Sabato prossimo, 22 ottobre, alle ore 17 alla biblioteca A. Baldini di Santarcangelo di Romagna Narda Fattori parlerà del mio romanzo “Lo specchio di Leonardo”.
Sarà un piacere per me rivedere Narda, una cara amica oltre che un’ottima autrice e critica.
Sarà un piacere anche rivedere la Romagna, terra nei cui confronti provo un’antica, istintiva simpatia.
Spero che valga lo stesso anche per lei. D’accordo, lo confesso, la Romagna non è mia (come dice la canzone) ma spero che per un giorno mi accoglierà generosa (come la Gradisca felliniana) anche se sono “un patacca” e non un facoltoso principe.
Amici romagnoli, turisti, villeggianti e viaggiatori d’occidente, se potete e volete, sarò lieto di incontrarvi sabato 22 a Sant’Arcangelo.
Nella Città della Reggia, sabato 8 ottobre alle ore 17, all’interno della Libreria Giunti al Punto di piazza Matteotti angolo via Patturelli, che ringrazio per l’ospitalità, avrò il piacere di ascoltare gli interventi critici di Enzo Rega e Paolo Farina e dell’editore Liguori sul mio romanzo LO SPECCHIO DI LEONARDO.
Alla fine risponderò (mi dovrò anche pettinare) alle domande della giornalista televisiva Antonella Bianco.
E soprattutto sarò lieto di incontrare gli amici della Campania (e chi si trovasse da quelle parti).
Se potete e volete, vi aspetto per un ottimo caffè casertano a due passi dalla Reggia, e per dialogare di Leonardo, del libro, e del mondo letterario, scientifico ed umano da lui creato ed evocato.
Evento più unico che raro! Una delle grandi poetesse italiane, cantrice del senso di appartenenza e della condivisione dell’universo femminile che si traduce in una poesia impregnata di una letterarietà vivissima sarà a Turro MERCOLEDÌ 15 GENNAIO.
Il pathos che caratterizza le sue liriche sarà suggellato dalla sua intensa interpretazione dal vivo.
ma ero
viva.
Sapevo che oltre quelle mura
esisteva una terra nera e semplice:
il profumo del basilico, le lenzuola stese al sole,
una fila di formichine nel silenzio della selva
Sono questi alcuni versi della sua ultima pubblicazione La regina di Ica, il frutto maturo della sua poetica che ci porta nella sacralità della parola cruda e di forte impatto emotivo delle donne.
Daniela Raimondi è nata in provincia di Mantova e vive in Inghilterra dove si è laureata in Lingue e Letterarature Moderne e dove ha conseguito un Master in letteratura ispano-americana presso il King’s College dell’Università di Londra. Insegna italiano come lingua straniera. Ha ottenuto Il Premio Montale per Inediti e numerosi premi e riconoscimenti a concorsi letterari nazionali sia per la poesia sia per la narrativa. Suoi testi sono stati tradotti e pubblicati in inglese, spagnolo, ungherese, sloveno e serbo croato. È stata selezionata per rappresentare l’Italia all’ European Poetic Tournment in Slovenia, dove ha ottenuto il Premio Del Pubblico (2012). Fa parte di diverse giurie di premi letterari e suoi testi sono presenti in vari blog di poesia. Ha pubblicato racconti e poesie su quotidiani e varie riviste letterarie, fra queste: Poeti e Poesia di Roma, La Luna di Traverso, Origini, Il Foglio Letterario, Le Voci della Luna, Zeta, Tam Tam, L’Osservatorio Letterario, Palazzo San Vitale, Tratti, Fermenti, la rivista inglese Fire e la rivista americana Gradiva di New York.
Ha pubblicato: Inanna, ed. Mobydick; Mitologie private, ed. Clandestine; Entierro, ed. Mobydick; Diario della luce, ed. Mobydick; La regina di Ica, ed. Il Ponte del Sale.
Per l’occasione prima della presentazione ci sarà un happy hour al prezzo speciale di 9 euro.
Qui di seguito pubblico una mia nota di lettura inserita nel volume “La memoria dell’acqua” di Giovanna Iorio pubblicato da Davide Ghaleb editore.
Le poesie del libro di Giovanna Iorio sono ispirate alle opere pittoriche di Carlo Vincenti.
La postfazione è di Miriam Castelnuovo.
