valeria serofilli
Tipi da spiaggia
Ricevo da Valeria Serofilli un racconto che è una specie di bozzetto, quasi un’istantanea ironica ma molto realistica delle nostre spiagge e del nostro tempo non di rado “spiaggiato”.
La Serofilli mi invia anche il calendario in cui elenca alcuni appuntamenti letterari a cura di AstrolabioCultura previsti nelle prossime settimane.
Pubblico l’osservazione ironica della stagione estiva, tra smanie goldoniane e manie facebookiane, e, a fianco al racconto, il calendario della ripresa degli appuntamenti culturali pisani. Un avvicendarsi di stagioni a cui farebbero da adeguato contrappunto le note di Vivaldi.
Buona estate, buona ripresa, buon cocco e buoni libri. IM
Tipi da spiaggia
(o spiaggiati)
Cocco, gelati, caffè, gelati, ghiaccioli, caffè, urla il venditore con voce sempre più roca, ma sempre col sorriso a piena guancia. Ti chiama carissima, anche se è soltanto la seconda volta che ti vede e tu non gli hai mai acquistato neanche un bicchiere d’acqua.
Poi c’è lui, il bello da spiaggia, che sa di esserlo e ti guarda solo per un ulteriore conferma sui suoi addominali.
E intanto passa il giapponese incollato al proprio smartphone ultra tecnologico, intento a fotografare sabbia e mare come se non li avesse mai visti.
Infiniti, curiosi e atipici, i tipi che sfilano sul bagno asciuga, mentre li guardo dal mare aggrappata al mio self rosso da bambini. Non che non sappia nuotare o abbia un qualche timore dell’acqua, ma vuoi mettere la comodità di potermi ogni tanto appoggiare o di cavalcare un’onda come in “Un mercoledì da leoni”? E se messo in orizzontale, il piccolo surf serve da materassino mentre in verticale da spacca onde e da esercizio rassodamento braccia. Leggi il seguito di questo post »
“Crisalidi”, di Giuliana Donzello
“Il vero viaggio della scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. La frase è di Proust, ma ben si addice al senso e alla direzione del percorso letterario di Giuliana Donzello. Lei stessa la cita, appropriatamente, nel sincero e dettagliato resoconto che mi ha inviato per descrivere le tappe che l’hanno condotta a scrivere il libro di poesie Crisalidi.
Segnalo volentieri il libro di Giuliana, e consiglio a chi leggerà questo post di dare un’attenta occhiata anche alla nota in cui l’autrice parla del suo volume. Per le informazioni che contiene, utili ad una comprensione partecipata delle tematiche e delle simbologie, ma anche per il rispetto sincero nei confronti della poesia che l’ha condotta ad avvicinarsi gradualmente al mondo dei versi, senza fretta, senza approssimazioni ed improvvisazioni.
“La crisalide è uno stato di quiescenza, in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il bruco in farfalla. Il ricorso metaforico alle crisalidi del titolo doveva indicare il mio stato iniziale di poetessa. Mi sono sentita bruco, ma doveva essere benaugurante della mia metamorfosi in farfalla”, scrive la Donzello.
In un mondo caratterizzato da frettolose prosopopee, è bello osservare la solenne e progressiva sacralità di questo passaggio compiuto con la cura e l’eleganza di un rito orientale.
Il risultato è un libro maturo e consapevole, ma, per fortuna dell’autrice e dei lettori, i versi sono pervasi anche dall’immediatezza di uno stupore sincero (torna con frequenza questo aggettivo chiave perché costante è l’impressione di genuinità non forzata e non di maniera che traspare dalle pagine).
Come sempre accade in questo spazio riservato alla segnalazioni di libri, mi limito volutamente ad accennare ad alcuni punti cardine.
È giusto ed è bello che sia il lettore a scoprire i momenti in cui la crisalide muta il suo aspetto in farfalla. E il modo in cui accade, nel mondo della scrittura, è sia forma che sostanza.
