Gradiva

Il bestiario delle bestiacce

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Il titolo del recente libro di Annalisa Macchia è attraente. Incuriosisce. Invita a scrutare all’interno per vedere cosa spunta, cosa compare. Magari ci troveremo di fronte un animale tra il mitico e il reale, tra verità e invenzione fantastica.
Coerentemente con lo stile di Annalisa, il libro è serio e giocoso allo stesso tempo. Ma in maniera sincera e profonda, non di maniera. Annalisa gioca sempre con grande attenzione al senso, soprattutto a quello ulteriore, a ciò che non si vede ma c’è, e magari ci fa pensare, mentre sorridiamo.
La leggerezza di questo libro è consistente. Calvino approverebbe. Le Cosmicomiche qui diventano Le Bestiacomiche. Ma l’impressione è che ciascun animale sia, a bene vedere, al di là della pelle e delle squame, al di là dei colori camaleontici e cangianti, un’immagine della bestia per eccellenza, l’animale selvatico e sospettoso, che siamo, a tratti, noi tutti.
C’è molto metodo nell’apparente lievità del libro, come direbbe Amleto. Si percepisce un’accurata preparazione “a monte”, si nota un’accurata suddivisione speculare delle varie sezioni, saltano all’occhio analogie e contrapposizioni per niente casuali. Vengono in mente Esopo, Alice, i suoi specchi e i suoi animali parlanti e pensanti, si rammentano Trilussa e Rodari, ma soprattutto si beneficia di un libro che si legge volentieri, che fa tornare bambini senza scordarci il gusto agrodolce, ma necessario, di guardare il nostro volto riflesso nello specchio di bestiacce che, non di rado, sono molto meno bestiacce di noi.
IM

Annalisa Macchia, Il bestiario delle bestiacce, Pagine, Roma 2020

A TU PER TU

UNA RETE DI VOCI

L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio.
Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine.Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira.Saranno volta per volta le stesse domande.Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica.IM

5 domande

a

Annalisa Macchia

 
1 )Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?
     Certamente e grazie per questo invito. Mi chiamo Annalisa Macchia, abito a Firenze, dove vivo da tanti anni, ma sono nata a Lucca; ho studiato a Pisa (Lingue e Letterature straniere) e frequento da sempre l’area livornese, luogo d’origine della mia famiglia. Dunque sono d’identità toscana, seppure variegata, dettaglio non trascurabile, perché credo che la mia scrittura sia rimasta “contaminata” da tutte quante queste frequentazioni. Sono un’autrice tardiva, se mi passate il termine. Dopo gli studi universitari e una prima pubblicazione (Pinocchio in Francia, edito dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi di Pescia), ho dedicato molti anni alla cura della mia numerosa e onerosa famiglia, scoprendo solo alla fine quanto avessero reso preziosa la mia formazione di persona, anche se mi avevano apparentemente allontanato dalla scrittura. Prepotente è però tornata la voglia insopprimibile di comunicare con la parola scritta. Sono nati così i primi lavori, storie in rima per l’infanzia (con l’assurda speranza che le parole scritte fossero più efficaci di quelle dette a voce…). Da allora, però, lettori o non lettori, non ho più smesso, cercando di conciliare i miei impegni familiari e di insegnante  – ho insegnato lingua e letteratura francese in vari istituti fiorentini – con la mia nuova attività. Sono seguite raccolte poetiche e narrative, frequentemente dedicate all’infanzia, all’avviamento della parola poetica anche tra i più piccoli (un mondo a me familiare, dal momento che ho avuto quattro figli ed ora ho quattro nipotini), ma anche qualche testimonianza critica e traduzione. Attualmente collaboro con qualche racconto e soprattutto con recensioni, con la rivista “Erba d’Arno” e sono redattrice della rivista Gradiva, ammirevole ponte di poesia e letteratura tra l’Italia e gli Stati Uniti. Ho anche diretto una collana di poesia per l’infanzia con la casa editrice Poiein, occupazione purtroppo di breve durata per la prematura scomparsa del suo direttore Gianmario Lucini, un carissimo amico, a cui devo molto e che ancora oggi rimpiango. Nella città in cui vivo, compatibilmente con il mio tempo libero, ho cercato di seguire i movimenti letterari che l’hanno animata in questi ultimi anni. Con presentazioni di autori e varie attività collaboro strettamente con l’Associazione Pianeta Poesia (www.pianetapoesia.it ), a cura di Franco Manescalchi. Un’attività che ha contribuito non poco alla mia formazione, aprendomi a mondi poetici altri, talvolta d’insospettabile interesse e bellezza.