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“Mi vedo in quei lacerti”. Queste parole dirette, lineari, scritte a Carlo Vincenti dal fratello minore Fabio nella lettera riportata nella parte finale di questo libro, testimoniano la vittoria dell’artista. Tardiva, paradossale, aspra, tagliente, ma pur sempre di vittoria si tratta. E parte di questa vittoria, di questo dialogo, di questa presenza ancora viva, sono anche i versi ispirati alle opere di Carlo Vincenti scritti da Giovanna Iorio. La memoria dell’acqua è un libro sincero, lontano dagli stereotipi, distante anni luce dai volumi scritti per sfruttare l’onda propulsiva che deriva dall’accostamento di parole e immagini. Qui siamo di fronte a versi autentici, consci della difficoltà dello sguardo ma altrettanto tenacemente determinati ad abbattere barriere e ostacoli. Per far sì che la parola scritta cerchi davvero di esprimere quella scommessa ineluttabile che è l’emozione, quel codice sotterraneo che unisce persona a persona, segno a segno.
Il titolo del libro risulta adeguato, in quest’ottica: l’accostamento tra memoria e acqua, oltre a fare riferimento ad un fenomeno fisico realmente esistente e rilevabile ha anche una significativa valenza metaforica. La permanenza, la costanza, si unisce all’atto e alla percezione del fluire. In tal modo la fragilità della comunicazione umana, la sua stessa essenza, acquisisce consistenza, una forma di materialità, una corporeità (parola chiave sia per la parte iconografica che verbale di questo libro). Il corpo dell’arte, tuttavia, cresce, si sviluppa, si trasforma, ingloba mondi e ne viene inglobato. Sfuggendo, in tal modo, alla morte. Alla sola fine che davvero teme: il silenzio, l’oblio. “Chi non parla è dimenticato”, recita l’epigrafe del libro, tratta dalle parole di Pasolini. L’espressione, di qualunque genere essa sia, di qualsiasi natura e forma, strappa l’uomo al nulla. Anche il dolore assume una misura, non meno cruda, ma dotata di un significante (anche in assenza di un significato), una voce resa immagine e grafema decodificabile.
Carlo Vincenti è stato, ed è, attraverso i segni e i segnali che ha lasciato, artista e poeta. Ha unito parola e immagine. Attraverso una fusione che, ancora una volta, richiama materiali concreti, metalli, liquidi, corpi plasmati che mutano aspetto. Tramite il potere di modificare, in tal modo, lo spazio e il tempo. Rendendoli tattili, percepibili attraverso i sensi, quindi umani, anche nella consapevolezza del fuoco e della lama, la cognizione del dolore. Parlando dell’opera di Vincenti, Mirella Bentivoglio ha osservato che il suo lavoro fu “celebrazione lapidaria del segno in tutte le sue forme”.
Giovanna Iorio ha percepito in questa poliedrica, addolorata e vitalissima espressione artistica, una profonda sintonia. Per quei percorsi indecifrabili, misteriosi e maliosi che mettono in connessione due percorsi e due persone. Ma anche per ragioni che, per quanto impalpabili ed astratte, sono anch’esse in un certo senso tattili, concrete. Per la compresenza di poesia ed immagini, sia nei lavori di Vincenti che nei suoi testi. Anche Giovanna ha una visione del mondo amara ma aliena alla sconfitta. Anche lei cerca la meraviglia nella consistenza della natura, degli oggetti, delle azioni umane piuttosto che in algide riflessioni.
Nei primi due versi della lirica “Donna fontana” il binomio è espresso con esplicita capacità suggestiva: “A goccia a goccia/ ripeteva una storia”. Gli elementi materiali e mentali a cui si è fatto cenno si incontrano, si schierano fianco a fianco, preparano il tragitto condiviso. La goccia richiama la pioggia, gli agenti atmosferici, oppure il componente essenziale della vita. Il passo successivo, gesto spontaneo, connaturato, è tramutare il fluido in pittura, come i minuscoli grumi di colore degli Impressionisti, o come nei quadri del pointillisme. Il passo successivo, o meglio, simultaneo, conduce alla parola, la voce, la storia. La natura, la sua espressione, si fa, in modo immediato e necessario, narrazione, racconto. Il soggetto e l’oggetto si sovrappongono, giocano a mutare ruolo e posizione.
Ci sono echi montaliani nei versi successivi della lirica: “sotto il muretto torto/ sotto il sole corto/ sotto il mio sguardo assorto”. Ma la poesia di Giovanna Iorio è personale ed autonoma. Quel “sole corto” è quadro visivo e verbale del tutto individuale, denso di ironie e malinconie vissute in prima persona. Così come i versi finali di questa lirica: “senza capire bevevo/ senza dissetarmi vivevo”. Resta un’autentica sete, una curiosità mai spenta.
