Luciano Erba

I nomi delle cose

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BARONI COP fronte ridotta

Giancarlo Baroni, I nomi  delle cose, puntoacapo, 2020

Nota di lettura di Ivano Mugnaini

«Kangarù risponde all’esploratore / che gli domanda il nome / di quel buffo animale saltellante / Kangarù ripete non capisco». L’impressione è che in questi versi ci sia il tono, il senso e anche l’esplorazione, è il caso di dirlo, del libro di Giancarlo Baroni. Tra serietà e ironia, in transito sui sentieri di una disperazione lieve e tenace, un’allegria di naufragi nei mari e nelle lande del senso, del significato delle parole, e, di conseguenza, di tutto il pianeta in costante rotazione e rivoluzione, senza che nulla cambi. Il nome delle cose nasce da un errore di comprensione. Tuttavia quel messaggio decodificato in modo inesatto viene a costituire comunque un canone condiviso. L’errore diventa norma, lemma inserito nei dizionari. La poesia, forse, ha il compito di muoversi tra i due estremi, la regola e l’eccezione, l’errore e il ritratto di una cosa e di un pensiero. Forse la poesia è quell’animale saltellante. O forse è l’esploratore che, nell’atto di non comprendere, crea l’oggetto, gli dona forma ed esistenza. O magari, al di là di tutto, Baroni voleva soltanto giocare a raccontare un episodio, un malinteso epocale. Ma si tratta di un gioco particolare, in cui, per la logica illogica degli ossimori, ancora una volta il vero equivale al suo contrario, e viceversa.

In questa “Segnalazione” proporrò alcune mie considerazioni che potrei definire, per usare un termine mutuato dalle arti visive, “impressionistiche”. In senso improprio e immediato, ossia, in questo contesto, basate su sensazioni filtrate il meno possibile. Per un’analisi ulteriore vi rimando alla nota introduttiva di Ivan Fedeli riportata qui di seguito, e, come sempre, alla lettura diretta di questo libro dotato di un taglio e di un approccio del tutto originali.

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Dopo il moderno

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Qui di seguito alcune notizie riguardanti il libro “Giuseppe Pedota
Dopo il moderno
Saggi sulla poesia contemporanea

A cura di Giorgio Linguaglossa

Edizioni CFR, 2012, pagg. 120, € 13,00

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Ho qui raccolto gli appunti critici di Giuseppe Pedota, composti dal 2005 al 2010, che dovevano far parte del rilancio della seconda serie della rivista «Poiesis» (che poi non vide mai la luce). Questi scritti postumi ci guidano, come con una torcia tascabile, dentro le antinomie e le ambiguità delle poetiche del Dopo il Moderno, che costituisce la categoria centrale con la quale il critico inquadra la poesia contemporanea. Pur nella forma del «frammento», ritengo questi scritti di capitale importanza per l’intelligenza delle questioni oggi connesse alla poesia. Un brillante diagramma dell’«attualità dell’anacronismo»: una analisi della poesia di Gellu Naum, Kikuo Takano, Enis Batur, Vito Riviello, Leopoldo Attolico, Franco Marcoaldi, Giovanni Giudici, Franco Fortini, Carlo Betocchi, Angelo Maria Ripellino, Giovanni Giudici, Helle Busacca, Aldo Nove, Patrizia Valduga, Elio Pecora, Elio Pagliarani, Luciano Erba, Luigi Manzi, Cesare Viviani, Dante Maffìa, Giorgio Linguaglossa, Roberto Bertoldo. Introduce il fondamentale saggio «la scomparsa dell’interlocutore» sulla poetica di Osip Mandel’štam e Wystan Auden. Completa il libro il saggio «la vocabologia post-sacrale della poesia del Dopo il Moderno» sulla poesia di Giovanna Sicari, Maria Rosaria Madonna, Maria Marchesi, Laura Canciani, Chiara Moimas, Giorgia Stecher ed il saggio «c’è una crisi della Ragione poetica?» sulla poesia di Umberto Piersanti, Eugenio De Signoribus, Biancamaria Frabotta, Valerio Magrelli, Giampiero Neri, Antonio Riccardi, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis.

Giorgio Linguaglossa

Giuseppe Pedota (Genzano di Lucania 1933-2010), esordisce negli anni Sessanta come pittore e scultore, frequenta Borges e Dino Buzzati. È un artista inquieto e anticonformista. Nel 1995 entra nella redazione del quadrimestrale di letteratura «Poiesis» che conta tra i suoi redattori Giorgio Linguaglossa, Lisa Stace, Maria Rosaria Madonna, Dante Maffìa e Laura Canciani con i quali redige e firma sul n. 7 della rivista nel 1995, il «Manifesto della Nuova Poesia Metafisica». Nel 1996 pubblica Equazione dell’infinito e, nel 1999, I vincoli dello spazio. Sul numero 22 di «Poiesis» appaiono gli inediti di Lucania lucis e, nel 2005, il numero speciale 32 di «Poiesis» raccoglie le sue poesie. È del 2007 il saggio La nuova poesia ontologica di Giorgio Linguaglossa.

Sommario

DOPO IL MODERNO? 5
a proposito del paradigma maggioritario 11
il problema della «rappresentazione poetica»
Gellu Naum, Kikuo Takano, Enis Batur 15
la scomparsa dell’interlocutore 20
Osip Mandel’stam, Wystan Auden
la vocabologia post-sacrale della poesia del Dopo il Moderno 25
Giovanna Sicari, Maria Rosaria Madonna, Maria Marchesi, Laura Canciani, Chiara Moimas, Giorgia Stecher
DOPO IL MODERNO 31
l’attualità dell’anacronismo 31
Vito Riviello, Leopoldo Attolico, Franco Marcoaldi, Giovanni Giudici, Franco Fortini, Carlo Betocchi, Angelo Maria Ripellino, Giovanni Giudici, Giorgia Stecher, Helle Busacca, Aldo Nove, Patrizia Valduga, Elio Pecora, Elio Pagliarani, Luciano Erba, Luigi Manzi, Cesare Viviani, Dante Maffìa, Giorgio Linguaglossa, Roberto Bertoldo
CRISI DEL MODELLO PROPOSIZIONALE DEL DISCORSO POETICO 76
quale linguaggio poetico? 76
Roberto Bertoldo, Maria Marchesi, Maria Rosaria Madonna, Laura Canciani
c’è una crisi della Ragione poetica? 90
Umberto Piersanti, Eugenio De Signoribus, Biancamaria Frabotta, Valerio Magrelli, Giampiero Neri, Antonio Riccardi, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis
LA POESIA DI DANTE MAFFIA 99
Sulla poesia in dialetto di Dante Maffìa 112
Sommario 117