traduzione
Editi ed inediti
Se avete scritto delle poesie, oppure un romanzo, o dei racconti, inviatemi i file in lettura a:
IBRIDI/ HYBRIDS: il volto alieno della verità
Su invito di Manuela Minelli di “Elisir Letterario”, agenzia di servizi letterari con cui collaboro, ho ricevuto l’invito a tradurre il romanzo Ibridi di Stefano Chiesi Mazzanti.
Durante la traduzione ho avuto modo di apprezzare alcune peculiarità del libro: si tratta di un testo che si colloca nell’ambito della letteratura che in termini ampi potremmo definire “di fantascienza”, più specificamente appartenente all’ambito delle storie dedicate agli Alieni.
Il libro di Chiesi Mazzanti propone tuttavia una versione originale e godibile, ricca di variegati ingredienti: in primo luogo un tono intenso ma allo stesso tempo lieve, a tratti umoristico, che mantiene la storia distante da certi “dogmatismi” e dalle proposte di panecee e rivelazioni assolute. Ciò non inficia tuttavia la cura e il coinvolgimento con cui è proposta la trama, le argomentazioni e l’ampia e dettagliata documentazione che fanno da supporto alle varie tesi e controtesi. Chiesi Mazzanti dimostra un sincero interesse e una passione autentica per gli argomenti trattati, ed esplora, di conseguenza, tutti gli ambiti, osservando angolazioni atipiche e peculiari punti di vista.
La trama inoltre gli consente di spaziare in domini solo in apparenza distanti dal nucleo principale del romanzo: troviamo excursus nel settore della medicina, della storia antica e moderna, dell’antropologia, della religione, della fisica, della matematica, della genetica, e in mille altre aree del sapere convenzionale e “sperimentale”.
L’altro volto delle cose. Il vero “alieno”, in fondo, il vero oggetto delle esplorazioni e delle indagini, è il volto della verità.
È questo il punto di vista dell’autore: indaga sulla differenza, la distanza, tra ciò che ci hanno fatto credere nel corso dei secoli, per calcoli, per interessi, per volontà di dominio, è ciò che davvero è accaduto e tuttora accade.
In tal modo l’esperienza spaventosa del protagonista, la sua orrifica, kafkiana metamorfosi, diventa, mano a mano che la trama procede, una sorta di thriller di rilevanza generale, la detective story in cui l’intera umanità viene a conoscenza delle sue reali origini, delle sue vere malattie e delle sole cure possibili per poter sperare, finalmente, in una nuova consapevolezza, nella guarigione e nella rinascita.
Pubblico qui di seguito (per non togliere ai lettori il gusto di scoprire autonomamente la trama, i suoi imprevedibili risvolti e il finale) un breve ma significativo brano che mi è stato segnalato dall’autore, seguito dalla mia traduzione in inglese del brano stesso. IM
Chi volesse acquisitare il libro lo trova a questi link: https://www.amazon.it/IBRIDI-chimiche-romanzo-origine-delluomo/dp/B08FP2PVVK
Biology University: New York
«Strano, non sono riusciti ad analizzarli. Scrivono che il contenitore è stato probabilmente contaminato» disse la biologa leggendo a bassa voce l’analisi di laboratorio.
«Richiederò di fare ulteriori analisi.»
Non ebbe il tempo di appoggiare i fogli che le squillò il cellulare.
«Pronto Samantha? »
«Sì, chi parla? »
«Sono io, Jonathan. »
«Ciao John. Mamma mia che voce!» esclamò Samantha. «Che ti è successo? »
«Niente di grave. Sam. Sono due giorni che non mi sento bene e ho la febbre, devono essere i postumi dell’incidente che ho avuto, ma oggi mi sento molto meglio. A parte la voce» risposi.
L’amica fece un sospiro di sollievo.
«L’importante è che migliori e che guarisci. Devi essere telepatico, stavo proprio pensando a te. Mi sono appena arrivati i risultati delle analisi. »
«Di già? Ottimo Samantha, non credevo che fossero già pronti… allora di che cosa si tratta?»
«Purtroppo sono da rifare, la provetta doveva essere sporca perché non sono riusciti a identificarli, ma li ho già richiesti, li ho chiesti personalmente ad un mio amico che lavora in un altro laboratorio. »
«Appena ho i risultati nuovi ti chiamo. »
«No Sam, io tra due giorni parto per Roma per presentare il mio nuovo lavoro e rimango in Italia per circa un mese. Era per quello che ti ho chiamata. Ti volevo avvertire di non chiamarmi per via del fuso orario, dovresti chiamarmi di notte per rintracciarmi, e tu di notte dormi e quindi ti chiamo io tra una settimana circa, durante una delle mie pause da sigaro.»
«Va bene John, attendo una tua telefonata… fai buon viaggio e auguri per il tuo nuovo libro. »
«Grazie Sam, ci sentiamo tra una settimana circa allora.»
