Silvia denti

La morte di Empedocle – note di lettura

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Franco Di Carlo La morte di Empedocle, Edizioni Divinafollia, 2019

Molto è stato detto e scritto riguardo al recente libro di Franco Di Carlo La morte di Empedocle. Se ne occupati critici ed autori di spessore. Ne ho selezionati due, anche in virtù del loro speciale legame, professionale ma anche “empatico”, con l’autore di Genzano. Qui in calce troverete uno stralcio degli interventi dei due colleghi-amici di Franco: Cinzia Della Ciana e Giorgio Linguaglossa, con l’indicazione del link a cui potrete leggere gli articoli completi.

Nello spirito di questa rubrica, Letti sulla Luna, il cui intento è quello di indicare “oggetti terrestri” interessanti, spesso si tratta di libri, mi limiterò per quanto mi riguarda a fornire le coordinate essenziali e qualche mia impressione, da osservatore, consigliandovi di approfondire la conoscenza con i suddetti oggetti nel migliore, anzi, nell’unico modo possibile: cercandoli, e leggendoli (attività che è ancora possibile sulla terra, non è soggetta a restrizioni e, anzi, è consigliata).

“Non sono interessato alla poesia, / sono fatto di poesia e di nient’altro”, scrive Di Carlo. Ecco. Basterebbero questi due versi. Per tante cose. Una di ordine “pratico”: andare a cercare il libro e magari comprarlo. La seconda consiste nell’indicazione dell’impronta, dello stampo dei versi e dell’autore: la capacità di essere schietto, raccontandosi senza infingimenti, andando dritto all’essenza di ciò che davvero conta, i distinguo, le scelte, le condizioni innate e tuttavia rafforzate da anni di studio e dedizione assoluta e sincera.

Tertium non datur, sostenevano i latini. Invece qui un terzo elemento è concesso ed è rilevabile, ed è di natura “musicale” potremmo dire più che contenutistica (e qui Cinzia Della Ciana, poetessa legata alla musica, sarà contenta): si tratta del ritmo adottato, per volontà e/o per istinto da Di Carlo. Sintetizzando potremmo dire che si muove all’interno di una gamma di suoni, vibrazioni, assonanze e consonanze che oscillano tra classicità e modernità. O, meglio, è più esattamente, attualizzano, anche a livello di suoni, la classicità, ossia la capacità di dare peso ad ogni sillaba senza mai sovraccaricarla o renderla eccessiva, ridondante. “Gli dei camminano potenti – osserva l’autore – annunciano il barlume di una Mitica forma poetica”. Ogni scrittore e poeta, ma direi in termini più ampi ogni uomo, si sceglie un ritmo, una musica individuale. La propria colonna sonora esistenziale. E al ritmo di quella musica muove i suoi passi e fa muovere i propri pensieri, i gesti, le parole. Franco Di Carlo ha scelto una classicità attuale. Non attualizzata, è giusto specificarlo. La sua poesia è attuale perché si muove su cadenze che ricalcano la necessità della sostanza, della corporeità che si eleva alla ricerca di qualcosa che va oltre. Quell’essenza Mitica distingue l’effimero da ciò che permane. Questo aspetto è stato trattato anche da Silvia Denti nella nota introduttiva e da Andrea Matucci nella prefazione. Riguardo all’uso della rima Matucci opportunamente rileva che Di Carlo “ne libera talvolta la carica ironica nel ripetersi del distico baciato”, ma più spesso “ne sfrutta l’intensità sonora lavorando sui suoni della parola e sulle sue componenti germinative”. Leggi il seguito di questo post »

ELOGIO ALLA FOLLIA – scadenza prorogata al 30 aprile

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ELOGIO ALLA FOLLIA

per poesie e racconti a tema libero

CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE

Prima edizione

scadenza prorogata al 30 aprile 2018

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Il presente concorso si ispira al nome dell’Editrice Divinafollia, che pubblicherà in volume gli elaborati vincitori.

Se avete nel famoso cassetto (o anche altrove) uno scritto che avete sempre tenuto in disparte, quasi fosse radioattivo, tagliente o ustionante, se non avete mai osato farlo leggere a qualcuno, è il momento di recuperarlo, metterlo dentro un bel file ed inviarlo qui, a questo concorso.

Se non lo avete, prendete un foglio e una penna, oppure un computer e una tastiera, e date libero sfogo a ciò che più vi scalda, di amore o di rabbia, di sesso o di cervello, nella carne e nella mente, nella realtà e nell’immaginazione.

Cerchiamo testi da selezionare e li vogliamo sopra le righe, o attraverso le righe, asimmetrici, sghembi, di sbieco, insomma testi liberi per spunto, tema e forma espressiva. Ispirati da una sana, umanissima follia creativa.

Testi in versi o in prosa in cui la vostra vena ispiratrice è stata debordante, guidata da un’emozione febbrile, sincera e intensa, quella che non di rado consente di vedere oltre: gli stati d’animo, le pulsioni, i desideri, la gioia, la rabbia e mille altre sensazioni vibranti e prive di filtri protettivi.

