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Libreria Einaudi Firenze : presentazione di GRADIVA e reading di autori

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Libreria Einaudi Firenze : presentazione di GRADIVA e reading di autori toscani

IMMAGINARIA ARTI VISIVE GALLERY – Libreria Einaudi
presenta
GRADIVA, rivista internazionale di poesia italiana diretta da Luigi Fontanella (Leo S. Olschki Editore)
con la cooperazione della STATE UNIVERSITY OF NEW YORK

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Introducono Luigi Fontanella, Sergio Givone, Giuseppe Nicoletti

Saluto di Daniele Olschki

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Omaggio a Mario Luzi (a cura di Luigi Bonaffini e Luigi Fontanella)

Omaggio a Piero Bigongiari (a cura di Paolo F. Iacuzzi)

Omaggio a Gianfranco Palmery (a cura di Sauro Albisani e Nancy Watkins)

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POETI PER GRADIVA – LETTURA DI POESIA

SAURO ALBISANI MARIELLA BETTARINI MICHELE BRANCALE PAOLO CARNEVALI FRANCO CASADEI FABRIZIO DALL’AGLIO ROSALBA DE FILIPPIS MAURA DEL SERRA CLAUDIA DI FONZO ALESSANDRO FO ANNA MARIA GUIDI PAOLO F. IACUZZI GLORIA ITALIANO PAOLA LUCARINI ANNALISA MACCHIA GABRIELLA MALETI FRANCO MANESCALCHI MARIA GRAZIA MARAMOTTI MASSIMO MORI IVANO MUGNAINI GIUSEPPE PANELLA LILIANA UGOLINI

20 Maggio 2014, ore18, via Guelfa 22-R
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apericena facoltativa su prenotazione (tel. 328-2196707)

Lungo è stato il giorno

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Lungo è stato il giorno

Edoardo Penoncini, Lungo è stato il giorno, Ibiskos Ulivieri, Empoli, 2103, prefazione di Matteo Bianchi