Alimento privilegiato di questa urgenza di esplorazione, sono le opere di Carlo Vincenti. Giovanna Iorio ha assorbito avidamente i segni espressivi dell’artista. Con delicatezza, con rispetto, ma anche con quella forza sincera, quella foga che rende giustizia all’arte, che, come l’amore, per essere autentica non richiede né consente atteggiamenti neutri. Le parole allora devono rendersi libere e randagie, citando il titolo di una delle liriche del libro. Devono acquisire “rosse papille/ trapuntate d’occhi” che “esplorano lutti/ pupille cieche”. La ragione deve abdicare a se stessa per ritrovarsi, nel livello successivo, ulteriore. Il quadro di Vincenti grida con i suoi colori tale conflitto, il desiderio e la necessità di andare al di là della superficie. Giovanna Iorio raccoglie l’invito e la sfida esplorando con la sete la sua stessa sete, il gusto e il disgusto, i sensi che si confondono per potenziarsi a vicenda: gli occhi percepiscono odori e sapori e vanno oltre, verso il mistero dei misteri: “non s’arrendono davanti ai cancelli ròsi”. I versi, spesso privi della punteggiatura, corrono da immagine a immagine, da sensazione a sensazione. Non sono mai puramente descrittivi, cercano “sotto le ortiche”.
Magari per scoprire, come nella poesia successiva, “Le spose vergini”, che “non resta che il guscio/ la bava”. Oltre i colori, oltre le immagini del mare, evapora l’alba. Ma nella riflessione c’è tutto l’insieme, il prima e il dopo. L’alba evapora al primo rossore, ma resta la sua memoria, la permanenza del suo fluire. Così come resta, dalla lettura di questo libro, il senso di un’incontro letterario ed umano tra due forme espressive, la pittura e la poesia, il cui dialogo, quando sussiste l’onestà dell’emozione, è profondo e immediato. Con la possibilità di specchiarsi l’una nell’altra, riflettendo immagini e voci che diventano reali e sincere nell’attimo in cui si riesce a dire “qualcosa di strano/ una storia simile a un nastro/ di seta liscia liscia” che scorre. Come acqua, tempera, inchiostro, memoria.
Ivano Mugnaini
Con il patrocinio dell’ l.C.
“Casa del Sole” di Milano
vi invita
Lunedì, 28 maggio 2012 – h. 18.00
Auditorium ex Chiesetta del Parco Trotter
con ingresso gratuito
Presentazione del
n. 24 della Rivista
la Mosca di Milano Intrecci di Poesia, Arte e Filosofia
Sguardo e Visione
con la partecipazione di
Corrado Bagnoli, Giusi Busceti, Luigi Cannillo,
Gabriela Fantato, Angelo Lumelli, Ottavio Rossani
leggeranno i propri testi inediti
Zefferina Castoldi e Angela Passarello
L’ingresso principale del parco è in Via Giacosa, 46 – Milano – M1 Rovereto. Con una passeggiata di due minuti tra gli alberi sul viale di sinistra,
si avvista il campanile della Ex-Chiesetta. Sarà sempre aperto l’accesso diretto dal cancellino di Via A. Mosso, 7 (Angolo Via Padova).
Il laboratorio transizioni arte__poesia ospita lunedì 21 maggio alle 16.30 un reading di Milo De Angelis, presentato dal poeta Italo Testa. Nell’occasione sarà presente l’artista Viviana Nicodemo, e saranno proiettate immagini dal suo libro fotografico Necessità dell’anatomia, e dal video Cantica, realizzati in collaborazione con l’autore.
