scambio culturale

A TU PER TU – intervista a Marilyne Bertoncini

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Ripubblico qui l’intervista a Marilyne Bertoncini autrice attiva sia in Francia che in Italia, che ha al suo attivo numerosi libri significativi ed è animatrice di iniziative, che, in totale coerenza anche con lo spirito di questa rubrica, tendono a favorire il dialogo e lo scambio di idee tra poeti, scrittori e artisti anche con percorsi, origini e culture diverse ma accomunati da ideali concreti, non di maniera o di facciata.
L’intervista risale ad alcuni anni fa. Marilyne mi ha chiesto i riferimenti per inserirla nella sua pagina di Wikipedia, ma ci siamo accorti che, per un disguido tecnico, il link non è rintracciabile.
Ripubblico quindi l’intervista.
Le risposte dell’autrice restano comunque attuali e sicuramente interessanti.
Buona lettura, IM

 

A TU PER TU
UNA RETE DI VOCI

La rubrica A TU PER TU ha l’obiettivo di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio.
Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine.
Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte. Saranno volta per volta le stesse domande.
Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno.

IM

 

5 domande
a
Marilyne Bertoncini

Marilyne_Bertoncini

 

1 ) Il mio benvenuto, innanzitutto.
Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?

Direi che sono insegnante, poeta, saggista e traduttrice, nata nelle Fiandre – vicino a un confine, e condividendo la mia vita tra Nizza e l’Italia per molti anni, quindi sono appassionata di ogni passaggio – trasmissione, traduzione, spostamento, viaggio, vagabondaggio da un confine, una lingua, un sogno all’altro: mi piace l’idea di rispondere a domande per Dedalus, perché il mio blog è stato creato sotto il segno di minotaur/A, che immagino come una figura notturna dell’altro mondo, rivelata dalla sua doppia, A-riane, padrona del filo del linguaggio …
Dottore in letteratura, con una tesi sull’opera di Jean Giono (La Ruse d’Isis, de “la femme” nell’opera di Jean Giono), dopo aver pubblicato numerosi saggi letterari e articoli sulla pratica educativa, mi dedico ora alla mia passione per l’arte e la lingua, e a questo tema della traduzione e del passaggio delle lingue. Oltre alla rivista Recours au Poème, che dirigo, faccio parte della redazione della rivista Phoenix, organizzo incontri letterari e animo laboratori di scrittura.

 

2 ) Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore), indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?
Cita, eventualmente, qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale.
Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica).
Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.

Parlerei volentieri del mio libro bilingue Memoria viva delle pieghe uscito nel 2019, perché è stato un camminare nelle due lingue, come spesso mi accade, e una bella esperienza, grazie ai miei amici poeti di Parma, che hanno sostenuto la sua uscita : di solito, prima di questo libro, scrivevo in francese essendo in Francia, e in italiano quando stavo in Italia : il testo si componeva – si tesseva veramente – tra le due lingue, ciascuna con le sue specificità portando il testo altrove, imponendomi correzioni nella parte dell’altra lingua. Per Memoria viva, il percorso è stato diverso, perché l’ho prima scritto totalmente in francese: è un libro che intende esplorare i diversi tratti della memoria, tanto personale quanto collettiva. La lettura di Jung, ma anche di Frazer, o di Bachelard, ha probabilmente influenzato la mia percezione di quello che si chiama memoria – che tanto quanto la storia individuale, è un racconto che ci facciamo e che ci costituisce, ricorrendo a miti e esperienze che trascendono la nostra esistenza. Il titolo (in italiano, mi piace la vicinanza tra “pieghe” e “piaghe”) si riallaccia a uno studio del filosofo Gilles Deleuze, nel suo libro sul barocco (Le Pli – Leibniz et le baroque, Paris, Les Éditions de Minuit, coll. « Critique », 1988, 191 p.) – Ho tentato di ricreare la sensazione del dormiveglia nel quale ti tornano in mente brani di ricordi sovrapposti dei quali non sai quali siano tuoi, o dei sogni, o di altri tuoi in altri tempi. Mi sembra che ognuno sia avvolto nelle molteplici pieghe della memoria collettiva – siamo come fantasmi, tutto sommato, che possono attuare nel corso della loro vita terrena qualcuna delle storie che sono sovrapposte nella nostra mente, e che ci compongono.
Il libro è illustrato con delle mie foto di pieghe naturali, dettagli di tessuti, vegetali, pietre… Mentre componevo la raccolta, mi sono resa conto che la tematica delle pieghe era da sempre una mia preoccupazione visiva, e i due process si sono sviluppati in eco l’uno dell’altro.

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