I versi di Lungo è stato il giorno, libro vincitore della XVI edizione del Premio “Città di Empoli – Domenico Rea”, confermano l’intento già manifestato e messo in pratica con coerenza da Edoardo Penoncini nella sua produzione letteraria: fare argine, al tempo, all’effimera inconsistenza dell’epoca che viviamo, alle incongruenze e alle ferite. Ma la barricata di Penoncini è eretta con materiale flessibile, costruita con cura ed efficacia ma senza strepito, senza plateali colpi di martello. Non si tratta di una Linea Maginot elefantiaca e ironicamente inutile. Siamo di fronte ad una recinzione discreta, funzionante più per l’accorta collocazione che per l’accumulo di materiali. La poesia di Penoncini rispecchia la natura della sua città di residenza e di elezione, Ferrara. Città a cui l’autore ha dedicato specificamente un suo intenso libro, Qui non si arriva di passaggio, ma, in senso più generale, sui cui ritmi e atmosfere ha improntato la sua scrittura. Una città che si colloca al di fuori di grandi assi stradali, dalle rotte automobilistiche e mentali più trafficate. Una città concreta, carnale eppure onirica, sempre attuale eppure fuori dal tempo, tenacemente orientata verso la ricerca della bellezza, quei momenti che, alla fine di un lungo giorno, vale la pena ricordare.
Il tempo, dunque, ancora lui, inesorabile punto interrogativo posto all’inizio e alla fine di ogni frase, ogni atto espressivo, ogni domanda, come nella lingua spagnola. Penoncini non fa eccezione, e, come uomo e poeta, non si sottrae al timore ma anche all’attrazione del ragionamento sul tempo, astrazione sull’astrazione, ipotesi di ipotesi, esercizio acrobatico rischioso ma inevitabile. Non è un caso che un altro suo volume, La spesa del giorno, pubblicato nel settembre del 2012, contenga questo riferimento cronologico, questo parametro delle ore di una singola giornata che è in grado di rispecchiare, come nel rapporto tra microscopio e cannocchiale, l’intero arco di una vita o lo sviluppo della vicenda umana, le ere storiche, il passato, il presente e il progetto di un futuro ancora tutto da inventare. Anche in questa ricerca comunque Penoncini resta sulla linea prescelta e a lui consona, quella di una serietà non rigida, non dogmatica, prova dei dettami di certezze assolute. Anche in questo suo recente volume, nella lirica di pagina 34, “Cosa siamo”, esprime un pensiero che si può visualizzare con un sorriso, amaro ma non agro, con un taglio che oscilla, quasi a mimare sensazioni mutevoli: “basta seguire il sole e il suo arco/ dare senso al nostro viaggio/ e forse non siamo davvero il vuoto/ d’un tramonto o la speranza di un’alba”. Domina, minuscolo ma ineludibile vocabolo, quel “forse”. E una consapevolezza, di radice montaliana, ma accuratamente rivista e rivissuta, di quello che non siamo. “Forse non siamo davvero il vuoto”, scrive Penoncini. Lungi dall’essere un’affermazione incerta, racchiude una presa di posizione decisa, soprattutto in virtù del volume in cui si colloca, al culmine di un “giorno”, esistenziale e letterario, lungo e articolato. Restando fedele alla ricchezza fertile del dubbio, ad un pessimismo che non significa sconfitta o rinuncia a priori, Penoncini dichiara, senza neppure sognarsi di urlare o predicare, che c’è qualcosa di più oltre alle impalpabili e fulminee comunicazioni dei nostri tempi, oltre agli strumenti sempre più moderni ed evoluti, aggiornabili in tempo reale.
C’è la bellezza, dei palazzi e delle campagne della sua terra, emersi quasi a sorpresa dalla nebbia, c’è la presenza e il ricordo delle sensazioni e dei sentimenti vissuti, colori e gesti ancora vivi negli occhi, sulla pelle e nella memoria. L’autore non cerca e non ipotizza un’improbabile Arcadia contemporanea né un eremo da stilita. Ha la volontà e il coraggio, però, di dire che ci deve essere qualcosa che sia in grado di legare ciò che è incorporeo e ciò che è tangibile. Qualcosa che resti, alla fine del giorno, nonostante il correre senza fiato delle stagioni, anzi, proprio in virtù di tale corsa che è anche rincorsa, percorso, tracciato intricato ma vario, vivo e vitale. Penoncini, in punta di penna, ma in modo nitido, ci suggerisce che quello che rimane è, forse, “un nuovo angolo appartato tra i libri/ [che] vale un mondo di perfetti equilibri”. La rima è un collante quasi naturale, qui, in questo contesto, mette in relazione materia e pensiero, il gesto e la prospettiva. Un libro, quindi, carta, materia che può essere percepita tramite i sensi, tatto, olfatto, vista, udito, forse anche gusto, come un alimento per il corpo e lo spirito. Un libro non inteso quale asettica sequenza di parole, ma come referente, testimone e protagonista di gesti e momenti, stati d’animo contrapposti, rabbia ma anche amore. Con un pudore che gli impedisce di scadere nel retorico, ma anche con la volontà e il coraggio di mostrare ciò che veramente sente, Penoncini parla di un amore, non a caso espresso tramite la parola scritta, in un connubio inscindibile: “ad ogni alzata di sole/ d’inverno sfumavi nella nebbia/ aspettavi testarda il portalettere”. Una donna, una città, la vita stessa, la gioventù, l’illusione e il sogno di vivere; i destinatari della poetica missiva possono essere tutti e nessuno. Magari è soltanto una donna, una persona reale, non nominata esplicitamente ma mai dimenticata. Una persona in carne ed ossa che rappresenta per il poeta il filo rosso che lega pensiero, vita e scrittura, rigorosamente a mano, in questo caso, come una carezza, metaforica e reale. Forse la stessa persona a cui è indirizzato l’incipit scritto in corsivo della lirica “Dove si quieta il vento”, l’esordio perentorio, tra pathos e umorismo: “ti amo – dicesti – come la mettiamo(?)”. Prosegue con un nota amara, “s’è persa la speranza nel brillio/ d’una notte ineguale senza pace”, e, evidenziata anche dalla collocazione grafica, isolato tra due sequenze di versi compatti che lo precedono e lo seguono, il sunto, della lirica e forse anche del libro: “richiama l’arcano questo ricordo”. Il mistero resta, anche alla fine di un giorno lungo e denso di eventi, incontri e mutamenti. Ma l’arcano può essere richiamato, può riacquistare consistenza, tramite la stessa parola da cui ha avuto vita, attraverso cui ha sviluppato tutto, compreso il mistero stesso. Una struttura ad anello, una ring composition, formale ma anche sostanziale. La riflessione di Penoncini si manifesta con una struttura priva di elucubrazioni forzose e magniloquenti ma non per questo risulta meno pregnante, in grado di chiamare in causa, di spingere, seppure con il sorriso di cui si è detto, a interrogarsi, a chiederci a nostra volta dove si quieta il vento.
Diversi sono i giorni, la lunghezza, il colore e la sostanza delle ore individuali, soggettive, vissute ciascuno nel modo in cui si è potuto più che voluto. Eppure il libro di Penoncini, il suo giorno raccontato con i versi, è in grado di creare un ponte, un dialogo. È capace di indicare con la forza di una sincerità nitida ciò che davvero conta, quello che rimane, a dispetto della fretta inconsistente, a dispetto delle beffe reali di un mondo che troppo spesso si riveste di larve fittizie: “restare quel che si è/ appena uomini/ con gli occhi pieni di futuro e basta/ perché tanto si scioglie nel calendario/ ogni sospiro ricco di giochi vissuti/ partenze improvvise verso l’eterno/ con le bocche piene di verde della terra”. In queste parole c’è la sostanza della ricerca espressiva ed esistenziale portata avanti da Penoncini, tempo e senso, inteso sia come moto che come significato e percorso parallelo, effettuato nel tratto che separa ed unisce la dimensione onirica e quella reale, il volo e la terra.

