Lapidarium , di Flaminia Cruciani

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LETTI SULLA LUNA (5)

Lapidarium di Flaminia Cruciani

vademecum” della rubrica Letti sulla luna:
L’intento è quello di incuriosire, e magari anche di spingere a compiere il passo ulteriore, piccolo ma significativo: approfondire, leggere altre cose, dire “sì mi piace”, oppure dire “Mugnaini non capisce niente, ha gusti da troglodita”.
Va bene tutto. Purché si metta in moto il meccanismo.Proporrò alcuni testi e qualche nota, nel senso musicale del termine, qualche breve accordo che possa dare un’impressione, un’atmosfera.
Se poi qualcuno, qualche essere semi-mitologico, volesse compiere anche il passo da gigante (quello alla Polifemo, o alla Armstrong sulla Luna, vera o presunta che sia) di acquistare una copia di uno dei suddetti libri… beh… allora il trionfo sarebbe assoluto e partirebbe la Marcia dell’Aida.

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Lapidarium di Flaminia Cruciani

nota di IM

“A volte le parole suonano vuote come monete false”: è questa una delle pietre scagliate da Flaminia Cruciani dalle pagine di questo suo libro. E non c’è contraddizione, non c’è incoerenza: le parole qui sono sincere. Scomode non per il gusto di farsi vedere, ma per la necessità di essere davvero quello che si è. Il volume è fatto di frasi brevi, fulminee, folgoranti. Anche questo mio commento si adeguerà, sia perché lo richiede la tipologia delle segnalazioni proposte in questa rubrica, sia perché preferisco lasciare spazio e voce alle parole della Cruciani, la cui forza e originalità emergono in modo immediato e spontaneo, senza necessità di sottolineature o indicazioni specifiche.
L’autrice spazia dalla dimensione personale a quella sociale, o meglio, a quella in cui l’individuo è parte di un sistema più ampio, non di rado strangolante e disumanizzante. Allora, senza isterie, senza roboanti quanto vani proclami, la poetessa si china, ma non piegarsi o inginocchiarsi, per raccogliere, piuttosto, quello che la terra offre in abbondanza, le pietre. Materiale con cui costruire ma anche armi estreme di difesa. Le scaglia, senza foga,  potremmo dire senza scomporsi, restando elegantemente infuriata, divertita e dissacrante, adirata ma tranquilla, come chiunque sa di non avere niente da perdere, se non se stessa, la propria vera natura. Quella che, comunque, niente e nessuno potrà mai rubarle.
Quindi ogni lancio è ben ponderato e calibrato, la balistica è perfetta; è quella di una ragione che non pretende di avere ragione, di una follia conscia e contenta del suo sussistere e resistere dall’altra parte della barricata.
La sola solidarietà quindi è “Con quelli che si sentono sbagliati” e il desiderio è di “stare, bere, mangiare con loro”. La condivisione dell’umanità profonda, naturale, prima di tutte le sovrastrutture assurdamente imposte.
Lapidarium è un libro profondo che esalta la semplicità.
Un libro semplice di rara complessità. Non una sola frase è banale o lascia indifferenti.
Si può essere d’accordo o meno, si può reagire in modo empatico oppure trovarlo estraneo ed eccentrico, magari. Ma è quasi impossibile che lasci indifferente. La genuinità espressiva si unisce ad un’accuratezza nello scavo, nell’indagine che risulta vagliata da un occhio libero e acuto, disposto al gioco più impegnativo e rischioso: quello di mettersi in gioco, di gettare sul tavolo sporco della vita il proprio autentico sé, quello che si è davvero, ciò che si vuole e non si vuole, si ama e si odia.
Flaminia Cruciani fa tutto ciò con naturalezza profonda in questo libro atipico che ha già ricevuto ottime recensioni e segnalazioni su vari organi di stampa, oltre che sul web.
Io, parlandone qui ed ora, posso esprimere la mia personale empatia, il gusto di scoprire dietro ogni pietra un motivo per riflettere, per sorridere di questa imperfezione che è descritta senza pontificare, senza chiamarsi fuori; dicendo però, passo dopo passo, pagina dopo pagina, io sono qui e voi là. Vi ascolto ma non cambio, non mi lascio mutare dalla corrente imperante.  Perché “Se ci mettiamo in ascolto l’invisibile ha molte cose da dirci.” “Come si può pensare di ingannare il fuoco puro?”.
Aggiungo solo, questo sì, che la lettura è consigliata. 