«Ok.»
Click.
La ragazza chiuse la comunicazione ma qualcosa non le quadrava, non era convinta, le analisi di laboratorio difficilmente venivano sbagliate, tutto il personale era il meglio che si poteva chiedere e difficilmente la provetta poteva essere contaminata perché se ne sarebbe accorta pure lei. Doveva chiamare la sua amica Christine e sentire il suo parere. Prese il cellulare e iniziò a scrivere un messaggio “Morgellons”, la parola che aveva spaventato Jonathan. Lei con calma avrebbe fatto tutte le ricerche del caso. Christine era il numero uno per queste cose, a lei non scappava niente ed era informata su tutto. Era una specie di detective. Tutte le volte che aveva dei dubbi o delle sensazioni particolari ne parlava sempre con lei. Christine non era una biologa né un medico, era laureata in Storia e Antropologia, Religioni e Civiltà orientali ma fondamentalmente era l’unica persona che si intendeva un po’ di tutto. Soprattutto del sovrannaturale e delle cose inspiegabili che a volte ci capitano, ma che non osiamo mai dire in giro per non essere presi per pazzi. L’Antropologa aveva creato, anni addietro, un gruppo di lavoro con altri amici per fare ricerche a 360 gradi su tutte le cose che capitavano nel mondo e che la gente riteneva inspiegabili.
Gatti rossi / Red cats
Un racconto, spero abbastanza folle e abbastanza “felino”, con la versione in inglese “fatta in casa”.
Buona lettura e buona estate,
IM
GATTI ROSSI
Fummo svegliati da un canto urlato, quella notte. Così angelico, quasi asessuato, che rimanemmo incantati, prima di alzarci di scatto inferociti. Quell’attesa, caseggiato dopo caseggiato, era sufficiente a quel corpo e a quella voce per allontanarsi.
Andai al lavoro più rintronato del solito. Non fino al punto da non notare un particolare: i gatti che incrociavo erano tutti rossi. Soffici, grassi e dal pelo fulvo. Tutti di buon umore. Mi guardavano e ridevano, sotto i lunghi baffi, come per dirmi “Non capisci niente, vero?”.
Io sono te / Ipotesi
Ringrazio l’amica Anna Moro per aver selezionato e tradotto in francese questi due scritti.
È sempre interessante osservare su quali testi si sofferma l’attenzione dei lettori sensibili e affini.
IM
Argila rebelă – La creta indocile
La poesia tradotta si riplasma, assume nuove forme. Trattandosi di creta (indocile) tutto ciò è molto adeguato.
Ringrazio Mihaela Colin per l’attenta ed empatica lettura e per la selezione e traduzione di alcune mie poesie.
Non conosco la lingua rumena, ma è bello seguire passo passo il trasformarsi dei suoni e la crescita parallela dei versi in due lingue con radici condivise.
Grazie a Mihaela.
Buona lettura a tutti
e buon viaggio verso porti più sereni e assolati. IM
Il discepolo del serpente
Ho avuto modo di tradurre nei mesi scorsi, per conto della Eiffel Edizioni , il romanzo Il discepolo del serpente, di Deborah Stevens.
Si tratta di un libro che spazia, con meccanismi narrativi originali e coinvolgenti, tra realtà e immaginazione.
Tutta la vicenda narrata è frutto della fantasia dell’autrice, eppure, in virtù di un’accurata e appassionata capacità descrittiva, la trama ci conduce sulle tracce di eventi costantemente sospesi sul filo sottile e tagliente che lega il passato al presente ed il presente ad un futuro minaccioso, ipotetico ma non per questo meno cupo e potenzialmente micidiale, proprio in virtù di quella verosimiglianza che l’autrice ha saputo e voluto racchiudere in ogni sua pagina.
I luoghi descritti sono quelli a noi ben noti: l’Italia delle meravigliose bellezze artistiche ma anche delle stanze oscure che celano misteri e giochi di potere, santità e corruzione.
Di questi contrasti si nutre questo thriller di un’autrice americana che con questo suo libro d’esordio ha già saputo guadagnarsi significativi riconoscimenti e l’attenzione della critica e del pubblico.
Oltre al fascino del mistero, svelato gradualmente e dopo innumerevoli peripezie, è interessante per noi lettori italiani anche osservare lo sguardo di una scrittrice che, pur vivendo oltreoceano, grazie alle sue radici italiane e grazie al suo amore per l’arte e la cultura italiana, sa illustrare i misteri e le trame criminose di casa nostra con un’ottica lucida ed esterna che è allo stesso tempo estremamente acuta e appassionata.
Il libro è acquistabile sul sito della Eiffel edizioni
a questo link:
http://www.edizionieiffel.com/
Oppure tramite le seguenti modalità:
sul sito
www.eiffelhouse.it
su
– Amazon.it ( per i lettori italiani)
– Amazon.com ( per i lettori di lingua italiana – Stati Uniti )
– Amazon.ca ( per i lettori di lingua italiana – Canada )
su
– IBS ( Internet book shop spa)
Si può inoltre richiedere nelle librerie fiduciarie indicate nel sito : www.edizionieiffel.com in primis e in tutte le altre librerie italiane.