Info sul libro e sui libri citati:

http://www.edoardopenoncini.it/#Bibliografia

Per ulteriori informazioni sull’autore:
http://www.storiadidassi.it
http://www.edoardopenoncini.it
http://lalucedellultimacasa.wordpress.com/

Ivano Mugnaini

INADEGUATO ALL’ETERNO – ring composition

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INADEGUATO ALL'ETERNO - ring composition

Inadeguato all’eterno
Ring composition,
quasi a mo’ di postilla

Inadeguato all’eterno,
a quell’ipotesi futura,
a quell’aria impalpabile
oltre il ciglio bagnato
di fango e di rugiada
della sera.
Inadeguato all’eterno,
non alla vita, a quella
vita che c’è, qui ed ora,
la suola della scarpa
consumata passo a passo,
il sudore sulla fronte,
il viso della donna eternamente
sbagliata, gatta, pantera,
medusa, capelli e pensieri
indomabili, fascinosa,
rincorsa per anni e trovata,
forse, in un istante infinito.
Questo lo so fare,
per questo sono adeguato.
Questa rincorsa senza fiato,
controcorrente, salmone
sorridente, nonostante il gelo
del fiume senza tregua e
le fauci degli orsi che attendono
oltre l’ultima diga naturale.
Questo lo so fare, per questo
sono adeguato. Non mi sento
adatto né pronto, al contrario,
per quel prato impalpabile
fatto di punizioni e premi, peccati
da pagare e vizi da scontare
sopra un mare immaginario
oltre un ponte buio e franoso
su piloni di colpe e paure
artificiali.
Chiarito questo, come un promemoria,
un post-it sulla porta di chi si troverà
a bussare, torno, in una composizione
ad anello, a cantare con le note
che so, quello in cui credo.
il solo eterno che conosco,
l’effimero che cerco, e che, spero,
continuerò a cercare:
se le braccia spalancate
della ragazza nuda
avranno la pietà del miele
selvatico, se il suo sorriso
enigmatico, sconosciuto e impuro
mi darà la certezza del corpo
e del cuore, senza cercare
niente di più, ora, del battito
delle tempie e del fuoco del sudore,
avrò il dono scabro, essenziale,
di un attimo: l’istante leggero e violento
in cui mi sento vivo,
seppure fragile, sporco,
inadeguato all’eterno.

