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A TU PER TU – Mario Fresa

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L’ospite di oggi della rubrica A TU PER TU è Mario Fresa. Come avrete modo di rilevare dalle sue risposte all’intervista, il suo modo di concepire e vivere la scrittura è improntato all’azione di contrasto che porta avanti con assidua coerenza nei confronti della “dittatura dell’ordine raziocinante della cosiddetta realtà”. L’espressione è estrapolata dalla risposta riguardante il suo libro di recente uscita, Bestia divina, ma può essere letta anche in una prospettiva più ampia. Fresa spazia tra prosa, poesia e critica rifuggendo sempre le vie eccessivamente battute o i percorsi agevoli, lisci e “canonici”. Si definisce “un felice impuro, con la tendenza a una convinta disobbedienza verso tutte le categorie di forma assoluta”. Ciò gli ha consentito di ritagliarsi uno spazio proprio, una posizione ben definita, sia a livello di produzione che di ricezione, generando, cioè, pareri e reazioni mai neutri, mai anodini.
Anche in questo caso, l’invito è a cogliere attraverso le espressioni dell’autore, nel contesto più ampio e dettagliato delle sue risposte, i punti che ho accennato in questa introduzione.
Buona lettura, IM

 

A TU PER TU

UNA RETE DI VOCI

Bestia divina copertina

5 domande

a

Mario Fresa

 

1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.

Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?

Mi parrebbe imbarazzante un’autopresentazione. La biografia è un accidente e non è affatto interessante (se non è addirittura disturbante o deviante o respingente). Sicché preferirei glissare. Capisco, da questo punto di vista, l’Hassan di Alfred de Musset: «Il suo cuore era una casa priva di scale…».

 

2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?

Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.

Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).

Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.

No, non ho alcun rapporto intimo (cioè “personale”, sentimentale) con ciò che scrivo. O meglio: ciò che scrivo è in rapporto esclusivo con tutto quel che si oppone alla maschera dell’io (ha a che fare, dunque, con l’Es; ed è per questo profondamente autentico – poiché Adorno specifica che: «L’Es è l’io»). L’ultimo libro s’intitola Bestia divina; è stato pubblicato nel 2020 presso la Scuola di Pitagora editrice (su invito del direttore di collana). È un libro di poesia: dunque l’esternazione di un’allegra e crudele forma di nevrosi. È, forse, un romanzo la cui trama è stata violentemente stracciata, strappata. Ed è una favola nera con personaggi veri (sì, così tanto veri che sembrano tutti innaturali, o fantasmatici o inventati). Ma è soprattutto un luogo di diserzione dell’io. Un cruciverba privo di soluzioni (o con troppe soluzioni). Ed è, infine, un attestato di violenta fedeltà: fedeltà all’incongruo, al non dicibile, al nascosto (dunque, allo spirito della musica, suprema lingua dell’Essere). Ci sono anche varie prose: non anti-poesie, ma dolci spine senza rose, balletti che hanno presto dichiarato guerra alla croce del significato univoco, alla dittatura dell’ordine raziocinante della cosiddetta realtà.

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