musica
TI RACCONTO UNA CANZONE
Quando Massimiliano Nuzzolo e Eleonora Serino mi hanno chiesto di scegliere una canzone su cui scrivere un racconto per il libro TI RACCONTO UNA CANZONE me ne sono venute in mente trenta, o forse trecento.
Ho optato per il più semplice, in apparenza, dei temi: l’amore. Che in realtà, è, puntualmente, il più complesso.
Ma, per fortuna, esiste anche il ritmo.
Lo scrittore inglese W. H. Pater nel libro The Renaissance sostiene che “Ogni arte aspira alla condizione della musica”, alla sua possente, essenziale, sensualissima immediatezza.
Ho scritto così un racconto ispirato alla canzone Io che amo solo te di Sergio Endrigo.
Ne copio qui di seguito un brano.
L’invito è a dare un’occhiata al volume intero, edito da Arcana Edizioni.
Dare un’occhiata e magari comprarlo.
Perché l’idea è bellissima e perché le autrici e gli autori dei racconti hanno confermato che la ricchezza è nella varietà, nelle infinite variazioni sul tema.
IM
Uno stralcio
del racconto
IO CHE AMO SOLO TE
[…]
Cerco nella memoria, rovisto negli scaffali polverosi dei ricordi, per individuare il punto esatto in cui ho ascoltato quella canzone per la prima volta. Mi viene in mente la piazza del mio paese. Quell’asfalto scuro e squamoso percorso da cani ossuti e vecchi orgogliosi su cui, giocando e cazzeggiando, ho lasciato vari strati di pelle delle ginocchia e dei gomiti.
Il diavolo veste Gaga
Chiara Zanetti, poliedrica autrice e redattrice, mi ha segnalato uno dei libri di cui cura la promozione tramite l’Agenzia Aletheia. Si tratta di Il diavolo veste Gaga di Andrea Biscaro. Chiara sintetizza l’essenza del volume osservando che l’autore ha colto “la sfrontata ambiguità di intenti dell’Arte di questa diva mondiale, vista nella sua infinita purezza come nella sua totale trasgressione”.
Sulla base di questa accattivante premessa, e conoscendo la passione autentica di Chiara per Lady Gaga di cui ha tradotto tra l’altro l’intera discografia, ho accettato volentieri di porre ad Andrea Biscaro alcune domande sul suo “innamoramento” per Lady Gaga e sul libro che è frutto dell’intenso “colpo di fulmine”.
IM
5 domande a
Andrea Biscaro:
autore del libro
Il diavolo veste Gaga.
1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” ai lettori di Dedalus?
Un giornalista qualche anno fa mi ha definito “scrittore multitasking”. Credo sia vero. La scrittura è la mia vita e mi muovo su decine di binari paralleli: narrativa, canzoni, fumetti, libri per bambini, sceneggiature. Ma non solo. Sono anche un ghostwriter. Mi piace immedesimarmi nella vita degli altri.
2 ) Ci puoi parlare del tuo rapporto più intimo con questo tuo recente lavoro, indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?
È stata la visione di “A star is born” a innescare in me il desiderio di approfondire la conoscenza di Gaga. Dopo il film mi sono inabissato nella sua opera. Un’opera, anche in questo caso, “multitasking”. Adoro chi sa muoversi su più piani. Gaga è un vulcano, un genio. Qualunque medium tocchi, questo diventa oro. Ho deciso di scrivere un libro su di lei, perché era l’unico modo per incanalare l’esplosione di sensazioni che mi scatenava la sua opera, per darle un ordine. Mi è sembrato assurdo, anzi, che non esistessero libri, saggi, studi su di lei. Manca una bibliografia su Gaga. Forse ho colmato una lacuna. Leggi il seguito di questo post »
Il nuovo viaggio della Poesia – considerazioni e proposte di Alessandra Corbetta
Pubblico qui di seguito l’articolo che mi è stato inviato da Alessandra Corbetta. Non è solo un resoconto e un diario di viaggio del Festival Europa in Versi che si è concluso alcune settimane fa.
È anche e forse soprattutto un tentativo di indicare, partendo da ciò che è stato fatto, nuove potenziali strade, anche con l’intento di svecchiare l’ambiente, togliendo un po’ di polvere, e, per citare le parole dell’autrice, di naftalina.