La tematica è del tutto libera (il titolo del concorso non è vincolante e non indica un tema a a cui attenersi). Verranno accolti scritti di qualsiasi tenore espressivo. Verranno esclusi solamente gli elaborati con contenuti offensivi della dignità delle persone, denigratori o con discriminazioni razziali e sessuali.

Per il resto, il campo è libero; e la fantasia creativa sarà un ingrediente molto ricercato e apprezzato in fase di lettura e selezione.

NORME DI PARTECIPAZIONE

Il Concorso prevede la selezione di scritti poetici e narrativi.

Saranno accettati sia testi inediti che testi pubblicati on line o in antologie. Sono accettati inoltre poesie e brani di narrativa estratti da libri autopubblicati (self publishing).

Saranno invece esclusi testi precedentemente pubblicati in volume cartaceo dotato di codice ISBN.

In ogni caso è richiesto che, all’atto dell’invio, gli autori siano in possesso dei diritti relativi agli elaborati da loro inviati. L’invio corrisponde ad un dichiarazione in tal senso.

LETTURA E SELEZIONE

Mano a mano che perverranno, alcuni dei testi migliori potranno essere inseriti, indipendentemente da quella che sarà la classifica finale del Concorso, nella rivista telematica DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario, http://www.ivanomugnainidedalus.wordpress.com . L’inserimento dovrà essere concordato tra la redazione e del sito e l’autrice o l’autore dell’elaborato selezionato. Verrà richiesta agli autori una dichiarazione in cui specificano che i testi sono inediti, di loro proprietà e liberi da vincoli editoriali.

Nel sito DEDALUS sono presenti, preceduti da un commento introduttivo, liriche, prose e interventi critici di alcune delle voci più significative del panorama letterario contemporaneo e di alcuni autori giovani o emergenti dotati di personalità e talento.

Il Concorso si articola in due Sezioni: POESIA e NARRATIVA.

Si partecipa alla Sezione Poesia con liriche oppure con brevi prose poetiche.

Si può inviare da una ad un massimo di tre poesie. La lunghezza massima è di 50 versi ciascuna. Si potranno inviare, in alternativa, da una a tre prose liriche. Ciascuna di esse dovrà essere contenuta in una sola cartella standard.

La Sezione Narrativa è riservata a scritti in prosa di qualunque tipo e genere (racconti, lettere, considerazioni, divagazioni, brani di diario e qualsiasi altro testo creativo scritto nella forma narrativa).

Per la sezione Narrativa potranno essere inviati da uno a tre elaborati. Ciascuno dovrà avere una lunghezza massima di dieci cartelle (pagine) standard ( usando preferibilmente i font Arial o Times New Roman).

È ammessa in casi specifici la partecipazione con elaborati di lunghezza maggiore alle dieci cartelle, purché il superamento sia contenuto in termini ragionevoli. Il Premio è Elogio alla Follia ma non siamo pronti a ricevere romanzi fiume stile Guerra e pace. Siamo invece disposti ad accettare racconti o brani di romanzo che per poter essere presentati in modo organico necessitano alcune cartelle in più del limite indicato.

* * * * *

Per entrambe le Sezioni del Premio è consentita agli autori la partecipazione con uno pseudonimo o con un nome d’arte.

In tal caso i concorrenti dovranno indicare se in caso di segnalazione o di vittoria vogliono essere indicati nel comunicato stampa con lo pseudonimo con cui hanno partecipato o con il loro nome anagrafico.

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È consentita la partecipazione ad autori ed autrici di qualsiasi nazionalità.

È consentita la partecipazione con testi in lingua straniera o con testi in una delle lingue o dei dialetti regionali italiani.

In entrambi i casi sarà necessario affiancare al testo un’accurata traduzionein lingua italiana.

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Gli scritti inviati saranno valutati da due Giurie specifiche, una per la Sezione Poesia e una per la Sezione Narrativa.

componenti delle Giurie sono i seguenti.

Per la Sezione Poesia:

Maria Attanasio (poeta e narratora); Flaminia Cruciani (poeta e archeologa); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Anna Maria Ferramosca (poeta, biologa e critico letterario); Luigi Fontanella (scrittore, poeta, docente universitario, direttore della rivista Gradiva); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Carlo Pasi (docente universitario e saggista); Valeria Serofilli (insegnante, poeta e presidente di AstrolabioCultura); Antonio Spagnuolo (poeta e critico letterario).

Per la Sezione Narrativa:

Daniela Carmosino (critico letterario e saggista); Marco Ciaurro (filosofo e scrittore); Caterina Davinio (scrittrice, poeta e saggista); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Gianluca Garrapa (scrittore, operatore psicoanalitico e poeta); Francesca Mazzucato (scrittrice e traduttrice); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Caterina Verbaro (docente universitaria e saggista).

Le Giurie valuteranno tutti gli scritti pervenuti, ciascuna per la Sezione di pertinenza, e proporranno infine a Edizioni Divinafollia una rosa di Finalisti.

I lavori Vincitori (tre per ciascuna Sezione) saranno pubblicati gratuitamente da Divinafollia, con regolare contratto editoriale, in un volume che verrà adeguatamente pubblicizzato e distribuito nelle librerie e tramite i canali telematici.