Lapidarium è un libro in cui ogni parola va schivata per poi lasciarsi colpire in pieno, in un dolore condiviso e nel riso di chi sopravvive, a dispetto di tutto, senza lasciarsi mutare. Condividendo lo stesso vento e la stessa materia, la libertà, la forza, il coraggio della schiettezza.
IM
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estratti da Lapidarium, puntoacapo editrice, 2015
La semplicità è difficile.
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Con quelli che si sentono sbagliati voglio stare,
bere, mangiare con loro.
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L’invisibile non va in vacanza.
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I moralisti non sanno che il giudicare è il
pharmakon con cui curano la loro frustrazione.
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Quelli che stanno male tutta la vita, tenendo in
scacco matto i congiunti, e non muoiono mai.
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Procedo dritta alla vigna nel mio versetto di
fuoco.
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Le parole curano, sono miracolose, creano.
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L’amore e l’odio vivono dello stesso sguardo,
quando l’angelo custode si volge
precipita il demone.
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Essere rapiti dai propri sogni.
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Meglio un delirio d’onnipotenza che d’impotenza.
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I rapporti di sangue sono un’aggravante.
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Chi è capace di tutto pretende di convincere
con le stesse parole con le quali ha ingannato.
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Amo il pensiero funambolico e spericolato.
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Stanotte, fra un incubo e l’altro, ho sognato che
mangiavo un piatto che si chiamava avverbi di
mare…?!
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Lasciami far parte delle disubbidienze, delle
cose fatte per voglia fuori dai cordami, delle
amate trasgressioni. Attesa, come una stella
cadente.
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Dietro a una santa ostentazione si nasconde
sempre una donna del campo.
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Le idee dentro di noi diventano marmo quando
la possibilità si posa.
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Prendere una direzione significa guardare un
punto immaginario in cui non arrivare mai.
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Fuori da chiese e da templi, lontano da dogmi e
da comandamenti ci sono cuori innamorati di
Dio.
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Oggi esercizi d’invisibilità.
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Contro la stupidità non ci sono né armi né
farmaci.
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Brucio sospesa fra terra e cielo, la mia radice è
la cenere.
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Non ho vuoti di memoria su chi ha provato a
pulirsi i piedi sulla mia vita.
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Potremmo anche smetterla di fare i doppiatori
di noi stessi. Che ne dite?
*
La ragione è il baluardo di chi viaggia a poppa
della vita.
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Se ci mettiamo in ascolto l’invisibile ha molte
cose da dirci.
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Come si può pensare di ingannare il fuoco
puro?
*
L’enfasi è l’apparato di note a margine di un
testo inesistente.
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Mi dice “ho sbagliato”: no, tu sei sbagliato!
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Il tempo dell’attesa non è un tempo dignitoso.
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Quando lo Shaykh di Tell Mardikh,
preoccupato che a trent’anni non fossi ancora
sposata, mi chiedeva “Flaminia, quando ti
sposi?”, rispondevo “la fretta viene dal
diavolo!”
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Il destino è la scusa di chi vuole mettersi in
pantofole in poltrona.
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La gentilezza è una sentenza di vita.
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La volontà esteticamente fondata spalanca il
cielo.
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Ogni potere deve essere legittimato.