È acquistabile infine anche in contrassegno formulando la richiesta e fornendo le relative informazioni a : info@edizionieiffel.com
Il Discepolo del Serpente
di Deborah Stevens
Il Discepolo del Serpente è un thriller della cospirazione: una strisciante insidia, ricorrente nei secoli, minaccia di prendere possesso della Chiesa Cattolica e di usarla per creare un Nuovo Ordine Mondiale. Pietro Romano, Gran Maestro della loggia massonica segreta nota come Propaganda Due, mette in azione il complotto per uccidere il papa e controllare i più potenti governi del mondo attraverso la Chiesa.
€ 19.00
Deborah Stevens è figlia di Albert, emigrante italiano che ha sposato Anna Bonderchuk, il cui padre è emigrato a sua volta dall’Europa orientale. Da ragazza sentiva spesso parlare italiano e russo. Cresciuta nei pressi di Detroit, ha frequentato la Michingan State University dove si è diplomata in arredamento d’interni. Dopo il college si è spostata a Traverse City, (Michingan) per vivere in una fattoria che produceva prevalentemente frutta. Dopo aver avuto il suo secondo figlio, si è trasferita con la famiglia nel Minnesota. Fin da piccola ha sempre coltivato il sogno di scrivere libri. Mettendo da parte i dubbi iniziale, ha pubblicato il primo romanzo, Il discepolo del serpente, che ha vinto sei premi.
Pinnacle Book Achievement Award, vincitore, categoria Thriller
Book Excellence Awards, Premio per l’eccellenza del libro
American Fiction Awards, vincitore, categoria Thriller religioso
Best Book Awards, finalista, categoria Fiction generale
Great Midwest Book Festival, menzione d’onore, categoria Fiction
International Book Award, Finalista, Categoria Fiction Religiosa
Ora, dopo aver completato il sequel di The Serpent’s Disciple, sta lavorando al terzo libro della serie. Ha altri progetti, tra cui anche un libro di saggistica.
Recours au Poeme – poesie da “La creta indocile” in versione bilingue
Alcuni miei testi tratti dal libro “La creta indocile” sono stati tradotti in francese, una lingua che amo.
Qualcuno potrebbe obiettare che se mi avessero tradotto in un dialetto eschimese direi che è il mio dialetto preferito.
Vero!
Però il francese mi piace veramente.
Specialmente nella traduzione accurata ed empatica che Marilyne Bertoncini, che ringrazio molto, ha curato per Recours au Poeme
https://www.recoursaupoeme.fr/ivano-mugnaini-extraits-de-l…/
Accueil> Ivano Mugnaini, extraits de La Creta indocile
Ivano Mugnaini, extraits de La Creta indocile
Par Marilyne Bertoncini| 4 juin 2019|Catégories : Essais & Chroniques
Poèmes extraits de La Creta Indocile (L’argile indocile),
choix et traduction par Marilyne Bertoncini
La speranza di settembre
Ora che sono finiti gli spunti antichi
e le idee adeguate annotate con cura
hanno ridisceso scale di ferro
senza ringhiera, ora che l’afa
lascia spazio alla sera, sarebbe tempo
di scrivere solo del tempo,
come un naufrago che si innamora
dell’acqua che lo strangola e si abbandona
a un abbraccio infinito.
Sarebbe tempo di percorrere le strade
dei perché lasciando a casa le borse
dei come, cercare una voce, una chiave
nelle ossa spezzate dei cani, nella carne
di ghignanti puttane. Sarebbe tempo,
se il tempo non fosse fragile, imperfetto,
regolato da cronografi tarati male, ancora
soggetti a salti e arresti, orgogli e terrori,
costretti a fare algebra dell’aritimetica,
sbagliando i teoremi più elementari,
contenti, in fondo, di fallire gli schemi,
le basi, le proporzioni, felici
di sprecare un’altra estate fingendo di studiare
o lavorare, per poi tornare
al primo giorno di scuola, assetati,
immutabilmente, finché sussiste
la speranza
di settembre
Espérance de septembre
Désormais finis les antiques goûters
et les bonnes idées notées soigneusement
ils ont redescendu des échelles de fer
privées de rampe, maintenant que la canicule
laisse sa place au soir, il serait temps
de n’écrire qu’à propos du temps,
comme un naufragé qui s’éprend
de l’eau qui l’étrangle et s’abandonne
à une étreinte infinie.