Il volume sarà presentato con ampio risalto anche alla Fiere del Libro a cui l’Editrice partecipa, tra cui quella di Torino. Gli autori selezionati saranno invitati a presenziare alle presentazioni e incoraggiati ad organizzarne altre, nelle sedi a loro vicine, con il sostegno dell’Editrice. Il libro sarà inoltre pubblicizzato con la mailing-list dell’Editrice e tramite tutti i canali di informazione ritenuti utili ed efficaci.

Sia gli autori finalisti che altri autori i cui lavori saranno ritenuti dalla Giuria particolarmente interessanti e originali riceveranno dall’Editrice una proposta di pubblicazione a condizioni favorevoli.

MODALITÀ DI INVIO

Gli autori interessati devono inviare i loro testi entro il 30 aprile 2018 .

Ciascun elaborato o insieme di elaborati (con le caratteristiche sopra indicate a seconda della Sezione di appartenenza) dovrà essere inviato tramite un unico file in formato Word .doc oppure PDF, allegato ad un messaggio di posta elettronica indirizzato al seguente indirizzo:ivanomugnaini@gmail.com , indicando come oggetto del messaggio: “Concorso Elogio alla Follia 2018”.

Il file con cui vengono inviati gli elaborati deve essere nominato con la Sezione prescelta e con il titolo dell’elaborato o di uno degli elaborati inviati (esempio : Sezione-Poesia-Fantasie-.doc oppure .pdf).

dati personali dell’autore (nome, recapito postale, telefono, cellulare e indirizzo di posta elettronica) dovranno essere riportati esclusivamente nel corpo del messaggio, non nel file degli elaborati che dovranno essere assolutamente anonimi e privi di qualsiasi segno atto a identificare l’autore.

Nel corpo del messaggio dovrà anche essere trascritta la seguentedichiarazione: “I testi sono di mia esclusiva creazione e proprietà. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del decreto numero 196/2003 nell’ambito del Concorso ELOGIO ALLA FOLLIA – Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia”.

È previsto un contributo spese di 15 € per la partecipazione a una delle due Sezioni previste (Poesia e Narrativa).

Nel caso in cui il concorrente desiderasse partecipare ad entrambe le Sezioni la quota è di €20.

La quota può essere pagata tramite ricarica della Carta Postepay numero5333 171039936733 intestata a Ivano Mugnaini (codice fiscale MGNVNI64H12L833T), oppure tramite bonifico bancario: IBAN : IT58T0103024800000063126022 intestato a Ivano Mugnaini. Indicare in entrambi i casi come causale del versamento: “Iscrizione Concorso Elogio alla Follia 2018”.

È richiesto l’invio di una copia scannerizzata o di una fotografia della ricevuta del versamento nella mail con cui vengono inviati i testi.

La partecipazione al Concorso implica l’accettazione del presente regolamento in tutti i suoi punti.

Il corretto ricevimento del messaggio e del file con i testi e la ricevuta di versamento, e la conseguente iscrizione al Concorso, saranno comunicati via e-mail a tutti i concorrenti.

Per agevolare il compito delle Giurie si consiglia di non attendere la data prossima alla scadenza del Concorso, ma di inviare gli elaborati appena si ritiene di averli conclusi e adeguatamente riletti.

Il nome dei Vincitori sarà comunicato sul sito Dedalus, su diversi altri siti, blog e portali letterari e sul sito di Edizioni Divinafollia.

Non è prevista una cerimonia di premiazione tradizionale, con consegna di targhe e diplomi. I nomi dei vincitori e dei finalisti e le loro opere saranno ampiamente pubblicizzati, in rete e tramite gli organi di informazione che diffonderanno la notizia. Potrà essere previsto, inoltre, in una data e una sede che saranno comunicati al termine del Concorso, un incontro informale tra alcuni componenti delle due Giurie e i concorrenti premiati, finalisti e segnalati per l’originalità delle loro opere. In quell’occasione gli autori presenti potranno dare in lettura alle Giurie anche altri loro testi, manoscritti o editi. Ad alcuni autori potrà essere proposta la presentazione dei loro lavori, editi o inediti, in Caffè letterari (tra cui il Caffè dell’Ussero di Pisa) o in biblioteche.

Per maggiori informazioni, o per qualsiasi altra richiesta riguardante il Concorso, scrivete all’indirizzo e-mail: ivanomugnaini@gmail.com

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ELOGIO ALLA FOLLIA

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foto Concorso Elogio alla Follia

ELOGIO ALLA FOLLIA

Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia

CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE

Prima edizione

scadenza:  31 marzo  2018

Il presente concorso si ispira al nome dell’Editrice Divinafollia, che pubblicherà in volume gli elaborati vincitori.

Se avete nel famoso cassetto (o anche altrove) uno scritto che avete sempre tenuto in disparte, quasi fosse radioattivo, tagliente o ustionante, se non avete mai osato farlo leggere a qualcuno, è il momento di recuperarlo, metterlo dentro un bel file ed inviarlo qui, a questo concorso.

Se non lo avete, prendete un foglio e una penna, oppure un computer e una tastiera, e date libero sfogo a ciò che più vi scalda, di amore o di rabbia, di sesso o di cervello, nella carne e nella mente, nella realtà e nell’immaginazione.

