Giancarlo Baroni

Sito e blog Dedalus – rubrica A TU PER TU

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Nel 2020 le visualizzazioni sia del blog Dedalus che del mio sito sono molto cresciute.

(Almeno una cosa buona gliela devo riconoscere a quell’anno tanto “amato”)

Molto bene è andata anche la rubrica A TU PER TU. Ringrazio gli autori intervistati.

Se qualche altra autrice o qualche altro autore volesse parlare della sua attività o di un suo libro in particolare, mi contatti a questo indirizzo: ivanomugnaini@gmail.com

Screenshot_2021-01-04 Presentazione rubrica A TU PER TU - Ivano Mugnaini

A TU PER TU – Giancarlo Baroni

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A TU PER TU

UNA RETE DI VOCI

L’ospite di oggi della rubrica A TU PER TU è Giancarlo Baroni.

Poeta (e anche valido fotografo) scrive, con intensità mai scevra da un filo di ironia, narrativa e poesia.

È stato per anni collaboratore delle pagine culturali della “Gazzetta di Parma”. Oggi registra le cose, gli eventi e i mutamenti, tramite i versi delle sue poesie e gli scatti fotografici. Con uno sguardo mai banale, mai scontato, ispirato dalla ricerca di bellezza e della residua umanità che è ancora possibile scorgere, a tratti, nelle nebbie di questo nostro tempo.

Due annotazioni:

queste mie note sono volutamente brevi perché il vero nucleo di interesse sono le risposte delle autrici e degli autori. La mia breve introduzione ha solo la funzione di incuriosire invitando ad approfondire, scoprendo di più dei vari scrittori, poeti ed artisti, del loro pensiero e dei loro lavori letterari ed artistici.

La seconda annotazione riguarda l’ottimo riscontro che sta avendo questo ciclo di interviste in termini di letture, visualizzazioni e più in generale a livello di interesse, curiosità, dialogo tra autori e lettori.

Se l’interesse si confermerà costante potrebbe nascere un’iniziativa editoriale legata a questa iniziativa. Se son rose…

Qui ed ora, buona lettura dell’intervista di Giancarlo Baroni e a presto, IM   

baroni cover

L’obiettivo della rubrica A TU PER TU, rinnovata in un quest’epoca di contagi e di necessari riadattamenti di modi, tempi e relazioni, è, appunto, quella di costruire una rete, un insieme di nodi su cui fare leva, per attraversare la sensazione di vuoto impalpabile ritrovando punti di appoggio, sostegno, dialogo e scambio. Rivolgerò ad alcune autrici ed alcuni autori, del mondo letterario e non solo, italiani e di altre nazioni, un numero limitato di domande, il più possibile dirette ed essenziali, in tutte le accezioni del termine. Le domande permetteranno a ciascuna e a ciascuno di presentare se stessi e i cardini, gli snodi del proprio modo di essere e di fare arte: il proprio lavoro e ciò che lo nutre e lo ispira. Saranno volta per volta le stesse domande. Le risposte di artisti con background differenti e diversi stili e approcci, consentiranno, tramite analogie e contrasti, di avere un quadro il più possibile ampio e vario individuando i punti di appoggio di quella rete di voci, di volti e di espressioni a cui si è fatto cenno e a cui è ispirata questa rubrica.

 

5 domande

a

Giancarlo Baroni

 

  • Puoi fornire un tuo breve “autoritratto” in forma di parole ai lettori di Dedalus?

Credo di essere una persona sobria, riservata, più inquieta di come appare. Preferisco stare sulla soglia anziché sotto i riflettori, ma non mi piace risultare invisibile.

  • Ci puoi parlare del tuo ultimo libro (o di un tuo lavoro recente che ti sta a cuore) indicando cosa lo ha ispirato, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni? Cita eventualmente qualche brano di critica che ha colto l’essenza del tuo libro e del tuo lavoro più in generale. Particolarmente gradita sarebbe, inoltre, una tua breve nota personale sul libro (o sull’iniziativa artistica). Qualche riga in cui ci parli del tuo rapporto più intimo con questa tua opera recente.