Tra le voci più significative della poesia italiana contemporanea, Milo De Angelis vive a Milano. Ha pubblicato le raccolte Somiglianze (Guanda, 1976), Millimetri (Einaudi, 1983), Terra del viso (Mondadori, 1985), Distante un padre (Mondadori, 1989), L’océan autour de Milan et autres poèmes, traduit de l’italien par J.-B. PARA, M.E.E.T., Saint-Nazaire, 1993, edizione bilingue comprendente la prima versione del poemetto L’oceano intorno a Milano, inedita sia in francese che in italiano), Biografia sommaria (Mondadori, 1999), Tema dell’addio (Mondadori, 2005), Quell’andarsene nel buio dei cortili (Mondadori, 2010). Con
Tema dell’addio ha vinto il Premio Viareggio 2005. Le sue poesie sono raccolte nelle antologie Non solo creato (Crocetti, 1990), Dove eravamo già stati. Poesie 1970-1999 (Donzelli, 2001), Poesie (Oscar Mondadori, 2008, introduzione di Eraldo Affinati). Sue poesie sono state tradotte in volume in lingua inglese e francese. Scrittore di racconti e saggi, è stato anche traduttore dal francese di Racine, Baudelaire, Maeterlinck, Blanchot, Drieu La Rochelle, e dal greco e dal latino di Eschilo, Virgilio, Lucrezio, dell’Antologia Palatina e di Claudiano. Ha scritto il romanzo La corsa dei mantelli (Guanda, 1979). è autore del saggio Poesia e destino (Cappelli, 1982), dell’Introduzione a Gli epistolari (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1995), e Introduzione e scelta di Ogni parola ha un suono che inventa mondi: poesie e racconti (Arpanet, 2002). Ha diretto la rivista di poesia “Niebo” e la collana omonima delle edizioni La Vita Felice, per la quale ha presentato numerosi poeti contemporanei, fra cui Marco Molinari, Angelo Lumelli, Dario Capello, Michelangelo Coviello, Maria Attanasio, Andrea Leone, ed altri. Suoi interventi e saggi si trovano anche in riviste, fra cui Altri Termini, Vel, Nuova Corrente, Schema, Poesia, I Quaderni del battello ebbro, Nuovi Argomenti, Gradiva.
Alcuni artisti, fra cui Giovanna Caimmi e Paolo Cervi Kervischer, hanno dedicato loro opere alle sue poesie. Nel 2010 Viviana Nicodemo ha esposto presso la Galleria Civica di Palazzo Ducale a Pavullo nel Frignano (Modena)
Via dell’inizio, mostra di opere fotografiche e video in dialogo con 27 liriche inedite dell’autore (successivamente
pubblicate in Quell’andarsene nel buio dei cortili).
transizioni arte__poesia
a cura del poeta Italo Testa e dei docenti Paolo Di Vita, Chiara Giorgetti,
Rosanna Guida, Margherita Labbe, e Anna Mariani
Incontro letterario al Relais dell’Ussero di Corliano, presso San Giuliano Terme, Pisa
Valeria Serofilli presenta il romanzo di Marco Rodi
L’11 maggio p.v. alle ore 18 la professoressa Valeria Serofilli presenta il romanzo Sulla rotta delle balene (Armando Siciliano Editore, Messina 2012) dello scrittore Marco Rodi ,terzo romanzo dell’autore, il cui argomento principale è relativo alla tratta delle donne dell’Est Europeo.
L’ iniziativa si colloca nell’ambito degli incontri letterari promossi e curati dalla Serofilli al Relais dell’Ussero di Corliano e al Caffè Storico dell’ Ussero di Pisa.
La formula è quella ormai consolidata dell’incontro con l’autore, con letture tratte dal volume a cura dell’ autore stesso e di Rodolfo Baglioni, nonché dibattito a microfono aperto con il pubblico presente costituito da critici e simpatizzanti degli Incontri e appassionati di letteratura ed arte.La ritrovata stagione dell’Ussero si protrarrà fino alla prossima estate con un ricco calendario d’incontri.
Prossimi incontri
25 maggio ore 18:00 – Relais dell’ Ussero di villa di Corliano, Valeria Serofilli presenta il libro di poesie Grüß Gott (Giovane Holden Editrice,Viareggio 2012) di Paolo Stefanini. Segue cena conviviale al Relais della villa.
1 Giugno ore 18:00 – Relais dell’Ussero di Villa di Corliano — AMBITO GIUGNO PISANO — Valeria Serofilli coordina e presenta il volume China (Effigie Edizioni, Milano 2010) di Maria Pia Quintavalla con interventi critici di Giacomo Cerrai e Ivano Mugnaini. Nell’ambito della serata Reading di autori Amici degli Incontri Letterari dell’Ussero
I caratteri generali del libro sono sintetizzati nel titolo. Squarci di storia anche ampi, che non hanno ovviamente la pretesa di offrire una storia di Milano. L’obiettivo è stato quello di offrire…una molteplicità e ricchezza di sollecitazioni a un pubblico di esperti e non, coinvolgendo diversi ambiti e linguaggi: Arti visive e Poesia, Antropologia, Storia, Critica socioletteraria e Architettura. Per far esperire, a noi stessi e al pubblico, momenti di aperture di sguardi e interazioni tra un linguaggio e l’altro…prassi utile alla conoscenza, alla creatività e all’immaginazione…che aiutano la speranza, non illusoria ma concreta di trovare soluzioni inimmaginabili dalla logica dominante in questo o quel periodo.