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Premio Internazionale GRADIVA (2020) – settima edizione

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STATE UNIVERSITY OF NEW YORK @ STONY BROOK
SETTIMA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE GRADIVA (2020)
La casa editrice Gradiva Publications bandisce la settima edizione del Premio Internazionale Gradiva. Al Premio, sponsorizzato dall’editrice, dal Center for Italian Studies della Stony Brook University e da donazioni private, si concorre con un libro singolo di poesia in lingua italiana, pubblicato fra gennaio 2018 – aprile 2020. Sono escluse antologie e plaquettes.  Alla partecipazione sono esclusi membri della Direzione-Redazione della rivista “Gradiva”.   I libri concorrenti non saranno restituiti. Non è prevista alcuna quota di partecipazione. I partecipanti possono, se vogliono, facoltativamente sostenere in forma di donazione spontanea e aperta, la non-profit Gradiva Publications, i cui intenti sono quelli di promuovere e diffondere scolasticamente la poesia italiana nei Paesi anglofoni.  *

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Tableaux Florentins alla libreria Todo Modo

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Incontro sui versi di Marguerite Yourcenar tradotti nel fascicolo 1/2018 della rivista “Gradiva”

Domani, martedì  8 gennaio, alla Libreria Todo Modo in via dei Fossi a Firenze, alle ore 18,30 ci sarà un importante evento letterario legato alla rivista GRADIVA.

Verrà presentata la traduzione in italiano (anteprima assoluta in Italia) dei celebri Tableaux Florentins della scrittrice Marguerite Yourcenar, a cura di Amalia Ciardi Duprè e Maria Francesca Gallifante usciti nel n. 53 della rivista GRADIVA.

L’attrice Anna Montinari leggerà i componimenti della Yourcenar.

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Libreria Todo Modo – Via de’ Fossi, 15 – Firenze

Evento Libreria Todo Modo

Letti sulla luna (8): NEL SECOLO FRAGILE

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vademecum” della rubrica Letti sulla luna:
L’intento è quello di incuriosire, e magari anche di spingere a compiere il passo ulteriore, piccolo ma significativo: approfondire, leggere altre cose, dire “sì mi piace”, oppure dire “Mugnaini non capisce niente, ha gusti da troglodita”.
Va bene tutto. Purché si metta in moto il meccanismo. Proporrò alcuni testi e qualche nota, nel senso musicale del termine, qualche breve accordo che possa dare un’impressione, un’atmosfera.
Se poi qualcuno, qualche essere semi-mitologico, volesse compiere anche il passo da gigante (quello alla Polifemo, o alla Armstrong sulla Luna, vera o presunta che sia) di acquistare una copia di uno dei suddetti libri… beh… allora il trionfo sarebbe assoluto e partirebbe la Marcia dell’Aida.


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Filippo Ravizza, Nel secolo fragile, La Vita Felice, Milano, 2015

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Il titolo di questo libro avrebbe potuto essere “Il secolo fragile”: un quadro, un dipinto, un immenso poster ricco di dettagli e di particolari ma tutto sommato rassicurante, o almeno neutro, impersonale, come un bilancio aziendale, il grafico di date e dati già acquisiti, in perdita certo, ma in ogni caso da archiviare; resoconto fine a se stesso, risultanza aritmetica incontrovertibile, rassicurante nella sua logica. Ma il titolo è “Nel secolo fragile”, e la differenza è minuscola solo in apparenza. Ravizza con queste sue liriche ci conduce all’interno, nella parte più intima e viva, là dove le cose accadono, nell’istante che separa e unisce il passato e il presente dandoci la consapevolezza di essere composti di quella stessa materia, di quell’innesto, quello snodo del tempo fatto di ieri, di oggi e di un’ipotesi necessaria di domani.

Non indulge in amarcord troppo facili e consolatori, Ravizza, né scivola sul versante opposto, quello della flagellazione indifferenziata o della critica ai tempi e ai costumi. Evita la pratica del pianto ipocrita, l’abitudine a dire è tutto sbagliato e abbiamo sbagliato tutti, quindi, in fondo, non ha sbagliato nessuno. Sceglie il cammino più scomodo: pone ciascuno nella condizione di poter e dover dire, e dirsi, che la Storia con la s maiuscola è fatta di scelte individuali, è la somma di gesti di singoli individui, e il discrimine è proprio nella volontà di tramutare la fragilità, propria e del proprio secolo, in capacità di creare e trasformare.

Ora è di tutti la vacanza l’acuta ritmata
povertà: c’è un non oltre guarda manca
per sempre il vivere veloce del destino…
[…]
uno scorrere pieno…
il lembo o forse la parola
di un grande fiume.