L’ignoranza è il funerale dell’anima.
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recensione di Pierangela Rossi
<Amo il pensiero funambolico e spericolato>; <Contro la stupidità non ci sono né armi né farmaci>; <Brucio sospesa tra terra e cielo, la mia radice è la cenere>; <Se ci mettiamo in ascolto l’invisibile ha molte cose da dirci>.; <L’enfasi è l’apparato di note a margine di un testo inesistente>; <A volte le parole suonano vuote come monete false>; <E’ più facile cullare un drago che incontrare persone gentili>; <La realtà è un irrequieto susseguirsi di avvenimenti intermittenti>; <Ci sono fili che legano le ali dismesse>. <La poesia è una formula magica>;
<Anghelos è giunto / le ali ritagliano il profilo di Dio / porta una notizia / annunzia che il vento ha girato>; <Tuona di corallo il tuo sguardo>; <Oggi sono stata al mercato delle nuvole>; <La vita ricomincia da capo in ogni istante>; <Nello studio dove lavoro il mio capo è Dio>; <La voce è il numero civico dell’anima>.
Sono solo alcuni dei numerosi fulminanti aforismi o sintesi di poesia di <Lapidarium> (con la prefazione di Tomaso Kemeny) agile ma prezioso libro <lapidario> che la giovane poetessa Flaminia Cruciani (romana, lunghi studi archeologici e iconografici complicatissimi alle spalle) ha incuneato tra la poesia orfica di <Sorso di notte potabile> (LietoColle, 2008) e l’imminente <Semiotica del male>, in uscita da Campanotto. Esponente del movimento mitomodernista, è tra le ideatrici del Grand Tour Poetico e della Freccia della Poesia. E quel che scrive, pratica: è persona gentilissima.
Ci dice Flaminia Cruciani: <Lapidarium nasce come una risposta alla banalizzazione del pensiero omologato, al torpore della nostra società anestetizzata dalla tecnologia e dalla televisione, in questo eccesso di delega alla tecnica che ha modificato anche la nostra possibilità dell’esperienza estetica. È una denuncia su un mondo che ha dimenticato l’uomo, dove l’uomo si colloca sullo sfondo. Dove i valori non negoziabili sono stati negoziati. la dignità umana è stata disgiunta dall’idea di valore, di legge universale. Si scaglia contro le scelte abusive e dissennate delle grandi potenze che hanno sostituito il fine dell’uomo e della sua dignità con il denaro e la logica economico-strumentale. In cui il denaro da mezzo è diventato fine, e l’uomo da fine è diventato mezzo>.
Tra poco, con l’uscita di <Semiotica del male>, affronterà i demoni del nostro tempo, anche in poesia: chiosa Kemeny nella prefazione: <Flaminia Cruciani respinge con ira ed eroismo il richiamo del tripudio eudemonico, pare chiaro come il soggetto metamorfico della scrittura preferisca morire piuttosto che vivere come un comune mortale>.
Speriamo che Flaminia, come del resto accade in molti punti di <Lapidarium>, conservi, nella sua complessa ricerca poetica, quell’ equilibrio che umanamente sembra evidente lei possegga, negli strati più alla luce e anche più profondi del suo sentire. Equilibrio, lei sottolinea, funambolico in un mondo malato.
Flaminia Cruciani
Lapidarium
Pagine 52. Euro 10
Puntoacapo editore

 