Io faccio da cassa di risonanza, nello spazio di questo blog, sperando magari che ne nasca un dibattito, uno spazio per confrontarsi civilmente tra chi è d’accordo con le proposte di Alessandra e chi invece le considera poco attuabili.
Lo spazio è aperto e l’argomento riguarda molti di noi, in fondo tutti: la poesia non è un lusso, è una necessità. Buona lettura e buon viaggio.
I.M.
Il nuovo viaggio della Poesia
Da poco più di un mese si è concluso il Festival Internazionale di Poesia Europa in Versi, una manifestazione poetica che dal 2011, nella città di Como, ospita poeti da tutto il mondo per regalare momenti di alto valore culturale e per creare sinergie tra realtà differenti, accomunate dal condiviso sentire della poesia.
L’edizione di quest’anno, La Poesia & il Viaggio, ha scelto di riprendere un topos, il Viaggio appunto, letterariamente consolidato (si pensi a quello di Ulisse o di Dante) e di coniugarlo con la situazione contemporanea in cui l’idea di peregrinazione sembra aver mutato, almeno in parte, la sua connotazione immaginifica. Il viaggio da percorso di scoperta, interiore ed esteriore, è diventato prioritariamente la via di fuga da realtà disagiate, come i telegiornali ci portano sotto gli occhi ogni giorno, e, più genericamente, da realtà di ogni sorta: l’andare via, il viaggiare come tentativo di accedere a un nuovo mondo, migliore perché altro rispetto a quello da cui si proviene, in una sovrapposizione erronea tra spazi interni ed esterni unita a un’iper-attribuzione di significato al concetto di Luogo.
Europa in Versi è voluto ritornare, invece, nell’auspicio di essere spinta verso un futuro prossimo più consapevole e meno eterodiretto da mode e superficiali appartenenze, a una considerazione del Viaggio in virtù delle sue caratteristiche primigenie di ricerca, avventura e incontro prolifero, e lo ha fatto unendolo alla Poesia, che della ricerca, dell’avventura e dell’incontro riesce a fare, senza sforzo, il suo sostrato.
Nella cornice di Villa Gallia poeti di prestigio nazionale e internazionale hanno fatto confluire modi diversi, non solo linguisticamente, di esprimere la poesia: accanto al tradizionale reading, infatti, il Festival ha ospitato anche un Poetry Slam con alcune delle voci più significative del panorama italiano ed estero. Questo abbinamento è diventato lo spunto per riflettere, ancora una volta, sulla valenza oggi della poesia e delle sue forme di espressione. Mi sentirei di voler mettere un punto, anche piuttosto fermo, sulla iper-citata morte della poesia; si può entrare in diatribe legate al suo di essere di nicchia invece che mainstream; dar vita a dibattiti sulla sua qualità; e si continuerà a fare comparazioni con il comporre in versi del passato, ma qualsiasi discorso fatto intorno alla poesia presuppone la sua esistenza vitale. Sarebbe più utile interrogarsi e riflettere allora sulle modalità di fruizione e trasmissione del sapere poetico: oltre alla lettura personale, imprescindibile, i momenti di condivisione poetica dovrebbero e potrebbero far propri modi operandi di altre arti; i reading, ad esempio, potrebbero essere più spesso supportati da letture attoriali, che accrescano ed esaltino il valore dei versi e le modalità di performance, che nel poetry slam fanno da padrone, potrebbero essere trasposte, in maniera opportuna, anche nella forme più tradizionali di espressione poetica. Accostamenti con musica non solo classica, ricorsi alla comicità, integrazioni tecnologiche, sguardi più attenti alla poesia di strada; tante vie si aprono davanti alla poesia di oggi. Vie che non si configurano come un abbassamento di livello ma che, anzi, sono l’estensione offerta dai tempi alla poesia.
Abbandonare l’odore di naftalina non farà male a nessuno.
Del resto, nessun viaggio è tale se non ci toglie almeno un po’ dalle nostre zone di comfort. Europa in Versi ha insegnato questo: la poesia ha bisogno di iniziare un nuovo viaggio, un viaggio con la V maiuscola, dove la paura sia solo il sano timore avvertito prima di ogni grande cambiamento che conta.