In questi versi sono contenute alcune delle “coordinate” di questa esplorazione crono-spaziale. C’è, anche, una fotografia fedele del nostro paese, quell’alternare vacanze e povertà, sogno e crisi, la limitatezza dello sguardo incapace di andare oltre barriere da noi stessi imposte, la necessità di lottare ogni giorno per le cose concrete e quel dialogare balbettante con un destino che è sempre o troppo veloce o troppo lento. C’è, poi, l’elemento da cui tutto parte e tutto ritorna, la parola. Quella quotidiana, stesa assieme alle tovaglie sui tavoli delle cucine e dei bar, ma anche la parola che nonostante tutto tenta di trovare un senso che vada oltre, che sappia riassumere in un verso, in un concetto e in una sensazione, il sapore agrodolce di un destino personale e collettivo, come in una commedia degli anni Sessanta in cui un ballo accompagnato da una semplice canzone riesce ad alternare in tre minuti riso e pianto, allegrie di naufragi e inestirpabili malinconie.

Sono gli oggetti concreti, coerentemente, a fornire gli spunti di maggior rilievo, anche metaforico, diventando materia tangibile per riflessioni, pensieri e considerazioni:

volando fino a Torino fino a
quel ristorante alle antiche
dolcezze di un vino denso forte
esempio di cenere e moralità.

Europa Europa campagne e picchi
neve e case bianchi tetti
Europa Europa perché solo io
ti canto?
Non passano più popoli e poeti
non guardano più nell’orizzonte

non vedono speranza non vedono
futuro?.

Il vino forte contiene, mescolate, cenere e moralità, tutte le miserie e i compromessi dei nostri luoghi, delle nostre province, fisiche e mentali. Ma c’è anche un ricordo antico di moralità mai spente, mai del tutto annegate nel liquido sporco e in gran parte avariato e artefatto. Ravizza alterna immagini simboliche ad espressioni lineari, dirette, a viso aperto. Non esclude neppure il ricorso ad espressioni dirette, un’ode, o forse un’epistola immaginaria, un’invocazione cantata, con tutta la forza che deriva dalla forza atavica del modello. All’Europa chiede perché i popoli e i poeti non guardano più nell’orizzonte. E anche qui c’è il bisogno di penetrare all’interno, di esplorare i tessuti autentici, i gangli vitali. Non dice “verso l’orizzonte”; preferisce “nell’orizzonte”, di gran lunga più diretto e impegnativo. Quasi un invito ad osare nitore e coraggio, ad esplorare la verità concreta delle cose.

e voi invece miei simili miei pochi
voi dove siete? dove dove? Ada
ricordo, e poi Valeria ricordo…
anche tu Gianni e quella professoressa
che mi voleva bene che ci guardava
con tenerezza presentendo quello
che poi è stato: un destino modesto
per quei suoi ragazzi che volevano
cambiare il mondo, rovesciarlo
come si rovescia un guanto.

Ci sono i nomi, nei versi di questo libro: le parole assumono questo ulteriore peso e questo compito, testimoniare identità, confermare esistenze, progetti e percorsi vitali. I nomi di persona si sommano e si intersecano con i nomi di luogo. Milano, innanzitutto, punto di partenza per il poeta ma anche luogo concretissimo che incarna miti fatti di gesti veri, di fatica, perfino la fatica dei sogni. E poi le città europee, e quelle al di là dell’oceano, viste e immaginate per la prima volta, e spesso per la sola ed unica, nel bianco e nero dei televisori. Dall’abbraccio, spesso confuso, goffo, sgraziato ma vero di tutti questi nomi e questi stimoli, nasceva nei giovani la consapevolezza della necessità di rovesciare il mondo come un guanto. Ravizza registra tutto questo fervore nei versi di questo libro. E lo fa sempre senza chiamarsi fuori. Lo fa sentendosi volta per volta ciascuno di quei nomi di persona che furono amici ed amori, e ognuno di quei luoghi del mondo che furono e che sono paradigmi di ideali e speranze, cognizione del dolore e desideri di fuga e bellezza.

bisogna dirlo bisogna scriverlo
è questa o poesia o mia poesia l’unica
forza il vero amore che tutto abbraccia
riesce ad abbracciare con occhi lucidi,
grandi di quanta dignità è possibile
nel nostro essere uomini.

Lo sguardo di Ravizza è schietto e sincero: non cerca l’estetica che attrae e stupisce né la frase retorica che attira i consensi. Dice e descrive con occhio attento ciò che era e ciò che è. Elenca senza compiacimento ma anche senza false edulcorazioni ciò che c’è e ciò che manca a questo secolo fragile dentro cui abbiamo vissuto e viviamo. Il tono è diretto, lo sguardo fermo in costanti chiaroscuri. Ma alla fine, da tutto, emerge una scelta che appare in qualche modo necessaria: continuare a cantare il mondo per quello che è, restando ancora incantati, e con lo sguardo che si accende, per parole che sono cose, gesti, e vita. Per quell’amore vero e quella dignità possibile, che, in ogni secolo, anche nel più fragile, sono la sola prova inconfutabile del nostro essere uomini. IM

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Prefazione
di 
Gianmarco Gaspari