Il consiglio è quello di sempre: cercare il libro, magari anche contattando l’autrice o l’editore, e leggendolo confrontare le proprie impressioni con le coordinate fornite qui succintamente, ma anche in maniera più diffusa nella prefazione che pubblico integralmente in questo stesso post.
Da parte mia, confermando il mio consiglio di lettura, e, auspicando per tutti i “dedalonauti” un favorevole ritorno alle attività dopo la pausa vacanziera, aggiungo solo un altro breve ma luminoso dettaglio tratto anche in questo caso dalla nota dell’autrice:
“Dalla memoria affiora il ricordo che consente un viaggio dalle diverse connotazioni e fedeli al dualismo di Henri Bergson sono le liriche affidate a due diverse sezioni: “presenze e desideri”, affidate ad un linguaggio volutamente più lirico; “mancanze e assenze” dove il linguaggio si fa introspettivo della realtà”.
Nel momento in cui “de-sidera” e percepisce il senso del pieno e del vuoto il bruco è già farfalla.
IM
Crisalidi – Nota dell’autrice
Il libro nasce da un atto di consapevolezza. Per molti anni ho fatto della prosa poetica il mio stile, perché consideravo la poesia così alta e destinata ad essere privilegio di pochi eletti, da considerare ancora immaturo e maldestro il mio approccio. Eppure in tutto ciò che scrivevo la poesia si rivelava. Determinante per me è stato il percepire imminente e necessario un mutamento.
La crisalide è uno stato di quiescenza, in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il “bruco” in farfalla. Il ricorso metaforico alle “crisalidi” del titolo doveva indicare il mio stato “iniziale” di poetessa. Mi sono sentita “bruco”, ma doveva essere benaugurante della mia metamorfosi in “farfalla”.
Per scelta i testi sono brevi ed essenziali, risultato di un lavoro di limatura condotto soprattutto sul ritmo, le sonorità delle parole e le immagini a cui esse aprono attraverso l’uso delle metafore, lasciando al lettore libertà di lettura e di immedesimazione. Sullo sfondo della ricerca c’è sempre il rapporto tra la realtà dello spirito e la realtà della materia, come insegna Bergson.
Dalla memoria affiora il ricordo che consente un viaggio dalle diverse connotazioni e fedeli al dualismo di Henri Bergson sono le liriche affidate a due diverse sezioni: “presenze e desideri”, affidate ad un linguaggio volutamente più lirico; “mancanze e assenze” dove il linguaggio si fa introspettivo della realtà.
Accanto all’amore in tutte le sue accezioni vivono da protagonisti luoghi e città. Venezia ricorre sovente, anche in una semplice foto, il più come emblema di solitudine e sinonimo di separazione forzata dagli eventi, e soprattutto luogo di partenza ed eterno ritorno della mia scrittura, con Santa Croce, il sestiere che mi ha vista bambina e adolescente e al quale ritorna l’anima della donna adulta.
Tema antico, il tempo segna ogni cambiamento, disegna altri volti, scandisce le azioni del quotidiano, è spesso affidato a descrizioni liriche, dove la struttura lineare del verso comporta attraverso un traslato un rovesciamento del discorso che permette di comprendere l’assunto secondo il quale la poesia si caratterizza per la sua funzionalità estetica delle sue figure retoriche.
Il principio della scorta – Valeria Serofilli
Il materiale che mi è stato inviato da Valeria Serofilli (e che pubblico integralmente in questo post) è così ampio e variegato che già rappresenta un valido biglietto di visita per questo suo libro di recente uscita pubblicato da Leonida Edizioni.
Mi riferisco alle circostanziate note introduttive di Floriano Romboli e Armando Saveriano in cui i due critici esprimono con dovizia di dettagli e di riferimenti testuali e intertestuali il loro punto di vista sul volume. Ma faccio riferimento anche alla nota dell’autrice stessa in cui la Serofilli spiega l’articolazione, la suddivisione interna delle varie parti del libro e altre caratteristiche “tecniche” del testo che ne determinano l’essenza e ne orientano i contenuti.