Alessandra Corbetta
Il bianco e il nero – SOLFEGGI di Cinzia della Ciana – Alcune note sulle note e una recensione di Andrea Matucci
La musica è pazienza e libertà. Permette di infrangere le regole nell’atto di rispettarle con dedizione assoluta. È passione ed eversione, verve irrefrenabile che passa attraverso la conoscenza e il rispetto di mille barriere di geometrie e algoritmi. È un occhio che osserva uno spartito con precisione maniacale e una mano che gioca ogni volta a scivolare di lato quel millimetro che basta a far sì che nulla sia come dovrebbe, o almeno che nulla sia uguale alla volta prima, all’esecuzione precedente.
La musica nasce dal mondo, lo osserva, piange, ride e lo riproduce in forma di accordi, mai uguali, mai della stessa materia; eppure fedeli, forse in grado di dirci o di farci sentire, per qualche istante, ciò che davvero siamo.
Ridere delle follie del mondo. Questo, tra gli altri umanissimi miracoli, consente di fare la musica.
Cinzia Della Ciana spazia da anni tra poesia e narrativa. Con alcuni Leitmotif a lei cari. Uno di questi è il desiderio, la sete di ritmo, la volontà costante di dare misura e tempo a ciò che vede e ciò che sente. Sia al sublime che al comico e all’assurdo che quotidianamente incontra. Anche da questo desiderio nasce questo libro. Questi Solfeggi in cui la lievità si fa sostanza, senza mai giudizi asettici, senza pontificare, senza chiamarsi fuori. Come adeguatamente osserva Andrea Matucci nella recensione pubblicata qui di seguito “così come l’umile e monotono esercizio del solfeggio insegna a capire le più complesse composizioni musicali, così l’attenzione al nostro quotidiano smarrimento insegna a riconoscere lo spartito delle nostre abitudini”.
Il libro di Cinzia Della Ciana ha il dono di farci cogliere, come la musica da cui parte e che prende come spunto creativo, il momento esatto in cui siamo allo stesso tempo oggetto e soggetto della visione. Per dirla con alcune parole della prefazione di Andrea Scanzi, ci rende “pronti, ogni volta, a ripartire sempre da quel “mai più”. Senza aver imparato nulla, ma comunque rinfrancati inconsapevolmente dalla ciclicità di quei solfeggi. Come se, nel nostro spartito esistenziale, a risultare irrinunciabile non sia il successo bensì l’inciampo. Quello accettabile, quello recuperabile: quello per nulla tragico. E forse persino salvifico”.
I racconti di questi libro, sagaci ma mai feroci, ci conducono nei luoghi in cui guardiamo e ascoltiamo gli accordi stridenti e umanissimi di cui siamo protagonisti e spettatori. Con un piede sul palcoscenico della vita e una mano, tenace, sulla tastiera (del pianoforte o del computer) a tentare di trovare un senso, un accordo udibile e in qualche modo sensato, o, meglio, qualcosa che ci faccia stare bene quel tanto che basta a creare una fuga in armonia con la nostra pena e il nostro riso, con la ragione e anche con la follia, che, a tratti, ci salva. I.M.
