha questo compito sublime.
Ad Antonia Pozzi nel centenario della nascita
Settimana di studio
Milano, 3 – 8 maggio 2012
A cura di Matteo M. Vecchio
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PROGRAMMA
Giovedì 3 maggio
Casa della Poesia, Palazzina Liberty (parco Vittorio Formentano, largo Marinai d’Italia)
ore 17
Tavola rotonda. Antonia Pozzi e/a Milano
Marisa Bulgheroni, Marco Dotti, Tomaso Kemeny, Giancarlo Majorino, Alessandro Quasimodo,
Mariapia Quintavalla, Antonio Riccardi, Tiziano Rossi, Matteo M. Vecchio
ore 21
Processo ad Antonia Pozzi
A cura di Alessandro Quasimodo e Paola Ciccioli
Con la partecipazione di Giuseppe Amatulli, primo corno dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
(musiche di Benjamin Britten)
*
Sabato 5 maggio
a partire dal Liceo Ginnasio Manzoni (via Orazio, 3)
ore 10
Passeggiata d’Autore. Itinerari urbani letterari.
I luoghi e gli itinerari di Antonia Pozzi, Vittorio Sereni, Gian Antonio Manzi, Eugenio Colorni,
Antonio Banfi
a cura di Matteo M. Vecchio
– Liceo Manzoni, Aula Magna;
– via Carducci;
– corso Magenta, 50 → residenza di Antonio Banfi
– via Ruffini, 4/6 → Scuola Elementare Ruffini
– via Mascheroni, 23 → residenza di Antonia Pozzi
– via Pagano, 42 → residenza di Vittorio Sereni
– via Pagano, 65 → residenza di Gian Antonio Manzi
– via Guido d’Arezzo, 8 → residenza di Eugenio Colorni
Letture di Mariella Parravicini
*
Martedì 8 maggio
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori (via Riccione 8)
«Cenni per un nostro clima». Antonia Pozzi, Milano, la «singolare generazione»
Convegno di studi
ore 9,45
Presiede Matteo M. Vecchio
Fabio Guidali
(Università degli Studi, Milano; Freie Universität, Berlin)
Antifascismo cum figuris. Arte e politica nella Milano di Antonia Pozzi
Marcello Gisondi
(Università degli Studi Federico II, Napoli; Ludwig-Maximilians-Universität, München)
Un giovane maestro: Antonio Banfi teoretico
Georgia Fioroni
(Université de Genève)
«E a noi | forse sovviene di un istante, quando | qualchecosa si perse»: Antonia Pozzi 1937
Leda Bellanova
(Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Identità e relazione nella poesia di Antonia Pozzi: per una riflessione sul tema dell’«incontro» tra l’Io,
l’Altro, il Mondo
Ore 14
Presiede Georgia Fioroni
Matteo De Simone
(Associazione Italiana di Psicoanalisi, A.I.Psi; Coordinatore della Commissione Cultura dell’Associazione
Italiana di Psicoanalisi, Presidente della sezione romana dell’International Association for Art
and Psychology)
Sostare in riva alla vita. Note sulla poesia di Antonia Pozzi
Chiara Pasetti
(Université de Rouen; Università degli Studi Roma Tre, Roma)
Antonia Pozzi e le opere giovanili di Gustave Flaubert
Matteo M. Vecchio
(Università degli Studi, Firenze; Université Paris-Sorbonne, Paris IV)
Antonia Pozzi e l’officina ideologica di Flaubert negli anni della sua formazione letteraria
Ornella Spano
(Università degli Studi, Cagliari)
Per una lettura ecocritica di Antonia Pozzi traduttrice di Manfred Hausmann
Serena Cacchioli
(Scuola per Interpreti e Traduttori SSLMIT, Trieste; Università degli Studi di Pisa)
Antonia Pozzi e le voci femminili della poesia lusitana
Con il patrocinio scientifico di
Enciclopedia delle Donne
Milano
Fondazione Carlo e Marise Bo
per la Letteratura Europea Moderna e Contemporanea
Urbino
Fondazione di Studi Storici Filippo Turati
Firenze
Fondazione
Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Milano
Giuliano Ladolfi Editore
Borgomanero
Istituto Comprensivo Statale Giovanni Pascoli
Milano
Istituto di Studi Filosofici Antonio Banfi
Il Mauriziano – Reggio Emilia
«Italian Poetry Review»
Columbia University – Department of Italian
The Italian Academy for Advanced Studies in America
Fordham University – Department of Modern Languages and Literatures
University of Washington – Division of French and Italian Studies
New York
la Feltrinelli
Milano
Liceo Ginnasio Statale Alessandro Manzoni
Milano
Provincia di Milano
Assessorato alla Cultura
Milano
Satisfiction
Milano
Mille modi di cucinare la signorina Richmond
Comune di Milano Expo Days
Museo del Novecento – sala Fontana
venerdì 4 maggio ore 18 – 18.30 – 19
Mille modi di cucinare la signorina Richmond
performance di Valeria Magli
testo di Nanni Balestrini
Cucina, danza e poesia gli ingredienti di questa storica
performance (1984) di Valeria Magli, tra nonna Papera e un film
horror.
Il testo di Nanni Balestrini, composto con diversi manuali di arte
culinaria ricombinati e mescolati, si snoda come una lunga ricetta
per un elaborato e raffinato menù di alta cucina.
Metafora del lavoro artistico. Stesse sono le azioni per arrivare
all’opera d’arte compiuta: manipolare, usare, sminuzzare,
ricomporre e dunque trasformare.
Valeria Magli con la voce e con il corpo crea un un’altro gioco
sopra quello linguistico di Balestrini: partire dagli scarti, disfarsi dei
materiali della tecnica e lasciare danzare la fantasia.