Il serait temps de parcourir les rues
des pourquoi laissant à la maison les sacs
des comments, chercher une voix, une clé
dans les os brisés des chiens, dans les chairs
de putains ricanantes. Il serait temps,
si le temps n’était fragile, imparfait,
réglé par des chronographes mal calibrés, encore
sujets à des sauts, des arrêts, orgueils et terreurs,
contraints à faire de l’algèbre avec l’arithmétique,
mélangeant les théorèmes les plus élémentaires,
satisfaits, au fond, de rater les projets,
les bases, les proportions, heureux
de gâcher un autre été à feindre d’étudier
ou de travailler, pour retourner ensuite
au premier jour de classe, bien mis,
immuablement, tant que demeure
l’espérance
de septembre.
Il non amore
Forse proprio quando comprendi meno
scorgi una fessura, ed è consolazione
sapere che niente si apre, nessuno
squarcio di luce ; di nuovo tace il corpo
e solo il tempo si muove assieme al sangue
intravisto in fotogrammi ingurgitati
assieme a un piatto di cibo che scordi
prima di averlo metabolizzato.
Tra foga e vomito, fame e apatia,
diventi silenzio che ti strozza senza rabbia,
passato che non sai scacciare.
E perdi il senso dello sguardo, la mano,
il sudore, la voce che si insinua nella gabbia
e la frantuma, bocca spalancata, schiuma
di folle che sa bene quanto sia amaro
il non amore.
Le désamour
Peut-être justement quand tu comprends le moins
surgit une fissure, c’est une consolation alors
de savoir que rien ne s’ouvre, aucun
rai de lumière : le corps de nouveau se taît
et seul le temps se meut avec le sang
entrevu dans des photogrammes avalés
avec un plat de nourriture que tu oublies
avant de l’avoir métabolisé.
Entre fougue et nausée, faim et apathie,
devenu silence qui t’étrangle sans colère,
passé que tu ne sais chasser.
Et tu perds le sens de la vue, la main,
la sueur, la voix qui s’insinue dans la cage
et la fracasse, bouche béante, écume
de folie qui sait combien amer
est le désamour.
Il grado zero
Arriva un momento in cui tutto ciò
che rimane è attesa, sospensione,
grado zero della vita. Diventa colpa,
allora, perfino muovere le dita goffe
della speranza, dirigere il cuore verso
l’idea di un cielo arioso, un morso
di pane, una briciola, un sorso residuo
di vino.
Ma più colpevole e più tenace è
l’udito, fisso sul legno della porta,
inchiodato, crocifisso, appeso
a un battito, un tocco ansioso,
incerto, furtivo : forse il tonfo,
l’incedere cieco del destino ;
forse il calore, sincero, di una mano.
Le degré zéro
Il arrive un moment dans lequel tout ce qui
reste est attente, suspens,
degré zéro de la vie. Et devient une faute,
alors, même bouger les doigts maladroits
de l’espérance, diriger le coeur vers
l’idée d’un ciel dégagé, une bouchée
de pain, une miette, le reste d’une gorgée
de vin.
Mais plus coupable et plus tenace
l’ouïe, fixée au bois de la porte,
clouée, crucifiée, suspendue
à un battement, un coup anxieux,
incertain, furtif : peut-être le bruit sourd,
l’aveugle démarche du destin :
peut-être la chaleur, sincère, d’une main.
Un raggio più tenace
Perfino l’aria, elemento vitale,
si fa scommessa, rischio,
peccato mortale. È il giorno
dell’attesa, sospende il battito
tra attrazione e paura. Andare
alla finestra, alla luce del sole, dovrebbe
essere impulso, palpito delle vene.
È diventato dubbio, riflessione :
il bilancio del dare e dell’avere,
la distanza tra il divano e il davanzale.
Si siede la pena al mio fianco, ed è
gentile, quasi gioviale. Mi copre
con un abbozzo di abbraccio la vista
del vetro assolato. Resto seduto,
comodo, stordito. Il gelo nella carne
è carezza, la stanchezza è dolce :
sapere di non volersi muovere,
restare alla portata delle sue dita.
Ma c’è un raggio più tenace, diretto
da trame arcane di mura e rami.
Arriva a toccare la gamba, l’avvolge,
la scalda, la sfiora. Riesco ad alzarmi,
a camminare, verso i voli del cuore.
Un rayon plus tenace
Même l’air, élément vital,
devient pari, risque,
péché mortel. C’est le jour
de l’attente, suspendu le battement
entre attraction et crainte. Aller
à la fenêtre, à la lumière du soleil devrait
être impulsion, palpitation des veines.
C’est devenu doute, réflexion :
le bilan du donner et avoir,
la distance entre divan et fenêtre.
La douleur s’assied à mon côté, elle est
gentille, presque joviale. Elle me couvre
d’une ébauche d’étreinte la vue
du verre ensoleillé. Je reste assis,
à l’aise, étourdi. Le gel dans ma chair
est caresse, la fatigue est douce :
savoir qu’on ne veut pas bouger,
rester à la portée de ses doigts.
Mais il y a un rayon plus tenace, venu
de trames archaïques de murs et de rameaux.