La mia ultima raccolta di versi si intitola I nomi delle cose (puntoacapo edizioni, 2020). Parla dei nomi e delle cose della vita: la guerra, la violenza, la sopraffazione, la pietà e la sua assenza, la speranza, la bellezza, la morte. Un’ampia sezione è dedicata all’arte: pittori, scultori, quadri, statue…

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I nomi delle cose

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Giancarlo Baroni, I nomi  delle cose, puntoacapo, 2020

Nota di lettura di Ivano Mugnaini

«Kangarù risponde all’esploratore / che gli domanda il nome / di quel buffo animale saltellante / Kangarù ripete non capisco». L’impressione è che in questi versi ci sia il tono, il senso e anche l’esplorazione, è il caso di dirlo, del libro di Giancarlo Baroni. Tra serietà e ironia, in transito sui sentieri di una disperazione lieve e tenace, un’allegria di naufragi nei mari e nelle lande del senso, del significato delle parole, e, di conseguenza, di tutto il pianeta in costante rotazione e rivoluzione, senza che nulla cambi. Il nome delle cose nasce da un errore di comprensione. Tuttavia quel messaggio decodificato in modo inesatto viene a costituire comunque un canone condiviso. L’errore diventa norma, lemma inserito nei dizionari. La poesia, forse, ha il compito di muoversi tra i due estremi, la regola e l’eccezione, l’errore e il ritratto di una cosa e di un pensiero. Forse la poesia è quell’animale saltellante. O forse è l’esploratore che, nell’atto di non comprendere, crea l’oggetto, gli dona forma ed esistenza. O magari, al di là di tutto, Baroni voleva soltanto giocare a raccontare un episodio, un malinteso epocale. Ma si tratta di un gioco particolare, in cui, per la logica illogica degli ossimori, ancora una volta il vero equivale al suo contrario, e viceversa.

In questa “Segnalazione” proporrò alcune mie considerazioni che potrei definire, per usare un termine mutuato dalle arti visive, “impressionistiche”. In senso improprio e immediato, ossia, in questo contesto, basate su sensazioni filtrate il meno possibile. Per un’analisi ulteriore vi rimando alla nota introduttiva di Ivan Fedeli riportata qui di seguito, e, come sempre, alla lettura diretta di questo libro dotato di un taglio e di un approccio del tutto originali.

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Letti sulla Luna (7): LE ANIME DI MARCO POLO

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vademecum” della rubrica Letti sulla luna:
L’intento è quello di incuriosire, e magari anche di spingere a compiere il passo ulteriore, piccolo ma significativo: approfondire, leggere altre cose, dire “sì mi piace”, oppure dire “Mugnaini non capisce niente, ha gusti da troglodita”.
Va bene tutto. Purché si metta in moto il meccanismo. Proporrò alcuni testi e qualche nota, nel senso musicale del termine, qualche breve accordo che possa dare un’impressione, un’atmosfera.
Se poi qualcuno, qualche essere semi-mitologico, volesse compiere anche il passo da gigante (quello alla Polifemo, o alla Armstrong sulla Luna, vera o presunta che sia) di acquistare una copia di uno dei suddetti libri… beh… allora il trionfo sarebbe assoluto e partirebbe la Marcia dell’Aida.

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Letti sulla Luna (7): LE ANIME DI MARCO POLO

Dalla quarta di copertina:

«Di che cosa parla questa raccolta dai versi asciutti, eleganti e intensi, che spazia nella geografia e nella storia e che mette a confronto voci, persone, esperienze, vicende e racconti? Parla di viaggi: per esempio quello di Darwin verso le Galapagos o di pellegrini medioevali verso Roma. Parla di viaggiatori ed esploratori: Ulisse, Guglielmo di Rubruck, Marco Polo,Colombo, Amerigo Vespucci, Magellano e Pigafetta, Bartolomé de Las Casas, Matteo Ricci, Livingstone e Stanley, Vittorio Bottego. Con Le anime di Marco Polo Giancarlo Baroni ci parla dunque di luoghi vicini e distanti, di paesi reali e di posti immaginari, di oceani e di deserti, e lo fa con il timbro di una voce poetica tanto misurata quanto autentica, in cui lo sguardo diacronico che attraversa le dimensioni del tempo coglie e trattiene emozioni e suggestioni che scavalcano spazio e tempo E un’ampia sezione del libro è dedicata alle città italiane con i loro santi i quali, come scrive Cardarelli, “son sempre fuori a compiere miracoli”».
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da Le anime di Marco Polo Book Editore, 2015, pp. 136 € 14

L’emozione, la partecipazione emotiva, non è mai smaccata in questo libro, mai gridata, eccessiva o debordante. Il viaggio qui è condotto passo dopo passo in punta di piedi e di penna. Nonostante questo, e in alcuni frangenti verrebbe da dire in virtù di questo, lo sguardo ne guadagna in nitidezza, nella capacità di individuare dettagli, prospettive, anche avulse, dal punto di vista del tempo e della storia, quella scritta dai vincenti, e della geografia, quella degli atlanti che mutano a seconda del variare dei regimi o dell’oscillazione delle coordinate socio-politiche.