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recensione di Gianluca Conte
pubblicata su http://glucaconte.blogspot.it/2016/03/lapidarium-di-flaminia-cruciani.html
«La realtà è un’allucinazione condivisa» (p.7). Potrebbe bastare questo fulminante incipit, questa brevissima e temibile isagoge, per costruire un intero edificio filosofico-letterario su Lapidarium di Flaminia Cruciani, puntoacapo Editrice, 2015. Sospeso tra lo status dell’aforisma e quello della prosa poetica, il libello della Cruciani affonda stilettate di sana e corrosiva ironia nel ventre molle dell’uomo d’oggi, coadiuvato da un’attenta analisi/sintesi di questa nostra contingente condizione antropica, pregna di un fiacco, invertebrato individualismo sociale. Se per un pensatore imprescindibile come Schopenhauer il mondo non era nient’altro che una rappresentazione e il noumeno kantiano, la “cosa in sé”, diventava l’inconsapevole, eterna, unica e cieca volontà di vivere, avvolgendo di un pessimismo pressoché irriducibile l’umana stirpe in saecula saeculorum, l’“allucinazione condivisa” della Cruciani cerca di squarciare la grande illusione, l’infinito, sterminato velo di Maya rappresentato dal nostro sonno della ragione. Le parole-rasoi cruciane sembrano indicare un sentiero di liberazione dalle convenzioni, dai convincimenti comuni e allineati, infine dal non-pensiero post industriale e post boom economico, che ci vorrebbe omologati, seriali: «Con quelli che si sentono sbagliati voglio stare, bere, mangiare con loro» (p.9). Così, se le vie della salvezza schopenhaueriane erano l’arte, la morale e l’ascesi, l’autrice sembra suggerire una via forse più facile da individuare ma molto difficile da percorrere, quella del risveglio, soprattutto in senso intellettuale: «Lasciami far parte delle disubbidienze, delle cose fatte per voglia fuori dai cordami, delle amate trasgressioni. Attesa, come una stella cadente» (p.13). Ed è proprio in quelle “cose fatte per voglia fuori dai cordami” che ha sede, a nostro avviso, l’issue del frangente temporale odierno, in cui la stragrande maggioranza dei pensieri e delle azioni è eterodiretta o quantomeno condizionata. Già Marcuse, molti anni orsono, metteva in guardia dai bisogni indotti e ingannatori, creati a tavolino al solo scopo di schiavizzare l’uomo, di renderlo succube di quel superfluo che per Pasolini rendeva superflua la vita. Prima di loro Marx aveva individuato, sulla scia di Feuerbach, il processo di alienazione – l’estraniarsi della coscienza e dell’uomo da sé – e la dipendenza dell’individuo da quell’aura di misticismo che circondava gli oggetti, i prodotti (feticismo delle merci): cose che l’uomo pur producendo febbrilmente, in realtà non possedeva. Il medium cruciano, lo psicopompo che funge da soggetto/oggetto di una trasmigrazione dalla reificazione dell’umano alla Poesia, dal torpore al risveglio, è la parola, entità generante, donatrice di vita e, per certi versi, preziosa panacea: «Le parole curano, sono miracolose, creano» (p. 10). Ma in un mondo doppio, equivoco, dove lo spettro dell’apparenza è sempre in agguato, anche le parole possono rivelarsi bugiarde «A volte le parole suonano vuote come monete false» (p. 20). È questo il contrasto dell’ambivalenza insito in ogni essere, in ogni organismo, anche nella più elementare particella dell’universo. Tuttavia, nonostante la causticità e le bordate impietose indirizzate ai tanti buffoni di corte, l’autrice non declina il suo sentire nella mera invettiva ma, stigmatizzando l’unidimensionalità dell’individuo, sembra teorizzare una nuova Philía, riservata ai soggetti che si riconoscono nella differenza, nella lateralità: «Prendere una direzione significa guardare un punto immaginario in cui non arrivare mai» (p. 14); «Se ci mettiamo in ascolto l’invisibile ha molte cose da dirci» (p. 17) e ancora: «La vita ricomincia da capo in ogni istante» (p. 43). Le parole della Cruciani, dense di suggestioni psico-foniche, appaionoverba dai richiami rizomatici, che a tratti ci ricordano il tentativo di rovesciamento dell’espressione dicotomica universale dell’“Io-Altro” deleuziano, compongono uno zodiaco di segni topici, di parole solide: làpis è, ad un tempo, pietra e matrice del segno e, in quanto tale, dinamicamente dura. Lapidarium è un vortice poetico, una spirale di “stelle danzanti” che sembra opporsi a tutto ciò che Nietzsche apostrofava come décadent, come l’immobilismo e il fatalismo dell’uomo contemporaneo: «Le cose accadono se noi le strappiamo al destino» (p. 48).

