Matteo Ricci
Letti sulla Luna (7): LE ANIME DI MARCO POLO
“vademecum” della rubrica Letti sulla luna:
L’intento è quello di incuriosire, e magari anche di spingere a compiere il passo ulteriore, piccolo ma significativo: approfondire, leggere altre cose, dire “sì mi piace”, oppure dire “Mugnaini non capisce niente, ha gusti da troglodita”.
Va bene tutto. Purché si metta in moto il meccanismo. Proporrò alcuni testi e qualche nota, nel senso musicale del termine, qualche breve accordo che possa dare un’impressione, un’atmosfera.
Se poi qualcuno, qualche essere semi-mitologico, volesse compiere anche il passo da gigante (quello alla Polifemo, o alla Armstrong sulla Luna, vera o presunta che sia) di acquistare una copia di uno dei suddetti libri… beh… allora il trionfo sarebbe assoluto e partirebbe la Marcia dell’Aida.
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Letti sulla Luna (7): LE ANIME DI MARCO POLO
Dalla quarta di copertina:
«Di che cosa parla questa raccolta dai versi asciutti, eleganti e intensi, che spazia nella geografia e nella storia e che mette a confronto voci, persone, esperienze, vicende e racconti? Parla di viaggi: per esempio quello di Darwin verso le Galapagos o di pellegrini medioevali verso Roma. Parla di viaggiatori ed esploratori: Ulisse, Guglielmo di Rubruck, Marco Polo,Colombo, Amerigo Vespucci, Magellano e Pigafetta, Bartolomé de Las Casas, Matteo Ricci, Livingstone e Stanley, Vittorio Bottego. Con Le anime di Marco Polo Giancarlo Baroni ci parla dunque di luoghi vicini e distanti, di paesi reali e di posti immaginari, di oceani e di deserti, e lo fa con il timbro di una voce poetica tanto misurata quanto autentica, in cui lo sguardo diacronico che attraversa le dimensioni del tempo coglie e trattiene emozioni e suggestioni che scavalcano spazio e tempo E un’ampia sezione del libro è dedicata alle città italiane con i loro santi i quali, come scrive Cardarelli, “son sempre fuori a compiere miracoli”».
da Le anime di Marco Polo Book Editore, 2015, pp. 136 € 14
L’emozione, la partecipazione emotiva, non è mai smaccata in questo libro, mai gridata, eccessiva o debordante. Il viaggio qui è condotto passo dopo passo in punta di piedi e di penna. Nonostante questo, e in alcuni frangenti verrebbe da dire in virtù di questo, lo sguardo ne guadagna in nitidezza, nella capacità di individuare dettagli, prospettive, anche avulse, dal punto di vista del tempo e della storia, quella scritta dai vincenti, e della geografia, quella degli atlanti che mutano a seconda del variare dei regimi o dell’oscillazione delle coordinate socio-politiche.
Un esempio immediato, ed efficace, si trova nei versi citati qui sotto, in cui lo sdegno per una delle più evidenti e sistematiche violenze e sopraffazioni viene narrato con un approccio incentrato sull’ironia, quella che in un primo momento stempera ma in una seconda fase rischiara e mostra anche le ragioni violate, i territori che di solito si tende a ignorare, quelli degli sconfitti, dei perdenti, dei diversi.
Il rifiuto dell’indiano ribelle
Gli chiedono se vuole
prima dell’esecuzione
convertirsi. A sua volta domanda
se in paradiso vivono
cristiani simili a loro.
Il libro si muove seguendo le tracce di viaggiatori famosi, quelli che hanno ridisegnato le mappe e generato mutamenti epocali nei vari continenti. L’atteggiamento di Baroni nei loro confronti è ambivalente: da un lato l’ammirazione per il loro ruolo e la loro funzione, dall’altro la consapevolezza del sudore e del sangue che le loro imprese hanno causato. Non è un caso forse che nel titolo del libro il termine chiave sia al plurale: si parla delle anime di Marco Polo, di tutte le contraddizioni, i contrasti e i compromessi, con se stesso e con gli altri, che si pongono di fronte a ciascun uomo che si inoltri nell’inesplorato, in chiunque abbia il coraggio e la necessità di andare al di là delle Colonne d’Ercole, fuori e dentro di sé, del proprio mondo, della cultura e della mentalità che costituiscono le sue radici.