Una poesia che non surroga né si sostituisce alla realtà, dunque, ma che esiste in quanto parola, e che proprio nella parola trova la propria giustificazione e il proprio senso. Una poesia che si propone esplicitamente un fine, nel senso che crea e definisce, attraverso la percezione dei realia che appartengono alla parola, la conseguente costruzione di una propria realtà: e attraverso questo percorso Ravizza – non senza consapevolezza, posso immaginare – va a incontrare la teorizzazione romantica del verso che comporta conoscenza, che è conoscenza in sé…

[…] anche di questo si dovrà dire, di come cioè la lucida partitura che ci mette innanzi Nel secolo fragile costruisca anche un percorso vitale, oltreché cognitivo, nel quale la verità della parola incrocia il destino privato e individuale dell’autore, degli altri da sé che quel destino hanno attraversato con la loro presenza, e della stessa grande storia, in pieghe che offrono al lettore intensi aperçu di poesia civile attualizzati e personalizzati al punto da reciderne con assoluta nettezza ogni concessione retorica (…) E da qui ancora, da questo intersecarsi del tempo individuale con la storia – la Storia –, la moltiplicazione altrettanto vertiginosa delle geografie, con una sottolineatura dell’epos atemporale dell’appartenenza europea.

[…] Ma non sarà il disorientamento dello spazio né la sottrazione immedicabile del tempo a togliere alla poesia di Ravizza il senso salvifico che si genera dalla presenza di un interlocutore, un interlocutore che venga a restituire senso ai nomi e alle cose attraverso la forza della parola.

*

Postfazione
di 
Mauro Germani

[…] questa nuova raccolta segna una tappa importante e decisiva nell’ambito del percorso poetico di Ravizza, perché i versi non solo si arricchiscono di valenze ulteriori e di un’espressività più incisiva, diretta e appassionata, ma anche perché si aprono a memorie, immagini e riflessioni che rivelano un’urgenza esistenziale, etica e civile al tempo stesso, un bisogno di autentica consapevolezza per scoprire in noi stessi e nel tempo che ci è dato i nostri limiti e le nostre possibilità.

L’energia sprigionata dai versi si irradia dal presente al passato, e viceversa, in una relazione continua tra parola e pensiero, con estrema lucidità, tra domanda e ricordo, tra nostalgia e senso della realtà attuale, per decifrare con sguardo acuto e disincantato la fragilità del nostro secolo.

C’è il tempo della storia in Filippo Ravizza, c’è la memoria della vicenda umana in tutto il suo peso ed il suo enigma, c’è il vortice del tempo che consuma e annienta, la coscienza del nostro destino senza destino, ma c’è anche la forza della parola che insiste sulla storia, la voglia di non smarrire i segni del nostro passaggio, di trattenere il respiro, la voce di noi…

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poesie tratte da

Nel secolo fragile, La Vita Felice, Milano, 2015

dalla sezione I volti della piazza

Sorridere

Sorridere sui volti della piazza
questo è tempo è acuto scendere
verso una sera che non pensavi: ora
è di tutti la vacanza l’acuta ritmata
povertà: c’è un non oltre guarda manca
per sempre il vivere veloce del destino…
sarà seguire un ponte senza uscita
cammineremo nelle dorate care luci
affacciate nella notte sopra
le acque distanti sopra
uno scorrere pieno…
il lembo o forse la parola
di un grande fiume.

*

dalla sezione Persino la memoria

Geografia

Poca speranza unica generazione
luci luci di Lione passo dopo
passo un viaggio della mente
volando fino a Torino fino a
quel ristorante alle antiche
dolcezze di un vino denso forte
esempio di cenere e moralità.

Europa Europa campagne e picchi
neve e case bianchi tetti
Europa Europa perché solo io
ti canto?
Non passano più popoli e poeti
non guardano più nell’orizzonte
non vedono speranza non vedono
futuro?
Davvero questa è la fine della tua
Storia? Mai più canzoni o corse
abbracciati tutti verso un futuro
ampio?
Ora si è chiusa la voce tacitata
per sempre in questo luogo
qui dove tramonta il sole? Cade
l’avvenire?
Tutto è spento tranne qualche
nostro cuore…
si è fermato il movimento
delle cose immobile è la vittoria
del mercato… ogni atto si avvita
piega se stesso… poche allora
le parole rare troppo rare le poesie
tristi troppo tristi e poche e grigie
le giornate oscena la perdita cosciente
di queste nostre vite.

*

dalla sezione I popoli e le classi e il niente che non è niente

Nel niente di popoli e di classi

Le controversie del tempo ritornano
dentro le mattine tutte uguali
spalancano al cuore al volto agli occhi
le mani le chiavi degli uffici
sono aliti di luce sono volontà
antica consuetudine in questi momenti
rallentati rallentati gesti al confine
tra silenzio e verità…
non è stato dato…
dunque non erano queste generazioni
nate a costruire nate per aprire…
tutto è in questa ripetuta e lieve
andatura immobile… tutto è
nel niente di popoli e di classi
senza più storia senza più
destino… sappiamoci così sappiamoci
piegati all’incessante cadere
di giorni tutti uguali tutti soli
tutti come noi siamo ora adesso
compresi nel racchiuso spazio
del movimento insieme come un gesto.