Da parte mia, aggiungo alcune piccole osservazioni personali, annotando sinteticamente che il titolo, così distante dalla tendenza dominante nella maggioranza dei libri di poesia, conduce su strade originali e accattivanti. Ai lettori il compito e il gusto di verificare la coerenza del titolo con i contenuti e con gli intenti espressivi che annuncia ed evoca. Non ultimo, trovo interessante l’accostamento in uno stesso volume di due modi e mondi espressivi in apparenza distanti come la poesia e il teatro. Anche in questo caso ai lettori l’onere e il piacere di verificare la fluidità di questo alchemico amalgama.
IM
Prefazione
di
Floriano Romboli
“Il senso della vita, la forza dell’amore,
il fascino della poesia”
Valeria Serofilli ha fin dagli esordî inteso il proprio lavoro poetico quale occasione di vivo impegno conoscitivo, momento privilegiato di reiterata, metodica riflessione intorno al significato dell’esistenza, ai valori primarî di essa, ai suoi fondamenti etico-sentimentali. La ricerca artistico-letteraria non nasconde la profondità dell’intento esplorativo, il desiderio intenso di verità che l’ispira, eppure rifiuta ogni posa cattedratica, ogni supponenza definitoria, esprimendo idee attenuandone però nel contempo la rigidità con una saggezza antidogmatica, che consegue il suo equilibrio attraverso l’elaborazione formale. Leggi il seguito di questo post »
Verso un altrove – recensione con intervista
Cristina Lastri Verso un Altrove, Le Mezzalane, 2019
Recensione di Ivano Mugnaini
“In sana sommossa / verso l’isola che forse c’è”, scrive Cristina Lastri in una delle liriche di questo suo recente libro. I versi ci indicano una strada fatta di rettilinei e di curve oltre cui bisogna trovare il coraggio di andare. La sommossa, innanzitutto, è un momento di svolta, un deliberato scarto; ma il vocabolo si integra con quell’aggettivo “sana” fino a costituire un binomio inscindibile, un tutt’uno. La natura dell’aggettivo non modifica la forza e la schiettezza della rivolta. Anzi, semmai la rafforza. Una vera sommossa nasce da radici salde, dall’esperienza delle cose viste e percepite, perfino dagli errori, dagli sbagli di valutazione. Solo con quel bagaglio di esperienze si può intraprendere il viaggio verso la meta auspicata, quell’isola che, ribaltando un noto riferimento letterario, in questo caso c’è, esiste. Il libro è la sintesi dettagliata di un viaggio, un tragitto che, come ci indica il titolo, ci porta lontano.
Come ha sottolineato Cristina Lastri nell’intervista per la rubrica A TU PER TU, il timone idealmente è rivolto verso “un altrove”, non verso l’Altrove indistinto e assoluto. Il cammino personale dell’autrice si estrinseca in varie “tappe” all’interno di questo libro. Si può rilevare una prima forma di “evoluzione”, un mutamento di prospettiva, sia cronologico che “visivo”, per così dire, un differente punto di vista: “La sete di conoscenza mi ha permesso di emergere da una sorta di eremitaggio introspettivo e di rivolgere lo sguardo oltre, verso un fuori da sé”.
TARANTA D’INCHIOSTRO note e considerazioni dell’autrice
Ricevo da Valeria Serofilli alcune note riguardanti il suo libro di recente uscita, Taranta d’inchiostro, e, più in generale, concernenti la sua poetica.
A corredo delle note ho ricevuto dall’autrice alcune liriche tratte dalle varie sezioni del libro.
Le pubblico in calce assieme ad alcune foto e ad un video del prof. Aziz Mountassir.