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Flaminia Cruciani – note biografiche
Romana, si ė laureata in Archeologia e storia dell’arte del Vicino Oriente antico, presso Sapienza Università di Roma sotto la guida del Prof. Matthiae. Ha poi conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Archeologia Orientale nella stessa università per poi perfezionare i suoi studi con un Master di II livello in “Architettura per l’Archeologia – Archeologia per l’Architettura” per la valorizzazione del patrimonio culturale. Per lunghi anni ha partecipato alle annuali campagne di scavo in Siria, in qualità di membro della “Missione archeologica italiana a Ebla”. Ha poi conseguito una seconda laurea in “Storia dell’arte”. Ha tenuto annualmente corsi nella cattedra di “Assiriologia”, presso Sapienza Università di Roma, sul rapporto fra l’iconografia e i testi nella tradizione mesopotamica. Si è specializzata inoltre in Discipline Analogiche, attraverso lo studio dell’Ipnosi Dinamica, della Comunicazione Analogica non Verbale e della Filosofia Analogica, conseguendo il titolo di Analogista, pratica una professione di aiuto per la lettura e la decodifica delle dinamiche emozionali profonde. Ha inoltre inventato il “Noli me tangere®”, uno strumento fondato sul potere evocativo delle immagini in grado di favorire il processo di individuazione della persona. Nel 2008 ha pubblicato Sorso di Notte Potabile, ed. LietoColle. Del 2008 è Dentro, ed. Pulcinoelefante. Nel 2013 ha pubblicato Frammenti, ed. Pulcinoelefante e nel 2015 Lapidarium, ed. Puntoacapo, con la prefazione di Tomaso Kemeny. Semiotica del male è uscito nel 2016, ed. Campanotto. Suoi testi letterari sono presenti in numerose antologie italiane e straniere. Ricordiamo la recente 42 voci per la pace ed. Nomos.
Suoi testi poetici sono stati tradotti in inglese, coreano, rumeno e spagnolo. È stata selezionata fra i giovani poeti italiani contemporanei per il Bombardeo de Poemas sobre Milán, opera del collettivo cileno Casagrande. È tra i fondatori e gli ideatori del Grand Tour Poetico e della Freccia della Poesia.

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4 pensieri riguardo “Lapidarium , di Flaminia Cruciani

    Alessandro Sergio Dall'Oglio ha detto:
    1 novembre 2016 alle 14:49

    Le poesie della Cruciani, rappresentano un salto quantico di un sentire e uno scrivere che, avendo come riferimento la necessità del mito, esprimono una dinamicità e un’azione che nulla hanno a che vedere con le tante prose eccessivamente statiche che riceviamo e da cui siamo inondati in quanto disarmati lettori.

      ivanomugnaini ha risposto:
      1 novembre 2016 alle 17:00

      Sono d’accordo, Alessandro: c’è originalità e forza espressiva nei suoi versi

    monica martinelli ha detto:
    7 dicembre 2016 alle 17:41

    Bellissimo e fulminante breviario di poesia e vita. Ogni “pietra” costruisce un edificio, quello dell’esistenza e quello della realtà, ma anche dell’invisibilità, dell’oltre che conduce la parola. E come l’autrice stessa afferma: “Le parole curano, sono miracolose, creano”. Le parole, come le pietre, sono fendenti che arrivano dritte al cuore, considerate anche la forza, l’energia e l’autenticità concentrate nei concetti espressi con stile prosaico molto originale.
    Complimenti a Flaminia Cruciani e alle recensioni qui proposte che esprimono i differenti, ma unanimi nel considerare l’importanza e la schiettezza di questo libro, punti di vista del lettore.
    Monica

    ivanomugnaini ha risposto:
    7 dicembre 2016 alle 18:22

    Sono d’accordo, Monica. È un libro originale, forte e schietto. Confermo volentieri ciò che ho scritto nel commento. Aggiungo che è bello notare che a volte c’è sintonia (e non competizione fine a se stessa) tra gli autori. Sono lieto della bella armonia e sintonia che c’è tra te e Flaminia Cruciani. Un abbraccio, buona scrittura e a presto. IM

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