La pluralità, dunque, e la varietà, sono, giustamente, la cifra distintiva di questo libro. Seppure con il tono lieve e mai urlato di cui si è detto, Baroni si inserisce nel novero degli esploratori. Parla anche e soprattutto di se stesso. In primo luogo immaginando il mondo con gli occhi dei personaggi che racconta, ma anche dando voce e forma, con la mente e con la sensazioni, ad una serie di luoghi che diventano essi stessi persone, interpreti di questa rappresentazione che ha come tema la curiosità umana, la smania e la passione di ogni Ulisse che cerca la conoscenza, l’ignoto, il mistero, ma che in fondo, alla fine, cerca soprattutto se stesso, ciò che lo rende un individuo, un essere umano, e quindi un universo complesso e multiforme.
Vengono descritte numerose città, tra cui Padova, Firenze, Milano, Lucca, Siena, ma anche una serie di luoghi lontani, esotici, sospesi tra realtà e fantasia. Ogni sezione del libro è uno stato d’animo, una categoria del vivere e del sognare, una dimensione dell’essere con cui ci si deve confrontare, le luci e le ombre che si sono viste durante un viaggio ma che soprattutto sono rimaste dentro, costituendo la geografia interiore, i luoghi al cui interno avviene il tragitto esistenziale.
È significativo in quest’ottica che il libro contenga anche un riferimento a “Una biblioteca per viaggiare”, un continente fatto di libri. Anche Salgari è stato un grande esploratore, in fondo, senza essersi quasi mai mosso dalla sua città.
Baroni ha dato vita ad un libro la cui apparente linearità racchiude e svela, in modo graduale, significati e spunti di riflessione. Gli argomenti e i luoghi trattati sono così vari e numerosi che è impossibile elencarli tutti, e, anche in questo caso, la lettura diretta del volume è la soluzione migliore e più auspicabile per seguire tutti gli spostamenti del percorso, fisici ed emozionali.
Nell’epigrafe, tratta dai versi di Nelo Risi, c’è, forse, un sunto possibile, un codice per cogliere il sapore e la suggestione che l’autore ha cercato di trasmettere: “Quando l’impresa/ avrà il sapore della rimembranza/ uno tra i tanti accadimenti/ a opera dell’uomo rimarrà per sempre/ nell’infinita maestà stellare/ l’impronta di quel piede/ sulla luna”. Ricordo di un sogno, o sogno di un ricordo. Un viaggio che è di per sé, in ogni caso, mito. E compiuto sul più mitico, e poetico per eccellenza, dei luoghi: la luna. Concretezza e riflessione, anche nel senso di luce indefinita che illumina allo stesso tempo il vero e l’immaginario. Appare questo il viaggio compiuto da Marco Polo e dalle sue anime, incarnate e descritte da Giancarlo Baroni in questo suo diario di bordo in versi. IM
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alcune liriche tratte da
Le anime di Marco Polo
Vittorio Bottego
Un corpo solo con il suo cavallo
in omaggio alla città natale lo chiama Parmigiano.
Elegante quando si mette in posa
speroni sciabola i baffi impomatati
guardi verso di me gli chiede il fotografo.
*
5
(per l’insabbiamento dell’estuario che la collega al Mare del Nord, Bruges perde il primato a favore di Anversa che, per motivi simili, lo cederà ad Amsterdam)
Anversa la mia vicina
mi ha tolto lo scettro
e ora qualche scrittore mi chiama
Bruges la morta. Il mare
che un tempo mi aveva presa
per compagna adesso si è ritirato
lasciandomi come una moglie ripudiata. Una volta
ero la direttrice nell’Atlantico
e danzando arrivavano sin qua
per rimanervi pittori e musicisti
imbarcazioni e banche. Basta poco
per ritornare nel nulla che ci aspetta.
Ne faccia tesoro Anversa.
*
I ritorni di Ulisse
Dicono in coro come
pretendi Ulisse di sfuggire a noi
che accesa la tua inquietudine incendiamo
anche il tuo desiderio, smetti
di fingere re dei mentitori
e abbraccia noi per sempre. Poi quelle
voci sibilanti si propagano
fino a raggiungere la stanza che conserva
l’amore coniugale, persecutorie proprio
con me che non lo merito.
