roberto maggiani

Arte e Scienza – Antologia de “La Recherche”

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Una bella copertina e una bella iniziativa de LaRecherche a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani.

Un modo per ritrovarsi in un volume assieme a cari amici e  per riproporre un mio racconto (che trascrivo qui in calce), un po’ scientifico e molto folle.

Per fortuna, per ora, di pura fantasia.IMNessuna descrizione della foto disponibile.

ARTE E SCIENZA: QUALE RAPPORTO?
[ L’arte della scienza, la scienza dell’arte ]

(disegno di copertina realizzato da Alessandra Magoga)

Al suo interno troverete l’arte e la scienza in 72 autori, a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani.

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La bellezza non si somma

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ImmagineTra materia e tempo, astrazione e concretezza, si muove Roberto Maggiani in questo suo libro. L’impressione è che l’autore senta sempre il bisogno di avere un correlativo oggettivo, anche quando parla di “draghi con ali come lame”. Tutto viene riportato alla solida consistenza dello sguardo, del tatto, della vista. Senza che l’immaginazione e il pensiero ne vengano limitati o condizionati. Anzi, con un effetto di reciproco rafforzamento. Il termine di paragone, il muro, ma anche il ponte costruito con tenace volontà e abilità, è la parola. “Il silenzio circonda la sola parola del mare”. E “parola” in questo caso è voce, immagine, concetto, ma anche acqua percepibile, con un sapore e una fluidità rilevabili. Niente è tolto al gusto della meraviglia, lo stupore di fronte alla vita, e a quella bellezza posta nel titolo come punto di partenza e di arrivo. Ma Maggiani ama dare corpo, nel senso letterale del termine, a quella “mitologia del quotidiano” che è un modo per osservare se stesso, soprattutto, attraverso incontri, luoghi, memorie rese concrete.  “La birra è un inevitabile destino”, è questo il verso finale di una delle liriche. Tra filosofia e film neorealista, tra ironia sapida, sobria potremmo dire, con una sorta di ossimoro, riflessione sulla sostanza del vivere. Maggiani ama le descrizioni puntuali, i dettagli, la cinepresa dell’occhio e della parola che isola un dettaglio e lo rende capace di parlare e parlarci di tutto ciò che lo circonda, la carne sensuale cosparsa di crema solare e la minuscola mosca che si pulisce le ali e la testa e magari, per un attimo, ci fa ragionare su ciò che non ci piace ricordare, o semplicemente, senza alcuna altra pretesa, racconta se stessa e un frammento di tempo. L’oscillazione tra corporeo e incorporeo è condatta in questo libro con genuina naturalezza, senza indulgere in commenti autoriali o altre esibizioni di verità presunte. L’antidoto alla retorica è l’esattezza, sono i dati cronologici e geografici, a volte messi in parallelo, come nella poesia “Cratere Gale, 6 agosto 2012, ore 7:31”. L’antidoto è prendere Beckett, il nome di un mito, e affibbiarlo ad un cane che scondinzola. Niente perde di sacralità, è giusto confermarlo, ma assume anche un volto umano, nel senso migliore del termine, in grado di abbinare leggerezza e spessore, dolore della riflessione e lievità dello sguardo, ricerca ostinata e vivida, nonostante tutto, di quella bellezza che non si somma, non si accumula neppure, non si può mettere in banca, ma senza la quale, tutto, perfino la parola, perfino il viaggio della poesia, perdono meta, senso, e verso.  IM