*

dalla sezione Io, tu, noi: il nome

Moltitudini

Una mattina come tante
una mattina senza ponti
all’orizzonte… pronti pronti
a muoverci nel niente capaci
ancora di raggiungere pacati
e fermi nella mente le porte
curve e opache degli uffici…
questa mattina ancora ancora
un’altra nell’epoca più grande
della Storia che si è arresa si è
trovata lontano da noi lasciandoci
soltanto bordi di memoria…
rivedi le belle bandiere! come
si correva come si correva come
si muovevano salde nelle mani mentre
saremo finalmente tutti uguali pensavamo
frantumando il vento!
nelle mattine che verranno 
è difficile
lo sai molto difficile che la Storia
riprenda il suo cammino…
potente è la forza e vuole che tutto
resti così così com’è nel disegno
che tolse a noi la città più bella
là dove corrono insieme le voci
si fondono ai rumori ai passi
sincroni delle moltitudini.

A tutti quei ragazzi che – come me – vissero attivamente l’anno 1968 e i 5 o 6 anni a seguire.

* * *

Altre liriche tratte dal libro :

Rovesciarlo

Non torneranno in quel modo
non saranno mai più così le luci
che accompagnavano il tempo in quei
corridoi nudi e alti nelle ricreazioni…
così non ci sarà no non verrà più
alcuno di quegli antichi compagni
che del resto allora io sentivo
da me già nella rassegnazione
a diventare grandi così diversi…
e voi invece miei simili miei pochi
voi dove siete? dove dove? Ada
ricordo, e poi Valeria ricordo…
anche tu Gianni e quella professoressa
che mi voleva bene che ci guardava
con tenerezza presentendo quello
che poi è stato: un destino modesto
per quei suoi ragazzi che volevano
cambiare il mondo, rovesciarlo
come si rovescia un guanto.

.

Tra le tempie

La strada come un paradigma
lì nella sera nella pioggia
gialle foglie capovolto cielo
di Milano…
La strada che ancora una volta
scandisce questo enigma
quel non sapere chi siamo…
là tra le tempie là nel battito
assente dei metronomi come
un ricordo una mossa aria
di pericolo e di valore
una corolla che scende
una bambina che sale laggiù
quelle scale oltre le luci
dei condomini…
tutto così tutto fermo
nell’eterno movimento tutto
incerto faticoso vicino alla fine…
saremo mai stati veramente?
saremo mai arrivati rimasti
andati?

Veramente ci siamo stati?
restano le zattere, gli affetti,
resta una parola tenue e incerta
resta la voglia di toccare l’aria
sentirla cosa viva cosa vera…
restano le luci di Milano
in questa verità che non esiste
questo tenue destino a cui
nessuna pena è sentirsi per
caso sentirsi nella pura verità
illusione che cresce ferma
nell’amore, immobile davanti
alla rovina dell’amore.

.

Nel ritmo del passare

Nel gioco incessante della vita
e della morte, nel senso nel ritmo
del passare, non c’è – amico mio
che ascolti, amico mio che leggi –
non c’è consolazione… non
possiamo credere alle illusioni
della mente e a chi ci dice che tutto
rimane… che si resta… neppure
i monti neppure i fiumi con il loro
scorrere e le alte cattedrali con le loro
cupole, neppure loro sono destinate
a restare… bisogna dirlo bisogna scriverlo
è questa o poesia o mia poesia l’unica
forza il vero amore che tutto abbraccia
riesce ad abbracciare con occhi lucidi,
grandi di quanta dignità è possibile
nel nostro essere uomini.

.

Lieve possa esserti il passo

Lieve possa esserti il passo
in quel che resta (poco ormai)
della corsa… quello che rimane
lo guardano gli occhi e provano
conforto nella verità che tiene
in piedi oggi anche la pietà
che inizia la strada aperta e lunga
di un nuovo candore…
baciarsi oggi baciare il tempo
che ormai già guarda altrove…
baciare le cose che tocchiamo…
questi alberi, queste case…
forse perfino queste automobili…
anche loro ormai sorelle
nello spazio/tempo che ci è
dato… mentre vorresti dire
ai popoli e a chi ascolta…
alzatevi, alzatevi… prendetevi
la vita, essa è tutto è nulla è niente
è un sogno intero e pieno…
alzatevi ora adesso è solo questo
il vostro giorno… poi nulla resterà,
nulla: nemmeno il ricordo…
saperlo è giusto, saperlo è l’enigma
che noi siamo.