Ivano Mugnaini

DEDALUS: Quaderni di Narrativa

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DEDALUS: Quaderni di Narrativa

Dedalus
Quaderni di narrativa

Direzione: Ivano Mugnaini
Comitato Scientifico: Mauro Ferrari, Ivano Mugnaini, Luca Ragagnin.
n. 2 (aprile 2014)

puntoacapo prosegue con la pubblicazione di una serie di Quaderni di Narrativa, che hanno cadenza indicativa di 18 mesi e presentano un’attenta scelta di voci nuove accanto ad altre già affermate, invitate o selezionate dal Comitato Scientifico di cui fanno parte Mauro Ferrari, Ivano Mugnaini e Luca Ragagnin. Il primo volume è stato pubblicato nel 2012, con ottimi riscontri da parte del pubblico e della critica, ed è prevista a breve l’uscita del secondo volume.

Il progetto editoriale mira a fornire un quadro ampio e fedele dei fermenti e delle tendenze più rilevanti della narrativa attuale, senza proporre sterili e ingessate catalogazioni, ma fornendo ai lettori spunti per ulteriori ricerche di testi e libri degli Autori volta per volta proposti, e, soprattutto, offrendo racconti che rinsaldano e alimentano il piacere della lettura.

Autori nel n. 2

TIZIANA BOCCACCIO, ANTONELLA BRIGHI, CATERINA DAVINIO, LAURA FICCO, BIANCA GARAVELLI, ROBERTO MORPURGO, ANDREA SALVINI, VALERIA SEROFILLI.

Anche questa selezione di racconti, come già è accaduto con il primo volume, è ricca di spunti e suggestioni. Le storie sono state scritte da Autrici e Autori che in alcuni casi sono anche poeti, in altri narratori puri. Varia la lunghezza dei brani, il taglio, l’approccio, il tono e i meccanismi con cui viene messa in atto l’affabulazione, il richiamo atavico di una vicenda da condividere, a metà tra realtà e immaginazione, verità e creazione di intricati e fascinosi mondi possibili. Il background dai cui provengono gli autori dona ad ogni storia una coloritura differente, un sapore diverso, un canto composto su corde specifiche, individuali, riconoscibili. Ma ogni Autrice e ogni Autore ha voluto esprimere in questo volume il meglio della sua produzione, un sunto significativo e rappresentativo di un modo di vedere, di percepire e di narrare ciò che occupa mente e cuore, pensiero e immaginazione.

(Ivano Mugnaini)

SIAM FATTI DI STELLE

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SIAM FATTI DI STELLE

Libreria del Mondo Offeso

con caffetteria

milano, via cesare cesariano n.7 cap. 20154 tel. 02. 36 52 07 97 – 02. 36 52 18 21

GIOVEDI’ 23 h. 18.45

SIAMO FATTI DI STELLE.

Dialogo sui minimi sistemi.

di Margherita Hack e Marco Morelli

Giulio Einaudi editore

con Marco Morelli presenta Marco Bocciarelli

I ricordi, i pensieri, i sogni, le riflessioni sulla vita e sulla scienza della piú famosa astrofisica italiana.

http://www.einaudi.it/libri/libro/margherita-hack-marco-morelli/siamo-fatti-di-stelle/978880621515

ARTEFIERA Bologna

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ARTEFIERA Bologna

Ad Artefiera Bologna, dal 24 al 27 gennaio.