Vent’anni ho attraversato nel pericolo, dieci
a combattere lontano per la patria il resto
cercando di raggiungerla. Che altro
di più avrei potuto fare. Purtroppo ora,
trascorso un anno dal mio improbabile ritorno
ricongiunto a Penelope la saggia mia regina,
vivo scontento, oppresso da questi suoni che insistenti
imbrogliano i miei pensieri. Io amo
Penelope e più di ogni altra
cosa adoro la mia terra loro
lo negano. Devo essere stanco davvero
esausto, se la passione commossa
che provo da lontano verso le cose amate
lascia spazio, avvicinandosi, al sospetto.
Non resta forse allora che scovare
la misteriosa origine di queste
ambigue voci e sottometterle, domani
riparto.
*
Sotto la Pietra di Bismantova
(ancora un milione di anni fa, la pianura padana era coperta dal mare)
I denti di squalo conficcati
dentro l’arenaria di Bismantova
sotto la pelle dura della roccia
fanno mostra di sé in montagna,
dove un tempo nuotavano
i loro proprietari. Chissà quanti delfini
nella pianura reggiana ricoperta d’acqua
questi predoni del mare avranno divorato.
Forse a loro volta schiaffeggiati
con l’enorme pinna da una balena
sbucata in superficie per respirare.
*
Leida
Nuotiamo controcorrente come anguille
dal basso verso l’alto. Stiamo
su fondali salati resi fertili
dalla nostra costanza. Le maree
sappiamo governarle. Credono
i soldati che ci assediano
di poterci piegare? Nemmeno il diluvio
ce l’ha fatta. Adesso
inondiamo questa campagna dove affonda
la loro prepotenza.
*
Oasi
L’aria bollente; il vento
deposita sabbia sulle stuoie
nelle pieghe degli abiti
dentro le narici. Però sotto i piedi custodiamo
un tesoro inestimabile:
torrenti segreti sfidano le leggi naturali
superano la fantasia. Nel profondo
al riparo dal sole e dall’arsura
un fiume sgorga da epoche distanti. Una volta
il deserto era un lago e i boschi
crescevano rigogliosi sulle coste.
Dai pozzi scavati nella terra
da queste bocche di polvere imploriamo
il sottosuolo di mantenersi generoso.
Zampilli e papiri; le chiome dei palmeti
proiettano ombre fresche sopra gli orti.
*
Per l’apparato vocale insufficiente
Per l’apparato vocale insufficiente
la laringe inadatta
pronuncia una lingua primitiva
composta di suoni gutturali
e vocalizzi. Il dissenso
lo esprime a gesti.
Le sue corna mimano
il fatto di accecare
l’avambraccio di fottere
e i pollici sul naso dei ragazzi
ci satireggiano.
Se lo torturi emette
urla assordanti.
*
Le lenzuola di Nicosia
Un condominio tagliato a metà
nella scala A i turchi, in quella B i greci.
Sul terrazzo dove stendevano insieme
Corre un filo spinato:
quando il vento solleva le lenzuola
i lembi si sfiorano come delle dita.
NOTE BIOGRAFICHE
Giancarlo Baroni è nato a Parma, dove abita, nel 1953. Ha pubblicato due romanzi brevi, qualche racconto, un testo di riflessioni letterarie e sei libri di poesia. Le ultime due raccolte di versi sono: I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (Mobydick editore, 2009, prefazione di Pier Luigi Bacchini; di questo libro uscirà fra pochissimo una nuova edizione ampliata e illustrata) e Le anime di Marco Polo (Book editore, 2015).Nel 2009, 2010 e 2011 ha letto a “Fahrenheit” (Rai Radio 3) diverse sue liriche, alcune in occasione del Festival della Filosofia di Modena.Per quasi vent’anni ha collaborato alla pagina culturale della “Gazzetta di Parma”.
Questo articolo è stato pubblicato in Letti sulla luna ed etichettato Amerigo Vespucci, Bartolomé de Las Casas, book editore, Colombo, Colonne d'Ercole, Emilio Salgari, Gazzetta di Parma, Giancarlo Baroni, Guglielmo di Rubruck, Ivano Mugnaini, Livingstone e Stanley, Magellano e Pigafetta, Marco Polo, Matteo Ricci, Nelo Risi, ulisse, Vittorio Bottego.