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Note biografiche 

FILIPPO RAVIZZA

Filippo Ravizza è nato a Milano, ove risiede, nel 1951. Ha partecipato intensamente alla vita delle riviste a partire dai primi anni Ottanta ricoprendo, nel corso del tempo, la condirezione del semestrale di poesia «Schema», di quello di scrittura, pensiero e poesia «Margo», del semestrale di poesia, arte e filosofia «La Mosca di Milano». Ha pubblicato saggi e poesie su numerose altre riviste letterarie, tra le quali «In folio», «La clessidra», «L’Ozio letterario», «Materia», «Poesia», «La Corte», «Quaderno», «Iduna», «Atelier», «Poiesis», «Capoverso», «Gradiva». Ha già pubblicato sei raccolte di versi: l’ultima in ordine di tempo è la plaquette «La quiete del mistero» (Amici del Libro d’Artista, 2012), preceduta da «Turista» (LietoColle, 2008), «Prigionieri del tempo» (LietoColle, 2005), «Bambini delle onde» (Campanotto, 2000), «Vesti del pomeriggio«»(Campanotto, 1995), «Le porte» (Schema Editore, 1987). Nel 1995 ha ideato, insieme al poeta Franco Manzoni, il «Manifesto in difesa della lingua italiana», oggi parte del programma orale (Cours de production orale) per il conseguimento del dottorato specialistico del Dipartimento di Italianistica dell’Université Paris 8 (Paris – Saint Denis, docente Laura Fournier). è stato chiamato a rappresentare la poesia italiana contemporanea alla XIX Esposizione Internazionale della Triennale di Milano (1996). Dal giugno del 2011 è presidente di 50&Più Università Milano, espressione del sistema universitario di 50&Più Confcommercio. Dal 2012 è membro eletto del Consiglio Nazionale Universitario della Confcommercio.

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Gradiva

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Gradiva

 

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In ottima compagnia, un mio testo di cronaca “sportivo-esistenziale” sul numero 50 di Gradiva.

È un numero speciale dedicato a: CINQUANTA POETI ITALIANI PER GRADIVA. Nel fascicolo, oltre ai testi dei vari autori, un editoriale del direttore Luigi Fontanella che percorre la storia della rivista.

* * * * *

Riporto qui sotto, per chi fosse interessato, alcune informazioni sulla rivista

 

GRADIVA

International Journal of Italian Poetry

Editor-in-Chief: Luigi Fontanella ~ Associate Editor: Michael Palma

Quote di abbonamento: 2016 | 2017

«Gradiva» è una delle più longeve riviste di poesia italiana, dedicata in particolare allo studio e alla diffusione della poesia contemporanea. Rivolta a un pubblico internazionale, pubblica testi sia di poeti italiani (con o senza traduzione in inglese) che di poeti stranieri di origine italiana, saggi, note, traduzioni, recensioni e interviste. Oltre a sezioni dedicate a testi inediti e interventi critici, comprende rubriche specifiche curate da singoli studiosi e poeti. Arricchisce la rivista una «Fototeca», archivio fotografico che documenta i principali eventi della poesia italiana, passata e presente.

«Gradiva» is one of the oldest journals of Italian poetry, and is particularly devoted to the study and promotion of contemporary literature. Addressed to an international audience, it publishes texts by Italian poets (with or without accompanying English translations), or of Italian descent, as well as essays, notes, translations, reviews, and interviews. Beyond its regular sections, with original poems and critical contributions, it includes special sections developed by scholars and poets. Among the latest features of the journal is a «Fototeca», a photographic archive documenting the most important events of the Italian poetical scene.

(L’articolo completo si trova a questo link: http://www.ivanomugnaini.it/gradiva/ )

SalernoPoetica – presentazione de “L’adolescenza e la notte”

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presentazione Fontanella SalernoPoetica Rassegna sulla poesia italiana contemporanea a cura di Mario Fresa Venerdì 22 maggio 2015, alle ore 18, presso la Libreria Mondadori di Salerno La notte sorprende chi l’attraversa SalernoPoetica Rassegna sulla poesia italiana contemporanea a cura di Mario Fresa Venerdì 22 maggio 2015, alle ore 18, presso la Libreria Mondadori di Salerno La notte sorprende chi l’attraversa Mario Fresa, Eugenio Lucrezi, Enzo Rega analizzano il più recente libro di poesie di Luigi Fontanella, L’adolescenza e la notte (Passigli editore, 2015). Igor Canto legge alcuni testi poetici tratti dalla raccolta. Sarà presente l’Autore. Nell’occasione, sarà presentato al pubblico l’ultimo volume di «Gradiva. International Journal of Italian Poetry» (editore Leo S. Olschki), rivista internazionale dedicata alla poesia italiana contemporanea, diretta da Luigi Fontanella.

bando aggiornato del PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA GRADIVA-NEW YORK – III edizione

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STATE UNIVERSITY OF NEW YORK
PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA GRADIVA-NEW YORK – III edizione

