Dna
IBRIDI/ HYBRIDS: il volto alieno della verità
Su invito di Manuela Minelli di “Elisir Letterario”, agenzia di servizi letterari con cui collaboro, ho ricevuto l’invito a tradurre il romanzo Ibridi di Stefano Chiesi Mazzanti.
Durante la traduzione ho avuto modo di apprezzare alcune peculiarità del libro: si tratta di un testo che si colloca nell’ambito della letteratura che in termini ampi potremmo definire “di fantascienza”, più specificamente appartenente all’ambito delle storie dedicate agli Alieni.
Il libro di Chiesi Mazzanti propone tuttavia una versione originale e godibile, ricca di variegati ingredienti: in primo luogo un tono intenso ma allo stesso tempo lieve, a tratti umoristico, che mantiene la storia distante da certi “dogmatismi” e dalle proposte di panecee e rivelazioni assolute. Ciò non inficia tuttavia la cura e il coinvolgimento con cui è proposta la trama, le argomentazioni e l’ampia e dettagliata documentazione che fanno da supporto alle varie tesi e controtesi. Chiesi Mazzanti dimostra un sincero interesse e una passione autentica per gli argomenti trattati, ed esplora, di conseguenza, tutti gli ambiti, osservando angolazioni atipiche e peculiari punti di vista.
La trama inoltre gli consente di spaziare in domini solo in apparenza distanti dal nucleo principale del romanzo: troviamo excursus nel settore della medicina, della storia antica e moderna, dell’antropologia, della religione, della fisica, della matematica, della genetica, e in mille altre aree del sapere convenzionale e “sperimentale”.
L’altro volto delle cose. Il vero “alieno”, in fondo, il vero oggetto delle esplorazioni e delle indagini, è il volto della verità.
È questo il punto di vista dell’autore: indaga sulla differenza, la distanza, tra ciò che ci hanno fatto credere nel corso dei secoli, per calcoli, per interessi, per volontà di dominio, è ciò che davvero è accaduto e tuttora accade.
In tal modo l’esperienza spaventosa del protagonista, la sua orrifica, kafkiana metamorfosi, diventa, mano a mano che la trama procede, una sorta di thriller di rilevanza generale, la detective story in cui l’intera umanità viene a conoscenza delle sue reali origini, delle sue vere malattie e delle sole cure possibili per poter sperare, finalmente, in una nuova consapevolezza, nella guarigione e nella rinascita.
Pubblico qui di seguito (per non togliere ai lettori il gusto di scoprire autonomamente la trama, i suoi imprevedibili risvolti e il finale) un breve ma significativo brano che mi è stato segnalato dall’autore, seguito dalla mia traduzione in inglese del brano stesso. IM
Chi volesse acquisitare il libro lo trova a questi link: https://www.amazon.it/IBRIDI-chimiche-romanzo-origine-delluomo/dp/B08FP2PVVK
Biology University: New York
«Strano, non sono riusciti ad analizzarli. Scrivono che il contenitore è stato probabilmente contaminato» disse la biologa leggendo a bassa voce l’analisi di laboratorio.
«Richiederò di fare ulteriori analisi.»
Non ebbe il tempo di appoggiare i fogli che le squillò il cellulare.
«Pronto Samantha? »
«Sì, chi parla? »
«Sono io, Jonathan. »
«Ciao John. Mamma mia che voce!» esclamò Samantha. «Che ti è successo? »
«Niente di grave. Sam. Sono due giorni che non mi sento bene e ho la febbre, devono essere i postumi dell’incidente che ho avuto, ma oggi mi sento molto meglio. A parte la voce» risposi.
L’amica fece un sospiro di sollievo.
«L’importante è che migliori e che guarisci. Devi essere telepatico, stavo proprio pensando a te. Mi sono appena arrivati i risultati delle analisi. »
«Di già? Ottimo Samantha, non credevo che fossero già pronti… allora di che cosa si tratta?»
«Purtroppo sono da rifare, la provetta doveva essere sporca perché non sono riusciti a identificarli, ma li ho già richiesti, li ho chiesti personalmente ad un mio amico che lavora in un altro laboratorio. »
«Appena ho i risultati nuovi ti chiamo. »
«No Sam, io tra due giorni parto per Roma per presentare il mio nuovo lavoro e rimango in Italia per circa un mese. Era per quello che ti ho chiamata. Ti volevo avvertire di non chiamarmi per via del fuso orario, dovresti chiamarmi di notte per rintracciarmi, e tu di notte dormi e quindi ti chiamo io tra una settimana circa, durante una delle mie pause da sigaro.»
«Va bene John, attendo una tua telefonata… fai buon viaggio e auguri per il tuo nuovo libro. »
«Grazie Sam, ci sentiamo tra una settimana circa allora.»
«Ok.»
Click.
La ragazza chiuse la comunicazione ma qualcosa non le quadrava, non era convinta, le analisi di laboratorio difficilmente venivano sbagliate, tutto il personale era il meglio che si poteva chiedere e difficilmente la provetta poteva essere contaminata perché se ne sarebbe accorta pure lei. Doveva chiamare la sua amica Christine e sentire il suo parere. Prese il cellulare e iniziò a scrivere un messaggio “Morgellons”, la parola che aveva spaventato Jonathan. Lei con calma avrebbe fatto tutte le ricerche del caso. Christine era il numero uno per queste cose, a lei non scappava niente ed era informata su tutto. Era una specie di detective. Tutte le volte che aveva dei dubbi o delle sensazioni particolari ne parlava sempre con lei. Christine non era una biologa né un medico, era laureata in Storia e Antropologia, Religioni e Civiltà orientali ma fondamentalmente era l’unica persona che si intendeva un po’ di tutto. Soprattutto del sovrannaturale e delle cose inspiegabili che a volte ci capitano, ma che non osiamo mai dire in giro per non essere presi per pazzi. L’Antropologa aveva creato, anni addietro, un gruppo di lavoro con altri amici per fare ricerche a 360 gradi su tutte le cose che capitavano nel mondo e che la gente riteneva inspiegabili.