Il parvient à toucher la jambe, l’entoure,
la chauffe, l’effleure. Je parviens à me lever,
à marcher, vers les envols du coeur.
Folli e strani castori
Facendo due rapidi conti, se diamo
al cupo albergatore tutto il denaro
messo da parte per l’affitto mensile
della casa oggi lontana, e gli consegniamo
con gesto ilare e breve le nostre carte
di credito legate a conti correnti
già quasi sfiatati, potremmo restare
qui, sulle sponde di questo lago
incantevole e sperduto, per un totale
di giorni ventidue, stanza con balcone,
colazione e vista compresi nel prezzo.
Staremmo qui, abbracciati nel letto,
guardando il sole e il cielo, il mistero
che si insegue sfiorando il verde del bosco
e l’azzurro dell’acqua. Saremmo nuvole,
e coglieremmo forse in un istante
il codice del vento, la corrente che ferisce
e sostiene, l’aria muta che osserva e passa,
come un alito, un brivido, la vita.
L’ultimo giorno scivoleremmo silenziosi,
ancora abbracciati, dal fresco della camera
al profondo del lago. Solo un rapace ci vedrebbe,
e capirebbe il senso, il cammino, o forse
ci scambierebbe per folli e strani castori,
prima di virare, indifferente, verso
il suo tratto libero di cielo.
Castors étranges et fous
Faisons deux comptes rapides, si on donne
à l’aubergiste sombre tout l’argent
mis de côté pour le loyer mensuel
de la maison lointaine aujourd’hui, si on lui donne
d’un geste hilare et bref nos cartes
de crédit liées à des comptes courants
déjà presque épuisés, on pourrait rester
ici, sur les rives de ce lac
enchanteur et perdu, pour un total
de vingt-deux jours, chambre avec balcon,
collation et repas compris dans le forfait.
On resterait ici, embrassés dans le lit,
à regarder le soleil et le ciel, le mystère
qu’on poursuit effleurant le vert du bois
et l’azur de l’eau. On serait nuage,
et on saisirait peut-être en un instant
le code du vent, le courant qui blesse
et soutien, l’air muet qui observe et passe,
comme un souffle, un frisson, la vie.
Le dernier jour on glisserait silencieux,
toujours embrassés, de la fraîche chambre
au profond du lac. Seul un rapace nous verrait,
et comprendrait le sens, le cheminement, ou bien
nous prendrait pour des castors étranges et fous,
avant de virer, indifférent, vers
le bout de ciel où il est libre et seul.
Un altro giorno
Ti amo quando sei semplice,
quando ti sai stupire per il sorriso
di un gatto, il riflesso di un raggio
di sole, un colore, le luci di Natale,
tutto ciò che io non so e non voglio
vedere. Perso nella mia ragione, resto
a bocca aperta ogni volta che il tuo sguardo
arriva là dove mai sarei potuto entrare,
senza di te, senza gli occhi e le mani
di una donna che ha la mia stessa età
e sa ancora essere bambina, sognando
i Re Magi e la Befana, la neve e il sole,
la stella e una fiaba di mille notti
indiane strette in un abbraccio senza fine.
Una bambina che al momento giusto
sa darmi lezioni di saggezza e di filosofia,
quando mi getto ad occhi chiusi tra i sassi
di un pensiero senza linfa. E non c’è
stella cometa che mi possa salvare
o indicare la strada. Solo il tuo corpo,
le tue dita, il tuo sguardo d’amore
che chiede al giorno solo un altro giorno,
e alla vita la nostra stessa vita.
Un autre jour
Je t’aime quand tu es simple
quand tu sais t’émerveiller du sourire
d’un chat, du reflet d’un rayon
de soleil, d’un couleur, des lumières de Noël,
de tout ce que je ne sais ni ne veux
voir. Perdu dans mes pensées raisonnables, je reste
bouche-bée chaque fois que ton regard
arrive là où jamais je n’aurais pu entrer,
sans toi, sans les yeux et les mains
d’une femme qui a mon âge
et sait encore être une enfant, rêvant
des Rois-Mages et de la Befana, la neige et le soleil,
l’étoile et une fable des mille et une nuits
indiennes serrées dans une étreinte infinie.
Une enfant qui au bon moment
sait me donner des leçons de sagesse et de philosophie,
quand je me jette aveuglément entre les cailloux
d’une pensée dépourvue de sève. Et il n’est
étoile comète qui me puisse sauver
ou indiquer la route. Seul ton corps,
tes doigts, ton regard amoureux
qui demande au jour seulement un autre jour,
et à la vie seulement notre vie.
.
Marilyne Bertoncini
Marilyne Bertoncini, co-responsable de la revue Recours au Poème, docteur en Littérature, spécialiste de Jean Giono, collabore avec des artistes, vit, écrit et traduit de l’anglais et de l’italien. Ses textes et photos sont également publiés dans des anthologies, diverses revues françaises et internationales, et sur son blog : http://minotaura.unblog.fr.