La rivista GRADIVA bandisce la terza edizione del Premio Gradiva – New York. Al Premio si concorre con un libro di poesia in lingua italiana, pubblicato fra gennaio 2013 e dicembre 2014. I libri partecipanti al concorso non saranno restituiti. Non è prevista alcuna quota di partecipazione, ma i partecipanti sono gentilmente invitati a iscriversi, in forma di donazione, all’Associazione Gradiva International Poetry Society, Inc. i cui intenti sono quelli di promuovere e diffondere la poesia italiana nei Paesi anglofoni. *
Al vincitore sarà assegnato un premio di $1000 (mille dollari), il rimborso delle spese di viaggio aereo (economy class) e il pernottamento per due notti presso il prestigioso Danford Marina Hotel. Una selezione del libro sarà tradotta in inglese e pubblicata nella rivista “Gradiva”. Case Editrici e/o singoli autori devono spedire una copia del loro libro, in cartaceo, ENTRO IL 30 MARZO 2015, ai seguenti componenti della Giuria, con l’indicazione, su ogni copia, dell’indirizzo completo dell’Autore, telefono ed e-mail. Una copia va spedita in PDF all’indirizzo elettronico della Segreteria del Premio sotto indicato.
Nicola Crocetti, c/o “Poesia”, Via E. Falck 53, 20151 Milano, Italia.
Milo De Angelis, Via degli Imbriani 31, sc. F., 20158 Milano, Italia.
Alessandro Carrera, Modern & Classical Languages, Univ. of Houston, Texas 77204, USA.
Luigi Fontanella (Presidente), Dept. of European Languages and Literatures, Humanities Bldg, State University of New York, 100 Nicolls Rd., Stony Brook, New York 11790, USA.
Irene Marchegiani, 303 Mountain Ridge Drive, Mt. Sinai, New York 11766, USA.
Elio Pecora, Via Paolo Barison 14, 00142 Roma, Italia.

Segreteria del Premio, Sylvia Morandina (con diritto di voto): gradivasunysb@gmail.com
Presidente onorario (senza diritto di voto): Alfredo de Palchi: 33 Union Square W., 6-R, New York, N.Y. 10003, USA.
La Giuria selezionerà gradualmente i libri finalisti. Una successiva consultazione determinerà la cinquina finalista, della quale un’ultima votazione determinerà il vincitore del Premio. La cerimonia di premiazione avrà luogo nell’autunno 2015 presso il Center for Italian Studies della State University of New York, con sede a Stony Brook, e sarà preventivamente comunicata al vincitore, che è tenuto a presenziare alla cerimonia. Non si ammettono deleghe. Per ulteriori informazioni: Tel. 001-631-6327448 (martedì e giovedì) o inviare email.
* Per l’associazione alla non-profit Gradiva International Poetry Society, Inc., che dà diritto a partecipare al Premio, effettuare donazione, con spese bancarie a carico dell’ordinante, tramite bonifico internazionale (bank transfer) di $65 sul conto di GRADIVA, Apple Bank di Setauket (N.Y.), gestito dalla Morgan Chase Bank, Routing n. 226070584, account 444-3030970, Swift:  CHAS US 33; oppure tramite bonifico italiano di € 50, specificando che si tratta di donazione, con spese bancarie a carico dell’ordinante, presso Banca Popolare di Milano, Ag. 240, sul conto intestato a Luigi Fontanella, IBAN: IT50 I 05584 02800 000000010982, swift: BPM iit MM240. Spedire la ricevuta all’indirizzo della Segreteria del Premio, Sylvia Morandina: PO Box 831, Stony Brook, New York 11790, USA.

Vincitori delle precedenti edizioni:
2013, Sauro Albisani, La valle delle visioni (Passigli)
2014, Maurizio Cucchi, Malaspina (Mondadori)

Premio Internazionale GRADIVA-NEW YORK

Postato il

STATE UNIVERSITY OF NEW YORK
PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA
GRADIVA-NEW YORK
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La rivista internazionale GRADIVA, congiuntamente con la IPA (Italian Poetry in America), bandisce la prima edizione del Premio di Poesia Gradiva – New York.

Al Premio si concorre con un’opera di poesia di autori italiani pubblicata in Italia nel periodo compreso tra il primo gennaio 2011 e il primo dicembre 2012.

Al vincitore, designato dalla Giuria, sarà assegnato un premio di $1000 (mille dollari), il rimborso delle spese di viaggio e un soggiorno di due giorni a New York. Una selezione del libro premiato verrà tradotta in inglese e pubblicata, per uso scolastico, in un’edizione bilingue presso l’editrice Gradiva Publications.