Cerchiamo testi da selezionare e li vogliamo sopra le righe, o attraverso le righe, asimmetrici, sghembi, di sbieco, insomma testi liberi per spunto, tema e forma espressiva. Ispirati da una sana, umanissima follia creativa.

Testi in versi o in prosa in cui la vostra vena ispiratrice è stata debordante, guidata da un’emozione febbrile, sincera e intensa, quella che non di rado consente di vedere oltre: gli stati d’animo, le pulsioni, i desideri, la gioia, la rabbia e mille altre sensazioni vibranti e prive di filtri protettivi.

La tematica è libera e verranno accolti scritti di qualsiasi tenore espressivo.Verranno esclusi solamente gli elaborati con contenuti offensivi della dignità delle persone, denigratori o con discriminazioni razziali e sessuali.

Per il resto, il campo è libero; e la follia creativa sarà un ingrediente molto ricercato e apprezzato in fase di lettura e selezione.

NORME DI PARTECIPAZIONE

Il Concorso prevede la selezione di scritti inerenti al tema oggetto del ConcorsoELOGIO ALLA FOLLIA – Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia.

Saranno accettati sia testi inediti che testi pubblicati on line.

Saranno invece esclusi testi precedentemente pubblicati in volume cartaceo dotato di codice ISBN.

In ogni caso è richiesto che, all’atto dell’invio, gli autori siano in possesso dei diritti relativi agli elaborati da loro inviati. L’invio corrisponde ad un dichiarazione in tal senso.

LETTURA E SELEZIONE

Mano a mano che perverranno, alcuni dei testi migliori potranno essere inseriti, indipendentemente da quella che sarà la classifica finale del Concorso, nella rivista telematica DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario, http://www.ivanomugnainidedalus.wordpress.com . L’inserimento dovrà essere concordato tra la redazione e del sito e l’autrice o l’autore dell’elaborato selezionato. Verrà richiesta agli autori una dichiarazione in cui specificano che i testi sono inediti, di loro proprietà e liberi da vincoli editoriali.

Nel sito DEDALUS sono presenti, preceduti da un commento introduttivo, liriche, prose e interventi critici di alcune delle voci più significative del panorama letterario contemporaneo e di alcuni autori giovani o emergenti dotati di personalità e talento.

Il Concorso si articola in due Sezioni: POESIA e NARRATIVA.

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Quando anche le foglie si accorgono di dover morire

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ImmagineUn autore giovane, una poesia già dotata di un’impronta, una voce, una fisionomia ben definita. Ne parla in termini molto elogiativi Gavino Angius, in una prefazione che non si limita a spiegare in modo didascalico, ma interagisce, dialoga, crea a sua volta su brani e versi estrapolati ed assaporati.

Buona lettura,  IM

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PREFAZIONE ALESSIO SALVINI

S’incomincia a leggerla, la poesia di Alessio Salvini, e ci si ritrova a studiarla.

Non come lettera scritta e morta. Come si studiano le mosse di un predatore, piuttosto. Imprevedibile se non per la sua prima qualità, quella di essere imprevedibile.

Eviterò di soffermarmi sulla giovanissima età di Salvini, elemento avventizio, che in poesia non conta. Specialmente se, come nel suo caso, la sua poesia viene da molto lontano.

Quanto lontano?

Vi sono possibilità, nel momento aurorale della tradizione novecentesca, che per troppa ricchezza o poca consapevolezza, sono state abbandonate o disperse, con gesto magnifico e un poco incosciente. Possibilità andate disperse o cancellate, naufragate nel diluvio di koinai poetiche succedutesi fino al presente.

Possibilità protonovecentesche, fermenti rimasti a incubare, senza che la poesia successiva abbia potuto o voluto condurli alle loro necessarie conseguenze, saldare i conti con essi.

Di queste possibilità Salvini si fa interprete consapevole e attento, con una pietas che non vuol essere tentativo di restaurazione, o di proposta di canoni alternativi (ne circolano fin troppe, ultimamente). Se il proposito di Salvini è quello di ri-fare, l’accento batte più sul “fare” poetico, che sul prefisso iterativo. Un fare che si spinge oltre il singolo componimento, instaurando un’architettura binaria, solida e avvertibile, pur nell’esiguità di questo laconico canzoniere.

Perciò, se nella poesia di Alessio Salvini si dà un preservare e un rinverdire, questo si verifica per traslazione, non per imitazione o parafrasi, attraverso un dettato originario, fresco quanto è lecito aspettarsi, maturo quanto le severe scelte (metriche, lessicali, d’atmosfera) richiedono. Una lingua poetica che sortisce strani effetti d’inattualità, che sembra appena inventata, alle sue prime prove.

Perciò sarebbe vano, ingeneroso e anche frustrante cercarvi con la lente d’ingrandimento una deriva-Rilke, un’intonazione-Campana, una qualsiasi traccia di citazionismo. Più proficuo sarà leggere soppesare e giudicare quest’opera prima secondo i suoi stessi princìpi, magari facendo tesoro di notazioni teoriche acute e spregiudicate come quelle di Marjorie Perloff, situando la poesia di Alessio Salvini, più che contro o fuori dal moderno (e dal postmoderno), lateralmente a entrambi, in una dialettica di rispecchiamento critico, svincolata da ogni automatismo.