IM
ALCUNE RIFLESSIONI
Di VALERIA SEROFILLI
Con particolare riferimento a Taranta d’Inchiostro, Oedipus, 2020
A mio avviso il significato assume senso e misura grazie al significante, in un connubio in cui tuttavia l’azione della parola assume un ruolo di ristrutturazione creativa della realtà. In questo senso potrei rispondere che il ruolo del significante è egemone, anche se forse una sintesi più esatta di quanto intendo può essere trovata in questo mio pensiero: “A mio avviso il senso del verso è da intendersi sia a livello logico che emotivo in quanto per scrivere poesia avverto l’esigenza di uno stimolo concreto, spesso di natura visiva” (1).
L’intento è il superamento della connotazione della realtà tramite la parola, senza tuttavia abdicare del tutto alla dimensione concreta ed efficace, al significato, al senso che il verso trasfigura tramite un significante, che la riscrive sia a livello logico che a livello estetico e sinestetico.
1) da: Valeria Serofilli, ” Amalgama” ne “La parola e la cura, I Quaderni di Poiein, Monografie di poeti contemporanei”, a cura di Gianmario Lucini, (puntoacapo 2010).
Nei miei versi penso che comunque vi siano l’uno e l’altro, cioè si riscontrino la preoccupazione dei “significati” e l’attenzione al gioco fonico e ritmico dei “significanti”; per la definizione di essi mio punto di riferimento è tra gli altri, la distinzione di Ferdinand De Saussure, che ispira e sottende lavori critici di grande valore come quelli di Gianluigi Beccaria consegnati al volume einaudiano “L’autonomia del significante”.
Link con recensioni al volume:
Altri link di note critiche sui testi ancora inediti, poi confluiti nell’attuale pubblicazione, tra cui la nota del prof. Romboli poi divenuta l’attuale postfazione al volume:
http://www.literary.it/dati/literary/p/piazza/taranta_dinchiostro.html

Dalla Sez. I LA TARANTA
La notte della taranta
(22 agosto 2015)
Quale ragno mi ha morso?
Prova col nastrino colorato/ amore
ma tanto già ne conosco il nome
come già ne so l’antidoto:
tu il veleno/ il contro veleno
la mia terapia coreutica
E abbracciati balliamo
in pizzica lenta
ad uccidere un ragno che non c’è.
Io il ragno
Mi tuffo dal soffitto/ per sprofondare
nell’abisso cristallino
a tessere la tela
dell’attesa e dell’aspettativa
Forse che
sono io il ragno
a misurare le distanze
tra dune di sabbia
ormai tarantata/ in notti senza sonno?
Conoscenza
È questa verità, tardiva
o il raggiungimento
di essa/ mio malgrado?
La ragnatela non serve
più/ me ne distacco:
ingombrante scaleo
di sapienza cui
ogni gradino ha acuito conoscenza.
Vecchiezza
Bulbo di memoria/ la conoscenza
cresce ad oltranza
«Sei pronta ad invecchiare con me?»
chiese il ragno alla sua tela
Ma la domanda giunse assai tardiva
alla ragnatela già bianca che
priva di forza e incanutita/ lasciò cadere
il suo ragno stanco/ ormai inerte
e questo facendo impronta di sé
reinventando il suo ieri.
Dalla Sez.II RAGNATELA DEL MONDO
Lettera al figlio
Vorrei vedere nel film dei tuoi occhi
scorrere le favole di una volta
Riccioli d’oro/ nel bosco del tuo disincanto
E risuscitare elfi per guardia a castelli
e draghi per assalti fuori porta
raccogliere gocce per farne stagno
e ogni filo d’erba intrecciarlo a parco
perché non siano stanche le fate
mentre mi scuso per il dolore che ti darò
Il destino/ figlio è cosi:
siam tutti condannati ad essere estratti a sorte
ma tu e non io/ mi hai dato la vita.