Eredità dell’autunno – poesie e traduzioni
Tomaso Pieragnolo mi ha inviato due poesie inedite del poeta costaricano Laureano Albàn di cui ha curato lui stesso la traduzione. Le pubblico volentieri in “Dedalus”
DUE POESIE DI LAUREANO ALBÁN INEDITE IN ITALIA.
traduzione di Tomaso Pieragnolo.
da Eredità dell’autunno – Herencia del otoño (1979)
VIAGGIO ALLA CENERE
Cosa furono se non rugiada
dei prati?
Jorge Manrique
Vivere è estinguersi,
caricare il corpo verso la sua solitudine.
Mentre nei mercati cresce il mondo
e i giorni lasciano la loro razione di miracolo.
Si ascolta il seme scendere con lentezza
e i suoi germogli segreti trattenersi,
gradualmente consumati
nella dimenticanza dei soli,
girando in lenti angoli oscuri,
presentiti nella polvere dalla loro ombra.
Quando il silenzio si presenta
e il nulla ci sconfigge
e si trattiene
l’ansietà abbagliante degli occhi
e lo sguardo abbraccia
il torto totale della morte,
qualcosa torna a dolere,
qualcosa del mondo che si va spegnendo
malgrado ancora brilli, splenda, ami.
Almería, febbraio 1979
VIAJE A LA CENIZA
¿Qué fueron sino rocíos
de los prados?
Jorge Manrique
Vivir es extinguirse,
cargar el cuerpo hacia su soledad.
Mientras en los mercados crece el mundo
y los días van dejando su ración de milagro.
Se escucha la semilla bajar pausadamente
y sus brotes secretos detenerse,
gradualmente gastados
entre la desmemoria de los soles,
girando en lentos ángulos oscuros,
presagiados en el polvo por su sombra.
Cuando el silencio se presenta
y la nada nos vence
y se detiene
la ansiedad deslumbrante de los ojos
y la mirada abarca
la sinrazón total ante la muerte,
algo vuelve a doler,
algo del mundo que se va apagando
aunque todavía brille, esplenda y ame.
Almería, febrero, 1979.
* * * * * * *
da Eredità dell’autunno – Herencia del otoño (1979)
Siamo una mezza verità,
per questo qualcosa ci duole sempre a dismisura.
E lo sguardo? Lì abita il pianto
e uno splendore di ceneri incognite,
insaziabile e tenace come l’ombra.
Facciamo un passo: tatto di nebbie
al limite del veloce abisso quotidiano,
del furore della morte che si appresta
sicura a sconfiggere il cuore.
Per questo torno a te
con il tuo nome che brilla negli occhi
contro il vuoto senza dio
e mi trattengo, certezza
di polvere incantata,
di fronte alla morte che se ne va chiamandoci.
Alcalá de Henares, marzo 1979
CERTIDUMBRE DE POLVO
Somos una verdad a medias,
por eso algo nos duele siempre demasiado.
¿Y la mirada? Ahí habita el llanto
y un esplendor de incógnitas cenizas,
insaciable y tenaz como la sombra.
Damos un paso: tiento de nieblas
al borde del veloz abismo diario,
del furor de la muerte que se apresta
certera a derribar el corazón.
Por eso vuelvo a ti
con tu nombre brillando entre los ojos
contra el vacío sin dios
y me detengo, certidumbre
de polvo enamorado,
ante la muerte que se va llamándonos.
Alcalá de Henares, marzo, 1979.
Laureano Albán è nato a Turrialba, in Costa Rica, nel 1942. La sua opera è stata diffusa per la prima volta in Italia dal poeta Tomaso Pieragnolo, che lo ha tradotto nella rivista Sagarana (2008), e nelle pubblicazioni a sua cura “Gli infimi crepuscoli”(Via del Vento 2010) e “Poesie imperdonabili”, (Passigli 2011, finalista Premio Internazionale Camaiore, rosa finale Premio Marazza per la traduzione). Più volte proposto come candidato al Nobel, Laureano Albán ha studiato Filologia e Linguistica all’Università di San José e si è laureato a New York. È stato fondatore di importanti associazioni di scrittori, come il Círculo de Poetas Costarricenses (1960) e il Movimiento Literario Trascendentalista (1973). Professore di Teoria e Pratica della Creazione Letteraria all’Università di Costa Rica (1990-1998) e Membro Permanente della Academia de la Lengua Española, ha svolto diversi incarichi diplomatici per il suo paese: Ministro Consigliere all’ambasciata di Madrid (1981-1983), ambasciatore presso le Nazioni Unite a New York (1983-1986), ambasciatore Plenipotenziario in Israele (1987-1990), ambasciatore presso l’UNESCO a Parigi (1998-2002). E’ coautore del “Manifiesto trascendentalista” (1974). Ha ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui il premio Adonais (Madrid, 1979), il premio Nazionale di Poesia (1980 e 1993), il Premio di Cultura Ispanica (Madrid, 1981), il premio Ispanoamericano di Letteratura (Huelva, Spagna, 1982), il premio della VII biennale di Poesia (León, 1983). Nel 2006 ha ottenuto il premio Nazionale di Cultura Magón, il maggiore riconoscimento dato dal governo del Costa Rica per una vita dedicata alla cultura.. I suoi libri più importanti sono Herencia del otoño (1980), Geografia invisible de america (1982), Aunque es de noche (1983), Autorretrato y transfiguraciones (1983), El viaje interminable (1983), Suma de claridades (1992) e la vasta Enciclopedía de maravillas, in edizione bilingue inglese e spagnolo, iniziata più di vent’anni fa e composta da 4 volumipoesie illustrate da oltre trecento artisti latinoamericani.