Cinzia Della Ciana, Solfeggi (o del misurarsi nello smarrimento che battute dello spartito quotidiano provocano), Arezzo, Helicon, 2018
Dopo il fortunato romanzo Acqua piena di acqua (Effigi 2016), Cinzia Della Ciana si conferma narratrice di rango, e di multiforme talento, con questi dodici racconti sulla ripetitività prevedibile, ma non per questo controllabile, della nostra vita quotidiana. Da qui il titolo: così come l’umile e monotono esercizio del solfeggio insegna a capire le più complesse composizioni musicali, così l’attenzione al nostro quotidiano smarrimento insegna a riconoscere lo spartito delle nostre abitudini. Sono, infatti, tutte situazioni e personaggi comuni: l’agente immobiliare alle prese con la tentazione di parcheggiare dove non deve, l’impiegato nel sogno di variare almeno una volta il suo pendolarismo, la casalinga al supermercato nell’ora sbagliata, e poi la riunione di condominio, il regalo riciclato, tante piccole situazioni della vita di tutti noi nelle quali ci inseriamo e continuiamo a inserirci pur sapendo in anticipo che il risultato sarà sempre lo stesso: noia, disagio, frustrazione, e infine voglia di dirsi “mai più!”, salvo ovviamente ricominciare il giorno dopo. Nonostante il proverbio, è difficile imparare dai propri errori, e a causa di questo rovesciamento circola dunque, nel porsi di questi personaggi, nei loro pensieri e nel loro linguaggio, un costante umorismo non di tipo teatrale e carnascialesco, ma quello un po’ all’inglese, così raro dalle nostre parti, che è quello che ci spinge all’immedesimazione e al sorriso di fronte alla costante delusione del nostro sentirci sempre unici, diversi, irripetibili: no, la vita, lo spartito della vita, ha le sue leggi, e non possiamo eliminarle o sovrastarle, ma solo pazientemente riconoscerle. Una lettura quindi piacevolissima, a tratti estremamente divertente, ma di un divertimento in qualche modo serio e razionale, in compagnia di una scrittrice che, come afferma Andrea Scanzi nella sua Prefazione, “sa dare con ironia e partecipazione i colori giusti a tutte le sfumature dello sconforto che avviluppa i protagonisti”.
Andrea Matucci
INXS: A MID-SUMMER DREAM
INXS: A MID-SUMMER DREAM
UT ( Il principio ed il fine )
Marco Capponi è un autore in grado di abbinare l’inventiva ricca di immaginazione e verve con un rigore filosofico e logico-sintattico che gli deriva anche dai suoi studi e dalle attività professionali che ha svolto. Questo abbinamento si è confermato nel suo romanzo di recente uscita LE RAGIONI DEL CASO E DEL DESTINO edito dalle Edizioni Divinafollia. Ma è sempre stato presente nel suo percorso letterario ed è rilevabile anche nel romanzo che desidero segnalare tramite questo post, UT – Il principio ed il fine. Questo libro è stato pubblicato nel 2012 per i tipi di Marte Editrice ed è stato scritto assieme a Manuela Litro, concertista e musicista di valore, oltre che scrittrice. Nonostante il diverso percorso dei due autori, la loro diversa impostazione e le esperienze artistiche e professionali in ambiti differenti, il romanzo dimostra una coesione apprezzabile, amalgama omogeneo di toni, note, approcci, canti e controcanti, luci e chiaroscuri. Lo spunto iniziale è accattivante e coinvolgente: il segreto legato ad un misterioso libretto d’opera acquistato in un’asta a Ginevra. A partire da questa brillante ma anche arcana scintilla iniziale la storia si dipana con un ritmo serrato tra ambienti vari e domini contrastanti, scienza, arte, matematica, musica, potere e dominio, sentimenti e follia. Il merito di questo libro è proprio questa volontà di superare le barriere tra ambiti che vengono spesso ritenuti separati e in realtà sono contigui, adiacenti, spesso convergenti, di sicuro in un rapporto dialogico, tanto più intenso quanto più intricato, come un rapporto d’amore che trae linfa dai contrasti, come una sinfonia i cui crescendo ricavano energia dai ritmi lenti e meditativi. Un’alternanza vivida e in grado di interessare e incuriosire.
Un romanzo di non facile e immediata lettura. Lontano dalla cantilenante e prevedibile orecchiabilità di certi lavori preconfezionati. In questo libro i due autori hanno scavato con cura e intensità nei meandri di una vicenda che in fondo funge da specchio per lo studio di meccanismi di più ampio respiro e interesse, come il rapporto tra arte e scienza, verità e menzogna, e, in fondo, in ultima ma predominante istanza, su quello che è e permane il più arcano e vivido mistero, quello dei rapporti tra gli uomini, affetto, amore, amicizia, dialogo profondo, libretto d’opera da comporre giorno dopo giorno con gli accordi che è necessario scrivere secondo ispirazioni mutevoli e autentiche, non mutuabili da nessun manieristico modello di riferimento. In questo consiste l’interesse di questo romanzo, nel principio ed il fine a cui fa riferimento il titolo, quel mistero nel mistero che è necessario indagare, sapendo che il finale, fatalmente ma anche per fortuna, è aperto, denso di potenzialità ulteriori, letterarie e umane. IM
Alice nella città
Alice nella Città è un’associazione culturale con sede a Castelleone, provincia di Cremona.