Ci accontenteremo di leggerla come fenomeno, questa poesia, in fondo è ciò che legittimamente chiede, riconoscendola decifrabile per approssimazioni e scarti successivi, mappandola per aree di senso, scandendo le sue cadenze, scoprendo che ne resteranno sempre margini sfuggenti, alonati di unheimlich.

GAVINO ANGIUS

LA MUSA DI BLANCHOT

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silvia denti SALVATORE FITTIPALDI COPERTINASilvia Denti mi segnala questo libro e questo autore. Lo ha pubblicato e ha scritto per lui una prefazione appassionata, intensa, sincera. Faccio volentieri da cassa di risonanza proponendo qui la prefazione e alcune liriche, alcune immagini in forma di parola di questa Musa di Blanchot che ha ispirato con fervida malia sia l’autore che l’editrice.
Buon Agosto, IM

SALVATORE FITTIPALDI

LA MUSA DI BLANCHOT

(IL VIAGGIO)

edizioni divinafollia

Dedicato ad Antonella Ruzzon

“Un viaggio in cui non è possibile inoltrarsi, immergersi in quella dimensione che protegge, non percepibile e che non rivela nessuna protezione, alcuna sicurezza che il viaggio abbia una destinazione, un muoversi a un passo più in là di quello che non si può afferrare, un movimento perenne dall’aspetto sacro di approssimazione all’irraggiungibile, all’irreale: un viaggio di anime in viaggio verso il punto avanzato del percorso voluto e desiderato dai viaggiatori”.

(L’Autore)

PREFAZIONE

Obliqua magia della luce.

È stata la definizione più immediata – obliqua ma- gia della luce- a darmi l’input per stendere la pre- fazione a questo primo Autore della neonata colla- na Micron.

Salvatore Fittipaldi, conosciuto per caso, letto an- cora più occasionalmente, all’inizio:

“ … ma tu guarda quest’uomo che proposta origi- nale, che verve e che stile visibile nell’invisibile, immenso nel piccolo scrigno chiuso dell’anima ….

guarda che dignità nell’espressione, che certezza di nervo ….”. Eh, sì, a quel punto divenni un’assi- dua seguace di questa penna e mai e poi mai avrei smesso di leggere – quotidianamente – le novità postate sul suo blog, tramutate in poesie, sì, quel- le di Salvo (come mi è venuto, da subito, sponta- neo, chiamarlo). Poi lo scambio immediato, la discussione costruttiva, l’affetto naturale.

