Giorno: 23 Maggio 2024

La geometria dei pensieri – di Agostina Spagnuolo – recensione

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Una mia recensione al recente libro di Agostina Spagnuolo, caratterizzato da un interessante connubio tra concretezza e forza immaginifica, ragione e sentimento. 

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copertina Spagnuolo La Geometria__ dei pensieri

Agostina Spagnuolo

La geometria dei pensieri 

Recensione di Ivano Mugnaini

“Tu guardi la felce e guardi i suoi ramoscelli / e i rami dei suoi ramoscelli: / hanno tutti lo stesso disegno. / Le foglie sui rami / disposte precise: / ogni specie secondo una regola / e tutte rispondono a leggi. / Tu pensi che sia geometria, invece / è tanta poesia”. Questi versi ci offrono forse alcuni indizi, o meglio indicazioni e suggerimenti per interpretare sia il titolo del libro che il senso, inteso come significato ma anche come direzione, strada, percorso.

Niente è casuale, ci dice Agostina Spagnuolo, tutto ha una funzione, una misura, uno scopo, un inizio e una fine. Nella visione dell’autrice tutto ciò, ben lungi da essere schema ripetitivo schiavo di canoni, è vera libertà, anzi, è volo fertile e creativo, come la poesia, anzi, è la poesia.

“È lo stesso codice, amore mio, quello / che regge le dinamiche della vita”, esordisce così la lirica in cui ci viene rivelato che dietro il velo di numeri, figure e angoli geometrici è nascosto, pronto ad essere scoperto e vissuto, il mondo interiore. La ricchezza dell’immaginazione possiede significato e sapore in virtù del suo muoversi all’interno di una struttura precisa e primigenia che tutto comprende e tutto avvolge senza comprimerlo e senza soffocarlo.

Il libro della Spagnuolo si nutre di ossimori, di accostamenti, di contatti tra entità e concetti in apparenza distanti che tuttavia invece di respingersi si attraggono, trovano le coordinate giuste, le opportune quadrature per tramutare il conflitto in armonia e compenetrazione. È questo forse uno dei cardini di questo libro e più in generale della poetica della poetessa: partire dalla concretezza, dalla solidità delle cose, dal suolo, per poi arrivare ad afferrare ciò che conduce oltre, all’astrazione, al lavorio della mente che riflette non per produrre un ragionamento fine a se stesso ma per progettare mutamenti per il singolo individuo e per l’umanità.

“M’inginocchio e prego / salmi a piedi nudi”, scrive la Spagnuolo, ed è, anche visivamente, una sintesi in una certa misura emblematica della sua fede profonda ma, come dire, ad occhi aperti e senza perdere il contatto con il terreno, con l’argilla che, in fondo, è fatta della stessa materia dell’uomo.

In un’altra lirica, l’autrice osserva: “La geografia dei pensieri / percorre latitudini rimaste inesplorate. / Abissi erano parsi azzurri voli, / cangiante il vero. / Dissipammo nuvole grevi nel limbo / in lontananza”. Ci vengono fornite, qui, altre tessere di un variegato mosaico. Spicca innanzitutto il verso “La geografia dei pensieri” in cui fa la sua apparizione un “alter ego” del titolo, con una variazione sul tema di rilievo, ineludibile. La geometria evocata nel titolo, diventa, all’interno, in una delle sezioni in cui è articolato il volume, “geografia”.

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