Le Case Editrici o gli autori interessati devono far pervenire una copia del loro libro ENTRO IL 10 GENNAIO 2013 ai seguenti componenti della Giuria, con l’indicazione su ogni copia del proprio indirizzo, comprensivo di telefono e di posta elettronica:

Luigi Bonaffini, Dept. of Modern Languages, Brooklyn College, Brooklyn, New York 11210-2889, USA.
Alfredo de Palchi, Presidente Onorario, Chelsea Editions, PO Box 125, Cooper Station, New York, N.Y. 10276-0125, USA.
Luigi Fontanella, Presidente della IPA, PO Box 831, Stony Brook, New York 11790, USA.
Irene Marchegiani, 303 Mountain Ridge Drive, Mt. Sinai, New York 11766, USA.
Sylvia Morandina, Managing Editor di Gradiva, Dept. of European Studies, SUNY, Stony Brook, New York 11794-5359, USA.
Anthony J. Tamburri, J. D. Calandra Institute, 17th floor, 25 W. 43rd Street, New York, New York 10036, USA.

La Giuria selezionerà i cinque libri finalisti nel corso della sua prima consultazione collegiale, prevista durante l’ultima decade di aprile. Una seconda riunione, prevista entro il 15 maggio, determinerà il vincitore del Premio Gradiva – New York.

La cerimonia conclusiva avrà luogo nell’autunno 2013 presso l’Auditorium della State University of New York, Stony Brook, sede di Manhattan (401 Park Ave South) e sarà preventivamente comunicata al vincitore, che è tenuto a presenziare alla cerimonia. In caso di mancata partecipazione si perde qualsiasi diritto. Non si ammettono deleghe.

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PER INFORMAZIONI: Segreteria Premio Gradiva – New York, Ms. Sylvia Morandina
Dept. of European Studies, SUNY, Stony Brook, N.Y. 11794-5359, USA.
Tel. 001-631-6327448. Email: gradivasunysb@gmail.com

CHINA di Maria Pia Quintavalla a Corliano

Postato il Aggiornato il

ANNO 2012 INCONTRI AL RELAIS DELL’USSERO DI CORLIANO A cura di VALERIA SEROFILLI Venerdì 1 Giugno 2012 – ore 18:00 Villa di Corliano, Via Statale Abetone, 50 Loc. Rigoli – S. Giuliano Terme (Pisa) Ambito GIUGNO PISANO 2012 – Valeria Serofilli presenta il volume China (Effigie Edizioni, Milano 2010) di Maria Pia Quintavalla con interventi critici di Giacomo Cerrai e Ivano Mugnaini. Nell’ambito della serata Reading degli Autori “Amici degli Incontri Letterari dell’Ussero”. Segue cena conviviale al Relais della villa. Letture dell’Autrice e di Rodolfo Baglioni La S.V. è gentilmente invitata

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Nata a Parma, vive a Milano. Ha pubblicato: Cantare semplice (Tam Tam 1984), Lettere giovani (Campanotto 1990), Il Cantare (Campanotto 1991), Le Moradas (Empiria 1996), Estranea (canzone, Manni 2000 con postfazione di Andrea Zanzotto), Corpus solum (Archivi ‘900 2002), Album feriale (Archinto 2005), Selected Poems (Gradiva 2008, New York), China (Effigie Edizioni 2010). Presente in antologie, l’ultima, l’ultima : Trentanni di Novecento, a cura di Alberto Bretoni, Book Editore. Pubblica l’antologia Donne in poesia, dagli omonimi festival, (Presidenza Comune di Milano 1985, ristampa Campanotto 1988). E Bambini in rima (la poesia nella scuola dell’obbligo), Atti su “Alfabeta” 1987. Tradotta in lingua inglese, francese, serbo croato, e numerose antologie. Collabora all’Università statale di Milano con laboratori sull’italiano scritto.

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Telefonando o inviando sms al numero 328.5892491 è possibile prenotare la cena che, dopo la presentazione, sarà servita al ristorante della villa al prezzo concordato di 23 € a persona.

Una vita scommessa in poesia: Firenze, 28 maggio

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LUNEDI 28 MAGGIO ALLE ORE 16,30 presso il Palazzo Medici Riccardi in Via Cavour 1 a Firenze sarà presentato, in occasione dell’ottantacinquesimo compleanno di Alfredo de Palchi il volume ALFREDO DE PALCHI: UNA VITA SCOMMESSA IN POESIA, New York, Gradiva Publications, 2011, curato da Luigi Fontanella. Presenzieranno Paola Lucarini Poggi, presidente dell’Associazione SGUARDO E SOGNO, e Luigi Fontanella, docente di Letteratura Italiana presso la State University di New York, direttore della rivista internazionale GRADIVA. Il volume contiene scritti, fra gli altri, di Sebastiano Aglieco, Mariella Bettarini, Donatella Bisutti, Michele Brancale, Milo De Angelis, Gabriela Fantato, Luigi Fontanella, Annalisa Macchia, Valerio Magrelli, Irene Marchegiani, Giuseppe Panella, John Taylor, Antonella Zagaroli. Sarà presente l’autore Alfredo de Palchi che leggerà alcune poesie.