Tomaso Pieragnolo è nato a Padova nel 1965 e da vent’anni vive tra Italia e Costa Rica. La casa editrice Passigli di Firenze ha pubblicato il suo ultimo libro, il poema “nuovomondo”, finalista al Premio Palmi, Metauro, Minturnae, rosa finale del Premio Marazza e vincitore del Saturo d’Argento – Città di Leporano. Fra le sue precedenti pubblicazioni: “Lettere lungo la strada” (2002, premiato al Città di Marineo e finalista al Guido Gozzano di Belgirate), “L’oceano e altri giorni” (2005, finalista ai Premi Libero de Libero, Guido Gozzano di Belgirate e Ultima Frontiera e vincitore del Premio Minturnae Giovani). Una sua selezione di poesie scelte è stata pubblicata in spagnolo dalla Editorial de la Universidad de Costa Rica e dalla Fundación Casa de Poesía (“Poesía escogida”, 2009). La sua attività di traduttore di poesia latinoamericana si è svolta in collaborazione con la rivista Sagarana, nella quale dal 2007 ha proposto principalmente autori del Costa Rica e del Centro America, non ancora tradotti in Italia, e con alcune case editrici, che hanno pubblicato le sue traduzioni di Eunice Odio (“Questo è il bosco e altre poesie”, Via del Vento 2009, Menzione Speciale Camaiore per la traduzione) e di Laureano Albán, (“Gli infimi crepuscoli”, Via del Vento 2010 e “Poesie imperdonabili”, Passigli 2011, finalista Premio Internazionale Camaiore, rosa finale Premio Marazza per la traduzione). Ha pubblicato inoltre per La Recherche due ebook di traduzioni di autori ispanoamericani, “Nell’imminenza del giorno” (2013) e “Ad ora incerta” (2014). Nel 2015, in collaborazione con Rosa Gallitelli, ha curato per la casa editrice Passigli la prima antologia italiana bilingue della nota poetessa costaricana Eunice Odio “Come le rose disordinando l’aria” (finalista Premio Città di Morlupo).
Felicitas Hoppe, JOHANNA, traduzione di A.M. Curci – recensione di Gianni Montieri
Ho ricevuto, letto e apprezzato il volume di Felicitas Hoppe tradotto da Anna Maria Curci con accurata e vivida passione.
Riporto volentieri qui di seguito la recensione di Gianni Montieri pubblicata su Poetarum Silva.
Buona lettura, IM
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Felicitas Hoppe – Johanna – Del Vecchio editore, 2014 – € 14,00 – ebook € 9,99 – traduzione di Anna Maria Curci * Noi non vediamo proprio nulla, e non sentiamo nulla, quindi dobbiamo scrivere quello che scrivono tutti. Si può raccontare la Storia inventando una storia. Si possono prendere le documentazioni, interi archivi, libri, […]
http://poetarumsilva.com/2014/06/19/felicitas-hoppe-johanna-2/
Si può raccontare la Storia inventando una storia. Si possono prendere le documentazioni, interi archivi, libri, certificazioni e metterle al servizio di una nuova narrazione. Si può inventare e allo stesso tempo raccontare la verità, così si dovrebbero fare le biografie, così si dovrebbero fare i romanzi. Questo è quello che ha fatto Felicitas Hoppe in Johanna, da poco uscito per Del Vecchio editore, e, tradotto in maniera splendida da Anna Maria Curci. La meraviglia, però, non sta soltanto nel cosa ma nel come. Il come con cui la Hoppe ha raccontato la pulzella d’Orleans è straordinario.