Un esempio immediato, ed efficace, si trova nei versi citati qui sotto, in cui lo sdegno per una delle più evidenti e sistematiche violenze e sopraffazioni viene narrato con un approccio incentrato sull’ironia, quella che in un primo momento stempera ma in una seconda fase rischiara e mostra anche le ragioni violate, i territori che di solito si tende a ignorare, quelli degli sconfitti, dei perdenti, dei diversi.

Il rifiuto dell’indiano ribelle

Gli chiedono se vuole

prima dell’esecuzione

convertirsi. A sua volta domanda

se in paradiso vivono

cristiani simili a loro.

Il libro si muove seguendo le tracce di viaggiatori famosi, quelli che hanno ridisegnato le mappe e generato mutamenti epocali nei vari continenti. L’atteggiamento di Baroni nei loro confronti è ambivalente: da un lato l’ammirazione per il loro ruolo e la loro funzione, dall’altro la consapevolezza del sudore e del sangue che le loro imprese hanno causato. Non è un caso forse che nel titolo del libro il termine chiave sia al plurale: si parla delle anime di Marco Polo, di tutte le contraddizioni, i contrasti e i compromessi, con se stesso e con gli altri, che si pongono di fronte a ciascun uomo che si inoltri nell’inesplorato, in chiunque abbia il coraggio e la necessità di andare al di là delle Colonne d’Ercole, fuori e dentro di sé, del proprio mondo, della cultura e della mentalità che costituiscono le sue radici.

La pluralità, dunque, e la varietà, sono, giustamente, la cifra distintiva di questo libro. Seppure con il tono lieve e mai urlato di cui si è detto, Baroni si inserisce nel novero degli esploratori. Parla anche e soprattutto di se stesso. In primo luogo immaginando il mondo con gli occhi dei personaggi che racconta, ma anche dando voce e forma, con la mente e con la sensazioni, ad una serie di luoghi che diventano essi stessi persone, interpreti di questa rappresentazione che ha come tema la curiosità umana, la smania e la passione di ogni Ulisse che cerca la conoscenza, l’ignoto, il mistero, ma che in fondo, alla fine, cerca soprattutto se stesso, ciò che lo rende un individuo, un essere umano, e quindi un universo complesso e multiforme.

Vengono descritte numerose città, tra cui Padova, Firenze, Milano, Lucca, Siena, ma anche una serie di luoghi lontani, esotici, sospesi tra realtà e fantasia. Ogni sezione del libro è uno stato d’animo, una categoria del vivere e del sognare, una dimensione dell’essere con cui ci si deve confrontare, le luci e le ombre che si sono viste durante un viaggio ma che soprattutto sono rimaste dentro, costituendo la geografia interiore, i luoghi al cui interno avviene il tragitto esistenziale.

È significativo in quest’ottica che il libro contenga anche un riferimento a “Una biblioteca per viaggiare”, un continente fatto di libri. Anche Salgari è stato un grande esploratore, in fondo, senza essersi quasi mai mosso dalla sua città.

Baroni ha dato vita ad un libro la cui apparente linearità racchiude e svela, in modo graduale, significati e spunti di riflessione. Gli argomenti e i luoghi trattati sono così vari e numerosi che è impossibile elencarli tutti, e, anche in questo caso, la lettura diretta del volume è la soluzione migliore e più auspicabile per seguire tutti gli spostamenti del percorso, fisici ed emozionali. 

Nell’epigrafe, tratta dai versi di Nelo Risi, c’è, forse, un sunto possibile, un codice per cogliere il sapore e la suggestione che l’autore ha cercato di trasmettere: “Quando l’impresa/ avrà il sapore della rimembranza/ uno tra i tanti accadimenti/ a opera dell’uomo rimarrà per sempre/ nell’infinita maestà stellare/ l’impronta di quel piede/ sulla luna”. Ricordo di un sogno, o sogno di un ricordo. Un viaggio che è di per sé, in ogni caso, mito. E compiuto sul più mitico, e poetico per eccellenza, dei luoghi: la luna. Concretezza e riflessione, anche nel senso di luce indefinita che illumina allo stesso tempo il vero e l’immaginario. Appare questo il viaggio compiuto da Marco Polo e dalle sue anime, incarnate e descritte da Giancarlo Baroni in questo suo diario di bordo in versi. IM

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alcune liriche tratte da 

Le anime di Marco Polo

Vittorio Bottego


Un corpo solo con il suo cavallo
in omaggio alla città natale lo chiama Parmigiano.
Elegante quando si mette in posa
speroni sciabola i baffi impomatati
guardi verso di me gli chiede il fotografo.