Micron nasce per dare forma al mio sogno: quello di pubblicare, a mia firma, come editore, gente che meriterebbe l’Olimpo, che magari non ha avuto la fortuna di essere contattata dai grossi nomi dell’editoria, oppure incompresa, schiva, nascosta. Gente che invia a chi legge una obliqua magia di luce, quella luce che deve rimanere accesa e non esaurirsi nel trascorrere del tempo. Come la ma- gia, o il flash della luce, anche Micron è immedia- ta, breve, non perché la si debba decurtare per scelta di risparmio cartaceo, no. Micron ha tantissimo dentro ma è concentrato, la poesia (ma po- trebbe anche essere prosa) raccolta in pochi caratteri stampati perché il nervo non necessita di lun- gaggini, anzi, colpisce e fugge, fruscio che dilegua l’ombra subito dopo l’abbraccio pieno. E Salvatore Fittipaldi è certamente uno scrittore di nervo. Uno che non cede ai rigori delle regole, ai preconcetti, alla rigidità di schemi o canoni che puntualmente ritroviamo nei libri, nelle sillogi, nelle grandi opere della storia. Già tale concezione della scrittura viene evidenziata negli inquieti, e sicuramente anche il Nostro ne fa parte, ma qui, forse, si enfatizza laddove il dubbio sulla sintassi non esiste più, qui si parla di interpretazione, di analisi del contenuto e stilistica, che si contraddistingue e mai avrà uguali. Ma cos’avrà di tanto nuovo questo genere di far poesia? Mi nascerebbe dalla gola un solo gri- do, leggetelo, io ho già espresso tutto nel titolo, ma forse qualche breve spiegazione è doverosa. Credo sia la prima volta in cui mi trovo di fronte a un testo e ne ho soggezione: non so se riuscirò a dire, descrivere, quanto un pezzo di Fittipaldi possa smuovere a livello emotivo, di appagamento, a una come me che legge un sacco, e ormai quel sacco stupisce, incanta e coinvolge molto poco. Eppure, tra le “cose” scritte, infinite, del periodo in cui sono nata e vivo, “cose” che non posso definire diversamente, tra para-editori, para-scrittori, quel sembrare che non è e mai sarà …. ho tirato fuori voci meravigliose, davvero nuove, con corde taglienti e vibranti capaci di suscitare fremiti persino ai cadaveri di qualche grande ormai sepolto nella storia. Qualcuno. Appunto. Pochi. Magari bruciati in libercoli che sono rimasti lì a fare polvere. Ma perché? Perché gli addetti ai lavori, quelli (teoricamente) veri, hanno altre faccende di cui occuparsi, ci sono i titoli dozzinali da lanciare nella grande distribuzione, non c’è posto per la nicchia, per i numeri bassi, le minime copie. No. È un no che dico io, pur non essendo nessuno, soltanto un’appassionata di scrittura e di critica letteraria, di ricerca, una come tante che ha voluto realizzare un sogno piccolo dentro a un altro sogno grande. Così, con il modesto contributo che mi è possibile dare, pubblico una persona speciale, convinta che succederà quello che è giusto che accada: questo libro verrà visto da occhi non solo esperti ma an- che potenti, e sarà portato nel mondo, come merita. Fittipaldi è stato capace di assemblare un lin- guaggio che supporta davvero il suo pensiero, lo traduce in fonemi, grafemi, ne evidenzia la musi- calità insita, persino la mimica, il nervo, appunto, che è semplicemente l’anima. Giovane, svelta, immediata, viva, pulsante e irrorata di capillari ed arterie, sangue puro. E dite niente? Tutto questo è Salvatore, tutto questo è la sublimazione dell’In- quietantismo, ciò che è parso, per certuni, forse, la degenerazione (in senso positivo) dell’ansia, del- l’arte del nostro secolo, non certo la sussunta chiacchiera sociale secondo la quale l’artista è un pazzo o un deviato. Pensiamo a Baudelaire. Basti poi capire chi va ad ispirare Fittipaldi, da Joyce a Vico, Tolstoj. Nel mio seguirlo, e fu anche un det- taglio che mi colpì, notai che questo Autore aveva creato un circolo dedicato ad Edoardo Sanguineti. Grande. Ho sempre amato Sanguineti. Avrei volu- to conoscerlo, stringergli la mano, ma l’occasione non venne. E come dimenticare gli haiku di un poeta così singolare? Le Sessanta lune: i petali di un haiku nella tua bocca. Mi è venuta così come la ricordo, coi due punti, perché anche Fittipaldi ne fa un uso esagerato, come a precisare che il suo meraviglioso delirio non smette. Mai. Surreale come Maurice Blanchot, con ossimori, pensieri mi- stici, frammentari, separati, spesso dalla doppia interpunzione, appunto, il delirio nervoso ed esi- stenziale, il viaggio in cui non è possibile inoltrarsi. In Fittipaldi io ritrovo tracce di Bataille (come di- menticare la Storia dell’occhio?), la patologia crea- tiva di De Sade, la grandiosa filosofia di Rilke e di Nietsche. La malattia dell’esistenzialismo, comun- que, è cronica, insita in ogni vero scrittore, soprat- tutto poeta, che non manca neppure in Sanguineti. Così il Nostro è ispirato da tanto scenario, che sia benedetto, veramente, per darci modo di tuf- farci in classici che, riletti con cognizione moderna, posso darci ancora e ancora di più. Dice di lui il fi- glio maggiore di Edoardo Sanguineti: <<Facendo il verso al verso di mio padre/ quasi poscritto a tan- ta post-scrittura / post-novissimamente scrive e scrive/ Fittipaldi il cui stile è questo stile/ lo stile dico di non aver stile/ mosso da gentilissima richiesta /con un doppio così di doppio padre /per Salvatore pone Federico/incisa sulla carta questa epigrafe. (Federico Sanguineti). E Salvatore rispon- de, (da 19° di Stracciafoglio): <>.

Ecco, non aggiungo altro, vi presento La musa di Blanchot (Il viaggio), con l’obliqua magia d’una luce nervosa.

SILVIA DENTI
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LE POESIE

LA MUSA DI BLANCHOT

ci sono, in carne e ossa: in prefazione e in appendice: non solo per esigenza personale, di leggerti

e di scriverti, di vederti e di sentirti: sono al capitolo su

“La solitudine essenziale”, quella del mondo, ormai m’è andata

a noia: ci corre incontro: ci appare a luce densa, illumina l’assenza:

è sempre lei:

lusinga, ci fa apparire insieme, ci fa negare

di essere lontani: non ha forma, non è reale: ci mescola al giorno e il giorno ci rimane nella mano:

se proprio non ce la faccio, raccolgo un girasole e te lo lancio, oppure dipingo una luna e te la lascio,

dentro la tua notte:

ho saltato il capitolo su “La morte necessaria”: sono già morto:

vivo e vegeto nella “Terza terra” col profumo dei petali dei fiori:

BOLLETTINO DEI VIAGGIATORI

da un vicolo cieco, da un circolo vizioso andare verso Howth Castle

e dintorni: dal silenzio senza voce passa la strada che arriva alla contrada

attraverso il parco delle arance, il pantano dei rospi, il prato della ruggine:

ha pagato il pedaggio il vento con un passo avanti e uno indietro: adesso gira in tondo, attorno ai tronchi,

nella fatalità del cerchio:

si va, non si va: si torna, non c’è ritorno: non si può tornare:

tirano su le maniche:

l’illusione della speranza fa il viaggio ricco di cadute, di dubbi dove camminare:

“Qual’ è la strada”, ha chiesto Streben:

“Non esiste di tracciata, bisogna avventurarsi verso l’inaccessibile”,

gli ha risposto Genus:

dove si trascinano sono oscuri corridoi, ma il viaggio lo vogliono ricco

di gradini , di posti dove regna tristezza e solitudine, di boschi fitti fitti

per arrivare dove è difficile dirigere la slitta al morbido cielo di Tolstoj:

*Riferimenti:

-Brechunov e Nikita: Tolstoj -Vicus commodus: G.B. Vico

-Howt Castle: Incipit di Finnegans Wake: Joyce -Streben, Genus: Faust Goethe

Traduzione:

de une impasse, d’un cercle vicieux aller à Howth Castle

et ses environs: par le silence muet passe le chemin de l’arrondissement

dans le parc d’oranges, les crapauds des marais, la rouille verte:

a payé le péage, le vent avec un pas en avant et un pas en arrière: désormais tourne en rond, autour des troncs,

dan le sort du cercle:

y aller, ne pas y aller, il est retour, il n’y a pas retour: on ne peut pas revenir en arrière:

retroussent leurs manches: l’illusion de l’espoir rend le voyage plein de chutes, de doutes où marcher:

“Quel est le chemin» at-il demandé Streben:

“Il n’y a de tracé , vous devez vous aventurer dans l’inaccessible”

il répondit Genus:

où ils se glissent sont des couloirs sombres, mais le voyage qu’ils veulent c’est riche

des marches, des endroits où il y a la tristesse , la solitude, d’épaisses forêts denses

pour arriver là où il est difficile de diriger le traîneau au doux ciel de Tolstoï:

AVVISO AI VIAGGIATORI

svègliati serena, anima mia: inizia bene l’anno:

ce la faremo a vivere: il viaggio deve continuare -AVVISO AI VIAGGIATORI:

“Evitare luoghi dove la sosta è la seduzione dei miraggi”-: sopravvivremo,

vedrai: la dialettica dei passi non subirà arresto per debolezze o dolore:

avremo, anche, pure, certamente, paura: tanta

paura: e poi, ancora, paura

di avere paura, già all’inizio, da subito, dall’istante in cui la paura non sa

evitare l’ombra che sempre la segue e la precede: avremo una paura tale

che le parole tremeranno prima di parlare:

serena, anima mia: quella che ti fa bella a te, è la paura:

CASE E DIMORE

oltre la casa, quella con le finestre e i muri abbiamo altre abitazioni: esclusive, nascoste, riservate:

luoghi senza nome, senza stanze, soffitti, pavimenti:

solo la tentazione che attira e che trattiene: posti segreti dove dimorano il linguaggio del pensiero,

il fittizio che si consegna alla finzione, il silenzio senza riduzione, irriducibile, sottratto alla riduzione:

il posto dove entra l’esigenza chiara della luce

filtrata dalle crepe, oltre l’immensità del mare: abbiamo dimore nascoste, come tane, dove respira

l’anima dell’animale, dove il soggiorno trova un altro senso,

un sapore diverso che volevi e che cercavi: abbiamo posti tenuti nascosti: se li mostri, se li riveli, essente assente, te ne ritrovi fuori: abbiamo abitazioni senza mobilio, sedie, lampadari

che sono riserva di sopravvivenza, forma del vuoto:

FIORE IN ITINERE

solo una goccia d’acqua:

non ha altro, per la sete intima dei petali: pallidi, impalliditi di dolore,

per le stimmate dei pistilli e degli stami:

se la salvezza potesse avere inizio,essere veramente guadagnata: se riuscisse il compagno di viaggio,

iniziandosi a soffrire il corpo, a svelare la certezza nascosta

nell’orrore, a risvegliare la meraviglia dopo la distruzione,

a mettere la freschezza nei fantasmi che avvolgono le

cose:

se riuscisse ad accedere al buco, a lui precluso, del destino,

forse il viaggio si eleverebbe a più alta misura, il lavoro del giorno

diventerebbe davvero creatore:

se a quest’ora del viaggio manca la certezza del presente,

il passato guarda all’estremità dell’avvenire: se appare che è il solito scenario che si muove, forse

è la strada giusta: dicono che è la strada del dolore che scatena la storia:

IL GIORNO E LA NOTTE

che lungo giorno, amica luna, il giorno piegato dentro le sue stesse pieghe nelle sue stanche costole piagate

nei gesti e negli incastri dei minuti:

credevo di conoscere i tuoi occhi, di avere fra le mani i tuoi crateri: tu lumencristi e perigeo e lumiera,

tu notte di luna piena in piena notte:

tu lunario segreto e dies lunae tu remo e noema e fuso orario: capovolto ti aspetto fino a notte:

che lunga notte, amica luna, la notte piegata dentro le sue stesse pieghe: capovolto ti aspetto fino a giorno:

IL PESO DEL VIATICO

ne sera plus comme avant: il viatico pesa e

la notte illumina la strada, la mantiene oscura nel chiarore che l’oscurità rende visibile al buio chiaro della luna, all’oscurità della partenza da dove

inizia la distanza, l’allontanamento della vicinanza:

ne sera plus comme avant se è possibile vedere cosa si vede, come prende forma il cosa si vede

quando la lontananza si avvicina:

non c’è riparo sotto la maestà della distanza per l’inquietudine, per l’indecente evidenza del corpo:

guardamelo nudo, libero dal rimpianto miserabile di essere scampato all’istante del fulmine

prima della pioggia:

divinafollia

Postato il

Un’esperienza editoriale, ma soprattutto umana, che Silvia Denti, autrice, giornalista, critico letterario e titolare della casa editrice dal nome evocativo “divinafollia” racconta in prima persona con verve e schiettezza.
Riporto le sue parole qui di seguito sperando possa nascere un dibattito sul tema sempre complesso e controverso dell’editoria italiana. Su problemi, domande, ipotesi, strade, proposte, controproposte, esperienze, sogni, realtà.