Abbiamo una dottoranda, l’esperto dottor Peitsche e il professore. Il professore con le camicie pulite ma che sa sempre di fumo. E abbiamo Giovanna d’Arco, argomento della tesi di dottorato. L’io narrante, la dottoranda, di cui non sappiamo il nome, vive la sua ricerca come una seconda pelle. Salta fuori e dentro Johanna, la trascina e si fa trascinare, perciò il racconto in prima persona è, contemporaneamente, anche in seconda e in terza persona, perché tutto narra, tutto è presente anche ciò che non compare. Niente che abbia a che vedere con i flashback o i salti temporali, tutto avviene nel presente, ma il presente è la Guerra dei Cent’anni servita a colazione; è Giovanna d’Arco né bella né aggraziata, infervorata da Dio, un Dio che l’ha scelta; è una dottoranda che si immedesima e allora Johanna diventa una gita in treno, un calcio di rigore, una cena, una conversazione, una notte in cui si dorme male, un balcone con vista su maggio. Johanna è dovunque, quindi. Sudore freddo e silenzio, copricapo di carta sparsi sul pavimento e tra le pagine, qual è il copricapo del re? Qual è la corona? Tutto si riduce a una corona di carta? O la discussione della tesi davanti e poi di fianco al professore? E se Johanna fosse inglese? Se Johanna non fosse?
Silenzio e paura. Non quella del portiere, bensì quella del marcatore, che sa perfettamente che è sempre il portiere, che è all’erta e oscilla con il corpo, a vincere. L’ultimo tocco del guanto sinistro. Anche se non riesce a mantenere ciò che promette, resterà lui il vincitore alla fine, perché solo Dio sa in quale direzione volerà questa palla. E nel Giudizio Universale Dio non domanderà perché non ha trattenuto la palla, giacché il portiere ha sempre dato il meglio di sé. Anche quando perde ha comunque fatto un balzo. Il marcatore, invece. Chi mi dice che il marcatore non venga scambiato? Forse è sufficiente un copricapo, un secchio per la carta rovesciato sulla testa, e già la palla vola oltre la rete, perdendo la sua anima in direzione del cielo. Saltellare nervoso, scricchiolio sommesso sotto le suole. […] Solo undici metri, non di più, da qui a Dio, e tu non hai segnato.
Colpisce la prosa di Felicitas Hoppe, scorrevole, magica, piena di fantasia, una prosa densa di ritmo, una scrittura a perdifiato. Il lettore non può far altro che assecondare i tempi dettati dalla Hoppe, leggere qui diventa indovinare il passo del ballo pur non sapendo ballare. Non ci saranno risposte ma continue domande. Bisognerà immergersi nelle parole, così come ha fatto la scrittrice quando le ha pensate, così come ha fatto (e ha dichiarato nella nota del traduttore, posta alla fine del testo) la traduttrice. Johanna è una novità in fatto di ricerca linguistica e di modalità di narrazione. È, in definitiva, un piccolo miracolo nato dalla sapiente alternanza di frasi brevi e scattanti, e lunghi magistrali periodi dal passo lungo. Il traguardo è uno, la scritta che reca lo striscione all’arrivo è questa:
[…] dall’eresia fino alla santità è solo un salto nel ragionamento, prima l’obiezione, poi la virtù, solo una questione di traduzione. Le regole sono semplici, solo che purtroppo nessuno le ha comprese, nessuno le ha sostenute, superando la prova. Allora ricominciamo da capo.
©Gianni Montieri
NELL’IMMINENZA DEL GIORNO
La traduzione è un atto di fede, nel testo, nella parola. Equilibrismo, scommessa, tuffo ad occhi chiusi senza neppure conoscere la lunghezza e la tenuta dell’elastico che separa l’aria dalla terra. Ma, quando è condotta con assoluta passione, competenza, cura… crea un ponte tra epoche, mondi e segni. Diventa un testo ulteriore, pur restando fedele al dettato originale e permettendone la trasmissione e la diffusione. Tomaso Pieragnolo ha tradotto con la cura a cui si è fatto cenno poeti sudamericani. L’e-book Nell’imminenza del giorno raccoglie parte delle traduzioni di autori ispanoamericani proposte da Pieragnolo per la prima volta in Italia tra il 2007 ed il 2013 nella rivista Sagarana. L’e-book è stato pubblicato da La Recherche ed è possibile scaricarlo e leggerlo. Spesso il feedback di un lettore-autore vale moltissimo. Copio qui di seguito alcune osservazioni di Loredana Savelli, adeguate e condivisibili, citate in un commento sul sito de La Recherche: “Già alla prima apertura e scorsa complessiva, l’e-book mi è sembrato di livello altissimo, per la scelta degli autori e per la cura minuziosa della traduzione e delle note biografiche. Per ora ho letto attentamente Jorge Debravo, che conoscevo un po’, e ne ho avuto entusiastica conferma. E’ un libro preziosissimo, che leggerò con partecipazione, adoro la poesia sudamericana ed essa, secondo me, merita maggiore divulgazione. Anche per questo, vivissimi complimenti al curatore Tomaso Pieragnolo, per la seria e contagiosa passione investita in questo lavoro”. Con un invito alla lettura, e ad eventuali ulteriori interazioni, copio il link a cui è possibile reperire l’e-book: http://www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=143 .
IM