*

5

(per l’insabbiamento dell’estuario che la collega al Mare del Nord, Bruges perde il primato a favore di Anversa che, per motivi simili, lo cederà ad Amsterdam)

 

Anversa la mia vicina

mi ha tolto lo scettro

e ora qualche scrittore mi chiama

Bruges la morta. Il mare

che un tempo mi aveva presa

per compagna adesso si è ritirato

lasciandomi come una moglie ripudiata. Una volta

ero la direttrice nell’Atlantico

e danzando arrivavano sin qua

per rimanervi pittori e musicisti

imbarcazioni e banche. Basta poco

per ritornare nel nulla che ci aspetta.

Ne faccia tesoro Anversa.

*

I ritorni di Ulisse

Dicono in coro come
pretendi Ulisse di sfuggire a noi
che accesa la tua inquietudine incendiamo
anche il tuo desiderio, smetti
di fingere re dei mentitori
e abbraccia noi per sempre. Poi quelle
voci sibilanti si propagano

fino a raggiungere la stanza che conserva
l’amore coniugale, persecutorie proprio
con me che non lo merito.
Vent’anni ho attraversato nel pericolo, dieci
a combattere lontano per la patria il resto
cercando di raggiungerla. Che altro
di più avrei potuto fare. Purtroppo ora,

trascorso un anno dal mio improbabile ritorno
ricongiunto a Penelope la saggia mia regina,
vivo scontento, oppresso da questi suoni che insistenti
imbrogliano i miei pensieri. Io amo
Penelope e più di ogni altra
cosa adoro la mia terra loro
lo negano. Devo essere stanco davvero

esausto, se la passione commossa
che provo da lontano verso le cose amate
lascia spazio, avvicinandosi, al sospetto.
Non resta forse allora che scovare
la misteriosa origine di queste
ambigue voci e sottometterle, domani
riparto.

*

Sotto la Pietra di Bismantova

(ancora un milione di anni fa, la pianura padana era coperta dal mare)

 

I denti di squalo conficcati

dentro l’arenaria di Bismantova

sotto la pelle dura della roccia

fanno mostra di sé in montagna,

dove un tempo nuotavano

i loro proprietari. Chissà quanti delfini

nella pianura reggiana ricoperta d’acqua

questi predoni del mare avranno divorato.

Forse a loro volta schiaffeggiati

con l’enorme pinna da una balena

sbucata in superficie per respirare.

*

Leida

Nuotiamo controcorrente come anguille
dal basso verso l’alto. Stiamo
su fondali salati resi fertili
dalla nostra costanza. Le maree
sappiamo governarle. Credono
i soldati che ci assediano
di poterci piegare? Nemmeno il diluvio
ce l’ha fatta. Adesso
inondiamo questa campagna dove affonda
la loro prepotenza.

*


Oasi

L’aria bollente; il vento
deposita sabbia sulle stuoie
nelle pieghe degli abiti
dentro le narici. Però sotto i piedi custodiamo

un tesoro inestimabile:
torrenti segreti sfidano le leggi naturali
superano la fantasia. Nel profondo
al riparo dal sole e dall’arsura

un fiume sgorga da epoche distanti. Una volta
il deserto era un lago e i boschi
crescevano rigogliosi sulle coste.
Dai pozzi scavati nella terra

da queste bocche di polvere imploriamo
il sottosuolo di mantenersi generoso.
Zampilli e papiri; le chiome dei palmeti
proiettano ombre fresche sopra gli orti.

 

 

*

Per l’apparato vocale insufficiente

 

Per l’apparato vocale insufficiente

la laringe inadatta

pronuncia una lingua primitiva

composta di suoni gutturali

e vocalizzi. Il dissenso

lo esprime a gesti.

Le sue corna mimano

il fatto di accecare

l’avambraccio di fottere

e i pollici sul naso dei ragazzi

ci satireggiano.

Se lo torturi emette

urla assordanti.

 

*

Le lenzuola di Nicosia

 

Un condominio tagliato a metà

nella scala A i turchi, in quella B i greci.

Sul terrazzo dove stendevano insieme

 

Corre un filo spinato:

quando il vento solleva le lenzuola

i lembi si sfiorano come delle dita.

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NOTE BIOGRAFICHE

Giancarlo Baroni è nato a Parma, dove abita, nel 1953. Ha pubblicato due romanzi brevi, qualche racconto, un testo di riflessioni letterarie e sei libri di poesia. Le ultime due raccolte di versi sono: I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (Mobydick editore, 2009, prefazione di Pier Luigi Bacchini; di questo libro uscirà fra pochissimo una nuova edizione ampliata e illustrata) e Le anime di Marco Polo (Book editore, 2015).Nel 2009, 2010 e 2011 ha letto a “Fahrenheit” (Rai Radio 3) diverse sue liriche, alcune in occasione del Festival della Filosofia di Modena.Per quasi vent’anni ha collaborato alla pagina culturale della “Gazzetta di Parma”.

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