Testo tradotto in arabo dal prof. Aziz Mountassir con video al link:
Dalla Sez.Sezione III LUZIANE
“L’insegnamento poetico di Luzi ha inciso molto su di te
cara Valeria e lo si vede bene nei tuoi libri ma è ovvio
che tu conservi una notevole originalità”.
Giuseppe Panella
(27 Gennaio 2019)
Per sua significazione
Per sua significazione
la non parola
chiese al Poeta
e si fece Poesia e significanza.
Forse che il cielo ci ha salvato entrambi
Forse che il cielo ci ha salvato
entrambi/ da una inutile vecchiezza
preservandoci
senza dubbio uguali
e quant’altro donandoci
ad uno ad uno e insieme
un paio d’ali?
Si cristallizza nel momento della recisione
Il fluire di sempre
si cristallizza nel momento della recisione
dal sé/ dall’altro, dal resto
Questo da sempre temeva/ questo ormai sapeva
per sempre impresso acquisito
nel momento in cui
non seppe più.
Dalla sez IV PAGANELLIANE
Contemplo in cielo
Il teatro di me/ la mia
Dispersa storia.
G. Luigi Paganelli: poesia del 2015 pubblicata
sulla rivista “Paletot” g.c. da Claudio Frosini.
Funzione religiosa
Gremita era la Chiesa:
non mancava nemmeno/ la sua migliore amica
con quel cappellino
accessorio integrante/ di quell’ultimo acquisto di
Moschino
La chiesa era gremita:
il prete che tesseva/ le lodi di una vita.
Più pregi o più difetti?
Difettava semmai, la necessaria volontà di elencazione
non trattandosi, stavolta, di confetti
E tanti fiocchi
– Ma non rovinavano le panche? –
– Se al Matrimonio no, almeno adesso
le è concesso, anche se neri e non bianchi
Qualche pianto, più che altro rimpianto:
sensi di colpa per non averle più telefonato
o non averla invitata a quel concerto
Ormai non usciva che di rado, del resto
Tanti i convitati al lugubre banchetto:
chi si batte a croce il petto,
chi ricerca/ disperato, un fazzoletto
Amava scrivere, soprattutto accanto al caminetto
– Una pura, direi, –
– ma la pigrizia, poi, dove la metti? –
Si/ perché c’era anche quella
in sapida componente con l’ ingegno
La Chiesa era gremita. C’è chi pensava,
tra un pianto ed una rosa
che forse, in fondo, era più pazza che estrosa
inadatta alla vita, al contingente
C’era anche il Sindaco: non poteva mancare
In quanto pisana, se non una strada
almeno questa presenza
se la meritava
C’era il Prefetto,
dispiaciuto per non averle concesso
il patrocinio
a quel suo ultimo progetto
– Se n’era andata così, mentre scriveva – Leggeva? –
– No, scriveva. A leggere le cose altrui non ci teneva.
Ma aveva il Premio… –
– si, ma la Giuria leggeva anche per lei –
Tanti i discorsi
sommessi
in fondo all’androne
C’era anche il ladro
col sacchetto vuoto/ del suo ultimo misfatto
C’era anche il gatto/ col fiocco nero d’organza:
non si è mai capito se l’amava
certo la seguiva ovunque
anche se a debita distanza
C’era la zia, più vecchia di lei
– L’avevo sognato: perdita di dente
morte di parente –
E c’era lui, assenza/ presenza
che di lei sapeva tutto e non aveva niente
vestito a lutto impeccabilmente
ma un lutto artistico, con quella penna all’occhiello
ed il suo piccolo, immancabile ombrello
che forse pioveva e
nero per fortuna, che si addiceva
La Messa è finita: andate in pace
No, aspettate, c’è una postilla
o forse un refuso:
“Da leggersi al momento opportuno: istruzioni per
l’uso”.
(Testo finalista al premio L assedio della poesia 2020 presieduta da Antonio Spagnuolo e vincitrice del Premio della Giuria al Concorso “Tra Secchia e Panaro” 2020).