La possibilità di utilizzare gli spazi di un ex laboratorio tessile, situati all’interno della vecchia filanda, è l’occasione che nella primavera del 2007 riunisce il gruppo di persone che dà vita a questo progetto culturale.
L’eterogeneità è la prima caratteristica di Alice. Provenienze diverse, esperienze diverse, età diverse non rappresentano un limite ma, anzi, arricchiscono e danno qualità all’intero progetto culturale.
L’indipendenza è l’altra fondamentale caratteristica di Alice nella Città. La scelta di fondare una associazione culturale senza appoggiarsi a strutture già esistenti consente un’autonomia totale, sia nelle scelte culturali che in quelle gestionali. La curiosità è la terza caratteristica distintiva, dalla musica al teatro, dall’arte figurativa al cinema, dai libri alla cucina. Ad Alice interessano soprattutto le nuove proposte, i nuovi linguaggi, la temerarietà delle proposte originali. Interessano anche i rapporti con chi si esibisce. Interessano le necessità che in molti hanno di farsi ascoltare, o vedere, da un pubblico allargato.
Alice nella città rappresenta un ambizioso progetto di intendere la cultura in modo democratico.
Nella primavera 2012 Alice vive un profondo rinnovamento dei propri spazi e un conseguente intensificarsi della programmazione. Alice riparte con una nuova stagione dedicata al concetto di luogo, esplorato attraverso il cinema, la musica, il teatro le arti figurative e la poesia.
Sin dagli esordi nel 2007, la poesia, puramente espressa oppure contaminata dai linguaggi artistici più differenti, dal video alla musica fino alla pittura e alla performance teatrale, è al centro della ricerca artistica di Alice, che presto diventa punto di riferimento sul terrotorio per autori emergenti ed affermati. Nella stagione in corso, Alice propone una rassegna poetica dedicata ai luoghi della poesia in collaborazione con il “Circolo Poetico Correnti”.
Di seguito gli appuntamenti della rassegna.
-Giovedì 31 maggio 2012, ore 21 e 15
Puccio Chiesa, “Postumi”. In collaborazione con SEMIOLABILE CINEMATOGRAFICA.
Nella performance parola e immagine si contaminano e si fondono nelle videopoesie della SEMIOLABILE CINEMATOGRAFICA, progetto di ricerca nei linguaggi di confine creato dallo stesso Puccio Chiesa e da Roberto Moroni nel 2003. La perfomance del 31 maggio è anteprima di quanto verrà presentato al prestigioso Art Action Festival – festival internazionale di arti performative e poetiche interdisciplinari – presso la Villa Reale di Monza il prossimo 7 giugno.
-Giovedì 7 Giugno 2012, ore 21:30
Christian Sinicco, “Città esplosa. Apocalissi di Luoghi Possibili.”
“Città esplosa”, raccolta risalente al 2001, è stata formata sperimentando il linguaggio attraverso due ideologie parallele: la frammentazione del senso attraverso i versi, con la ripresa del significato solo nel finale in modo concettuale; e la visione di una città, interna all’uomo, prima, durante e dopo l’apocalisse.
-Giovedì 14 Giugno 2012
Italo Testa: “La Divisione Della Gioia”
Una raccolta che si sviluppa come un poema d’amore di lacerante intensità e bellezza, in cui voci maschili e femminili si richiamano, si scontrano, si cancellano, si confondono. Un dialogo incessante, in cui si alternano tenerezza e abbandono, rapimento e paura della perdita.
– Giovedì 21 Giugno 2012, ore 21:30 -POESIA- Rassegna “La voce nei luoghi”
Alberto Mori, “Procedure. Viaggio nei Non Luoghi della poesia.”
La rassegna poetica dedicata ai luoghi, o meglio ai “non luoghi”, si conclude con la dimensione lirica della poesia del cremasco Alberto Mori.