Buona lettura e ancora buona estate a tutte e a tutti, IM

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Silvia Denti, da qualche anno titolare della casa editrice Divinafollia http://www.divinafollia.altervista.org , scrive: “Spero che queste mie poche righe aiutino tante persone a non smettere di sognare. Per anni ce l’ho messa tutta. Tante volte ho avuto la tentazione di arrendermi. Ci sono stati giorni di disperazione, ma poi ho continuato a lottare. Oggi sono felice. Dopo tanti anni ho realizzato il mio sogno. La mia Divinafollia”.

“Amo la scrittura da quando avevo 10 anni. Ne ho 50 e tutta la mia vita è stata un ostacolo. Prima di tutto il mondo, che negli anni ’70 – ‘80 non ti dava modo di far girare i tuoi pezzi. Poi il giornalismo pirata. Alludo a quelli che ti pagavano l’articoletto pochissimo, sfruttandoti e mandandoti in giro per interviste. Poi le redazioni piccole, che pagavano una miseria. Si lavorava anche di notte. Alla fine ho fatto l’impiegata, la contabile – io, che odio la matematica! Ma non è finita. Sempre continuando a scrivere nel tempo libero, mi sono messa a fare la rappresentante di articoli per la casa, la salute, addirittura. Intanto radunavo persone amanti della scrittura, realizzavo antologie, tutto per passione. Poi ho avuto una figlia. Un giorno, la separazione da suo padre, che non era poi tanto maturo per fare il padre. Ho dovuto piegarmi ancora di più alla vita, lavorando come colorista chimico, non ridete, ma è così, per quindici anni maledetti. E il mio sogno? Stava lì, ad aspettarmi. Di notte ho continuato a scrivere e personaggi come Vittorio Sgarbi, Alberto Bevilacqua, Giorgio Barberi Squarotti, Maurizio Costanzo mi hanno spinto a non mollare, anche se nessuno ti regala niente, nemmeno la gloria, se non sei furba. E io la furbizia non la conosco davvero. Facevo critica letteraria in diretta radio il sabato pomeriggio presso una emittente privata, che, naturalmente, non mi corrispondeva un centesimo. Mi ha ascoltato anche Umberto Eco, apprezzandomi. Oggi? Mia figlia ha diciotto anni, ho mollato il “piccolo chimico” e mi sono messa in pista con l’editoria. Oh, ma naturalmente non poteva essere tanto semplice. Mi sono imbattuta ancora in editori mangiasoldi, ma oggi, FINALMENTE, la casa editrice MIA esiste, è nata, si chiama DIVINAFOLLIA. Non diventerò ricca, lo so, ma sfornerò solo penne valide. A questo punto della mia esistenza non transigo più. Tutti gli pseudoscrittori che mi si presentano li manderò al diavolo … senza pietà. Nessuno ne ha avuta per me – e ne vado fiera, per inciso mai ho cercato pietà. Anzi, sono stata stimolata allo studio e alla ricerca. Oggi le mie analisi dei testi sono apprezzatissime e richieste. Sto allargando il campo anche verso la fotografia e la pittura. Creo sinergie con gli scritti e porto in giro, insieme al mio compagno – anche lui autore – Gavino Angius, dei corsi di scrittura creativa, che piacciono parecchio e sono di grande supporto per chi si avvicina alla stesura di un romanzo o di una poesia. Devo dire grazie anche a Gavino, è un mito, uno che per passione, esattamente come me, si è messo in gioco e si prodiga nel sostenere chi ha veramente qualcosa di valido nella penna! Non ho un centesimo da parte, vivo alla giornata, non ho avuto eredità materiali, ma ho cresciuto una figlia nel migliore dei modi possibili. Ha la testa sulle spalle, non si è mai persa in questo mondo di scriteriati, non ha avuto i vestiti firmati e le scuole private, ma diventerà un medico, studia ed è il mio orgoglio. Ah, perché DivinaFollia? E’ un omaggio a Platone, il quale spiegava: “‘Divina follia è quella del poeta ispirato che scopre in sé improvvise energie creative, quella del profeta che spinge lo sguardo nell’ invisibile, quella di Dioniso che consente di entrare in uno stato mentale che i Greci definivano estasi, in cui un uomo percepisce di avere «un dio dentro di sé», e infine -«la migliore di tutte» precisa Platone – la follia di Amore, che porta l’ anima vicino alla sua vera natura. Divina follia quindi come malattia della mente, ma anche come potenziamento della personalità”.

Silvia Denti