Ostinate morfeologie
Il presente articolo nasce dalla presentazione congiunta dei libri Ostinato di Cinzia Della Ciana e Morfeologie di Stefano Taccone che ha avuto luogo il 22 novembre scorso alla Libreria Blu Book di Pisa nell’ambito del ciclo di Incontri “Autori allo Specchio” proposti dall’Associazione AstrolabioCultura diretta da Valeria Serofilli.
Sono stato invitato in qualità di “curioso ponente domande” in quanto conosco e stimo da tempo entrambi gli autori, di cui ho già letto vari libri scrivendo in proposito anche qualche mia impressione di lettura.
In questo articolo propongo alcune delle domande poste agli autori da me e da Valeria Serofilli corredate dalle risposte degli autori.
Aggiungo in calce a ciascun “dialogo” anche una mia nota (musicale, spero, in assonanza) ai due libri presentati, ciascuno (per via diverse ma per molti versi convergenti) originali e interessanti.
Buona lettura a chi vorrà.
IM
DOMANDE A CINZIA DELLA CIANA
RIGUARDO A OSTINATO
Domande di Ivano Mugnaini
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Ostinato è un titolo perentorio e accattivante. Ce ne puoi spiegare l’origine? Si tratta di un parto immediato, per così dire, o è stato gradualmente concordato con l’editore e i tuoi collaboratori?
1) “Ostinato” è un titolo ambiguo, gioca sull’ambivalenza lessicale perché, se da una parte rimanda alla tenacia dello star fermo, dall’altra si muove nella musica per consentire il ricamo della melodia.
Ostinato porta un sottotitolo: “suite in versi”, proprio per indicare che è una vera e propria suite musicale e come tale ho orchestrato la sua architettura. Una sequenza di movimenti ciascuno con la propria andatura e la propria tonalità, con tanto di agogica. La sua particolarità è che è una partitura senza note, le parole e il loro combinarsi in versi la melodia. Sono arrivata a questo particolare parto grazie alla mia formazione pianistica che mi ha suggerito l’impostazione. La massa di liriche che avevo raccolto in quasi due anni di produzione è stata scremata, selezionata e organizzata in un piano d’opera che nel titolo voleva richiamare il cd. “basso continuo” della musica barocca.
2) Con questo tuo libro prosegue il tuo progetto, notevolmente interessante, di unire e fare interagire, in una specie di possente “cortocircuito”, parole e note, scrittura e musica. Da cosa trae origine questo abbinamento e quali sono le difficoltà che comporta e i vantaggi, le sensazioni più appaganti che dona l’accostamento tra i due ambiti espressivi?
2) Certo il libro è un ulteriore passo dopo “Passi sui sassi” di cui rappresenta la continuità, ma anche l’evoluzione. Qui, in “Ostinato”, la “musicalità” aspira a diventare “musica”, qui è il significante sonoro a condurre il tema senza tralasciare il materiale del significato. Leggi il seguito di questo post »
Libri, piedi, mani, migranti e cercatori di poesia
John Fante in una lettera al suo editore che gli chiedeva se si considerasse uno scrittore di romanzi e racconti o di poesie gli rispose esattamente così: “I am ambidextrous”.
Venerdì prossimo 19 gennaio, alle ore 18.00, al Caffé dell’Ussero di Pisa, nell’ambito degli incontri di AstrolabioCultura, dialogherò con Luigi Fontanella del suo romanzo Il dio di New York e del suo volume di poemetti e racconti in versi Lo scialle rosso.
Sarà un’occasione per riflettere sulla vexata quaestio: è meglio essere “ambidestri” nel mondo della scrittura, o “fare” solo poesia o solo narrativa?
Sarà un’occasione per parlare di “Gradiva”, la ormai storica rivista letteraria edita da Fontanella, e gli amici presenti potranno proporre in lettura loro scritti, editi o inediti. Leggi il seguito di questo post »
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